mercoledì 3 novembre 2010

Il grande piano antialluvioni dimenticato dalla Regione

Dopo il disastro del 2002 l´Autorità di bacino ha realizzato un progetto mai messo in pratica. Da viale Monza a via Rubattino dieci km di by-pass e opere accessorie: costo, 300 milioni.

Sarebbe la soluzione ai problemi di esondazione del Lambro. Una relazione di sette pagine che sintetizza "le azioni strategiche per un efficace contenimento delle portate naturali" del fiume. E che prescrive la medicina - costosa - per evitare di ricorrere alle procedure di emergenza ogni volta che piove. Si chiama variante al Piano stralcio di assetto idrogeologico (PAI) e riflette uno stile di progettazione di quelli lunghi e minuziosi, lontani anni luce dagli interventi tampone e dalle soluzioni dell'ultimo minuto. Ma questo progetto, solido come la roccia, sta a prendere polvere negli archivi del Pirellone dal 2003.

Quando si parla di Lambro e di esondazione, la mente corre subito ai disastri del novembre 2002, quando una stagione di precipitazioni senza precedenti causò vittime e disastri incalcolabili. Pioggia, fiume e torrenti in piena devastarono la provincia di Milano e la Brianza, causando centinaia di milioni di danni. Proprio alla luce di quegli eventi, la relazione tecnica firmata "Autorità di bacino del Fiume Po" (adesso diventata Aipo, agenzia interregionale per il fiume Po) portava indicazioni sempre più precise che andavano a integrare il PAI, il piano globale che prescrive le soluzioni per la riduzione del rischio idrogeologico in tutta il bacino del Po.

L'elenco degli interventi necessari - per un totale di quasi 300 milioni di euro - è lungo: dal miglioramento della regolazione del lago di Pusiano, al potenziamento della laminazione lungo le Bevere. Ma due sono quelli che balzano agli occhi, quelli che la relazione stessa chiama i "by-pass". Due canali scolmatori che deviano le acque del fiume all'altezza di due snodi urbani - il centro di Monza e il Parco Lambro a Milano - per poi immetterle nuovamente nell'alveo più a valle. Quello di Monza è un intervento lungo 7,8 chilometri che visto dalla cartina abbraccia tutta la parte est della città, mentre a Milano sarebbe un tratto più corto - 2,5 chilometri - per deviare le acque nel tratto di fiume che va da via Feltre a via Rubattino.

"Si tratta di interventi strutturali che sarebbero necessari a risolvere i problemi del fiume - spiega l'ingegner Luigi Mille, responsabile Aipo dell'area Lombarda - In questi anni è stato fatto poco a livello di opere strutturali, sostanzialmente perché le istituzioni locali non hanno soldi disponibili. Mentre qualcosa in più è stato fatto per gli interventi di manutenzione a breve termine, come arginature, difesa dei centri abitati e altri interventi di pulizia". Operazioni che risolvono i guai più urgenti, è vero, ma che non rappresentano una risposta definitiva alle esigenze di messa in sicurezza del fiume.

Quello delle esondazioni del Lambro è da sempre un problema di eccessiva urbanizzazione. Il fenomeno di fuoriuscita delle acqua dall'alveo in caso di piogge abbondanti è infatti di per sé normale, spiegano i tecnici dell'Aipo, quello che non è normale è che si sia costruito tutto intorno in maniera massiccia. La crescita selvaggia e incontrollata di palazzi e strade a ridosso degli argini, nel corso degli anni, ha portato aree dove non esiste drenaggio e dove tutto è cementificato causando così situazioni ingestibili nei periodi di piena.

"Un'usanza che nei comuni lombardi è stata praticata fin troppo - spiega Luigi Fortunato, direttore dell'Aipo - e che rappresenta un pericolo costante, troppo spesso sottovalutato dall'opinione pubblica e dalle istituzioni". Di questo fenomeno è ben consapevole anche l'assessore regionale all'urbanistica, il leghista Daniele Belotti: "Gli interventi strutturali e definitivi sono sicuramente pesanti economicamente, ma sono anche interventi che incontrano molte resistenze. Costruire vasche di laminazione e scolmatori in aree urbanizzate non è né di facile progettazione, né di facile realizzazione".

Per adesso, dal Pirellone preferiscono intervenire sulle problematiche più urgenti, il che, tradotto, significa Seveso. Il fiume, esondato il 18 settembre, ha fatto fare a Regione, Comune e Provincia una figuraccia istituzionale causando il blocco della metropolitana gialla in città. E per altro è l'unico per cui sono già arrivati dei finanziamenti (15 milioni prestati dall'Aipo). "Ma non ci dimentichiamo del Lambro - precisa Belotti - i prossimi interventi su quel fiume prevedono 3 milioni già stanziati per l'arginatura in territorio di Cologno Monzese, 5,2 milioni per opere di laminazione a Veduggio, Inverigo e Nibionno e altre opere di manutenzione tra Monza Como e Lecco per altri 700mila euro".

Fonte: La Repubblica.it - 02/11/2010 articolo di LUCA DE VITO

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