mercoledì 26 giugno 2019

IL PROGETTO RELAMBRO ENTRA NELLA TERZA FASE DI ATTUAZIONE: L'ECOLOGIA DEL FIUME RIGENERA IL TERRITORIO A SUD EST DI MILANO

COMUNICATO STAMPA


Protagonista la Rete Ecologica del Lambro Settentrionale grazie alla collaborazione di un ampio partenariato e con finanziamento di Fondazione Cariplo

Milano, 26 Giugno 2019 – Il progetto ReLambro SE (Rete Ecologica Lambro metropolitano. Servizi Ecosistemici a Sud Est) rappresenta la prosecuzione di due progetti oggetto di co-finanziamento da parte di Fondazione Cariplo: ReLambro, avviato nel 2013 con una fase di studio e proseguito con le prime azioni messe in campo a Ponte Lambro nel 2014 e al Grande Parco Forlanini nel 2016; VOLARE (Valorizzare il fiume Lambro nella Rete ecologica regionale), avviato nel 2015 e dedicato alla Valle del Lambro dal confine di Milano fino a Melegnano, che ha incluso anche il reticolo idrico della Vettabbia e dell’Addetta. Le attività di riqualificazione previste dal progetto ReLambro, si sono concentrate nella parte Nord orientale della Città di Milano con l’obiettivo di rigenerare il Parco Lambro e le aree rivierasche tra via Rizzoli e via Feltre nel 2018, con interventi attualmente in via di conclusione che consentiranno la restituzione alla naturalità di ampie aree golenali, il rafforzamento di parte del sistema irriguo minore e di quello costituito da siepi e filari, la riorganizzazione delle funzioni pubbliche e fruitive in zone oggi a rischio di esondazione, infine l’avvio di un percorso di rigenerazione ambientale di aree socialmente degradate. Il progetto strategico ReLambro ha consentito la realizzazione di interventi di ricucitura della rete ecologica urbana per la riqualificazione del Lambro Milanese. È solo l’inizio di un impegnativo percorso di riqualificazione dell’area orientale della città, che oggi amplia i suoi confini fino inserire nell’azione di progetto i territori dei comuni di Segrate e di Peschiera Borromeo, San Donato Milanese e Melegnano, già interessati dal progetto VOLARE, puntando non solo alla realizzazione di una migliore qualità ecologica, ma considerando il fiume e il suo ecosistema come un vero e proprio Capitale Naturale patrimonio di tutta la società.

La realizzazione del progetto ReLambro SE è resa possibile grazie ai nuovi finanziamenti di Fondazione Cariplo e alla collaborazione tra ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste), i Comuni coinvolti (Milano, Segrate, Peschiera Borromeo, San Donato Milanese, Melegnano), Parco Nord, enti di ricerca quali il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano, il CNR-IRSA, l’Istituto Nazionale di Urbanistica, il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e le associazioni Legambiente Lombardia e Grande Parco Forlanini.

«Cresce il territorio da coinvolgere e crescono gli obiettivi dichiara Alessandro Fede Pellone, presidente ERSAF e portavoce del partenariato di progetto. Innanzitutto, ReLambro SE mette a sistema i progetti di connessione ecologica ReLambro e VOLARE, ampliando il “disegno” ecologico dal corridoio fluviale metropolitano sviluppato sull’asse Nord - Sud verso Est, in quell’ambito periurbano che incontra ampie aree agricole e che attualmente è intercluso da importanti elementi infrastrutturali. Attraverso la strategia delineata da ReLambro SE le aree naturalistiche di alto valore ad oggi ancora presenti potranno riacquistare un vero ruolo ecologico per la città estesa. In secondo luogo, in ReLambro SE crescono gli obiettivi: connettere, ma soprattutto migliorare il capitale naturale. Attraverso sei interventi in punti strategici il progetto realizzerà miglioramenti tangibili sugli assetti ecosistemici e, proseguendo come “processo”, coinvolgerà numerosi stakeholders per agire sulle future trasformazioni del territorio e integrare concretamente la dimensione ecologica riconoscendo il capitale naturale come valore reale della società».

