mercoledì 25 luglio 2018

LAMBRO FOSFORESCENTE! SEMPRE PIU' SCARICHI ABUSIVI NEI CORSI D'ACQUA LOMBARDI


Milano, 25 luglio 2018                                                                                                                                                                                       


Legambiente: "Servono controlli più efficaci per evitare scarichi e rilasci impropri"


Questa mattina gli abitanti del Lambro si sono svegliati con una sorpresa: il fiume si è trasformato in un sentiero verde fluorescente a causa del rilascio in fognatura, nelle ore notturne, di fluoresceina, un colorante che al contatto con i raggi ultravioletti emette un'intensa fluorescenza di colore giallo-verde.
Gli enti preposti ai controlli confermano che lo scarico è avvenuto subito a nord di Milano, nella rete fognaria, ma saranno solo gli accertamenti in corso ad individuare da quale insediamento produttivo provengono.
Purtroppo è solo uno degli episodi di sversamenti riscontrati ultimamente nei fiumi lombardi. Il periodo estivo e l'allentamento dell'attività di controllo, infatti, sono un'occasione ghiotta per chi vuole disfarsi illegalmente di sostanze e prodotti derivanti da attività produttive, magari accumulate nei periodi di maggiore attività, o stipate negli scantinati da cittadini poco attenti all'ambiente.
“L'evento di oggi richiama, purtroppo, alla memoria lo sversamento di idrocarburi di Villasanta del 2010 – dichiara Barbara Meggetto presidente di Legambiente Lombardia – Fortunatamente, in questo caso, pare si tratti di un prodotto apparentemente innocuo. L'allarme e il timore di vedere compromesso l'ecosistema fluviale è grande. Chiediamo di non abbassare la guardia: qualcosa infatti, non funziona nella macchina dei controlli e dei presidi del sistema depurativo se ci ritroviamo a parlare di scarichi impropri ad ogni estate!”.
Da Legambiente si sottolinea come inciviltà e illegalità spesso vadano a braccetto. Per questo si chiede prioritariamente di potenziare il sistematico programma di verifiche degli scarichi industriali nel bacino del Lambro (e anche del Po), per reprimere i fenomeni di illegalità che si ripetono con frequenza e spingere affinché si raggiunga in tempi ragionevoli l'obiettivo di qualità “buono” imposto dall'Unione Europea partendo proprio dal caso emblematico del fiume Lambro.



Ufficio stampa Legambiente Lombardia

giovedì 19 luglio 2018

Tracce partigiane con Carovana delle Alpi


Cittadini in prima fila per monitorare l’ozono


Milano, 19 luglio 2018                                                                            Comunicato stampa


In provincia di Bergamo, Legambiente, ARPA e cittadini, insieme grazie al progetto CAPTOR

Installati i sensori per monitorare la qualità dell’aria in due abitazioni e in una scuola


Sensori che possono essere installati presso case ed edifici pubblici per monitorare l’inquinamento da ozono: anche quest’anno prende il via la campagna di citizen science, ovvero di coinvolgimento dei cittadini per acquisire dati utili alla ricerca scientifica, che si svolge nell’ambito del progetto europeo CAPTOR, di cui Legambiente è partner per l’Italia e che, nella nostra regione, vede la collaborazione di ARPA Lombardia. Un modo diverso per sensibilizzare l’opinione pubblica e allo stesso tempo monitorare lo stato di salute dell’aria, sfruttando nuove tecnologie, con sensori intelligenti, per rendere possibili misurazioni di inquinanti che diversamente richiederebbero costose e complesse apparecchiature di misura.
Stamattina i tecnici di Legambiente e volontari hanno installato i sensori di monitoraggio dell’ozono nella scuola di Caprino Bergamasco e in case private a Stezzano e Ponte San Pietro sempre in provincia di Bergamo. L’area pedemontana bergamasca è stata selezionata tra quelle maggiormente esposte al rischio di inquinamento da ozono, in virtù della sua posizione sottovento rispetto alle correnti che in estate spostano le masse d’aria provenienti dalla metropoli lombarda a ridosso dei rilievi prealpini, dove si misurano le concentrazioni più elevate di questo inquinante i cui precursori sono principalmente i gas di scarico di automobili e veicoli commerciali diesel. L’area pedemontana lombarda è uno dei luoghi che soffre maggiormente per le elevate concentrazioni di ozono, che è il componente principale dello smog fotochimico: l’ozono in particolare si forma a partire da altre sostanze inquinanti (ossidi d’azoto e molecole organiche volatili) solo in presenza di intensa radiazione solare, quindi nelle ore diurne e nei paesi di latitudine mediterranea; la scarsità di vento e le elevate concentrazioni di inquinanti primari precursori dell’ozono concorrono a fare delle fasce pedemontane della Lombardia uno dei principali ‘hot spot’ per questo inquinamento in Europa.

