martedì 30 dicembre 2008

A Napoli è possibile riciclare l’olio da cucina

Disperdere nell’ambiente l’olio utilizzato in cucina, come quello delle fritture o quello nelle scatolette di tonno, nuoce gravemente alla salute dei mari dove questo defluisce dopo essere stato versato nel lavandino. L’olio, infatti è difficile da smaltire, distrugge l’equilibrio che regola certi ecosistemi, disperso nell’acqua ne impedisce l’ossigenazione e provoca danni a scarichi e impianti fognari.

In merito alla questione, andrebbero presi alcuni provvedimenti che invece sembrano mancare, sia a livello informativo che risolutivo del problema. Una voce fuori dal coro è l’iniziativa napoletana ‘Ricomincio da te’, per la raccolta porta a porta dell’olio usato in cucina.

Partito un anno fa grazie al meetup di Acerra, per cui i volontari raccoglievano in piazza due volte a settimana l’olio casalingo, in una città dove non esiste ancora la raccolta differenziata, l’idea sbarca su facebook. Gli interessati dovranno iscriversi sul social network e contattarli.

Fonte: Ecoblog venerdì 12 dicembre 2008

Effetti dei cambiamenti climatici sulle riserve d'acqua

Cambiamenti climatici e acque sotterranee Si parla sempre dello scioglimento dei ghiacciai e dell’innalzamento dei mari, ma come variano le riserve d’acqua dolce (alias le falde acquifere) con il progredire dei cambiamenti climatici?

Al MIT (Massachusetts Institute of Technology) ci hanno pensato e hanno fatto qualche calcolo, arrivando a dire che gli effetti sulle acque sotterranee possono anche essere più rilevanti dei cambiamenti nelle precipitazioni.

Qualche numero, se le precipitazioni dovessero aumentare del 20%, la variazione delle acque di falda può arrivare anche al 40%. Nel caso negativo, ovvero riduzione per esempio del 20%, si può arrivare a una diminuzione del 70% della ricarica delle falde.

Ovviamente nel fare questi conti bisogna tenere in considerazione molti fattori, tra cui il tipo di suolo, il tipo e la quantità di vegetazione, la stagione (ovvero se siamo in momenti di crescita delle piante - che quindi assorbono più acqua - o meno), e il tipo di precipitazioni (se brevi ma intense determinano minor penetrazione nel sottosuolo).

Comunque la ricerca ci dice che l’effetto dei cambiamenti climatici sulle falde sotterranee, e quindi sulle nostre riserve di acqua potabile, è di magnitudo più grave di quello sulle piogge, e quindi decisamente un problema da non sottovalutare.

Fonte: Ecoblog martedì 30 dicembre

Mobilità sostenibile: il vaporetto a idrogeno di Venezia

Ne avevamo parlato oltre 2 anni fa, adesso è effettivamente partito il progetto del vaporetto a celle a combustibile a idrogeno per Venezia. Il vaporetto a idrogeno, già denominato Vision, fa parte del piano del Ministero dello Sviluppo Economico Industria 2015, relativo alla Mobilità sostenibile, e vede tra i partecipanti Fincantieri ed Ansaldo.

Vision, è a tutti gli effetti un mezzo elettrico alimentato a idrogeno ed elettricità fotovoltaica, prodotta dai pannelli sul tetto, che contribuirà a risolvere il problema dell’inquinamento in laguna provocato dai motori diesel convenzionali, ma anche alla riduzione dello spostamento d’acqua delle imbarcazioni (che danneggia le fondamenta dei palazzi della Serenissima). I tecnici hanno dichiarato che Vision “sarà silenzioso come una gondola”.

Il progetto beneficerà di un finanziamento totale di 12 milioni di euro (di cui 5 pubblici) su tre anni a partire dal prossimo febbraio. Dal 2012 inizierà la costruzione di 12 vaporetti che saranno consegnati nel 2013; il costo unitario previsto è di 2 milioni di euro a vaporetto. Vision potrebbe essere adatto sia per i navigli di Milano che per la navigazione lacustre in generale.

Da sottolineare che Vision rappresenta un’applicazione sinergica alla mobilità lagunare sostenibile dell’area veneziana, interessata da ulteriori investimenti innovativi. L’Enel, ad esempio, sta costruendo a Porto Marghera una centrale elettrica a idrogeno, nell’ambito dell’Hydrogen Park, che rappresenta una componente sostanziale della riconversione del polo chimico alle tecnologie pulite.

Fonte: Ecoblog martedì 30 dicembre 2008



lunedì 22 dicembre 2008

Le acque italiane sempre meno potabili



Acqua poco potabile quella italiana, infestata di pesticidi. Sono almeno 131 quelli trovati e nel 36,6% dei casi, le concentrazioni superano i limiti di legge delle acque potabili. Questi i dati 2006 contenuti nel dossier «Residui di prodotti fitosanitari nelle acque-Rapporto annuale, dati 2006» realizzato dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) e reso noto oggi. I risultati del monitoraggio 2006, quindi, «confermano e rendono più evidente uno stato di contaminazione già rilevato negli anni precedenti». Per alcune sostanze, la contaminazione è molto diffusa e interessa sia le acque superficiali, sia quelle sotterranee di diverse regioni «e prefigura la necessità di interventi di mitigazione dell'impatto». In particolare, in Italia si impiegano circa 300 tipi di sostanze diverse, per un quantitativo complessivo di circa 150.000 tonnellate all'anno. I dati relativi al 2006 mostrano una contaminazione diffusa nelle acque superficiali, dove è stata riscontrata nel 57,3% dei 1.123 punti di monitoraggio, nel 36,6% dei casi con concentrazioni superiori ai limiti previsti dalla legge. Nelle acque sotterranee, invece, sono risultati contaminati a diverso grado il 31,5% dei 2.280 punti totali di rilevamento, con il superamento dei limiti di potabilità nel 10,3% dei casi. Tra le contaminazioni più diffuse, secondo l'Ispra, «vi è quella dovuta alla terbutilazina, utilizzata in particolare nella coltura del mais e del sorgo. La contaminazione è diffusa in tutta l'area padano-veneta ma anche in alcune regioni del centro-sud».

Fonte: Il manifesto, 20-12-2008

Acqua, un diritto universale

Acqua, un diritto universale
di Emilio Molinari, Rosario Lembo

Il 10 dicembre 2008 è stato il 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani. Quale diritto umano è più universale, più naturale, più vitale, del diritto all'acqua? Eppure L'Onu, L'Ue, i G8, la stragrande maggioranza dei governi del mondo compreso il nostro, si rifiutano di dichiarare l'acqua come Diritto umano e si rifiutano di definire 50 litri di acqua di buona qualità per persona al giorno, come la quantità minima per vivere dignitosamente, così come afferma l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). L'Onu non si pronuncia e il suo Consiglio dei diritto umani nel marzo scorso ha rinviato di tre anni il rapporto sui diritti umani.