«Tra gli obiettivi di sostenibilità di qui al 2030 – dichiara l’assessore all’Urbanistica, Verde e Agricoltura Pierfrancesco Maran – c’è l'impegno del Comune di Milano, insieme alla Città Metropolitana, Parco Nord e Parco Agricolo Sud, a lavorare per la nascita del grande Parco Metropolitano attraverso la connessione ecologica tra il Parco Nord e il Parco Sud. In quest’ottica il progetto ReLambro SE, insieme al lavoro per la nascita del Grande Parco Forlanini, ci consentirà di agire in maniera più efficace e sinergica in una delle zone verdi più estese del territorio che ancora necessitano di importanti interventi di riqualificazione, valorizzando il territorio agricolo e fluviale e riducendo ulteriormente le distanze tra i comuni a est, per una connessione naturalistica di dimensione metropolitana».

«Il progetto ReLambro SE rappresenta un importante tassello nella strategia di miglioramento della dotazione ambientale dell’area metropolitana e delle sue performance ecosistemiche, attraverso la costruzione di una vision strategica condivisa, capace di tenere insieme la componente naturalistica, agricola e urbana in un’unica strategia di valorizzazione per un territorio già fortemente segnato dalla realizzazione di opere infrastrutturali di grande impatto e, contestualmente, interessato da importanti previsioni di trasformazione territoriale» dichiarano Andrea Arcidiacono e Antonio Longo, responsabili scientifici del progetto per il Politecnico di Milano.

Si tratta di attività fortemente coerenti con la strategia dei Contratti di Fiume, promossa da Regione Lombardia e guidata da ERSAF, con lo scopo di restituire il fiume ai territori e i territori al fiume. Attraverso la riconversione naturalistica di aree degradate sarà possibile innescare un processo di riordino complessivo e di miglioramento della qualità degli habitat, oggi impoveriti da elementi di frammentazione, riassegnando all’agricoltura il ruolo chiave nella gestione del paesaggio e della qualità ambientale. ReLambro SE è la dimostrazione che le città possono conciliare società, servizi e biodiversità, attraverso la creazione di ambienti ecologicamente sostenibili, politicamente partecipativi e culturalmente vivaci.

«Il Lambro è un capitale che la metropoli milanese deve riscoprire e di cui deve riappropriarsi: da decenni denunciamo gli inquinamenti, le illegalità e le carenze del sistema depurativo del fiume. Oggi i primi sforzi stanno producendo risultati, le acque e le sponde del fiume tornano a vivere. Occorre che la città riacquisti confidenza con un fiume che aveva dimenticato, e che ora può e deve diventare una delle sue eccellenze territoriali: per questo occorre ancora un grande impegno e una crescita di vigilanza, in particolare dei cittadini» dichiarano Lorenzo Baio, responsabile acque di Legambiente e Gianni Dapri dell’Associazione Grande Parco Forlanini.

Per mantenere viva l’attenzione sul sistema delle acque, occorre lavorare attraverso dinamiche innovative con l’obiettivo di favorire la trasformazione ecologica degli spazi per creare un valore riconosciuto del Capitale Naturale, che sappia superare i limiti imposti dai confini amministrativi. Il progetto ReLambro SE punterà a “costruire” una nuova qualità di paesaggio definendo i pilastri per la realizzazione di un miglioramento del Capitale Naturale, anche in termini di governance territoriale.

