lunedì 30 gennaio 2012

«Metalli pesanti nella roggia Molina» Agricoltore chiede 1,8 milioni di danni a comune e Astem

Si è aperto il primo processo per lo scandalo della roggia Molina, ma è un processo davanti al giudice civile: quello penale, se mai ci sarà, deve ancora attendere i tempi di indagini che si stanno rivelando più complesse del previsto. Ieri innanzi al giudice Stefania Calò si è tenuta la prima udienza della causa promossa dall’agricoltore Pietro Zanaboni, il quale chiede al comune di Lodi e all’Astem un milione e 800mila euro di danni per l’inquinamento che la roggia, quando esonda, causa e rischia di causare nei suoi campi tra la Selvagreca e l’Adda.

Non una cifra a caso, quella richiesta dal suo difensore Francesco Borasi: già un anno fa, infatti, e sempre su istanza dell’agricoltore, un ctu del tribunale di Lodi aveva depositato una perizia giurata in cui si quantificava in oltre un milione di euro il costo per la bonifica del tratto finale del corso d’acqua. Perché le analisi avevano evidenziato anche la presenza di metalli pesanti nei sedimenti grigiastri che negli anni la roggia ha depositato nell’alveo. E con le piene quel fango rischia di spandersi anche nei campi. A questo danno, frutto di una perizia cui avevano partecipato in contraddittorio anche i tecnici di Astem e Broletto, i legali dell’agricoltore ne aggiungono altri, tra cui le molestie olfattive. Una battaglia legale che a Zanaboni è già costata oltre 30mila euro, principalmente per analisi.

Zanaboni aveva iniziato a segnalare il degrado della Molina nel 1985, all’amministrazione di Andrea Cancellato, «e poi a ogni nuova amministrazione facevo presente il problema - spiega l'agricoltore -. Speravo che dopo la perizia il comune si sarebbe mosso. Invece penso che attendano una sentenza prima di intervenire».

Nel 2009 anche un esposto alla procura della Repubblica, e finalmente nell’autunno scorso la Forestale è partita con campionamenti di acque a monte, a valle e sui reflui del depuratore della città di Lodi. Che a sua volta scarica nella Molina. Già negli anni ’90 un documento dell’Asl suggeriva di collettare le acque della roggia, in uscita sotto la scarpata di Porta Cremona, e di portarle nel depuratore, perché le analisi dicevano che erano acque di fogna. Ma non risulta che il costoso impianto fu mai realizzato. E ora il comune nella memoria difensiva di 50 pagine redatta dall’avvocato Sabrina Tamagni, scrive che la roggia Molina non è un tronco di fognatura ma a tutti gli effetti appartiene al reticolo idrico superficiale, e che le acque sono a norma. «Ma se sono a norma - riflette l’agricoltore - perché ci sono quei fanghi?».

Il giudice civile si è riservato di valutare gli atti per fissare una nuova udienza, la procura invece attende le videoispezioni per censire gli scarichi nella roggia, che nasce a Montanaso, attraversa Lodi da nord-ovest a sud-est e poi si butta in Adda. E che periodicamente esonda perché raccoglie anche le acque piovane. Dal Broletto nessun commento ufficiale, per ora, ma si ricordano gli investimenti attuati e in corso per mandare tutti gli scarichi in fognatura, e il potenziamento del depuratore nel 2005. Magari un giorno si scoprirà che è tutto a norma. Ma basta andare a vedere com'è la Molina quando finisce in Adda, in zona Valgrassa, perché venga in mente la parola “scandalo”.

Fonte: Il Cittadino di Lodi - articolo di Carlo Catena (30 gennaio 2012)

Sequestro depuratore di Lodi

Milano, 30 gennaio 2012 Comunicato stampa

Ancora falle nel sistema dei controlli:
troppe sottovalutazioni nella depurazione delle acque in Lombardia

“Il sequestro del depuratore di Lodi solleva in modo grave e urgente il tema dei controlli e dell'aggiornamento dei dati relativi alla depurazione e alla qualità delle acque e degli scarichi idrici in acque superficiali”. Questo il primo commento di Legambiente in merito al sequestro dell'impianto disposto al termine di indagini per accertare cause e responsabili di un possibile inquinamento dovuto allo scarico abusivo di reflui fognari all'interno del corso d'acqua Roggia Molina, che attraversa il Comune di Lodi e il Parco Regionale dell'Adda Sud. “Questa vicenda dimostra ancora una volta che il sistema dei controlli continua ad avere troppe falle – dichiara Lorenzo Baio di Legambiente Lombardia - eppure in Lombardia quella della qualità delle acque è una emergenza ambientale primaria, rimarcata dalla gran quantità di procedure di infrazione comunitaria proprio per le gravi e generalizzate carenze del sistema di collettamento e depurazione delle acque di scarico”.

Da questa mattina, dunque, si aggiunge un problema in più, in materia di gestione delle acque, per il territorio del lodigiano. Da alcuni anni infatti l'Europa ha aperto l'iter di procedura di infrazione proprio a causa del sottodimensionamento del depuratore sequestrato oggi in rapporto al mancato allacciamento fognario di una percentuale significativa di utenti.

L'associazione ambientalista si dice sicura del fatto che la Magistratura operi con perizia per accertare la gravità dell'accaduto e le responsabilità dell'inquinamento, ma pone anche un problema di inadeguatezza delle norme a tutela delle acque: “Se fossero confermate le accuse alla base del provvedimento di sequestro ci chiediamo cosa ne sarà dei responsabili dell'inquinamento – insiste Baio - nel nostro paese infatti manca ancora un'efficace impianto normativo a tutela".


L'Ufficio stampa Legambiente Lombardia 02 87386480 - 349 1074971

AMBIENTE: GIP ORDINA SEQUESTRO DEPURATORE DI LODI CRO S42 QBXH AMBIENTE: GIP ORDINA SEQUESTRO DEPURATORE DI LODI

(ANSA) - MILANO, 30 GEN - Gli agenti del Corpo forestale dello Stato hanno sequestrato, su ordine della magistratura lodigiana, il depuratore che serva la città di Lodi. Il sequestro dell'impianto è avvenuto nell'ambito di indagini cominciate nel 2009 da parte della Procura della città lombarda e che erano state disposte per accertare ed individuare le cause ed i responsabili di un possibile inquinamento dovuto allo scarico abusivo di reflui fognari all'interno del corso d'acqua Roggia Molina che attraversa il Comune di Lodi e il Parco Regionale dell'Adda Sud, fino a sfociare nel fiume Adda. L'inchiesta era partita in seguito alla denuncia di un agricoltore proprietario di parte dei terreni attraversati dal Roggia, per il continuo sversamento di rifiuti, anche solidi, sui campi coltivati. I controlli si sono concentrati sul depuratore comunale di Lodi, il cui scarico si immette, dopo il ciclo depurativo, proprio nella Roggia. L'ispezione ha permesso di verificare irregolarita ' sia di conferimento di rifiuti dall'esterno sia strutturali, in seguito alle quali sono state ipotizzate responsabilità penali a carico di alcuni rappresentanti legali della società che gestisce l'impianto di depurazione. I reati ipotizzati riguardano la gestione illecita di rifiuti speciali, la loro immissione nelle acque superficiali e la carenza autorizzativa di esercizio. Sono state ipotizzate anche violazioni al codice penale per 'getto pericoloso di cose/imbrattamentò e «danneggiamentò. Il gip di Lodi ha ipotizzato, inoltre, per i vertici dell'azienda che gestisce l'impianto di depurazione, anche i reati di 'frode nelle pubbliche forniturè, in quanto pur percependo gli introiti sulla tassa di depurazione comunale, l' impianto da loro gestito non era sufficiente allo scopo. Il giudice ha, inoltre, disposto la nomina del presidente della Provincia di Lodi, in qualità di Autorità amministrativa competente per il settore, a custode giudiziario.(ANSA). COM-RT/KZT 30-GEN-12 10:19 NNN
FINE DISPACCIO