Ma nel nostro paese nessuno sembra indignarsi per questo. L'acqua è un Bene comune? Lo afferma il Compendio alla dottrina sociale della Chiesa, il Cnel sostiene che non è un prodotto commerciale e persino il ministro Tremonti dichiara che non può essere regolato dal mercato. Ma il 6 agosto il parlamento italiano ha votato la legge 133 dove all'articolo 23 bis, si fa obbligo ai comuni di privatizzare tutti i servizi pubblici locali, compresi i servizi idrici, dichiarandoli servizi di «rilevanza economica», in una parola l'acqua potabile diventa un bene economico la cui gestione è affidata al mercato. Inoltre, cosa vuol dire privatizzare tutti i servizi pubblici locali? E' lo svuotamento più clamoroso della funzione dei comuni e della democrazia. Cosa resta ai comuni? Gestire le paure dei cittadini? Vendere territorio, parchi e coste agli speculatori di sempre per fare cassa? Mettersi a giocare in borsa con i derivati?
Succede in Italia. E alla Lega vorremmo dire: che senso ha parlare di federalismo quando i beni comuni fondamentali dei territori, vengono consegnati a multinazionali? Privatizzare tutta l'acqua potabile del nostro paese è un terribile salto nel buio, è privatizzare la vita stessa dei cittadini italiani, giocarla in borsa, consegnarla al profitto privato, nelle mani di un cartello monopolistico di 4 multiutility (Acea- Iride- Hera-A2A) , di 2 multinazionali francesi Suez-Lyonnais des eaux e Veolia, di alcune banche come il Monte dei Paschi e a imprenditori come Caltagirone e Pisante. E' inutile girare attorno alle parole: le privatizzazioni, la legge 133, l'art. 23 bis sono una nuova tangentopoli italiana, la conferma che nel nostro paese la questione morale è completamente trasversale.
Succede in Italia, mentre il comune di Parigi toglie a Suez e Veolia il servizio idrico e lo riprende nelle proprie mani pubbliche, mentre paesi dell'America latina dichiarano nelle Costituzioni che l'acqua è un diritto umano e un bene comune pubblico. Mentre nella stessa Europa il Belgio dichiara con leggi che l'acqua è un bene comune da gestire come servizio pubblico, in Italia la politica nel suo insieme partorisce la legge 133 art. 23 bis. Eppure pochi sembrano indignarsi col governo che mette ai voti una simile legge e con l'opposizione che lo attacca perché non ha privatizzato con più decisione. Nessuno si ribella né scende nelle piazze o sommerge con una valanga di mail i propri partiti. Qualche sindaco ha un moto di dignità, protesta, oppone resistenza, qualche coraggioso giornalista denuncia con forza la gravità di quanto sta accadendo, ma l'indifferenza della società civile sconcerta. Per l'acqua potabile, nelle mani delle multinazionali o della criminalità organizzata, per l'aria di cui si vendono le quote di inquinamento, per le morti sul lavoro, il cibo, la privatizzazione delle Università e della conoscenza, per i grandi diritti universali, sociali e collettivi, non c'è indignazione, né mobilitazione, nemmeno tra i lavoratori, chiusi di fatto in una dimensione corporativa. Solo gli studenti, con la loro lotta si collocano in questo passaggio epocale che è la mercificazione dei beni comuni di cui la 133 è la concretizzazione.

L'acqua che pure è donna e madre, è fertilità, non suscita reazioni nei movimenti femminili e femministi, e come nei movimenti per i diritti degli omosessuali. Eppure il diritto negato all'acqua, discrimina chi non ha i mezzi per pagarla e è la negazione d'ogni civiltà. Il bene comune chiede a tutti di cogliere l'interesse generale, il contenuto che unifica l'intera comunità e la chiama alla partecipazione.

Ecco perché In occasione della giornata Mondiale dei Diritti Umani, come Comitato italiano per un contratto mondiale sull'acqua lanciamo un appello a tutti i movimenti, affinché condividano la nostra indignazione e lottino con noi. E' un appello che rivolgiamo anche alla Chiesa italiana e alle sue massime autorità che proclamano il diritto alla vita nelle scelte personali, ma tacciono sulla vendita obbligata del dono di dio e non denunciano il mancato riconoscimento dell'universale diritto sociale e collettivo all'acqua per tutti.

Chiediamo al Parlamento europeo che concretizzi i principi della risoluzione del marzo 2006 sul carattere pubblico dei servizi idrici, alla commissione europea affinché al 5° Forum Mondiale di Istanbul riconosca il diritto all'acqua e affidi all'Onu il Forum mondiale. Ai parlamentari italiani chiediamo un ripensamento sull'articolo 23 bis e un piano di investimenti pubblici per riparare le reti idriche e per finanziare progetti pubblici che portino l'acqua potabile a chi nel mondo non ne ha.
L'Onu nel 2006 ci ha informato che c'è una Crisi Mondiale dell'Acqua, che entro 30 anni il 60 per cento della popolazione vivrà al di sotto della soglia del conflitto idrico di 1000 metri cubi all'anno per persona, che il 48 per cento della domanda di acqua resterà senza risposta, che gli epicentri della crisi saranno: Cina-India, Usa, Mediterraneo, che 820 milioni di contadini oggi al livello di sussistenza verranno spazzati via e che 1 miliardo di profughi idrici si aggirerà disperata per il mondo.

Ma 4 Forum Mondiali dell'Acqua, presieduti dalle multinazionali Suez Lyonnais des eaux e Veolia, hanno impedito l'affermarsi del diritto umano all'acqua, l'Onu nel marzo di quest'anno ha conferito a un gruppo di imprese multinazionali utilizzatrici dell'acqua (Nestlè, Coca Cola, Pepsi Cola, Unilever, Levi Strauss, General Electric) il mandato di redigere un «Patto Mondiale per l'Acqua» che assieme al 3° Rapporto sui Programmi di gestione mondiale dell'acqua, saranno presentate come proposte per il 5° Forum Mondiale dell'acqua (marzo 2009 Istanbul) .

Tacere di fronte a queste scenari è un crimine, che ci rende tutti responsabili di aver firmato una cambiale per le prossime terribili guerre. Denunciare questa indifferenza è il modo migliore per onorare la Dichiarazione universale dei diritti umani .
E il Comitato italiano che ha partecipato alla manifestazione promossa da un Coalizione europea di venti e più associazioni impegnate a difesa dell'acqua che si è svolta il 10 dicembre davanti al Parlamento europeo, intende farlo con questo appello.
* Comitato italiano Contratto mondiale sull'acqua-Onlus (
www.contrattoacqua.it)

Fonte: Il Manifesto del 19/12/2008, articolo di Emilio Molinari, Rosario Lembo

mercoledì 26 novembre 2008

Cromo esavalente nella falda di Treviglio

Treviglio Carroccio contro Borghi: «Dall'opposizione faceva interpellanze preoccupate, ora minimizza».
L'assessore: dati non rassicuranti Cromo nell'acqua, la Lega accusa il doppiopesismo del sindaco