In sintesi, gli interventi riguarderanno: il recupero di aree con forti pressioni insediative (Comune di Segrate); il rafforzamento della connessione con il sistema Grande Parco Forlanini – Idroscalo; la riqualificazione di ambiti fluviali fortemente modificati nei pressi dell’aeroporto di Linate (Comune di Milano); la valorizzazione del sistema agro-ecologico dell’area del Carengione (Comune di Peschiera Borromeo); il miglioramento delle connessioni ecologiche tra l’Oasi Levadina e le anse naturalistiche del Lambro, anche rispetto alle pressioni del sistema infrastrutturale (Comune di San Donato Milanese); la valorizzazione del fiume e delle aree verdi golenali in ambito urbano per una maggiore vocazione alla fruizione (Comune di Melegnano).

Per informazioni: www.contrattidifiume.it


Ufficio stampa Legambiente Lombardia
Silvia Valenti
Mob. 3498172191

Ufficio stampa ERSAF                                  
Tel. 02 67404 227

martedì 25 giugno 2019

Smog: ozono fuori controllo tra Brianza e Lecchese, previsioni in peggioramento su tutta la Lombardia

MILANO, 25 GIUGNO 2019                                                                                   COMUNICATO STAMPA

Imputati ancora una volta i motori diesel

Legambiente: “Nelle giornate di sole, tra pomeriggio e prima serata, meglio trovare rifugio dallo smog evitando attività all’aperto”

Torna implacabile, come il susseguirsi delle stagioni, l’allerta smog fotochimico in Lombardia. Protagonista con l’innalzamento delle temperature e l’aumento dell’irraggiamento solare è l’ozono troposferico, potente ossidante pericoloso per la salute. Procede, così, la conta dei giorni di superamento dei livelli di riferimento per l'inquinamento da ozono, fissato in 120 microg/mc come media di otto ore, da non superarsi per più di 25 giorni all'anno, ma con l'acutizzarsi del fenomeno si segnalano già livelli massimi preoccupanti, superiori alla soglia di informazione (180  micro/mc) e vicini ai livelli di allarme (240 microg/mc), come nel caso di Erba, che ieri ha raggiunto il picco orario di 225 microg/mc.
In natura più del 90% dell’ozono si trova nella stratosfera (fascia di atmosfera che va indicativamente dai 10 ai 50 km di altezza), dove costituisce un’indispensabile barriera protettiva nei confronti delle radiazioni UV generate dal sole. Nella troposfera (fascia di atmosfera che va dal suolo fino a circa 12 km di altezza) l’ozono si forma a seguito di reazioni chimiche in cui sono implicati inquinanti tradizionali, come gli ossidi di azoto e composti organici volatili. Si tratta, quindi, di un inquinante secondario i cui precursori sono generalmente prodotti da combustioni e da processi che utilizzano o producono sostanze chimiche volatili, come solventi e carburanti. Ancora una volta hanno un ruolo prevalente i motori diesel che rappresentano la fonte emissiva primaria di ossidi d'azoto in Lombardia.

Ieri le concentrazioni più alte sono state misurate tra Monza e l’alta Brianza, ma anche nel varesotto, nelle Alpi Lariane e in Lomellina, ma nessun territorio della pedemontana e pianura lombarda è immune. Le condizioni peggiori sono previste per i prossimi giorni della settimana, specialmente nelle fasce pedemontane: stando alle stime di ARPA Lombardia, la situazione appare destinata ad aggravarsi con il crescere della canicola. In queste zone, oltre che nei bacini dei laghi, è necessario essere particolarmente prudenti e consapevoli che, nelle ore del pomeriggio e della prima serata, è bene astenersi da attività fisiche intense e all'aria aperta per limitare il contatto con aria inquinata.