LODI: CORPO FORESTALE SEQUESTRA IMPIANTO DI DEPURAZIONE
LODI: CORPO FORESTALE SEQUESTRA IMPIANTO DI DEPURAZIONE = Milano, 30 gen. - (Adnkronos) - L'impianto di depurazione che serve la città di Lodi è stato sequestrato dal comando provinciale di Lodi del Corpo forestale dello Stato. Il sequestro preventivo dell'impianto è stato disposto al termine di indagini iniziate nel 2009 per accertare cause e responsabili di un possibile inquinamento dovuto allo scarico abusivo di reflui fognari all'interno del corso d'acqua Roggia Molina che attraversa il Comune di Lodi e il Parco Regionale dell'Adda Sud, fino a sfociare nel fiume Adda. Le indagini erano partite in seguito alla denuncia, presentata da un agricoltore proprietario di parte dei terreni attraversati dal Roggia, per il continuo sversamento di rifiuti, anche solidi, sui campi coltivati. I controlli effettuati dal personale del comando provinciale di Lodi e del comando regionale di Milano del Corpo forestale dello Stato si sono concentrati sul depuratore comunale di Lodi, il cui scarico si immette, dopo il ciclo depurativo, proprio nella Roggia, nel tratto che transita nella località Cà Basse e Maldotta. L'ispezione ha permesso di verificare alcune incongruità sia di conferimento di rifiuti dall'esterno sia strutturali, in seguito alle quali sono state ipotizzate responsabilità di carattere penale a carico di alcuni rappresentanti legali della società che gestisce l'impianto di depurazione. I reati ipotizzati riguardano la gestione illecita di rifiuti speciali, la loro immissione nelle acque superficiali e la carenza autorizzativa di esercizio. (Red-Mni/Zn/Adnkronos) 30-GEN-12 10:18 NNN
FINE DISPACCIO

venerdì 27 gennaio 2012

2° Convegno italiano sulla riqualificazione fluviale, Bolzano 6-7 Novembre 2012

Il CIRF, la Ripartizione Opere Idrauliche della Provincia Autonoma di Bolzano e la Facoltà di Scienze e Tecnologie della Libera Università di Bolzano organizzano il Secondo Convegno Italiano sulla Riqualificazione Fluviale, avente per titolo "Riqualificazione fluviale e gestione del territorio".

Questo evento, che fa seguito alla prima edizione tenutasi con successo a Sarzana nel 2009, si rivolge agli enti pubblici, ai professionisti del settore, al mondo della ricerca scientifica, alle associazioni e agli operatori economici legati ai fiumi perché si confrontino sui temi di maggiore rilievo in Italia e mostrino le più significative esperienze realizzate in relazione al miglioramento dello stato ecologico dei corsi d’acqua e più in generale alla sostenibilità della pianificazione e gestione di bacino.

Vi invitiamo a sottomettere proposte di comunicazione in relazione ai seguenti temi:

- Riqualificazione fluviale e conservazione della biodiversità

- Riqualificazione fluviale e gestione del rischio idraulico

- Monitoraggio dei progetti di riqualificazione fluviale

- Analisi economica degli interventi di riqualificazione fluviale

- Riqualificazione fluviale e produzione idroelettrica: esperienze e strategie di mitigazione

- Riqualificazione fluviale e aspetti normativi (politiche agricole, direttive acque e alluvioni, ecc.)

- Metodologie per la progettazione degli interventi di riqualificazione fluviale

Per invio abstract e richieste informazioni: convegnoRF2012@cirf.org

Informazioni più dettagliate le potete trovare in allegato e sulla pagina web dedicata al convegno, che sarà periodicamente aggiornata in relazione a tempi, modalità di iscrizione, metodo di presentazione di abstract e memorie, ecc. .

Vi aspettiamo numerosi!

giovedì 26 gennaio 2012

Strumenti economici per una gestione sostenibile delle risorse idriche urbane


Clicca qui per ingrandire l'immagine

Giovedì 9 febbraio, presso la Sala 1 di Palazzo Pirelli, sede di Regione Lombardia, in Via Fabio Filzi n. 22 a Milano, si svolge il workshop informativo "Strumenti economici per una gestione sostenibile delle risorse idriche urbane". L'inziativa, organizzata nell'ambito del progetto triennale WATACLIC, fa parte di una serie di Seminari "Acqua e denaro" dedicati alle Autorità d'Ambito.


Il workshop è promosso da Regione Lombardia e Legambiente, in collaborazione con l'Università di Udine e si rivolge ad Amministratori e dirigenti di Comuni, Province, Regioni, Autorità d'Ambito, Autorità di bacino, società di gestione del servizio idrico.

Programma:

  • 9.00-9.30 Registrazione dei partecipanti
  • 9.30 - 10.00 Presentazione del progetto Wataclic: Antonio Massarutto Università di Udine
  • 10.00 - 10.15 Come ottenere una buona governance da un intreccio multiforme di risorse e competenze: Viviane Iacone - Regione Lombardia
  • 10.15 - 10.30 Investimenti nelle infrastrutture del settore idrico e depurativo, tra urgenza di risanamento e opportunità per le imprese: Damiano Di Simine - Legambiente Lombardia
  • 10.30 - 11.00 I servizi idrici italiani dopo l'esito referendario: quali soluzioni per il settore? Antonio Massarutto - Università di Udine
  • 11.00 -11.15 Strumenti economici per una gestione sostenibile delle risorse idriche urbane: alcuni esempi da esperienze straniere: Alessandro de Carli - Università di Udine
  • 11.15 - 11.30 Pausa
  • 11.30-13.00 Discussione

mercoledì 25 gennaio 2012

Leggende metropolitane e dati di fatto sull’acqua di Treviglio: Nichel e Cloroformio.