“Con il progetto CAPTOR, oltre al coinvolgimento diretto dei cittadini intendiamo aumentare la consapevolezza della presenza e della pericolosità di un inquinante poco conosciuto e spesso sottovalutato - spiega Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia - L’obiettivo è di arricchire grazie a nuove tecniche di misura il sistema regionale di misura dell’inquinamento da ozono, allo stesso tempo rafforzando la relazione tra istituzioni pubbliche e cittadini: per l’ozono è particolarmente importante questa comunicazione, perché con adeguata informazione è possibile sia contrastare la formazione di ozono, sia prevenirne gli effetti sulla salute, quando le concentrazioni inquinanti superano le soglie di sicurezza”.
La campagna di monitoraggio avviene anche quest’anno grazie alla stretta e necessaria cooperazione tra un’agenzia pubblica come ARPA Lombardia e Legambiente.
"Anche quest’anno con il nostro contributo tecnico-scientifico abbiamo supportato CAPTOR. - dichiara Silvia Bellinzona, direttore settore monitoraggi ARPA Lombadia - Il progetto ha lo scopo fondamentale di sensibilizzare ed aumentare la consapevolezza nei cittadini sul tema dell’inquinamento atmosferico, in particolare dovuto all’ozono; riconoscendo l’importanza di una stretta collaborazione tra i cittadini, le associazioni e le istituzioni che perseguono, seppur in modi differenti e secondo le diverse competenze, lo stesso obiettivo: una maggior tutela dell’ambiente".
I dispositivi nelle case dei volontari rimarranno attivi fino a metà settembre, sotto la supervisione di tecnici di Legambiente, che supporteranno i volontari nella manutenzione e nella rilevazione dei dati, resi pubblici attraverso la piattaforma online di Captor.

Il progetto Captor

Il progetto europeo CAPTOR vede a fianco di Legambiente, istituti di ricerca, università e associazioni italiane, spagnole e austriache impegnati in tre aree di test: in Spagna (Catalogna, l’area a nord-ovest di Barcellona), in Austria (la zona suburbana di Vienna) e in Italia (la pianura padana, con attività nelle zone suburbane o nelle piccole provincie di Piemonte, Lombardia e Emilia-Romagna e Veneto).

Il progetto rientra nel bando europeo “Horizon2020 - ICT10: Collective Awareness Platforms for Sustainability and Social Innovation”, il cui scopo è rendere i cittadini più informati e partecipi e, pertanto, capaci di adottare comportamenti e stili di vita, individuali e collettivi, più sostenibili anche con il supporto di piattaforme digitali di condivisione.

I dati registrati dalle centraline sono consultabili in tempo reale sul portale www.captorlegambiente.it

Ufficio stampa Legambiente Lombardia

I dati del nuovo rapporto ISPRA pubblicati oggi

Milano, 17 luglio 2018                                             COMUNICATO STAMPA


IL CONSUMO DI SUOLO PRENDE CASA AL NORD

In Lombardia nell’ultimo anno persi oltre 600 ettari di suolo. Le maggiori perdite nelle province di Milano e Pavia