DAL NOSTRO INVIATO
TREVIGLIO (Bergamo) — Resta alto a Treviglio l'allarme per l'inquinamento. La terra intrisa di veleni continua a portare nelle case cocktail di sostanze chimiche disparate, frutto dei disastri provocati da varie industrie, tutte ugualmente tossiche e che navigano tra le falde dei pozzi. Concentrazioni nei limiti di legge, certamente, ma spia di una situazione che - per alcuni versi - invece di migliorare peggiora.
E' il caso dell'inquinamento da cromo esavalente che, dopo lo sversamento in una fabbrica di Ciserano, la Castelcrom, da otto anni si insinua nei pozzi di Treviglio. Nel 2001 la Regione avviò una bonifica, ma i risultati - al di là delle strumentalizzazioni di alcune parti politiche non hanno dato i frutti sperati e ora si stima che ci vorranno altri sette anni per liberare i nove pozzi di Treviglio da quel veleno notoriamente cancerogeno. Un sistema per migliorare rapidamente la qualità dell'acqua ci sarebbe: attingere più in profondità (come accade altrove), arrivando a cento metri e oltre (oggi alcuni pozzi di Treviglio si fermano a 40-60 metri). Ma questa soluzione si è arenata nelle pastoie della burocrazia (la legge richiede persino una valutazione di impatto ambientale) e ora è ferma sul tavolo della Regione. Per aggirare gli ostacoli ci vorrebbe quanto meno il riconoscimento del carattere di urgenza dell'intervento e per questo, dice l'assessore all'Ambiente del Comune, Alice Tura, è stato chiesto alle Regione di convocare subito una conferenza dei servizi.
Alle lunghezze della burocrazia si somma la contraddittorietà della legge sui limiti di cromo esavalente. Premesso che nell'acqua potabile non ci dovrebbe essere perché in natura non esiste, la normativa europea fissa limiti solo per il cromo totale (50 microgrammi per litro), che comprende il pericoloso esavalente ma anche il benefico (scherzi della chimica) trivalente. Per il cromo esavalente esiste un limite soltanto per i pozzi di spurgo scavati a fini di bonifica: 5 microgrammi per litro. Detto questo, sino all'inizio del 2008 Arpa e Cogeide (la società che gestisce l'acqua potabile) avevano rilevato in alcuni pozzi punte di oltre 20 microgrammi per il solo esavalente. «Ma - dice Patrizio Dolcini di Legambiente - a preoccupare ci sono anche altre sostanze pericolose, come i nitrati, presenti in percentuali altissime». Secondo i dati dell'assessore siamo a 25-26 milligrammi per litro (il limite è di 50). Questo inquinamento deriva dagli allevamenti di suini e bovini nei comuni circostanti, ma anche da fertilizzanti agricoli. Altri veleni sono stati prodotti da industrie (come la Farchemia o la Baslini) che con l'inquinamento del terreno hanno portato nei rubinetti perfino arsenico e sostanze farmaceutiche come i derivati delle benzodiazepine.
Alcune bonifiche sono in corso, per altre esiste solo un progetto. Il sindaco Ariella Borghi, che dal 2006 guida una giunta di centrosinistra, assicura che la situazione è sotto controllo, anche se l'assessore Tura mentre sfoglia le ultime analisi dell'Arpa dice che «i dati non sono rassicuranti». Critica, ovviamente, l'opposizione. Dice Patrizia Siliprandi (Lega): «Il sindaco quando era all'opposizione faceva interpellanze preoccupate, ora dimostra solo di essere un'irresponsabile.


Fonte: Corriere della Sera 25/11/2008


Acqua potabile di Monza


1. E’ tornato di moda bere l’acqua del rubinetto, ma che qualità ha a Monza? Le informazioni riportate dal sito web di Agam, integrate da altre sulla clorazione, mostrano al mese di ottobre 2008 un’acqua di buona qualità con presenza di elementi chimici al massimo del 50% rispetto ai limiti indicati dalla Legge in vigore in Italia.
2. Va detto, tuttavia, che ci sono sostanze (come l’arsenico) che non c’è l’obbligo di rilevare. E anche che i nitrati medi a Monza sono 25 mg/l, la metà dei 50 di legge, ma cinque volte il limite consigliato dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Bassa la presenza di solventi, media quella di trieline. Non rilevati per legge gli acidi aloacetici, "probabili cancerogeni" (B/IARC).
3. Il confronto con acque minerali in bottiglia si può vedere nel documento scaricabile qui sotto. Va precisato che queste possono avere per legge valori più elevati per le sostanze chimiche, cosa non sempre positiva. Inoltre, le bottiglie in plastica rilasciano piccole quantità di inquinanti aggiuntivi (il vetro no). Alla fine, sì all’acqua del rubinetto di Monza, ma con qualche riserva.

Analisi di Agam

Fonte: www.hqmonza.it (Comitato San Fruttuoso)

mercoledì 19 novembre 2008

11.000 borracce per bere l'acqua del rubinetto

Nei mesi di luglio e agosto Hera ha distribuito 11.000 borracce da riempire con l’acqua del rubinetto e utilizzare in ogni momento, al lavoro e nel tempo libero. Le borracce sono state distribuite a tutti i 6.400 lavoratori del Gruppo e ai clienti (circa 5.000) presso i principali sportelli aziendali. L’iniziativa, tesa a incentivare l’utilizzo dell’acqua del rubinetto e a favorire così la salvaguardia dell’ambiente, si inserisce all’interno dell’iniziativa Hera2O che ha visto l’azienda impegnata nell’installazione di erogatori di acqua di rete nelle proprie mense e negli uffici.

lunedì 20 ottobre 2008

Acqua del rubinetto alle mense delle scuole elementari

A tavola, nelle mense scolastiche, la bottiglia “confezionata” viene sostituita dalla caraffa con l’acqua del rubinetto. A partire da quest’anno scolastico, i Servizi Educativi del Comune di Varese hanno introdotto questa novità nel menu dei ragazzi delle elementari e delle media.
L’assessorato è da tempo impegnati in alcuni progetti con la finalità di sensibilizzare i bambini delle scuole dell’obbligo e le loro famiglie all’adozione di comportamenti quotidiani che favoriscano la salvaguardia dell’ambiente.
“A tal riguardo – spiega l’assessore alle Politiche educative Patrizia Tomassini (nella foto) - nell’ambito della ristorazione scolastica, oltre che prevedere l’utilizzo di moltissimi ingredienti provenienti da agricoltura biologica e chiedere all’azienda gestore del servizio di ristorazione scolastica l’acquisto di furgoni per la veicolazione dei pasti a basso tasso di inquinamento, si è deciso di servire nelle mense delle scuole dell’obbligo, a partire dal presente anno scolastico, acqua del rubinetto anziché acqua in bottiglia, sull’esempio di molti comuni italiani ( tra cui Milano, Roma, Firenze, Bologna, Venezia, Torino, Genova, Como). L’obiettivo che l’Amministrazione intende raggiungere attraverso questo progetto è di tipo educativo, in quanto mira a dimostrare che è possibile utilizzare al meglio le limitate risorse del nostro pianeta: l’utilizzo di acqua di rete permette di evitare l’impatto energetico e l’inquinamento derivante dal trasporto e il riciclaggio e/o lo smaltimento delle ingombranti e pesanti bottiglie di plastica”.
Il 28 maggio 2008 si è tenuta una Commissione Mensa per raccogliere il parere dei rappresentanti dei genitori e degli insegnanti su questa iniziativa. Vi hanno preso parte, in qualità di controllori dello stato igienico dell’acqua di Varese, il Dipartimento di Prevenzione Medico dell’ASL di Varese, il Distretto Socio Sanitario di Varese e Aspem in qualità di erogatore del servizio.
Entrambe le aziende, ASL e Aspem, verificano costantemente lo stato di salute dell’acqua; questa, come garantito all’assemblea, è di buona qualità igienica oltre ogni ragionevole dubbio. Inoltre l’ASL si è resa disponibile ad effettuare nel corso dei prossimi mesi, controlli analitici dell’acqua prelevata ai rubinetti da cui vengono riempite le brocche servite in tavola, al fine di verificare lo stato delle tubazioni interne della scuola.
Dal comune fanno sapere che "le analisi finora effettuate confermano che l’acqua dell’acquedotto non ha niente da invidiare all’acqua confezionata.
L’assemblea si è dimostrata largamente favorevole all’iniziativa e a settembre l’azienda gestore del servizio di ristorazione, Avenace Italia, ha fornito le brocche che i bambini hanno trovato in tavola".
L’acqua del rubinetto, aggiungono da Palazzo Estense, in caraffa sarà "servita" anche durante i consigli comunali e durante la giunta, al posto dell’acqua in bottiglia.