«Non ci stancheremo, come ogni anno, di denunciare la grave sottovalutazione dell'inquinamento estivo da ozono - dichiara Marzio Marzorati, vicepresidente di Legambiente Lombardia -. Le politiche di moderazione del traffico, da attuare anche in estate, si devono integrare con la gestione delle emissioni industriali, delle centrali termoelettriche e degli inceneritori A caldaie domestiche spente, ma con alta domanda di elettricità per la climatizzazione, questi consumi insieme al traffico pesano complessivamente per la quasi totalità delle emissioni di NOx»

Legambiente ricorda che gli orari più critici per gli alti livelli di ozono sono quelli del pomeriggio, ma anche della prima serata, perché questo inquinante resta nell’aria anche nelle prime ore dopo il tramonto del sole. Dunque, se possibile, le attività all'aperto dovrebbero essere limitate alle ore mattutine, mentre nel resto della giornata è consigliabile tenere ben chiuse porte e finestre di casa. Un’attenzione particolare va posta ad anziani e bambini, i soggetti più a rischio. È bene anche fare attenzione al fumo e ad altre sostanze irritanti presenti in ambienti domestici e lavorativi, considerando che la tossicità dell'ozono aumenta considerevolmente la vulnerabilità delle mucose respiratorie. Se nelle città l'ozono esercita la sua azione nociva in combinazione con gli altri inquinanti da traffico, la situazione non migliora in aree verdi e montane: perché a differenza delle altre sostanze, l’ozono tende ad avere valori molto alti proprio in aree aperte e spazi rurali, anche in montagna o sulle rive dei laghi.



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Silvia Valenti
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lunedì 17 giugno 2019

CAROVANA DELLE ALPI 2019 UN TERRITORIO DA PROTEGGERE E VALORIZZARE, TROPPO SPESSO MALTRATTATO

MILANO, 15 GIUGNO 2019                                                                                          COMUNICATO STAMPA


Bandiera nera al Comune di Livigno (SO) per l’incontrollata programmazione urbanistica nella valle dello Spöl e al Comune di Costa Volpino (BG) per manifestazioni di volo in un’area protetta.
Premiati con la bandiera verde la Provincia di Bergamo per la realizzazione della ciclovia delle valli e il progetto YOUrALPS per l’educazione ambientale

Torna come ogni anno “Carovana delle Alpi”, la campagna d'informazione e promozione della montagna, giunta alla XVIII edizione. Da luglio a ottobre i circoli di Legambiente organizzano escursioni e incontri, dialogano con cittadini, forze economiche e istituzioni per stimolare una discussione costruttiva verso uno sviluppo sostenibile per il territorio alpino, un ecosistema fragile, minacciato troppo spesso da uno sfruttamento smodato. Nell'ambito della Carovana delle Alpi vengono anche assegnate bandiere verdi a Comuni o progetti virtuosi riscontrati nelle aree montane o, al contrario, bandiere nere per denunciare comportamenti negativi e mala gestione delle risorse.

«Le bandiere nere assegnate quest’anno nell’ambito della Carovana delle Alpi testimoniano ancora una volta come le norme di tutela paesaggistica, che dovrebbero proteggere il territorio alpino, vengano troppo spesso eluse in nome di interessi privati a discapito del bene collettivo – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia –. L’area alpina, ad oggi rimasta una delle poche riserve di biodiversità della nostra regione, andrebbe invece difesa e tutelata per il suo elevato valore naturalistico».

Il cigno nero quest’anno va al Comune di Livigno, in provincia di Sondrio, per l'inadeguata e incontrollata programmazione urbanistica che continua a invadere la valle dello Spöl. Il territorio a sud del paese verso il passo della Forcola, isolato e finora salvatosi dall'aggressione urbanistica, era un'isola di quiete, con una ridotta viabilità, meta ideale per sci alpinisti, fondisti, ciaspolatori, ora gravata dall'insediamento di una pista per la guida di auto su ghiaccio, che richiede centinaia di migliaia di litri di acqua e produce un elevato inquinamento atmosferico e acustico, anche in spregio a quanto prevede il piano acustico che la vorrebbe un'area di quasi silenzio. Dalla stessa zona si levano nella stagione invernale anche gli elicotteri utilizzati per l'Eliski, pratica turistica considerata ovunque aggressiva per gli ambienti d'alta quota, ma che a Livigno ha trovato un suo spazio nell'offerta di una località che evidentemente ambisce a diventare, oltre a un gigantesco duty free anche un parco divertimenti a cielo aperto. L’area è ora soggetta a previsioni urbanistiche per nuovi capannoni, nonostante i ricorsi su un piano attuativo, teoricamente decaduto, che ha concesso l’edificazione di 30mila metri quadrati di terreno in cui nel frattempo si continua ad assistere ad un crescente degrado, dovuto ad accumuli di materiali e mezzi edili, con grossi movimenti terra e sversamenti.

