lunedì 30 gennaio 2012

«Metalli pesanti nella roggia Molina» Agricoltore chiede 1,8 milioni di danni a comune e Astem

Si è aperto il primo processo per lo scandalo della roggia Molina, ma è un processo davanti al giudice civile: quello penale, se mai ci sarà, deve ancora attendere i tempi di indagini che si stanno rivelando più complesse del previsto. Ieri innanzi al giudice Stefania Calò si è tenuta la prima udienza della causa promossa dall’agricoltore Pietro Zanaboni, il quale chiede al comune di Lodi e all’Astem un milione e 800mila euro di danni per l’inquinamento che la roggia, quando esonda, causa e rischia di causare nei suoi campi tra la Selvagreca e l’Adda.

Non una cifra a caso, quella richiesta dal suo difensore Francesco Borasi: già un anno fa, infatti, e sempre su istanza dell’agricoltore, un ctu del tribunale di Lodi aveva depositato una perizia giurata in cui si quantificava in oltre un milione di euro il costo per la bonifica del tratto finale del corso d’acqua. Perché le analisi avevano evidenziato anche la presenza di metalli pesanti nei sedimenti grigiastri che negli anni la roggia ha depositato nell’alveo. E con le piene quel fango rischia di spandersi anche nei campi. A questo danno, frutto di una perizia cui avevano partecipato in contraddittorio anche i tecnici di Astem e Broletto, i legali dell’agricoltore ne aggiungono altri, tra cui le molestie olfattive. Una battaglia legale che a Zanaboni è già costata oltre 30mila euro, principalmente per analisi.

Zanaboni aveva iniziato a segnalare il degrado della Molina nel 1985, all’amministrazione di Andrea Cancellato, «e poi a ogni nuova amministrazione facevo presente il problema - spiega l'agricoltore -. Speravo che dopo la perizia il comune si sarebbe mosso. Invece penso che attendano una sentenza prima di intervenire».

Nel 2009 anche un esposto alla procura della Repubblica, e finalmente nell’autunno scorso la Forestale è partita con campionamenti di acque a monte, a valle e sui reflui del depuratore della città di Lodi. Che a sua volta scarica nella Molina. Già negli anni ’90 un documento dell’Asl suggeriva di collettare le acque della roggia, in uscita sotto la scarpata di Porta Cremona, e di portarle nel depuratore, perché le analisi dicevano che erano acque di fogna. Ma non risulta che il costoso impianto fu mai realizzato. E ora il comune nella memoria difensiva di 50 pagine redatta dall’avvocato Sabrina Tamagni, scrive che la roggia Molina non è un tronco di fognatura ma a tutti gli effetti appartiene al reticolo idrico superficiale, e che le acque sono a norma. «Ma se sono a norma - riflette l’agricoltore - perché ci sono quei fanghi?».

Il giudice civile si è riservato di valutare gli atti per fissare una nuova udienza, la procura invece attende le videoispezioni per censire gli scarichi nella roggia, che nasce a Montanaso, attraversa Lodi da nord-ovest a sud-est e poi si butta in Adda. E che periodicamente esonda perché raccoglie anche le acque piovane. Dal Broletto nessun commento ufficiale, per ora, ma si ricordano gli investimenti attuati e in corso per mandare tutti gli scarichi in fognatura, e il potenziamento del depuratore nel 2005. Magari un giorno si scoprirà che è tutto a norma. Ma basta andare a vedere com'è la Molina quando finisce in Adda, in zona Valgrassa, perché venga in mente la parola “scandalo”.

Fonte: Il Cittadino di Lodi - articolo di Carlo Catena (30 gennaio 2012)

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