“Lavori in corso: il seguito dell’aggiornamento alla prossima puntata.”
Avevamo chiuso così l’articolo precedente (dicembre 2011) e puntualmente riprendiamo da dove ci eravamo lasciati. Ci eravamo lasciati con una richiesta all’Amministrazione Comunale di una informazione corretta e comprensibile. Da lì tocca ripartire, infatti.
Dobbiamo registrare il ritardo del Comune, che solo dopo vari giorni ha sentito il dovere di intervenire per commentare le inquietanti notizie apparse sull’Eco di Bergamo, dove si affermava che eravamo in presenza di Nichel e Cloroformio nell’acqua, e che questo problema riguarderebbe anche la città di Treviglio.
A fronte di una dichiarazione dell’Assessore all’Ambiente, come Legambiente vogliamo dare il nostro contributo per fare un po’ di chiarezza sulla vicenda.

Cosa è successo ?
E’ successo che dopo anni di richieste, pressata da più parti, l’ARPA di Bergamo ha infatti effettuato delle analisi “a largo spettro” sulla falda, nelle zone dove la presenza di attività industriali potenzialmente inquinanti lo richiede. Analisi “a largo spettro” significa non partire con una ricerca mirata ad alcune sostanze, ma andare a cercare, invece, cosa è presente, senza partire da presupposti predeterminati.
Il risultato non si è fatto attendere. Accanto al Cromo, in un pozzo che pesca in prima falda, nella zona di Verdellino, sono comparsi (gennaio 2012) Nichel e Cloroformio.
E’ cosi’ arrivata, immediatamente, la prima informazione “distorta”: la nostra falda è inquinata da Nichel e Cloroformio!

Ma e’ proprio così ?
L’ARPA o la stampa hanno passato una informazione incompleta e fuorviante:
• le sostanze in questione sembrerebbero limitate ad alcuni pozzi.
• le analisi non sono ancora state ripetute, per stimare la loro significativita’.
• non è iniziata nemmeno una seria opera di “caratterizzazione” dell’area
inquinata e cioè l’opera di individuazione dell’area eventualmente da bonificare.

L’unico dato certo è che la falda profonda ed i pozzi della zona esterna a Verdellino non sono interessati dal Nichel, mentre molto più confusa è la situazione per il Cloroformio: quindi si sta parlando di un “caso” – stando sempre alle informazioni disponibili – che è stato per l’ennesima volta “sparato” in modo allarmistico, con la solita generalizzazione ed approssimazione.

Leggendo i titoli degli articoli degli organi di stampa sulla questione, si aveva l’impressione di un inquinamento accertato e diffuso. Invece l’estensione di questo inquinamento va ancora definita (possibilmente senza attendere i tempi biblici dei casi passati).

Premesso quindi che siamo in una situazione da tener d’occhio, ma non da drammatizzare, proviamo a tracciare il quadro attuale, stante le informazioni – poche e confuse – ad oggi disponibili:

Il cloroformio deriva da attività industriali; ad oggi si parla di una presenza in “tracce”, ma le misure rilevate non sono state rese pubbliche (perlomeno alla data di redazione di questo articolo, N.d.R.) e si vocifera che le misure siano fuori “limite”. Ma quale limite? Si tratterebbe – per fortuna , a quanto si capisce – del limite di bonifica, il cui superamento richiede un’azione di eliminazione della fonte d’inquinamento e di riduzione della concentrazione delle sostanze inquinanti (= bonifica della falda), e non del limite di potabilità, il cui superamento ne impedisce l’uso per l’alimentazione umana (i limiti hanno valori ben diversi: il limite di potabilità, che riguarda l’intera classe dei composti cui appartiene il Cloroformio, chiamata “classe dei trialometani”, è di 30 µg/l ; il limite di bonifica , invece , è di circa 200 volte inferiore = 0,15 µg/l).
In ogni caso il cloroformio è una sostanza da considerare con grande attenzione:
- e’ una sostanza che non e’ presente naturalmente nell’acqua;
- c’e’ da capire se era già presente in falda e non era inserito fra i possibili inquinanti da analizzare da ARPA oppure se è un dato nuovo che deriva da sversamenti, ad es. uso improprio di sostanze clorate in fase di potabilizzazione o inquinamenti ambientali vari.
- il cloroformio è un sospetto agente cancerogeno, con possibili attività sul fegato, quindi anche la semplice presenza di tracce (e’ una sostanza che non e’ presente naturalmente nell’acqua) è da chiarire e bisogna intervenire prontamente con le opportune misure di bonifica.


E il nuovo inquinamento da Nichel? E’ un dato recente, attualmente limitato ad una piccola area di Zingonia, comune di Verdellino e che non riguarda l’area di Treviglio o dei paesi vicini. Non è un dato da sottovalutare, ma non siamo, per le caratteristiche dell’inquinante (il Nichel è un allergene cutaneo), di fronte ad una problematica come quella del Cromo Esavalente.

Il limite di legge per il Nichel è di 20 µg/lt, ma quanto e’ il valore rilevato da ARPA in falda? Si parla di valori altissimi, 100 volte superiori al limite, ma limitati ad un pozzo del Comune di Verdellino; altrove , Treviglio inclusa, e’ assolutamente assente.
Inoltre, provenendo da trattamenti galvanici, i sali riscontrati dovrebbero essere idrossidi di Nichel, poco solubili e quindi non tendenti a migrare in falda, ma anzi a depositarsi sul fondo del pozzo.

Resta tuttavia da stabilire da quanto tempo è attivo l’inquinamento e da mettere in atto le misure di bonifica del caso.
La domanda a questo punto è: fino a quando dovremo ancora scontare l’approssimazione con cui si affronta, in termini di interventi, analisi ed informazione, la questione della sicurezza della nostra falda ?
E’ certo che con i metodi e la comunicazione corrente non si va da nessuna parte. Al costituendo “Tavolo dell’Acqua” del Comune di Treviglio abbiamo richiesto ed ottenuto, come impegno, una maggiore attenzione, da parte dei nostri Amministratori, ad un’informazione diversa, puntuale e corretta verso il cittadino, che oggi è sempre più attento a notizie sulla salute e la salvaguardia dell’ambiente.
Pretendere che l’acqua sia buona, ed essere informato adeguatamente,è un diritto non negoziabile. Occorre un nuovo approccio che tagli radicalmente con l’approssimazione e
certi livelli d’incompetenza, soprattutto a livello di ARPA.

Per dirla con Albert Einstein: Non si può risolvere un problema con la stessa
mentalità che l'ha generato.

Treviglio, 24 gennaio 2012
Circolo Legambiente BassaBergamasca
legambiente.bassabergamasca@gmail.com

martedì 24 gennaio 2012

Le attività dell'associazione Amici della Natura di Triuggio

L’Associazione AMICI DELLA NATURA DI TRIUGGIO si è costituita agli inizi anni 90.

Il nostro impegno è quello di suscitare l’interesse, sia delle istituzioni che dell’opinione pubblica, promuovendo iniziative inerenti la difesa dell’ambiente, del paesaggio urbano e rurale, della salute pubblica, del recupero ambientale, paesaggistico e del patrimonio artistico.