La bandiera nera va anche al Comune di Costa Volpino, in provincia di Bergamo, per avere patrocinato le attività del Campo Volo Nord in contrasto con tutte le politiche di turismo ecocompatibile e in spregio alle caratteristiche fisico-morfologiche e ambientali dell’area, soggetta a vincoli paesaggistici per l’elevata sensibilità, destinata ad essere cuore del Parco Locale di Costa Volpino per gli elementi della rete ecologica comunale presenti. Si tratta quindi di un ambiente da tutelare a presidio di una naturalità drammaticamente assottigliatasi per la pervasività delle espansioni urbanistiche nella bassa Valle Camonica. Invece l’area viene utilizzata per varie manifestazioni, tra le quali il “Raduno dei Piloti di Montagna”, effettuata in data 30 marzo 2019, con la presenza di numerosi aerei che hanno sorvolato costantemente le aree dei comuni vicini e del Lago d’Iseo.

La Provincia di Bergamo può, però, vantare l’assegnazione della bandiera verde per il completamento del percorso delle piste ciclabili delle valli. L’ente provinciale, in controtendenza rispetto ai mastodontici progetti di infrastrutture autostradali in atto nella nostra regione, ha realizzato, a partire dal 2005, con interventi progressivi, un’infrastruttura ciclabile di altissimo livello, in gran parte riutilizzando il sedime ferroviario dismesso delle linee che collegavano il capoluogo alle valli Brembana e Seriana. Un percorso suggestivo di circa 100 km che combina le bellezze del paesaggio montano a ridosso dei fiumi Brembo e Serio con il fascino delle antiche gallerie ferroviarie scavate nella roccia.

Premiati con la bandiera verde anche i partner del progetto YOUrALPS, l’Istituto Damiani Morbegno, Istituto Alberti Bormio, Azienda Bergamasca Formazione / Cfp Clusone, per avere sviluppato un nuovo modello didattico di Scuola Alpina, che combina l’istruzione scolastica con il patrimonio culturale e naturale della regione, promuovendo la consapevolezza delle giovani generazioni, lo sviluppo sostenibile e la tutela dello spazio alpino.
                 
«Fortunatamente esistono realtà che continuano a investire risorse ed energie nella sviluppo dell'ambiente montano, credendo nel valore della tutela dell’ecosistema e della promozione di un turismo sostenibile e attento – continua Barbara MeggettoIl riconoscimento delle bandiere verdi assegnate quest’anno rappresenta un esempio di fruizione e valorizzazione che preservano contesti naturali di qualità e promuovono le bellezze e i paesaggi aprendoli a tutti, con particolare attenzione ai più piccoli».

Al seguente link è scaricabile il dossier completo di “Caravona delle Alpi 2019”: 


Ufficio stampa Legambiente Lombardia
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venerdì 7 giugno 2019

IMPIANTO DI BIOMETANO A MASATE: PROGETTO DA BOCCIARE, NECESSARIO NUOVO ITER D’AUTORIZZAZIONE

Milano, 7 Giugno 2019       Comunicato stampa

Legambiente: “Città Metropolitana segua il decreto sul biometano e non sulle biomasse”