Fonte: Varese News
Mercoledi 1 Ottobre 2008 redazione@varesenews.it

martedì 23 settembre 2008

La paradossale situazione di Manaus

Foto tratta dal sito www.invisiblewater.org

A Manaus manca l'acqua. Bastano queste tre parole per dire di che cosa parla il documentario L'acqua invisibile e soprattutto perchè è interessante da vedere. Manaus è la più importante città brasiliana sul Rio delle Amazzoni, il fiume più grande del mondo. Un paradosso, come dire che la Groenlandia sia a corto di ghiaccio o che in Svizzera non si trovino banche. Perché più di 300 mila abitanti su un milione e 600 mila non hanno accesso al bene più prezioso per la vita, che scorre davanti ai loro occhi in impareggiabile abbondanza. È la domanda centrale a cui cercano di rispondere gli autori, l'italiano Andrea Palladino e la brasiliana Astrid Lima. La loro inchiesta, ricca di dati e di interviste, scava nella privatizzazione del servizio idrico decisa dallo Stato di Amazonas nel 2000 in favore della multinazionale francese Suez. Risultato: le tariffe aumentano, tanto che l'acqua a Manaus è più cara che a Roma, e nessun investimento viene fatto per portare i tubi nelle zone più povere della città. Anche perchè molti abitanti di quelle periferie non avrebbero i soldi per pagare le bollette. Dalla cronica inefficienza dell'azienda pubblica saccheggiata negli anni dai politici locali si passa a una multinazionale privata che innalza presto la bandiera bianca: portare l'acqua nelle case dei poveri non è profittevole, ci pensi lo Stato. Il documentario dura 58 minuti, è prodotto da Boker Media Agency e ha in dvd un contenuto extra, cinque minuti di anticipazione di un documentario sulla privatizzazione dell'acqua in provincia di Latina (vedi l'inchiesta di questo Diario). Si può acquistare su invisiblewater.org a 15 euro (100 per proiezioni pubbliche).

Fonte: Diario, 23 marzo 2007 - Mario Portanova

L'acqua fa gola

Arrivano i privati e le multinazionali, le bollette aumentano del 300%, ma i cittadini protestano e decidono di non pagare più di quanto pagavano prima. Ma Acqualatina manda squadre di vigilantes armati e carabinieri nelle case per ridurre il flusso o staccare addirittura i contatori. Con l'avallo del Comune.

È ormai guerra aperta quella di Acqualatina contro i settemila cittadini di Aprilia che da tre anni contestano un contratto mai approvato dal consiglio comunale. Ai metronotte armati si sono affiancati i carabinieri, che ieri pomeriggio hanno accompagnato un ennesimo intervento per la riduzione del flusso. Una signora di cinquant'anni è stata colta da un malore mentre quattro tecnici della compagnia idrica della provincia di Latina a colpi di piccone le tagliavano l'acqua, mettendo un riduttore che le fornirà pochi litri al giorno.
Il comitato spontaneo dei cittadini di Aprilia ha cercato di far capire ai carabinieri che l'intervento del gruppo scortato dai vigilantes era illegittimo. La clausola che prevede il distacco è stata infatti dichiarata vessatoria dal Tribunale di Latina, mentre sull'intero processo di privatizzazione dell'Ato 4 pendono diversi ricorsi e un'inchiesta della procura della Repubblica. Nessuno ha voluto sentire ragioni. E così, mentre il 118 portava in ospedale la signora, il piccone le spaccava il marciapiede davanti casa, scoprendo i tubi, facendo spazio agli idraulici che preparavano la rondellina con il microforo, concepita per punire il cittadino che contesta la bolletta. Le due transenne posizionate dai tecnici di Acqualatina - guidati da un più che solerte geometra - non sono però riuscite a tenere lontane tutte le ragioni dei cittadini di Aprilia. Dal 2005 loro l'acqua la continuano a pagare al Comune, e gridano con orgoglio che non sono morosi. Ci tengono a rispettare ogni norma, chiedono da anni ai tribunali di far valere le loro ragioni, visto che da un giorno all'altro la bolletta è aumentata, da queste parti, anche del 300%.
Oggi ad Aprilia le ordinanze dei giudici, le disposizioni del Garante regionale delle risorse idriche e settemila contestazioni in corso contro Acqualatina sono divenute carta straccia. E' bastato che il vicesindaco della città, Giovannini, dicesse un mezzo sì alla squadra della spa con scorta armata perché i diritti della donna anziana finissero. E' bastato che la società controllata di fatto dalla multinazionale Veolia mandasse un fax al Comune dicendo di dover fare «interventi all'acquedotto comunale», perché nessuno potesse più opporsi. Conta di più la relazione del consiglio di amministrazione, che ha detto chiaramente che la contestazione di Aprilia va risolta, con le buone o con le cattive, altrimenti sarebbe venuta meno «la continuità aziendale».
Blitz contro la middle class
E' pieno agosto, il momento ideale per i blitz. Sono le 9 del mattino e la ronda del pattuglione con scorta armata di Acqualatina prevede una sosta a via Amsterdam, ad Aprilia. Piccole villette da classe media, il signor Giovanni e la moglie si sono appena alzati. Lui è un pensionato, lavorava alla Goodyear. Forse si aspettavano la visita dei tecnici di Acqualatina, ed è per questo che sul loro contatore avevano messo un lucchetto. Lo hanno fatto in molti ad Aprilia, dato che la custodia dell'idrometro è sotto la loro responsabilità. Spiegano quindi al solerte geometra - accompagnato da ruspa e guardia giurata - che loro il contatore non lo aprono. Ma ieri mattina il pattuglione si ripresenta e questa volta il signor Giovanni chiama i carabinieri. Perché sa che la ragione e un'ordinanza del Tribunale sono dalla sua parte. Ai carabinieri Acqualatina spiega che vuole solo leggere il contatore, questione di un attimo. «Nessun problema», spiegano i due pensionati, e mostrano i numeri dell'idrometro. Tutto risolto, il pattuglione va via.
E' l'una del pomeriggio, quasi 32 gradi. Qualcuno deve aver detto al solerte geometra che la pausa pranzo oggi se la possono scordare. Qualcuno deve aver spiegato ai carabinieri che anche gli azionisti di Acqualatina hanno i loro diritti e che quell'acqua - in pieno agosto - va ridotta. Ribussano quindi alla porta del signor Giovanni e dicono che loro l'autorizzazione l'hanno in tasca. Al comitato per l'acqua pubblica - che assiste i due anziani - spiegano che il Comune di Aprilia aveva autorizzato l'intervento sul pozzetto del marciapiede, visto che non potevano intervenire sul contatore. Dopo qualche minuto arriva una macchina dei vigili urbani e porta un foglio firmato Acqualatina, che richiedeva l'intervento.
I carabinieri cercano di mediare tra Acqualatina, già con il piccone in mano, e il comitato, che cerca di spiegare che esiste un'ordinanza di un giudice che dice chiaramente che i distacchi li può ordinare solo il Tribunale. Si cerca anche l'intervento del Comune, ma la politica ha orecchie solo per gli azionisti della società ed ascolta più le parole del presidente della Provincia, Armando Cusani. Ex democristiano, oggi di Forza Italia, è stato membro del consiglio di amministrazione di Acqualatina e sa chi comanda veramente. Via libera, quindi, e visto che il marciapiede è territorio comunale, per la giunta di Aprilia Acqualatina lo può picconare.
«Sbrighiamoci», dice il pattuglione. Non aspettano neanche che la moglie di Giovanni venga portata via dall'ambulanza. Due infermieri del 118 la sorreggono mentre il selciato davanti casa viene divelto. Il figlio, con la maglietta di Emergency, rimane muto, teso, appoggiato alle transenne, mentre il padre, Giovanni, si allontana. Tocca a lui, forse neanche ventenne, controllare quello che i tecnici stanno facendo.
La strategia della paura
Di riduzioni in questi giorni di pieno agosto Acqualatina ad Aprilia ne ha fatte poco meno di trenta. Nulla di fronte alle settemila contestazioni, ma abbastanza per impaurire, per costringere tutti a pagare. L'obiettivo, in realtà, non è neanche quello di incassare, ma di costringere chi ha contestato ad andare allo sportello. «Basta un piccolo versamento e riapriamo l'acqua», dicono. E subito chiedono di firmare il contratto contestato.
Da Acqualatina nessuno parla. Tutti in ferie, meno il pattuglione, costretto però al silenzio, pena il licenziamento. La legge di una Spa che gestisce un servizio pubblico è questa, sia che si tratti di Ferrovie che di acqua. Nel caso delle società miste pubblico-private - come Acqualatina - il compito è poi ben distribuito: i soci pubblici devono occuparsi di garantire il terreno politico, di ammorbidire, di smussare, di usare le parole giuste. Il socio privato, nel caso Veolia, porta avanti il «core business», prepara i distacchi, gestisce le gare d'appalto.
Le porte del comitato di Aprilia non chiudono in questi giorni di agosto. Tutti hanno rinviato le ferie e continuano ad accogliere 50 cittadini al giorno, che si presentano per poter contestare quel padrone dell'acqua che nessuno ha voluto. Oggi, però, tutti si sentono un po' soli, abbandonati in questo deserto dei diritti che è Aprilia. Di politici oggi a difendere il signor Giovanni e la moglie non ce ne era neanche uno.