Gli obiettivi principali degli AMICI DELLA NATURA di TRIUGGIO sono:

1 – Stimolare l’applicazione delle leggi vigenti e la formulazione di provvedimenti allo scopo di evitare il degrado del patrimonio ambientale.

2 – Collaborare con tutte le Associazioni e le iniziative abbiano scopi similari .

3 – Stimolare la partecipazione dei cittadini sul tema dell’ecologia, e della qualità della vita, promuovendo un adeguato approfondimento sulla cultura, l’informazione, l’educazione ambientale.

4 – L’Associazione non ha fini di lucro ma l’esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale.

L’ Associazione è stata costituita ufficialmente con atto notarile del febbraio 1994; adeguamenti normativi sono stati adottati nell’ottobre 1998.

Il logo simbolo dell’Associazione è la coccinella

Registrato a Merate il 28 ottobre 1998 n° 1986 serie I Atti Pubblici

Incontri Associativi: primo e terzo lunedì del mese ore 21 presso la Sede di via delle Grigne, 32 (Centro Civico) Canonica Lambro -Triuggio MB

e-mail : adn.triuggio@gmail.com


Scarica il trimestrale

venerdì 20 gennaio 2012

Acqua pubblica sì, ma non banalizziamo

Vogliamo evitare la Caporetto di un servizio essenziale e risparmiare, nei prossimi venticinque anni, 130 miliardi di euro di costi per mancata modernizzazione, ai quali vanno aggiunti i rischi ambientali? Come ne usciamo? Dove troviamo le risorse? Cinque domande molto concrete sull'acqua pubblica
Petrella, Fattori, Oddi, Bersani, i servizi di Palladino hanno il gran merito di tenere aperta la discussione sulla gestione dell'acqua. La proprietà pubblica del bene, finalmente, non è più in discussione. Noto però che continua lo schema delle due curve sud. Ognuna delle quali sventola la sua icona ideologica: privatizzazione o ripubblicizzazione. Messa così non c'è partita, ma solo la fatalità di una sconfitta o della vittoria. Vale la pena continuare a discutere di acqua eliminando, ad esempio, il lavoro e i lavoratori, la catastrofe delle reti acquedottistiche in gran parte del Sud per circa 10 milioni di persone, il dramma della depurazione con tre italiani su dieci non allacciati a fognature e depuratori, l'inquinamento del 40% dei nostri fiumi e laghi e il mare avvelenato da scarichi in libertà, le perdite in rete al 40%, i troppi impianti obsoleti, la regolazione e il controllo pubblico poco credibile, lo spread di almeno vent'anni di ritardate o mancate opere e infrastrutture con i migliori Paesi europei?
Non tutto è tragedia idrica. C'è un'Italia che ha sostenuto enormi finanziamenti, aperto cantieri anticiclici risolvendo problematiche storiche e producendo ottima occupazione con le sole bollette e l'accesso al mercato del credito. Chiusa (forse) finalmente la stagione dei peggiori anni della nostra vita politica, di fronte allo tsunami economico che chiede risposte concrete e veloci soprattutto sul lavoro che, come ripete la Cgil è l'unica cura per il Paese, sarebbe imperdonabile far finta di niente e continuare a discutere di acqua cavalcando metafore e simboli e scivolando proprio sulle condizioni del bene comune e sul che e come fare per salvarlo. La gestione del ciclo dell'acqua potrebbe diventare una potente leva in grado di creare nuovo lavoro, produrre qualità nei servizi e per la competizione, tirarci fuori dalla melma in cui siamo finiti. L'Istituto Ambiente Italia ha realizzato il primo studio sulla Blue Economy, il possibile New Deal idrico e fognario italiano, scoprendo che potrebbe impegnare dai 160.000 ai 220.000 lavoratori in più in un comparto che oggi ne occupa 180.000 più l'indotto, dando ossigeno alle industrie della Green Economy. Quanta parte di torta del nostro benessere dipende dalla realizzazione di opere pubbliche prioritarie e intergenerazionali per avere acqua sempre, e una volta utilizzata vederla restituita allo stato di natura all'ambiente o al riuso? Ci limitiamo ad applaudire da lontano Obama che si è ricandidato con un piano idrico di miliardi di dollari?
A che serve banalizzare e ridurre le 145 aziende idriche con 8 Spa quotate in borsa che sono integralmente o a maggioranza pubbliche a tecnocrazia, profitto e ricavi, forme di accumulazione, capitalismo finanziario, neoliberismo? O continuare a confondere acqua con tubi, gestori con padroni, gare a evidenza pubblica per selezionare il miglior idraulico delle città con la svendita della risorsa? Credo che una sinistra che abbia voglia di ritrovare se stessa e liberarsi dalla malapolitica, debba fare i conti con questa realtà, capire, approfondire, proporre le migliori soluzioni realizzabili per far ripartire investimenti giganteschi che servono.
Dal quadro che mi sono fatto lavorando nel settore, posso scrivere tranquillamente che in gran parte del Paese siamo nei guai. Oggi e nel futuro far quadrare tutti i conti con le sole bollette medie italiane di circa 135 euro l'anno (3 o 4 volte più basse di Francia, Germania o Inghilterra) è un bel problema. La nostra acqua ha bisogno di spendere quel mare di risorse (65 miliardi di euro) previste nei Piani di ambito nei prossimi trent'anni, al ritmo di 5 miliardi l'anno. C'è bisogno urgente di rottamare circa 170.000 km di tubi nonni e bisnonni. Posare 51.000 km di nuove reti di distribuzione. Costruire o ammodernare impianti e depuratori. Non ci sono alternative se vogliamo evitare la Caporetto di un servizio essenziale e far risparmiare a noi cittadini nei prossimi venticinque anni qualcosa come 130 miliardi di euro di costi per mancata modernizzazione, ai quali vanno aggiunti i rischi ambientali. E allora, come se ne esce? Dove troviamo le risorse? Pongo alcune domande.
La prima. Monti, ben sette mesi dopo il referendum, ha finalmente affidato le funzioni di controllo, regolazione e la nuova tariffa all'Autorità nazionale energia e gas. Dovrà coprire il vuoto normativo seguito all'abrogazione del 7% della remunerazione del capitale investito, evitando che tanti cantieri chiudano o restino al palo per l'impossibilità di accesso al credito (anche della Cassa depositi e prestiti). L'incertezza sulla tariffa ha questo paradossale effetto. Perché allora il tema dell'Autorità nazionale dell'acqua e del controllo pubblico forte e indipendente del settore, quel 'cane da guardia' modello Ofwat inglese che sa difendere i consumatori, garantire equità nelle tariffe decise dai Sindaci, controllare tutta l'acqua, i gestori, gli investimenti e la qualità del servizio, non sembra interessare? Meglio la farsa dei 92 Ato dove la politica finge di controllare se stessa producendo casi limite?
La seconda. Se l'acqua incanalata nei tubi e al rubinetto viene considerata profitto, per quale inconfessabile segreto quando viene incanalata nelle bottiglie di plastica torna acqua? Per questo bene mercificato ogni famiglia paga al supermercato una seconda e quasi sempre inutile bolletta occulta pari a circa 200 euro l'anno, favorendo un colossale business privato. Perché interessa a pochi questo meraviglioso mondo del bene comune ceduto da Regioni e Comuni in concessioni pubbliche a privati che vendono o sprecano la migliore acqua potabile italiana? Siamo un case histor, terzi consumatori al mondo dopo Emirati Arabi e Messico, e continuiamo ad occuparci solo del 20% scarso di acqua che arriva a casa, lasciando che l'80% finisca gratis persino a raffreddare impianti industriali?
La terza. Se considero un errore mortale demonizzare ogni gestione pubblica, l'esaltazione acritica e a prescindere della ripubblicizzazione non è il suo doppio?
La quarta. Chi sono i veri sabotatori del referendum se non i suoi equivoci e i protagonisti della sua rimozione che ha unito per mesi l'intera politica nazionale? Il popolo parlò chiaro ma, se non ricordo male, Niki Vendola fu il primo, secondo me con coraggio e realismo, a mettere in sicurezza dopo il voto l'Acquedotto Pugliese per non "cadere nel burrone della demagogia", proteggendo il 7% in tariffa per continuare a pagare gli interessi alla Merryl Lync, e ad investire esattamente come fanno da anni altre aziende in altre Regioni, producendo gli stessi utili che finiscono in grandissima parte negli investimenti o nel welfare dei Comuni. Il manifesto e Liberazione aprirono un po' di fuoco amico stigmatizzando anche la circostanza che l'Aqp rimane una Spa. Vendola chiede ora alla sua Autorità idrica di tagliare le tariffe senza ridurre cantieri e opere. Chi non approva? Spero trovi nei bilanci regionali le centinaia di milioni che occorrono per completare le opere previste, senza aumentare la voragine del debito pubblico e annunciare nuove tasse. Il guaio è che l'alternativa al ricorso al credito, reso possibile dal 7% abrogato che contiene banalmente anche i costi per interessi bancari che ormai volano oltre il 10%, ancora non c'è e se esiste si chiama Mamma Stato. Se Monti garantisse la copertura di tutti gli investimenti nella manovra finanziaria, magari riducendo spese militari e cancellando sprechi e ponti sullo Stretto, sarei la persona più felice del mondo. Finché non saremo a questo, bisogna fare i conti con la cruda realtà.
La quinta. Perché la chirurgica rimozione delle fognature e della depurazione, vera emergenza del ciclo idrico? Non è di sinistra fare i conti con la qualità del nostro ambiente, la nostra salute, l'equilibrio dell'ecosistema? Mi rendo conto che sarebbe complicato fondare un Forum mondiale per le fogne bene comune o firmare appelli per Sorella Fogna. Un depuratore non ha appeal, non fa identità né community. Però l'Unione europea già sanziona l'Italia e sta partendo una nuova raffica di procedure d'infrazione con multe salate per 820 aggregati comunali fuorilegge. È bene preoccuparsi perché abbiamo record negativi da territori arretrati o in via di sviluppo.
Ecco su cosa vorrei si concentrassimo, cercando molto concretamente le soluzioni più avanzate e realistiche.
* Presidente di Publiacqua Firenze