L’impianto di biometano progettato da Energa a Masate continua a non convincere Legambiente, che non solo ribadisce la contrarietà all’insediamento della struttura in quell’area, ritenuta non idonea, ma che sottolinea anche un vizio tecnico nell’iter d’autorizzazione da parte di Città Metropolitana. La recente determina dirigenziale di Città Metropolitana sancisce che il biometano da rifiuti organici debba essere regolato dal Decreto specifico del 2 Marzo 2016. Quindi l'approvazione, che era stata concessa sulla base della regolamentazione riguardante i sistemi di biogas, è stata superata dalla nuova normativa e pertanto non è corretta. L’autorizzazione alla produzione di biogas, infatti, non valuta gli aspetti propri di un impianto di biometano e le incongruenze rispetto ai codici CER, oltre alla mancanza di chiarezza sulle fasi di upgrading e destino finale dei prodotti (liquefazione, immissione in rete), fino alle fasi relative al compostaggio del digestato e la relativa classificazione. Una questione tecnica che, però, ha dirette conseguenze sulla legittimità della realizzazione dell’impianto stesso.

«Legambiente da sempre si è battuta per evitare un ulteriore e inutile consumo di suolo in un’area agricola dove l’impianto sorgerebbe. In assenza di una specifica legislazione sull’“End of Waste”, chiediamo che gli iter di autorizzazione rientrino nell’alveo del decreto sul biometano del marzo 2016 e si valuti quindi correttamente chi è l’ente autorizzante, se Città Metropolitana o Regione, per il caso specifico – spiega Giuseppe Moretti, portavoce dei circoli di Legambiente della Martesana –. Ad oggi, invece, Città Metropolitana ha ripreso semplicemente l’iter sospeso, evitando di valutare le richieste che Legambiente aveva già avanzato a più riprese in merito e portate all’attenzione dalla Commissione Ambiente di Regione Lombardia. Sarebbe stato meglio che Città Metropolitana avesse richiesto un progetto nuovo, viste le continue modifiche apportate all’iniziale piano, che lo hanno reso di fatto non credibile». 

In occasione della Conferenza dei Servizi prevista per lunedì 10 giugno, Legambiente ha scritto una lettera ai sindaci e a Città Metropolitana per evidenziare questo problema e chiedere ai Comuni, che già in passato avevano espresso reticenze nei confronti dell’impianto, di ribadire la loro contrarietà, rivolgendosi in particolare alla neoeletta sindaco di Masate Pamela Tumiati.



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mercoledì 5 giugno 2019

FORUM PARCHI IN LOMBARDIA: LA LEGGE DI RAZIONALIZZAZIONE HA FALLITO, SERVE UNA REGIA REGIONALE

Milano, 5 Giugno 2019                          Comunicato stampa

NELLA GIORNATA MONDIALE DELL’AMBIENTE IL TEMA INTERNAZIONALE E’ L’INQUINAMENTO: PARCHI POLMONE VERDE DELLA REGIONE PER ADATTAMENTO A CAMBIAMENTI CLIMATICI

Legambiente: “Dal nostro forum lanciamo un appello per un dialogo tra portatori d’interesse”

Nella Giornata Mondiale dell’Ambiente, Legambiente Lombardia ha organizzato un forum regionale dedicato ai parchi, polmone verde indispensabile per l’adattamento ai cambiamenti climatici e il contrasto dell’inquinamento atmosferico che grava sul nostro territorio, uno dei più minacciati d’Europa dallo smog. Alla tavola rotonda si sono seduti i rappresentanti delle principali realtà che lavorano per il mantenimento delle aree protette lombarde per discutere sulle sfide vinte e le problematiche ancora aperte, a partire dalla legge regionale di riorganizzazione dei Parchi.