Fonte: Il Manifesto- 21 agosto 2008 - Andrea Palladino

giovedì 11 settembre 2008

Concorso per giovani inventori

Con l'obiettivo di stimolare nei ragazzi l'acquisizione del concetto che l'acqua è un elemento rinnovabile, ma non esauribile, l'Assessorato all'Ambiente della Provincia di Milano insieme all'ATO propone agli insegnanti e studenti delle scuole secondarie di primo grado della Provincia di Milano (Milano città esclusa) un'iniziativa sul tema del risparmio idrico: un CONCORSO PER GIOVANI INVENTORI che partirà il 3 novembre 2008.

La partecipazione al concorso può essere di classe o individuale.
Modalità di partecipazione sul sito: www.acquadatutteleparti.it

Per info:
Staff Comunicazioni e Servizi Editoriali
info@staffonline.biz
tel. 0245708644

mercoledì 10 settembre 2008

Parte Imbrocchiamola in Puglia!!!!

L'Italia è il Paese in cui si ha il maggior consumo di acqua in bottiglia nel mondo, con 194 litri pro capite solo nel 2006 (oltre mezzo litro a testa al giorno). Un dato in costante aumento, triplicato in poco più di 20 anni (nel 1985 erano appena 65 litri), e con esso anche il volume di affari per i produttori di acqua minerale è aumentato e di molto. Nel 2006, in Italia, erano attive 189 fonti e 304 marche di acque minerali in grado di generare un volume di affari di 2,2 miliardi di euro, grazie all’imbottigliamento di 12 miliardi di litri di acqua (Beverfood).

L’impatto ambientale derivante dalla filiera delle acque minerali è altrettanto preoccupante: nel 2006, per la sola produzione delle bottiglie, sono state utilizzate 350 mila tonnellate di polietilene tereftalato (PET), con un consumo di 665 mila tonnellate di petrolio e un'emissione di gas serra di circa 910 mila tonnellate di CO2 equivalente. Ma anche la fase del trasporto dell’acqua minerale influisce non poco sulla qualità dell’aria: solo il 18% del totale di bottiglie in commercio viaggia sui treni, tutto il resto lo fa su strada. Inoltre solo un terzo circa delle bottiglie di plastica utilizzate sono state raccolte in maniera differenziata e destinate al riciclaggio.

Per questo insieme alla rivista Altreconomia Legambiente promuove, anche in Puglia, “Imbrocchiamola”, la campagna nazionale della rivista dei consumatori nata per promuovere nei ristoranti, nelle pizzerie e nei bar la somministrazione di acqua del rubinetto piuttosto che quella minerale imbottigliata.

“Imbrocchiamola” è una delle tappe di Ridurre si può, la nuova campagna di Legambiente che nel corso dell’anno promuove iniziative sul territorio per la riduzione dei rifiuti a monte, la prima e la più disattesa R del noto principio comunitario per una corretta gestione dei rifiuti: Riduzione, Riutilizzo, Riciclo, Recupero.

In Puglia, Legambiente ha pensato di realizzare «Imbrocchiamola» anche con la collaborazione dell’Acquedotto Pugliese (AQP), utilizzando i suoi dati sulla qualità dell’acqua di ogni Comune consultabili sul sito di AQP.

Per aderire all’iniziativa dovete inviare la scheda di adesione entro il 25 settembre all’indirizzo campagne@legambientepuglia.it e per ogni chiarimento o spiegazione, potete chiamare Aldo Fusaro al 340/6621544

Invitiamo tutti a bere l'acqua del rubinetto che è buona, controllata, economica e non inquina. Ricordiamo a tutti che l’acqua è un diritto e non una merce!

martedì 9 settembre 2008

Energia da fanghi di depurazione

Produrre energia a partire dai fanghi di depurazione dopo un opportuno procedimento di essiccazione. E' quanto propone di fare la società Solemme del gruppo Acea, nell’area di Monterorotondo Marittimo (GR), a fianco dell’impianto di compostaggio esistente, che la stessa società ha acquisito.

Il progetto, già presentato alla provincia di Grosseto per la dichiarazione di compatibilità ambientale, prevede la realizzazione di un sistema integrato di recupero e valorizzazione energetica dei fanghi, che verrebbero essiccati utilizzando il vapore geotermico di cui la zona di Monterotondo è ricca. Una volta essiccati, i fanghi verrebbero avviati ad un impianto a biomasse integrato con materiale vergine proveniente dalla zona agricola e boschiva circostante, con una produzione di 28.000 Mwe l’anno.

La problematica del trattamento e smaltimento dei fanghi prodotti dai processi di depurazione delle acque reflue urbane ha assunto, negli anni, un'importanza crescente sia a livello nazionale che internazionale. La progressiva attuazione della direttiva che regola il corretto trattamento delle acque reflue, infatti, ha comportato un costante aumento dei quantitativi di fanghi originati dai processi di depurazione.

In Italia i fanghi sono considerati un rifiuto speciale e il loro destino prevalente è lo smaltimento in discarica o, a seconda delle normative regionali specifiche, lo spandimento su terreni agricoli. Il ricorso al compostaggio riguarda una parte minima, data anche la carenza di impianti. Poco sfruttato il trattamento di digestione anaerobica con produzione di biogas (che può poi essere bruciato per produrre calore ed energia elettrica) e materiale organico da avviare a trattamento di compostaggio per farne ammendante agricolo.