Fonte: Il Manifesto - articolo di Erasmo D'Angelis- 18-01-2012

Save the date: 9 febbraio 2012

WORKSHOP INFORMATIVO
STRUMENTI ECONOMICI PER UNA GESTIONE
SOSTENIBILE DELLE RISORSE IDRICHE URBANE

Per:
Amministratori e dirigenti di Comuni, Province, Regioni, Autorità
d'Ambito, Autorità di bacino, società di gestione del servizio idrico
Luogo:
Sala 1 - Palazzo Pirelli - Regione Lombardia
Via Fabio Filzi n. 22- Milano
Data:
9 febbraio 2012 - ore 9.00 - 13.00

Olona, inquinamento non stop Schiume e cattivi odori: ripresi gli scarichi illegali nell'Altomilanese

Il fiume Olona (foto Blitz)

Il fiume Olona (foto Blitz)

Olona sempre più malato. Ben pochi i segnali incoraggianti sulla qualità delle acque del fiume raccolti dall'Arpa. Dopo la "pausa" natalizia, in particolare, grazie alla ripresa dell’attività lavorativa sono ricominciati gli scarichi illegali di sostanze inquinanti, e sono tornate schiume e cattivi odori.
Negli ultimi anni la situazione è sicuramente migliorata con acque un po’ più chiare e con il ritorno dei pesci, ma l’Olona è ancora un grande malato.
I rilievi del 2011 sono ancora in via di elaborazione ma sostanzialmente confermano i valori dell’anno precedente.
I due parametri d'inquinamento rilevati nelle stazioni di Legnano e Rho nel 2011 hanno toccato quota 4 (il livello di allarme massimo è 5). Malgrado il ritorno dei pesci, i composti inquinanti regnano sovrani.
"L’analisi dell’indice Lim del fiume Olona - uno dei due parametri, come si legge tra le note di Arpa - mostra una situazione di elevata compromissione, pur in assenza dei valori critici tipici dei suoi affluenti principali, Lura e Bozzente, classificati con qualità pessima".

Fonte: La Prealpina.it di giovedì 19 gennaio 2012

martedì 17 gennaio 2012

Ancora schiuma nella acque dell'Olona, sindaci in allerta

Ancora una volta tra Fagnano e Marnate uno sversamento di tensioattivi. Sindaci sulle sponde per verificare con i propri occhi la realtà del loro fiume e poche speranze di risolvere il problema a breve.

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Non c'è pace, e nemmeno rispetto, per il fiume Olona. Il corso d'acqua che scorre da Varese fino alle porte di Milano è sempre più maltrattato e probabilmente da una di quelle industri che dovrebbe amarlo e coccolarlo, almeno in memoria del grande sviluppo industriale che ha permesso con le sue acque che alimentavano i grandi complessi industriali che hanno fatto la ricchezza di tutto il territorio. Sabato 13 gennaio ha destato molto allarme, per l'ennesima volta, il ritorno della schiuma bianca causata da un nuovo e massiccio sversamento di tensioattivi a partire da Fagnano Olona, paese che resta sul banco degli imputati per l'impianto fognario inadeguato e per la solita azienda che continua a creare questo problema.

Le immagini che vi proponiamo nella galleria fotografica sono state prese dal blog della Protezione Civile di Solbiate Olona chiamata a fronteggiare una situazione per la quale ben poco possono fare se non denunciando con le foto quello che è accaduto. Roberto Viganò, a capo della locale sezione. Descrive così quello che ha visto e documentato: «Seguendo il corso del fiume a valle per osservare la situazione sul territorio di Solbiate siamo arrivati a livello del ponticello situato in prossimità della ditta Hexion, dove c’è un importante salto del fiume, ed abbiamo notato l’imponente formazione di schiuma, tanto per cambiare provocata dalla “mitica sostanza tensioattiva”. Proseguendo verso Olgiate, l’Olona si presentava con uno strato di 40-50 cm su tutta la sua superficie». Lungo il fiume erano presenti anche i sindaci di Marnate (Celestino Cerana), di Olgiate Olona (Giorgio Volpi) e di Solbiate Olona. I Vigili del Fuoco hanno constatato la non pericolosità della sostanza presente nelle acque.