«Le aree protette in Lombardia rappresentano una risposta al degrado urbanistico, sono luoghi di partecipazione attiva e fruizione consapevole – dichiara Marzio Marzorati, vicepresidente e responsabile Aree Protette di Legambiente Lombardia –. La legislazione regionale ha contribuito positivamente ad ampliare la rete ecologica, essenziale per il territorio, e dare agli Enti Parco funzioni di governo di queste importanti risorse verdi. Oggi, però, i Parchi pagano una crisi istituzionale gravissima dovuta ad una legge di razionalizzazione che ha fallito, lasciando i Parchi liberi di aderire o meno al processo di riorganizzazione. Questo vulnus ha lasciato gli Enti preposti senza un orientamento e una guida politica ed è evidentemente venuto meno il compito di pianificazione del territorio che spetterebbe alla Regione, nell’ottica di una strategia di lungo termine che metta la tutela dell’ambiente naturale e dell’agricoltura di qualità al centro dello sviluppo locale».

La Regione ha dato solo linee guida indicative per avviare l’iter di riorganizzazione senza, però, indicare alcuna procedura né tanto meno le modalità del processo aggregativo, tant’è che ha assegnato ai Parchi regionali il compito di esercitare tale delega di coordinamento, senza tuttavia dotarli di risorse dedicate né di una reale autorità. Città Metropolitana Milanese, il Comune di Milano, il Parco Agricolo Sud Milano e il Parco Nord Milano si sono assunte il ruolo di coordinamento per favorire il dialogo tra i diversi portatori di interesse e permettere la creazione del Parco Metropolitano Milanese. Una realtà che può rispondere ai bisogni di verde dell’area milanese, la terza conurbazione europea. Un Parco metropolitano che rappresenta la vera ipotesi di futuro per il territorio. Il Comune di Milano, con l’intervento dell’assessore Pierfrancesco Maran, ha rilanciato il Parco metropolitano come strumento indispensabile per contrastare i cambiamenti climatici e la forza di resilienza della città.

Dal Forum dei Parchi della Lombardia sono emerse anche le necessità di un coinvolgimento di nuovi partner e di investimenti su parchi, soprattutto nelle aree montane e periurbane che soffrono di un abbandono preoccupante. L’obiettivo importante è quello di riportare l’agricoltura a una funzione di conservazione delle risorse naturali e di tutela del paesaggio. Una agricoltura che possa rispondere ai bisogni dei consumatori delle città che oggi richiedono una maggiore qualità della produzione agricola di prossimità. 
La nuova azione per i parchi viene meno nel momento in cui nel processo decisionale vengono esclusi i diversi portatori d’interesse: associazioni, agricoltori e operatori economici che svolgono la loro attività nelle Aree protette.

«Avevamo guardato con speranza all’accorpamento dell’assessorato dell’ambiente e dell’agricoltura, come occasione di lavorare congiuntamente su due temi molto connessi tra loro e che necessitano di dialogo al fine di impostare un percorso volto alla promozione di un’agricoltura più sostenibile per l’ambiente – continua Marzorati –. Eppure in questa legislatura Regione Lombardia non ha avviato alcun tavolo di confronto tra stakeholders strategici per questo settore, per questo abbiamo deciso di promuovere noi un’opportunità d’incontro. Continueremo in questa direzione promuovendo in autunno incontri diffusi nei diversi territori».

Alcune aree si scontrano con difficoltà di carattere territoriale e culturale, come gli interessi degli agricoltori oppure le posizioni diverse delle comunità dei territori montani, fattori rilevanti nel processo di aggregazione. Le risorse economiche scarse non sono certamente un incentivo per sollecitare fusioni, accorpamenti o semplicemente convenzioni. I parchi sono luoghi che hanno prodotto consenso e fruizione, oggi nessuno vorrebbe rinunciare a questa rete virtuosa di protezione ambientale, ci aspettiamo che la politica riconosca questo ruolo sostenendolo istituzionalmente ed economicamente.

SICCITA’: SCORTE IDRICHE AI MINIMI STORICI, MANCANO 2 MILIARDI DI METRI CUBI D’ACQUA

SICCITA’: SCORTE IDRICHE AI MINIMI STORICI, MANCANO 2 MILIARDI DI METRI CUBI D’ACQUA DOSSIER - ACQUA E AGRICOLTURA Occorre ridurre i fabbiso...