Sono Lombardia e Veneto le regioni italiane in cui si consuma più suolo in Italia, ed è nella macroregione del Nord, includendo anche Piemonte ed Emilia Romagna, che si perde oltre la metà del territorio agricolo nazionale, per trasformarlo in nuove urbanizzazioni e infrastrutture. E’ questo il campanello d’allarme che suona il nuovo rapporto di ISPRA che fotografa le trasformazioni del territorio avvenute tra il 2016 e il 2017.
Se a livello nazionale siamo ancora in presenza dell’onda lunga della crisi immobiliare, con ritmi di consumo di suolo 4 volte più bassi rispetto a quelli misurati in periodo pre-crisi, nel Nord del Paese i segnali sono meno confortanti, e fanno intravedere il rischio molto concreto che, di fronte a una ripresa della domanda abitativa, possa tornare ad esplodere la bolla del cemento facile dell’espansione di nuove periferie. In Lombardia in particolare nell’ultimo anno si sono persi oltre 600 ettari di campi agricoli: in pratica è come se fosse sorta dal nulla una cittadina delle dimensioni di Saronno.
Per crescita delle urbanizzazioni, la Lombardia in Italia è seconda solo al Veneto. La crescita dei suoli resi impermeabili del cemento si concentra soprattutto nei comuni di cintura della città metropolitana milanese e nella provincia di Pavia, mentre all’opposto il consumo di suolo è quasi fermo nella provincia di Lecco. Il dato complessivo calcolato secondo i criteri di ISPRA colloca la Lombardia al primo posto per estensione delle superfici impermeabilizzate, per un’estensione di oltre 310.000 ettari, pari al 13% del territorio regionale.
“In mancanza di strumenti e norme di chiaro indirizzo degli investimenti del settore delle costruzioni, rischiamo di assistere ad una ripresa della bolla di espansione delle periferie, proprio a partire dalle regioni che più beneficiano della ripresa economica - dichiara Damiano Di Simine, coordinatore scientifico di Legambiente Lombardia - E’ questo il momento per affrontare percorsi di riforma delle norme che, per quanto riguarda la nostra regione, devono accompagnare il rilancio dell’edilizia del riuso degli spazi delle città, nel nome della qualità urbana e dell’efficienza energetica”.

Ufficio stampa Legambiente Lombardia
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giovedì 12 luglio 2018

Depurazione: nel bresciano il triste primato del numero delle non conformità per mancata depurazione

Comunicato stampa                                                                                           Milano, 12 luglio 2018



Su 37 agglomerati in procedura di infrazione, 33 sono in provincia di Brescia

Legambiente: “Nel 2018 ancora interi comuni bresciani privi di infrastrutture fognarie!"


E’ assurdo che nel 2018 nella ricca Lombardia esistano ancora interi comuni che scaricano le loro fogne direttamente nei corsi d'acqua! Con questa affermazione Legambiente Lombardia lancia, ancora una volta, il campanello d’allarme sui territori in procedura d’infrazione per quanto riguarda la depurazione e il collettamento dei reflui fognari. Su 99 agglomerati urbani coinvolti nella fase di avvio della procedura, ad oggi, ne restano 37 non conformi. La procedura d’infrazione, che annovera la Lombardia tra le regioni italiane inadempienti, è la nr. 2014/2059 e fa riferimento a quanto disposto dalla Direttiva Europea 91/271/CEE rispetto alle insufficienze del sistema infrastrutturale funzionale alla raccolta e depurazione delle acque reflue urbane.
Fra tutte le province coinvolte, quella più problematica è, di gran lunga quella bresciana con 33 agglomerati urbani che necessitano di interventi. In diversi casi le opere da mettere in campo sono significative: dal collettamento e depurazione di gran parte della Val Trompia alla completa costruzione della rete fognaria del comune di Calvisano in fase di progettazione. Gli altri interventi urgenti riguardano le province di Bergamo e Cremona con due agglomerati, Pavia, Lecco e Mantova con uno. Per quanto riguarda la Lombardia, l’insieme del costo degli interventi per uscire definitivamente dalla procedura d'infrazione di tutti gli agglomerati non conformi, così come programmati ad oggi, supera i 330 mln euro, ma una parte degli interventi non ha ancora una progettazione operativa.

“Siamo sempre più sconcertati di questa situazione - dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia - e della lentezza con cui si sono affrontati i problemi, rimandando le soluzioni. Speriamo che i comuni della provincia di Brescia abbiano abbandonato le logiche di campanile che, fino ad oggi, hanno ostacolato la governance unitaria del sistema idrico a livello provinciale e l'attuazione dei necessari investimenti con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Una situazione imbarazzante, che abbiamo costantemente sottolineato con il passaggio di Goletta dei Laghi oggetto, quest’anno, anche di una attenta riflessione sulla nuova ipotesi di infrastruttura depurativa per il Benaco su cui gravano molte incertezze progettuali e di localizzazione nonchè una gestione delle informazione che alimenta malumori e inquietudini. Di depurazione c’è un gran bisogno in tutta la provincia, eliminare i potenziali danni ambientali è un obbligo e una responsabilità collettiva."
Sulla nuova infrastruttura per il Garda, Legambiente ribadisce la necessità che gli Enti coinvolti facciano uno sforzo di tenuta d’insieme, evitando eventuali sovradimensionamenti degli impianti e valutando attentamente le istanze locali per non incorrere in ulteriori rinvii.



venerdì 6 luglio 2018

Seveso, nuova esondazione per un normale temporale estivo

Milano, 5 luglio 2018


UN ACQUAZZONE IN BRIANZA E MILANO SI ALLAGA: SE MENTRE PARLIAMO DI APRIRE I NAVIGLI SCOPERCHIASSIMO I TORRENTI URBANI?