Si tratterebbe dei soliti tensioattivi, probabilmente rilasciati sempre dalla stessa azienda. Ora la segnalazione di questo nuovo caso di inquinamento giungerà alle orecchie dei consiglieri regionali che a più riprese avevano promesso lo sblocco di fondi per intervenire sul fiume Olona ma il progetto molto ambizioso richiederebbe una cifra ben più alta di quella a disposizione messa in campo dall'assessorato di competenza.

Fonte: Varesenews - 16/01/2012

lunedì 16 gennaio 2012

VERSO UNA PRODUZIONE IDROELETTRICA ECOSOSTENIBILE

Dalla progettazione di centrali a minore impatto al marchio CH2OICE che certifica l’eccellenza
25 Gennaio 2012 presso APER, via Pergolesi, 27 - Milano

L'energia idroelettrica in Italia è ancora la fonte rinnovabile più importante nel bilancio energetico nazionale. E' quindi necessario intervenire sulle centrali idroelettriche esistenti in modo da renderle più efficenti, mitigarne gli inevitabili impatti e progettare i nuovi impianti in modo che gli effetti negativi sull'ambiente siano ridotti al minimo e opportunamente compensati.

Oggi tutto ciò è possibile anche grazie alla certificazione CH2OICE, creata in 3 anni di lavoro con il sostegno dell'Unione Europea, che a Febbraio 2012 arriva sul mercato Italiano.

Per discutere di questi temi Ambiente Italia (Gestore del marchio CH2OICE) e APER (Associazione Produttori Energia da fonti Rinnovabili) organizzano un incontro a Milano il 25 Gennaio 2012, durante il quale saranno presentati anche i nuovi criteri per le valutazioni ambientali delle derivazioni idriche previsti dalla Regione Lombardia.

Ingresso libero. Per ragioni organizzative si prega di inviare conferma a: Ambiente Italia srl Giulio Conte - giulio.conte@ambienteitalia.it, Anna Bombonato - anna.bombonato@ambienteitalia.it Tel. + 39 06 44340129

Jenfelder Au (Amburgo). Il progetto di un nuovo quartiere a zero emissioni (o quasi) dove le acque nere diventano energia.

Amburgo è stata eletta Green Capital 2011 per le forti scelte orientate a una migliore qualità della vita e alla riduzione delle emissioni in una visione strategica e complessiva della città; gli obiettivi sono ambiziosi; riduzione delle emissioni del 40% nel 2020 e dell'80% nel 2050.
Un progetto proiettato al 2020 - l'inizio lavori è previsto per la fine del 2013 - è la costruzione di un nuovo quartiere su un'area di 35 ha, a circa 8 km a nord est di Amburgo; il progetto è ideato con un approccio urbanistico di alta qualità che ha integrato i servizi e le infrastrutture di acqua, energia e rifiuti. Si tratta di un progetto pilota nell'ambito della “Politica nazionale di sviluppo urbano” del Ministero dei trasporti, edilizia e sviluppo urbano.

La riconversione della ex base militare e della caserma di Lettow-Vorbeck in un'area residenziale – chiamata Jenfelder Au - è uno dei progetti di sviluppo urbano più vasti di Amburgo. In Jenfelder Au sono previste 770 unità abitative di cui 630 di nuova costruzione per circa 2000 abitanti – famiglie, aree commerciali e infrastrutture sociali. L'obiettivo è la costruzione di un quartiere a energia zero, attraente e ricco di spazi verdi e di acqua per una popolazione variegata di generazioni diverse, di nazionalità diverse e di diverso reddito. L'offerta abitativa sarà di villette a schiera individuali, in gran parte in proprietà, e condomini. Una parte della caserma verrà mantenuta insieme alla piazza d'armi.

La Hamburg Wasser (Amburgo acque), la più grossa società pubblica tedesca di fornitura di servizi idrici (fornitura d'acqua e di gestione delle acque reflue), nell'ambito di questo progetto, ha ripensato le modalità di gestione delle acque reflue e della produzione di energia e ha optato per un sistema di convogliamento delle acque, anche nere, a partire dai punti di origine; questi offrono un maggior potenziale per combinare servizi infrastrutturali (acqua, energia, rifiuti) in modi più efficienti rispetto al sistema convenzionale che lavora con i flussi di scarico delle acque nere, acque reflue miste e trattamenti end-of-pipe. Pertanto, Hamburg Wasser ha sviluppato un concetto innovativo e integrato per il trattamento delle acque reflue e la produzione di energia, il cosiddetto Hamburger Water Cycle®
(HWC).
Il concetto di Hamburger Water Cycle® è basato sulle seguenti caratteristiche:
  • Separazione all'origine dei differenti flussi di acque reflue: acque nere, grigie e acque di pioggia
  • Raccolta di acque nere concentrate e convogliate nella rete a depressione a partire dal water close
  • Utilizzo di acque nere e biomassa aggiuntiva (per esempio rifiuti organici) in un impianto di biogas di quartiere per la generazione di calore ed elettricità destinati alle utenze
  • Trattamento decentralizzato delle acque grigie da docce, lavandini
  • Gestione in situ delle acque di pioggia
IL concetto di HWC vuole dimostrare una minimizzazione del fabbisogno di energia prodotta da fonti non rinnovabili e valorizzare il potenziale energetico contenuto nella separazione delle acque nere. Soprattutto, l'infrastruttura energetica sarà progettata in modo che la domanda complessiva di calore di Jenfelder Au sia coperta localmente dal biogas, dall'energia geotermica e dal solare termico. Inoltre, più del 50% della domanda di elettricità potrà essere coperta dall'impianto di cogenerazione e da pannelli fotovoltaici che verranno installati dai proprietari delle unità abitative.

Risultati attesi

  • Risparmio di più di 12.500 mc di acqua potabile, con i water close che utilizzano la tecnologia del vuoto;
  • Aumento della concentrazione di materiale organico delle acque nere (da 900mgcod/l a 10.000mgcod/l) necessaria al processo di digestione anaerobica grazie alla bassa diluizione;
  • Autosufficienza termica dell'area e minimizzazione del fabbisogno di energie fossili
  • Utilizzo delle acque di pioggia come elemento di qualificazione paesaggistica per la creazione di laghetti di ritenzione semi-naturali
  • Possibilità di riciclaggio nel futuro dei nutrienti, fosforo e azoto, grazie alle reti separate di acque nere concentrate e acque grigie.

Il processo di pianificazione è stato fin dall'inizio comunicato a tutti gli stakeholders attraverso le riunioni della Stadtteilkonferenz (una sorta di assemblea cittadina permanente). Tutti hanno potuto presentare proposte progettuali al concorso di idee. Il progetto vincente è stato quello dello studio di progettazione urbanistica e del paesaggio West8, olandese, basato su un ampio consenso degli attori locali. Anche il nome del nuovo insediamento è stato individuato attraverso un concorso di idee: ha vinto Jenfelder Au (Au in tedesco significa prato).