Ecosportello News Anno 7 Nr. 153 - 02 09 2008

Parte dal Tolstoj di Desio il progetto per i giovani. Nelle scuole brianzole addio all´acqua minerale

Stop alle bottiglie in ogni istituto verrà posto un distributore con le brocche
*GABRIELE CEREDA *

MONZA - Mai più acqua in bottiglie nelle scuole della Brianza. Parte da Desio il progetto di "Brianzacque" che porterà gli studenti brianzoli di ogni ordine e grado a bere solo acqua del rubinetto. Il primo distributore sarà installato nella scuola primaria Tolstoj, a seguire tutti gli altri istituti della cittadina dell´hinterland milanese e poi quelli dei 52 Comuni della futura Provincia.
L´iniziativa, promossa da "Brianzacque", l´azienda che gestisce la rete idrica della Brianza, vuole sensibilizzare i giovani verso l´uso consapevole dell´oro blu. «È dall´educazione dei giovani che bisogna partire ottenere risultati importanti per la salvaguardia di questa risorsa» dice Filippo Carimati, presidente di Brianzacque. In Brianza, solo il 5 per cento di acqua potabile viene utilizzata per bere o per cucinare. «È un dato che fa riflettere e che ci deve vedere impegnati ad incrementarlo», dice Giampiero Mariani, sindaco del Comune capofila nel progetto. Pone anche l´accento sulla salvaguardia dell´ambiente il primo cittadino di Desio: «Non dimentichiamo che le bottiglie di plastica sono più costose e soprattutto più inquinanti. Pensiamo alle tonnellate di bottiglie di plastica prodotte ogni anno e ai camion che devono viaggiare per trasportarle. È uno spreco che non si può più tollerare».
Ogni istituto sarà dotato di un distributore in grado di garantire l´erogazione di acqua sicura, escludendo possibili proliferazioni di batteri. Ogni scuola avrà a disposizione idonee brocche (una ogni 4 bambini) e periodicamente sarà svolto un controllo della qualità dell´acqua, da parte del Laboratorio chimico di "Brianzacque" e dell´Asl Mi3. A completare il progetto, è prevista la distribuzione a tutti gli alunni di un vademecum per «l´uso responsabile del bene/bere comune».

Articolo de "La Repubblica" di martedì 2 settembre 2008

lunedì 25 agosto 2008

Intervista doppia di molecole d'acqua



Fonte: intervista doppia realizzata dal Meetup Amici di Beppe Grillo Napoli.

Ma quanto viaggia la nostra acqua


Dopo l’imbottigliamento, per arrivare sulle nostre tavole, le acque minerali macinano chilometri in autostrada. L’acqua di rubinetto, distribuita dagli acquedotti, quando arriva in casa vostra non ha fatto un metro su strada. Ecco una mappa dei marchi più venduti in Italia e della distanza, ’sorgente per sorgente’, dalle vostre città.


Fonte: sito www.imbrocchiamola.org


mercoledì 20 agosto 2008

Ristoranti U.S.A. tornano all’acqua del rubinetto. Dal cibo all’acqua gli americani riscoprono il made in U.S.A. (Ansa)

Pubblicato il di foodweek

New York, 30 luglio - Dopo il “mangiare locale” arriva il “bere locale”. Dalla California a New York la nuova tendenza in fatto di ristorazione è di portare in tavola l’acqua del rubinetto dichiarando guerra alle importazioni di acqua in bottiglia.
San Pellegrino, Evian, Perrier addio: locali famosi come Il Buco, Gemma, Del Posto che hanno fatto un patto tra loro per servire agli avventori acqua dell’acquedotto, sono stati nominati dalle guide cittadine ‘water conscious’, cioè sensibili al tema dell’acqua.
L’iniziativa fa seguito a quella, originata in California, del mangiare locale: da qualche tempo, infatti, i ristoratori americani hanno preso la decisione di servire più spesso cibi prodotti in zona e non fatti arrivare per camion da remote aree degli Stati Uniti o importati dall’estero. Tutto ciò per diminuire i prezzi di trasporto, resi insostenibili dal caro petrolio, e per rallentare l’impatto che l’import alimentare ha sull’ambiente.
La campagna dell’acqua è stata lanciata qualche mese fa dall’organizzazione per i diritti dei consumatori ‘Food and Water Watch‘, preoccupata per le conseguenze dei continui rialzi dei prezzi sulle tasche dei cittadini.
Inizialmente sono stati i governi locali a accoglierne le tematiche con la Conferenza dei Sindaci americani che ha di recente approvato una risoluzione in cui invita le amministrazioni municipali a mandare in pensione l’acqua imbottigliata negli edifici pubblici. Ma hanno aderito subito anche ristoranti di lusso della California come il leggendario Chez Panisse della chef Alice Waters a Berkeley, Incanto a San Francisco, città portabandiera del ‘mangiare e bere locale’, e Poggio a Sausalito. New York ha seguito a ruota.
La questione dell’acqua locale è solo l’ultimo capitolo della guerra che da anni si combatte tra l’industria dell’acqua in bottiglia e gli ambientalisti, i quali puntano il dito sull’impatto che l’imbottigliamento provoca sull’ambiente. E se i verdi cantano vittoria anche i consumatori ricaveranno qualche vantaggio: l’iniziativa dell’acqua “locale” metterà un freno ai prezzi, spesso esagerati, con cui veniva portata in tavola l’acqua in bottiglia. (Ansa)

mercoledì 6 agosto 2008

Nuvole e sciacquoni - Il nuovo libro di Giulio Conte

L'acqua è l'"oro blu" del terzio millennio, capace di scatenare conflitti come già accade per il petrolio. Non è infinita, e se quasi un miliardo di persone non ne ha a sufficienza per soddisfsre le necessità primarie, nei paesi dell'Occidente sviluppato spesso la si spreca con grande indifferenza.
La tesi di questo libro è che sia invece possibile ridurre notevolmente i consumi idrici domestici e l'inquinamento da essi provocato senza per questo rinunciare ai livelli di comfort cui siamo abituati. Per farlo è però necessario innescare una piccola "rivoluzione" che, prima che tecnica e politica, è culturale.
Chi ha detto che per scaricare un WC si debba usare acqua potabile? E perchè abbiamo abbandonato la pratica di accumulare e riutilizzare la pioggia?
Nuvole e sciacquoni analizza le strategie che sono state adottate nei secoli per la gestione dell'acqua in casa e in città, e spiega come è possibile usarla in modo più intelligente.


Autore: Giulio Conte
Editore: Edizioni Ambiente
Prezzo: 20 €
Pagine: 205

lunedì 28 luglio 2008

Acqua: liscia o con le bollicine? Meglio quella del rubinetto

Il più efficace è stato lui, Massimo Cacciari. "Bevete l’acqua del sindaco". Con la sua campagna di consumo etico ed economicamente vantaggioso era riuscito finalmente a far bere ai veneziani l’acqua del rubinetto. "Bevo acqua corrente tutti i giorni - assicurava - ed è buonissima". Per dare il buon esempio, durante le riunioni della Giunta a Ca’ Farsetti, Cacciari ha ordinato per i relatori la brocca di acqua minerale al posto della bottiglia del supermercato. Veritas, la società di gestione degli acquedotti veneziani invierà a centomila famiglie una caraffa da frigorifero per incentivare il consumo dell’acqua corrente.

Eppure, prima di Venezia, New York. L’anno scorso a luglio il primo cittadino Michael Bloomberg si mise a capo della crociata contro la mineral water con lo slogan: "Dimenticate la minerale e bevete l’acqua che sgorga direttamente in casa vostra". Anche il suo collega di San Francisco invitava a "farsi il pieno". Ma non solo. E così l’acqua della brocca ha iniziato a vedersi anche sui tavoli dei ristoranti più chic e più cool a costo zero. Poi è arrivata la volta del sindaco di Salt Lake City che ha cercato di sensibilizzare i consumatori puntando sulla difesa dell’ambiente. In California numerosi ristoranti hanno iniziato a servire solo ed esclusivamente acqua del rubinetto.