Un'altra esondazione del Seveso la scorsa notte a Milano: è bastato un acquazzone in Brianza e fino allle porte di Milano, per mandare in tilt il sistema delle acque torrentizie che Milano ha incautamente sepolto sotto l'asfalto. E parliamo davvero di un normale acquazzone, meno di 70 mm di pioggia, certo concentrati in uno scroscio temporalesco localizzato tra bassa Brianza e Milanese, una pioggia importante ma nulla di straordinario, nulla di non gestibile da un reticolo idrografico in condizioni decenti. Che non sono, evidentemente, quelle del Seveso, torrente chiuso tra camicie di forza di muri e cemento negli ultimi venti chilometri del suo corso, prima dell'ingresso in Milano, dove scompare in un cunicolo sotterraneo di dimensioni insufficienti ad affrontare un normale impulso di piena.

"La vera piena ingestibile è quella delle chiacchiere - dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia - decenni di progetti e di soluzioni miracolose rimaste tutte sulla carta, le ultime in ordine di tempo quelle sulle vasche di laminazione, bloccate da ricorsi e impantanate tra gravi errori e sottovalutazioni progettuali. E intanto a Milano si discute di scoperchiare i Navigli: bene, ma se la città affrontasse anche gli effetti dell'occultamento del Seveso, e le opportunità legate al ripristino del suo reticolo idrico intubato e occluso, forse potrebbe fare la sua parte nella gestione degli eventi meteorici che altrove rientrano nella normale fisiologia urbana!"

L'ufficio stampa Legambiente Lombardia
Marco Fazio
333 8912559

lunedì 2 luglio 2018

IV Summit Carovana delle Alpi 2018 Consegnate da Legambiente le Bandiere Verdi alle pratiche più virtuose dell’arco alpino

Ornica, 30 giugno 2018                                                      Comunicato stampa


Assegnati 15 riconoscimenti. La Lombardia la regione con più bandiere verdi, cinque: da ERSAF al Parco regionale del Campo dei Fiori nel varesotto e alle Guardie Ecologiche della val Cavallina in provincia di Bergamo. Ai Comuni di Artogne e Pian Camuno nel bresciano l'unica bandiera nera lombarda.

“Chiediamo all’Assessorato regionale alla Montagna di riconoscere le foreste come la grande infrastruttura verde della Lombardia”. Comunità locali e territori montani che investono sempre di più sulla sostenibilità ambientale e sociale, su progetti di valorizzazione dei servizi ecosistemici, su un’agricoltura e un turismo di qualità. Ma anche singole persone che combattono gli illeciti ambientali o che si battono per denunciare gli impatti che i cambiamenti climatici stanno avendo sulle montagne e sulla vita quotidiana dei cittadini che abitano in alta quota. Il risultato? Un mosaico di azioni montane ecofriendly che fanno ben sperare per il futuro delle Alpi e che Legambiente racconta con le 15 bandiere verdi 2018, premiate oggi a Ornica (Bg) nel corso del quarto summit di Carovana delle Alpi. Una selezione di pratiche virtuose alpine che ben raccontano il profilo green e sostenibile dell’arco alpino in cui sempre più territori credono, puntando anche su accoglienza e integrazione. La più virtuosa è la Lombardia con cinque bandiere verdi.
Tra le buone pratiche premiate da Legambiente molte riguardano l’ambito dei servizi ecosistemici, ovvero la valorizzazione delle risorse ambientali in chiave economica e sociale. Ne è un esempio l’esperienza di Ersaf (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste) che ha promosso e realizzato il Cammino ForesteLombardia, un trekking di 42 tappe attraverso le 20 foreste regionali da percorrere a piedi o in bicicletta dormendo tra rifugi, ostelli, pensioni di montagne. Hanno meritato il riconoscimento anche il Parco Regionale del Campo dei Fiori, in provincia di Varese, e i cittadini dello stesso territorio, grazie alle attività di sensibilizzazione e valorizzazione intraprese dopo gli incendi che l’estate scorsa hanno colpito l’area verde. Un’altra bandiera verde è stata consegnata alla Cooperativa Sottosopra, alla Cooperativa Alchimia, al Consorzio GenerazioneFa e al Cai di Bergamo per la gestione, in provincia di Bergamo, del rifugio Alpe Corte Bassa integrata a progetti sociali e di accoglienza per utenti diversamente abili. Sempre in provincia di Bergamo operano gli altri due soggetti premiati. L’azienda agricola La Peta per la cura e la manutenzione del territorio e la capacità di costruire inclusione di soggetti svantaggiati e ospitalità con un progetto di lungo respiro. Le Guardie Ecologiche sul Lago di Endine della Val Cavallina per la protezione della biodiversità, in particolare la campagna di salvataggio degli anfibi, la cui migrazione riproduttiva è messa a rischio dall’attraversamento di strade ad alto traffico.

