Milano, 10
ottobre 2014
Comunicato stampa
“Per il Seveso serve un piano d'area regionale,
occorre ridare spazio al
torrente e terra alle
piogge”
Nelle ore in cui l'alluvione devasta Genova, non è possibile non
pensare alle
acque della metropoli milanese, e prima di tutto al torrente
Seveso, che la
scorsa estate ha ripetutamente turbato il sonno dei politici e
sommerso interi
quartieri di Milano. Ora
la soluzione
sembra a portata di mano, con i finanziamenti previsti per le
vasche di
laminazione a Senago, comune che nemmeno fa parte del bacino
idrografico del
Seveso, ma che dovrà sacrificare il proprio territorio per la
tranquillità dei
milanesi. Ma è una soluzione buona per qualche taglio di nastro,
non certo per
risolvere i problemi di un bacino cementificato come e più di
quello dei colli
che sovrastano il capoluogo ligure. Già il fatto che per trovare
un terreno
libero si sia dovuto pensare di realizzare le vasche di
laminazione a 5 km
dall'asta del torrente è significativo: lungo il corso del
Seveso non c'è più
un pezzo di terra libero dal cemento in cui lasciar sfogare la
furia del
torrente. “E' il classico scaricabarile - denuncia Damiano Di
Simine, presidente
di Legambiente Lombardia - Milano ha messo il torrente
sotto terra e non si
è preoccupata di attuare misure preventive per le aree che si
allagano, i
comuni a nord hanno occupato tutto il territorio libero e non
hanno spazio per
gestire le piene, ora si cercano terreni liberi per laminare le
piene e si
scopre che si è consumato tutto il suolo: occorre cambiare le
regole d'uso del
territorio, partendo dal ripristino della permeabilità dei
suoli, e per farlo
la Regione deve scendere in campo non solo con le grandi opere,
ma anche con
una politica di riassetto idraulico dell'intero bacino, a
partire dallo stop al
nuovo consumo di suolo”.
I numeri, per il
Seveso, non tornano: le
vasche di Senago saranno alimentate dal canale scolmatore, che
già devia 30 metri
cubi al secondo dal Seveso in caso di piena. Con la
realizzazione delle vasche
a Senago la portata derivata potrà raddoppiare, e quindi la
frequenza degli
eventi alluvionali a Milano potrà ridursi. Ma il Seveso è capace
di scaricare,
in caso di eventi piovosi anche molto meno violenti di quello
che sta
interessando Genova, fino a 140 mc/secondo di acqua. E' chiaro
dunque che la
soluzione idraulica, rappresentata dallo scolmatore e dalle
nuove vasche, non
risolve il problema di Milano. La soluzione richiede ben altri
interventi, che
coinvolgano tutto il patrimonio edilizio e infrastrutturale del
Nord Milano,
affinchè le acque di pioggia possano essere gestite e al
torrente vengano
restituiti spazi per moderare la furia delle acque. “Gli
interventi idraulici
sono indubbiamente utili, ma non esistono soluzioni miracolose -
conclude Di
Simine - per affrontare il problema del Seveso occorre un
piano d'area
regionale, che imponga la gestione delle acque superficiali a
tutti i comuni
del bacino. Occorre ripristinare, ovunque possibile, gli spazi
del torrente
occupati da edifici e argini, imporre requisiti di permeabilità
per le nuove
costruzioni e ristrutturazioni, dedicare al drenaggio le aree
dismesse,
delocalizzare edifici e impedire l'uso abitativo di vani
seminterrati nelle
aree di possibile esondazione, anche e soprattutto in città.
Finchè ogni comune
penserà di disporre del territorio a proprio piacimento, i
milanesi e le
popolazioni rivierasche del Seveso non potranno dormire sogni
tranquilli”.
L’ufficio
stampa Legambiente Lombardia 02 87386480