La caraffa torna a sfidare la minerale. Sa più di casa e ti libera dall’ossessione del residuo fisso, dei sali, della dieta e del plin plin. E magari fa risparmiare anche un po’ di vetro, plastica e un bel po’ di soldi. L’America, come spesso accade, in queste cose fa tendenza.
E in Europa? A Roma, dopo 250mila prelievi dai propri acquedotti, il comune ha deciso di rendere pubblica la carta d’identità della propria acqua, che risulta essere buona, fresca e molto meno dispendiosa.

Da 100 a mille volte più economica rispetto all’acqua in bottiglia. Eppure, americani ed europei, italiani in testa, bevono sempre più acqua in bottiglia. Sì, ma quanto contribuiscono al deterioramento dell’ambiente? Todd Jarvis della Water Resources Graduate Program alla Oregon State University, negli Stati Uniti, racconta: "Ogni anno nel mondo si consumano 81 milioni di litri di petrolio e 600 miliardi di litri di acqua per produrre 154 miliardi di bottiglie di minerale. E questo alimenta un business che oggi ha raggiunto oltre i 100 miliardi di dollari all’anno".

Il costo in termini ambientali per produrre acque in bottiglia fa impressione. Per produrre 1 chilo di Pet, la plastica usata per le bottiglie, sono necessari poco meno di 2 chili di petrolio e 17 litri di acqua. Ma perché si è arrivati ad un uso così elevato dell’acqua in bottiglia? "La gente si lascia sedurre dall’immagine di purezza che si associa alla minerale, ma in realtà c’è un tremendo spreco di risorse legato al suo commercio", commenta Vichy Hird, esponente dell’associazione ambientalista Friends of the Heart. Ma non solo. Secondo gli esperti rubinetto o minerale più o meno si equivalgono. Uno test realizzato nel 2007 realizzato da Legambiente in 6 città italiane lo dimostra. Pescando l’acqua da caraffe anonime e affidandosi al palato nemmeno 2 italiani su 10 sono riusciti a individuare qual era l’acqua imbottigliata e quale quella uscita dalle tubature domestiche. E allora come fare per invogliare sempre più persone a utilizzare l’acqua del rubinetto? Sono ormai 600 in tutta Italia i locali tra ristoranti e locali che hanno aderito alla campagna "Imbrocchiamola", ideata da Altraeconomia e sostenuta da Legambiente dove viene servita volentieri l’acqua del sindaco. Loro non diranno "Non c’è" o "Non sappiamo quanto farvela pagare".

In questi locali con il bollino blu sulla vetrina come riconoscimento saranno ben lieti di mettere sul tavolo una brocca d’acque fresca. E a costo zero. A Milano ce ne sono già 25, seguita da Firenze, Torino, Genova e Venezia. A dispetto dei costi folli che può avere una bottiglietta d’acqua. Far risparmiare i cittadini sull’acqua è l’obiettivo anche del Comune di Genova.

Qui l’acqua dell’acquedotto si chiama "Acqua di San Giorgio". A giugno sono state regalate 10mila bottiglie di vetro e 3mila caraffe con il marchio del santo. "Il gusto è gradevole e il costo competitivo: 0,001 euro al litro contro i 30 centesimi medi di quella comperata" dice l’amministratore delegato di Mediterranea delle Acque. E a Milano a Palazzo Marino è scattato ormai l’ordine ufficiale: i consiglieri si disseteranno solo bevendo acqua della brocca. A palazzo l’acqua minerale è bandita.

Articolo de "Il Giornale" di venerdì 27 giugno 2008


venerdì 25 luglio 2008

Biobottiglia, la prima al mondo si vende in Italia

Debutta nel mercato delle acque italiane minerali, dopo gli ottimi risultati della sperimentazione la prima bottiglia biodegradabile al 100% che si decompone completamente in 80 giorni. La bottiglia è realizzata con l’”ingeo” una plastica naturale derivata al 100% dalle piante. E sarà l’acqua “Sant’Anna”, marchio leader di Fonti di Vinadio, azienda a capitale interamente italiano, a mettere in commercio, prima assoluta in Italia e prima al mondo rivolta al mass market, una bottiglia realizzata interamente con una rivoluzionaria plastica naturale che si ricava dalla fermentazione degli zuccheri delle piante anziché dal petrolio.

L’imprenditore Alberto Bertone, CEO e Presidente di Fonti di Vinadio, sta definendo gli ultimi accordi con la grande distribuzione per la commercializzazione della biobottiglia anche all’estero:

“Un esempio concreto - dice Bertone - può spiegare con maggior chiarezza la rivoluzione di Ingeo: se consideriamo 50 milioni di biobottiglie del peso di 27 grammi ciascuna, rispetto alla stessa quantità di bottiglie prodotte in comune PET, risparmiamo 13.600 barili di petrolio, ovvero la stessa quantità di energia che serve a fornire elettricità a 40.000 persone per un intero mese! Inoltre, riduciamo le emissioni di anidride carbonica pari a quelle emesse da 3.000 auto che percorrono in un anno circa 10.000 chilometri ciascuna. A Vinadio siamo in grado di produrre 50 milioni di bottiglie in una settimana di lavoro. E oggi in Italia si devono smaltire ogni anno oltre 5 miliardi di bottiglie.”

Preso dal sito: www.ecoblog.it

martedì 22 luglio 2008

Batteri argentini per decontaminare i reflui


Una ricerca realizzata dalla facoltà di biochimica dell’Università di Buenos Aires (Uba) e dall’Instituto nacional de tecnología industrial (Inti), ha ottenuto un nuovo metodo di decontaminazione dei reflui attraverso la biodegradazione. Nello studio sono stati selezionati particolari batteri in grado di degradare e detossificare reflui contenenti composti organici persistenti, come clorofenoli e nitrofenoli. Il nuovo metodo di decontaminazione, sostengono i ricercatori, potrebbe essere applicato ai reflui di origine industriale, agricola e urbana.

I clorofenoli e i nitrofenoli sono composti la cui diffusione nell’ambiente deve essere minimizzata, per evitare danni alla salute umana ed agli ecosistemi. I clorofenoli si possono trovare in scarichi provenienti dall’industria cartaria, chimica, tessile; possono anche formarsi nei processi di disinfezione dell’acqua, durante la clorazione. I nitrofenoli sono invece impiegati come intermediari nella sintesi di coloranti, farmaci, pesticidi ed esplosivi e sono ugualmente caratterizzati da forte tossicità e persistenza nell’ambiente.
Secondo i ricercatori argentini “la biodegradazione è un’alternativa valida per la rimozione dei composti persistenti. Il grado di biodegradazione di un composto può andare da una semplice modifica della sua struttura chimica fino alla completa ossidazione. Il processo è considerato valido se i metaboliti generati non sono tossici”.

venerdì 11 luglio 2008

Un paese in bottiglia

L'Italia è il Paese in cui si ha il maggior consumo di acqua in bottiglia nel mondo, con 194 litri pro capite solo nel 2006 (oltre mezzo litro a testa al giorno). Un dato in costante aumento, triplicato in poco più di 20 anni (nel 1985 erano appena 65 litri), e con esso anche il volume di affari per i produttori di acqua minerale è aumentato e di molto.
Nel 2006, in Italia, erano attive 189 fonti e 304 marche di acque minerali in grado di generare un volume di affari di 2,2 miliardi di euro, grazie all’imbottigliamento di 12 miliardi di litri di acqua (Beverfood). Il business miliardario per le industrie dell'acqua minerale è favorito, secondo Legambiente e Altreconomia, anche dai canoni di concessione molto bassi che vengono versati alle Regioni, costi che spesso non tengono conto neanche dei reali volumi di acqua prelevati. Sono solo otto infatti le regioni italiane che prevedono un canone in base alla quantità di acqua imbottigliata: si va dai 3 euro ogni mille litri prelevati in Veneto ai 5 centesimi ogni mille litri della Campania. In sostanza le industrie pagano alle Regioni molto poco l'acqua che prelevano, rispetto a quanto guadagnano dalla vendita del loro prodotto. In molti casi questi introiti non sono neanche sufficienti a coprire le spese sostenute per lo smaltimento delle numerose bottiglie in plastica derivanti dal consumo di acque minerali che sfuggono alle raccolte differenziate.