Nonostante le molte buone pratiche in atto, Legambiente ricorda che ad oggi continuano anche le “aggressioni” all’arco alpino con scelte obsolete di gestione del territorio. Quest’anno sono sei le bandiere nere per le cattive pratiche di gestione del territorio assegnate dall’associazione ambientalista, di cui una in Lombardia. Il poco ambito Vessillo di pirata delle montagne è stato infatti assegnato ai Comuni di Artogne e Pian Camuno, in provincia di Brescia, per aver dato l’assenso a gare e competizioni di enduro sul territorio silvopastorale di Montecampione.

“Le storie che raccontiamo con Carovana delle Alpi dimostrano come sia possibile vivere la montagna senza sfruttarla, anzi valorizzandone aspetti e caratteristiche – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -. Accoglienza, integrazione, innovazione e coinvolgimento di amministrazioni e comunità locali sono le chiavi per un futuro sostenibile dal punto di vista ecologico, sociale ed economico delle aree montane. Esperienze virtuose da replicare su tutto il territorio regionale”.

Il IV Summit di Carovana delle Alpi, all’interno del quale sono state consegnate le Bandiere Verdi, è stato ospitato dal borgo di Ornica nel Parco delle Orobie bergamasche. Un territorio che l’associazione aveva già riconosciuto come meritevole di attenzione grazie alla Cooperativa “Donne di Montagna” che ha saputo sviluppare un progetto coinvolgente di albergo diffuso, sviluppando risorse culturali ed umane e reagendo positivamente alla tendenza allo spopolamento.
Il Summit è stato dedicato al tema delle foreste, la più importante risorsa dei territori montani ma anche quella meno valorizzata, specialmente in Lombardia.
E dal borgo di Ornica parte un monito rivolto all’istituzione regionale, a cui Legambiente imputa la maggior responsabilità per avere dimenticato i territori e le comunità forestali, sebbene questi ricoprano quasi un terzo della superficie lombarda. “Dal nuovo assessorato regionale alla montagna ci aspettiamo che la valorizzazione dei servizi e dei prodotti delle foreste entri dalla porta principale della programmazione amministrativa – afferma Barbara Meggetto -. Sono le foreste la grande infrastruttura verde della Lombardia, in grado di generare opportunità di occupazione e di presidio territoriale soprattutto nei piccoli comuni. Chiediamo al nuovo assessorato di consegnare alle comunità strumenti efficaci per mettere in valore i servizi ecosistemici: su questo valuteremo l’operato dell’assessore Sertori e del Presidente Fontana”

Il report sulle bandiere verdi/nere è scaricabile al seguente link:

https://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/comunicati/dossier_bandiere_verdi_e_nere_2018.pdf

fotografie del summit

Ufficio stampa Legambiente Lombardia
Marco Fazio
Tel. 02 87386480

Mob. 333 8912559

SICCITA’: SCORTE IDRICHE AI MINIMI STORICI, MANCANO 2 MILIARDI DI METRI CUBI D’ACQUA

SICCITA’: SCORTE IDRICHE AI MINIMI STORICI, MANCANO 2 MILIARDI DI METRI CUBI D’ACQUA DOSSIER - ACQUA E AGRICOLTURA Occorre ridurre i fabbiso...