I contenuti di questo testo sono in parte tratti da "Hamburger Water Cycle® in Settlement Jenfelder Au – Integrating the Infrastructure Services of Water and Energy", relazione della Hamburg Wasser.

venerdì 13 gennaio 2012

DIARIO DI UNA BICICLETTA


Mostra Proiezione Dibattito sul progetto della nuova pista ciclabile del Parco Media Valle Lambro

ATTIVARE: Incontro pubblico
Mercoledi 18 gennaio 2012 ore 18.30

ATTIVARE, stimolare dei processi e mettere in moto dei meccanismi.

Il progettista stabilisce un dialogo/inclusione con gli attori sociali e diviene animatore/attiva­tore di un azione reale, sul campo.

Gli attori sociali attraverso il metodo del role playing, si identificano nel progetto DIARIO DI UNA BICICLETTA arricchendolo con aspetti di creatività, affettività, fidelizzazione.

ATTIVARE costruisce connessioni, genera permeabilità, sviluppa accessibilità, forma nel ter­ritorio attraversato strategie di socialità spontanee che appartengono ad un processo dinami­co, a politiche sensibili che vogliono coinvolgere tutti i soggetti interessati.

ATTIVA il progetto della pista ciclabile per il Parco Media Valle Lambro!


Spazio MIL, Archivio Sacchi
Via Granelli 1, Sesto San Giovanni (MILANO)

Introducono

Luca Ceccattini > Presidente Parco Media Valle Lambro
Elisabetta Bianchessi > Master Paesaggi Straordinari | NABA - Polimi

Presentano i progetti

Arianna Forcella e Carmen Zuleta Ferrari> Diario di una Bicicletta
Fiab Ciclobby Onlus > Ciclomilano: Il Dossier

Partecipano
Gian Lorenzo Brivio > Delegato del Sindaco Comune Brugherio
Lella Brambilla > As. Ambiente Comune Sesto San Giovanni
Maurizio Diaco > As. Ambiente Comune Cologno Monzese
Stefano Laffi > Docente Sociologia Urbana Università Bicocca Milano
Filippo Romano > Fotografo
Associazione Amici del Parco Medio Lambro
Associazione Podistica San Maurizio
Ciclofficina GASOLIO Cologno Monzese

Link:
www.diariodiunabicicletta.blogspot.com
www.pmvl.it

SAVE THE DATE: 3 FEBBRAIO 2012 - TORINO I CONTRATTI DI FIUME: UN PERCORSO PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO VI TAVOLO NAZIONALE DEI CONTRATTI

SAVE THE DATE: 3 FEBBRAIO 2012 - TORINO I CONTRATTI DI FIUME: UN PERCORSO PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO VI TAVOLO NAZIONALE DEI CONTRATTI DI FIUME
Convegno in collaborazione tra la Direzione Programmazione Strategica, Politiche Territoriali ed Edilizia e la Direzione Ambiente della Regione Piemonte

L'esperienza dei Contratti di Fiume ha ormai raggiunto un'ampia diffusione in Italia: la condivisione della Carta Nazionale può garantire sistematicità e unitarietà all'azione locale. Il lavoro di ricerca che verrà presentato, realizzato dall'Istituto di Ricerche Economico Sociali del Piemonte, illustra lo stato di avanzamento dei contratti di fiume avviati in Piemonte, esamina le principali caratteristiche dei processi di attuazione e ricostruisce in modo approfondito l'esperienza del contratto di fiume Sangone e del costruendo contratto di lago di Viverone. La capacità di collaborare cercando insieme soluzioni nuove rappresenta una sfida da cui nessun territorio si può sottrarre.

Il Convegno si propone come luogo di incontro e di confronto degli esperti delle politiche di sviluppo territoriale e di protezione delle acque, per una proposta concreta di valorizzazione del Contratto di Fiume quale strumento nell'ambito della programmazione locale.

Sono previsti i contributi delle Istituzioni nazionali, rappresentanti del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell'Ambiente, ed europee, rappresentanti della Direzione Generale Regio.

L'incontro si terrà a Torino in via Giolitti n. 36 presso il MUSEO REGIONALE DI SCIENZE NATURALI

Registrazione dell'adesione a: programmazione.negoziata@regione.piemonte.it o via fax al numero 011.4325560 ISCRIVETEVI!

SESSIONE POSTER: nell'ambito nel Convegno è organizzata una sessione poster rappresentativa dei Contratti di Fiume attualmente attivi a livello nazionale. Verranno esposti i lavori che abbiano raggiunto un significativo stato di avanzamento del processo partecipativo. Saranno esposti i primi 25 lavori per i quali sia pervenuta iscrizione. Tutti saranno pubblicati on-line assieme agli atti del convegno. Iscrizioni via mail con oggetto SESSIONE POSTER entro il 27 gennaio 2012 a: programmazione.negoziata@regione.piemonte.it

"BULLONI E FARFALLE : 150 ANNI DI AMBIENTE IN PIEMONTE" Una mostra promossa dalla Direzione Ambiente e dalla Direzione Cultura della Regione Piemonte farà da sfondo alle riflessioni della giornata.


Settore Programmazione Negoziata - Direzione Programmazione Strategica, Politiche Territoriali ed Edilizia della Regione Piemonte

Via Lagrange n. 24 - 10123 Torino

tel. 011.43223989 fax 011.4325560

lunedì 9 gennaio 2012

CIAR CUME' L'ACQUA DEL LAMBER

MARTEDI' 17 GENNAIO, ore 21- Oratorio di Riozzo

Tre giovani reporter, con gli occhi della scoperta, riscrivono in un documentario un fiume deturpato dall'uomo. Un’avventura tra storie, paesaggi e personaggi, dalle sorgenti alla foce del Lambro.

sabato 7 gennaio 2012

Le storie raccontate dal fiume

Viaggio in barca per scoprire il Lambro da San Zenone a Corte Sant’Andrea
Tre registe e un giornalista attraversano la Bassa tra “porti di mare” e sorprese

Ci sono cose che succedono solo al fiume o al fiume succedono meglio: incontri, tramonti, pensieri. Se succedono anche al Lambro vuol dire che San Zenone, Graffignana e Orio Litta sono posti di fiume: è stato così da sempre (chi lo avrebbe mai discusso?) fin quando se ne sono dimenticati tutti, rimuovendo il problema - il cancro del corso d’acqua - dimenticandosene. La notizia dopo due giorni di navigazione, interviste e storie, è questa: il Lambro è un fiume. Non uno scolo, una fogna, un collettore. Un fiume. Adagio, con la grazia silenziosa delle buone notizie, sta tornando a vivere e far vivere. L’acqua migliora per l’apertura di depuratori grossi (a Milano) e piccoli (a Salerano, uno fra altri esempi); qualcuno pesca, come Roberto Milanesi di Mairano, che ci ha trovato i lucci; pochissimo odore, ma ancora plastica appesa agli alberi, assorbenti, masserizie dell’edilizia e pattumiera di ogni genere nelle anse, sulle rive, giù per i costoni.