Operazione Po


Operazione Po attraversa quattro regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, con attività volte alla valorizzazione delle realtà naturalistiche, culturali, gastronomiche e turistiche del corso d'acqua e dei territori rivieraschi. Una campagna itinerante che si ricollega ai contenuti di altre iniziative promosse da Legambiente quali "Piccola Grande Italia", "Salvalarte" e l'ecolabel "Legambiente Turismo", che vede la partecipazione di oltre 300 strutture ricettive e turistiche italiane ad un progetto di promozione di un turismo di qualità attento alle specificità culturali, storiche, gastronomiche e ambientali del territorio e con un minore impatto sull'ambiente.

Le tappe e gli eventi di Operazione Po
(in grigio le tappe tecniche)

  • Porto Levante (Rovigo) 15 Giugno (mattina). Partenza
  • Adria, 15 Giugno. Attracco alle 15:30 e aperitivo biologico offerto dall'Amministrazione Comunale nei pressi dell'attracco. Seguirà ricevimento in Comune per l'equipaggio di Operazione Po.
  • 16 Giugno (intera giornata). Tappa di trasferimento verso Mantova.
  • Mantova, 17 Giugno. Ore 11, conferenza stampa e partenza per Boretto con la "scorta" di canoe e kayak.
  • Boretto 18-19 Giugno. Arrivo nel pomeriggio del 18 e preparazione barca per la discesa.
  • Boretto 20 Giugno (mattina). Imbarco equipaggio ridotto e risalita fino a Isola Serafini (PC) con arrivo in serata.
  • Isola Serafini (Piacenza) 21 giugno. Ore 10-18 Apertura al pubblico della Centrale Enel. Conferenza stampa di inaugurazione della discesa, distribuzione gratuita di kit per il risparmio idrico ed energetico, visita guidata della centrale idroelettrica ed altre iniziative culturali e ricreative (mostre, animazioni ecc.). Possibilità di raggiungere la centrale con la nave "Calpurnia" che partirà da Piacenza alle 9:30 e ritorno in pullman (ore 15-16).
  • Cremona 21 giugno. Ore 17 aperitivo con Stradivari. Presso il Salone Quadri del Comune di Cremona un musicista locale suonerà per l'occasione un violino della collezione storica comunale.
  • Cremona 22 giugno. Ore 11 conferenza stampa. Per tutta la giornata il circolo Legambiente di Cremona sarà inoltre presente al mercatino di prodotti biologici.
  • Torricella di Sissa 22 giugno (pomeriggio). Arrivo a metà pomeriggio con approdo nei pressi dello "Storione" (Parco Boschi di Maria Luigia). Escursione lungo il Po con la "Maganina". Ore 17-18 "cicloaperitivo", escursione in bicicletta lungo le sponde del Po cui seguirà un aperitivo offerto dall'amministrazione comunale.
  • Colorno 23 giugno. Ore 10, attracco presso Sacca di Colorno e biciclettata fino alla Reggia dove alle 11 si terrà la conferenza stampa. Al termine della conferenza stampa, rinfresco offerto dall'amministrazione comunale per tutti i partecipanti.
  • Boretto 23 giugno. approdo nel primo pomeriggio e partecipazione con le nostre strutture (gazebo con materiali informativi e gadget) alla "Sagra del Po". Alla sera, cena con le guardie ecologiche volontarie di Legambiente sulla motonave "Stradivari"
  • Guastalla 24 giugno: Ore 10, approdo al lido Po e trasferimento in centro a Guastalla dove alle 11 si terrà la conferenza stampa.
  • Pieve di Coriano 24 giugno. Ore 19 approdo alla canottieri di Pieve e festa di benvenuto organizzata dall'amministrazione comunale con cena a buffet e musica.
  • Revere 25 giugno. Ore 10 approdo alla nautica Revere e visita al museo del Po, ore 11 conferenza stampa e buffet con prodotti tipici offerto dall'amministrazione comunale.
  • Pontelagoscuro 25 giugno (sera). Iniziativa pubblica organizzata dalle associazioni di Pontelagoscuro
  • Ferrara 26 giugno. Ore 11 conferenza stampa alla sala dell'Arengo e gazebo in piazza Trento e Trieste in collaborazione con Enel.si: distribuzione lampadine a basso consumo e dispositivi per il risparmio idrico.
  • Mesola 26 giugno (sera). Approdo
  • Mesola 27 giugno. Ore 11 conferenza stampa in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna e buffet con prodotti tipici nella piazza del castello offerto dall'amministrazione comunale.
  • Porto Barricata 27 (sera). Approdo.
  • Porto Barricata 28 giugno. Ore 11 conferenza stampa di conclusione di Operazione Po.
  • Porto Barricata 28 giugno (pomeriggio/sera). Tour con amministratori e giornalisti nel Delta del Po.
  • Porto Levante 29 giugno. Riconsegna imbarcazioni.


mercoledì 9 luglio 2008

Imbrocchiamola!!!

Legambiente ha aderito il 19 marzo 2008 ufficialmente a “Imbrocchiamola”, la campagna nazionale lanciata dalla rivista Altreconomia per promuovere nei ristoranti, nelle pizzerie e nei bar la somministrazione di acqua del rubinetto piuttosto che quella minerale imbottigliata.

L’obiettivo: essere sempre più numerosi a bere, mentre si mangia un panino al bar o una pizza tra amici, l'acqua “del Sindaco”, anche perché non esiste nessun obbligo di legge a vendere esclusivamente le bottiglie di minerale, mentre esistono ottime ragioni, ambientali ed economiche, per scegliere quella dell’acquedotto.

Sono quasi 900 gli esercizi pubblici segnalati negli ultimi 12 mesi dai lettori di Altreconomia sul sito www.imbrocchiamola.org in tutta Italia, nessuna regione esclusa. Da oggi, ognuno di questi potrà anche esporre l'adesivo di Imbrocchiamola in bella mostra sulla vetrina del locale: è il segno che è possibile ordinare una brocca di acqua del rubinetto senza essere guardati male dal ristoratore. A Milano sono già ventisette i ristoranti che hanno aderito all'iniziativa e che hanno già applicato la vetrofania di Imbrocchiamola.

SICCITA’: SCORTE IDRICHE AI MINIMI STORICI, MANCANO 2 MILIARDI DI METRI CUBI D’ACQUA

SICCITA’: SCORTE IDRICHE AI MINIMI STORICI, MANCANO 2 MILIARDI DI METRI CUBI D’ACQUA DOSSIER - ACQUA E AGRICOLTURA Occorre ridurre i fabbiso...