Grazie all’intraprendenza di tre giovani registe, Elena Maggioni di Lecco, Carlotta Marrucci di Siena e Federica Hulda Orrù di Milano, cinque anni dopo, «il Cittadino» è di nuovo sceso con una barca lungo tutto il basso corso del Lambro: da Santa Maria in Prato, frazione di San Zenone, fino a Corte Sant’Andrea, dove il corso d’acqua, rinforzato dalle piogge, entra fra i gorghi nella corrente del Po.

Si lasciano gli ormeggi nella tenuta di Andrea Rognoni, guardia giurata in pensione, difese pure Silvio Berlusconi: uomo fermo e per anni armato, quasi piange ricordando la sua infanzia fluviale, con l’acqua da bere e i gamberi d’acqua dolce. «Non è giorno per navigare», dice, e cerca di convincere l’equipaggio - tre donne e un uomo - a rimandare la partenza. «Ci sono le rapide, a Salerano», anticipa, ma quando s’arriva sotto il ponte storico della vecchia dogana del sale, la barca (detta Suculina e generosamente data in prestito da Nüm del Burgh), sobbalza ma resiste ai flutti.

Cominciano a vedersi gli scarichi in alveo, poca roba, getti d’acqua, ma sono davvero molti. Non da tutti esce acqua sporca: ma come possibile, in ogni caso, controllarli, per tutte le ore del giorno e della notte? In pochissimo tempo, uno solo di questi può generare un disastro ambientale, come successo nel febbraio 2010 con la Lombarda Petroli, lasciando pressoché impuniti i responsabili, essendo, notoriamente, la Bassa Padana un dedalo d’acque.

A Casaletto Lodigiano non si può non incontrare Roberto Smacchia, che da anni rovista nelle carte a caccia delle strade strane percorse dai nomi dei posti. Perché il Lambro si chiama così? Lambro come lampròs (in greco, “lucente”)? O Lambro come elafròs, nella stessa lingua, “svelto”? Chissà. Se ne parla davanti a un buon bicchiere di Croatina e tavola imbadita di formaggi e salumi, all’osteria di Beccalzù, sul confine antico fra lodigiano e pavese.

Navigando il fiume verso valle, da queste parti come i corsi giovani in zone di terra, pieno di anse a gomito, passiamo sotto la nuovissima passerella pedonale di Castiraga Vidardo. Si entra a Sant’Angelo Lodigiano: da terra ci individua un signore intento a curare le risaie. «C’era un ponticello in legno da queste parti», informa ad alta voce dalla macchina, un po’ stupito per quello strano aggeggio, un bastone lungo, giallo e lilla, ferrato in fondo. Per entrare in paese bisognerebbe girare a destra e imboccare il Lambro meridionale. Comincia a piovere e allora teniamo il buon vecchio Lambro delle Prealpi, una tangenziale acquatica del borgo barasino. Rive altissime per tornare a terra, e andare a riparasi, centinaia di metri nelle ranse (voce lodigiana-agricola per chiamare le sterpaglie), poi finalmente una risaia, una stradina, una cascina, e un passaggio per rifugiarsi a Corno Giovine, nella calda soffitta in legno di un amico.

Colazione al bar Laghetto - porto di mare della Bassa - e da Corno si ritorna fra Sant’Angelo, Bargano e Graffignana, dove la Suculina ha dormito, ben legata a un salice.

Si naviga con solleone e cielo blu un po’ americano dell’Ovest, di quando il piovasco nella notte ha finito il suo lavoro. Si naviga in mezzo alla melga, al mais, fra vecchi salici e qualche quercia. L’idea magica che questa fu per secoli un’autostrada del Sole percorsa da barche veneziane verso Milano. Noi scendiamo dove sono saliti marmi del Duomo di Milano, tanto sale, e chissà cos’altro, e chi altro.

Scendiamo e bussiamo la porta di una cascina. Un’anziana piange la morte, recente, del marito. E dice: «Ah, lü, alter che un giurnalista. El me òm!». Ah, lui, mio marito, altro che un giornalista. «Lui sapeva tutto del Lambro. Ha vissuto tutte le piene». Lei, però, ricorda bene di quando era bambina e andava a pescare i pesciolini nelle marcite, tirandoli su con lo scolapasta.

A San Colombano il fiume s’allarga e si raddrizza. Ci sorprende una visita non attesa di Gino Cassinelli, mitico presidente di Nüm del Burgh, venuto con un camioncino pieno di prosciutto e melone, mozzarelle, pane prosciutto e spumante. Qualcuno racconta che una volta, da qui, il Lambro non andava dritto a sfociare nell’ansa del Po, ma scodinzolasse nella Bassa fin dalle parti, appunto, di Corno Giovine. Fra gli arbusti più presenti, c’è il sambuco, con i suoi ombrelli di bacche ben mature in questo periodo. Ci sono anche idrovore, nascoste nella vegetazione, che pompano acqua di fiume nei campi. Non sta a noi stabilire se sia adatta. Di certo è un rischio, immetterla nel ciclo di produzione alimentare.

Siamo, e si capisce dalla larghezza dell’orizzonte, e dai pioppi, nella Bassa. Ci seguono, ma ormai l’occhio è abituato, alberi ricoperti di plastica, e frutti galleggianti del progresso, stampanti e passeggini, arenati, infangati. Saltare le cascatelle di Orio Litta è una cosa un po’ da matti, la barca si gira, scende di poppa, imbarca acqua ma restiamo a galla. E’ salva anche l’attrezzatura della regista, che affronta il salto coricandosi tra le panche della Suculina.

Con il fiume un po’ pienotto, il Lambro fa fatica a penetrare la corrente: si forma quindi una specie di lago, con i gorghi, alla confluenza. Intanto, intorno, il gigantesco silenzio del grande fiume. Vien giù anche il sole, rosso fuoco in acqua, sulla spiaggetta di Corte Sant’Andrea. Siamo di nuovo a terra, due giorni dopo, e sembrano due mesi. Accoglienza dalla gente del posto, che non crede al salto del ponte di Orio, e racconta. Ti rendi conto che il fiume non sposta acqua ma è un nastro trasportatore di storie, e quanto ci avesse preso Gianni Brera, scrivendo pochi curvoni più a monte: «Non madre è la terra per i Padani, ma padri sono i Padani della loro terra, cui aggiunsero per millenni la propria carne e le proprie ossa (sui tozzi campanili lombardi, al tramonto, voi vedrete rosseggiare ancora oggi quel sangue tenace)».

Fonte: Il Cittadino.it articolo di Stefano Rotta del 29 dicembre 2011

SICCITA’: SCORTE IDRICHE AI MINIMI STORICI, MANCANO 2 MILIARDI DI METRI CUBI D’ACQUA

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