mercoledì 23 aprile 2014

Acqua e sanzioni comunitarie: Italia condannata per 23 anni di ritardi e inadempienze

Milano, 23 aprile 2014                                                                                           Comunicato stampa


Anche la Lombardia si avvia a pagare pesantissime sanzioni per la mancanza di depurazione delle acque

“Basta con il balletto sulla gestione idrica: è ora di rimboccarsi le maniche e di sbloccare le risorse per la depurazione e i collettori”

L’Italia rischia di pagare un conto salatissimo per la mancanza di depuratori, reti e collettori fognari. L’Europa ha infatti condannato il nostro Paese perchè ancora troppi comuni non si sono dotati di sistemi efficienti di recupero e trattamento delle acque reflue, così come prescrive la normativa europea. E la Lombardia è tra le principali colpevoli di quello che l’Europa ci contesta: nella nostra regione sono fuorilegge ben 14 agglomerati, ovvero insiemi di aree urbane in cui la popolazione e le attività economiche sono sufficientemente concentrate da rendere possibile la raccolta e il convogliamento delle acque reflue urbane verso un impianto di trattamento delle acque o verso un punto di scarico finale. Tutto questo rischia di tradursi in sanzioni per decine di milioni di euro. Infatti il 10 aprile di quest’anno la Corte di Giustizia europea ha depositato la sentenza con la quale ha confermato l’infrazione da parte dell’Italia della 91/271/CEE, la Direttiva sulla gestione delle acque reflue. Da ora abbiamo pochissimo tempo per risolvere le situazioni critiche: collaudo delle opere realizzate per raggiungere la conformità, completamento delle reti fognarie, collettamenti e/o impianti depurazione. Il tutto entro il 31 dicembre del 2015, data in cui la Direttiva 2000/60/CEE prevede il raggiungimento di obiettivi di qualità sulle acque. Altrimenti scatterà la seconda fase del procedimento che porterà l’Italia e la Lombardia a pagare milioni di multa per ciascun agglomerato che ancora non rispetti le regole. E non è che l'inizio di una situazione che rischia di continuare e di ingigantirsi nei prossimi mesi o anni, per le centinaia di comuni che, in tutta la Lombardia e in Italia, sono inadempienti agli obblighi di depurazione.

“La sentenza della Corte Europea - dichiara Damiano Di Simine presidente di Legambiente Lombardia - mette in luce il vero, e grave, ritardo infrastrutturale lombardo: a mancarci non sono strade ed autostrade, ma fogne e depuratori. Alla politica chiediamo di attivare gli investimenti necessari a sanare questo umiliante gap infrastrutturale, anche mettendo a punto gli strumenti della finanza di progetto per mobilitare le notevoli risorse necessarie”.

Non è piacevole per nessuno parlare di adeguamenti tariffari in un momento di crisi economica, ma dobbiamo fare i conti con il fatto che la Lombardia ha accumulato gravi ritardi sugli investimenti: paghiamo poco l'acqua non perchè siamo più bravi delle altre regioni Europee, ma perchè non abbiamo sviluppato il programma di investimenti necessario a raggiungere un accettabile livello di qualità delle acque di scarico. E ora le sanzioni non lasciano scampo: meglio fare investimenti piuttosto che pagare le multe comunitarie.

L’elenco dei 14 agglomerati lombardi condannati dall’Europa per mancanza di depuratori, reti e collettori fognari:

Orzinuovi,
Calco,
Valle San Martino,
Olona Nord,
Melegnano,
Olona Sud,
Robecco sul Naviglio,
Rozzano,
San Giuliano M.se EST,
Trezzano sul Naviglio,
Broni,
Casteggio,
Mortara,
Vigevano.

L’ufficio stampa Legambiente Lombardia 02 87386480

Link alla sentenza della Corte di Giustizia Europea

martedì 22 aprile 2014

Programma attività zona Levadina: 2014 SECONDA VISITA GUIDATA 26 aprile, in pomeriggio

 
Dopo la prima apertura in occasione della "PedalaLambro" di Legambiente il 6 aprile scorso, il Wwf Sud Milano prosegue nella sua attività di difesa, conoscenza e valorizzazione della zona naturalistica  accanto al fiume Lambro chiamata Levadina, in territorio comunale di San Donato Milanese, in Parco Sud  Milano, secondo la nuova convenzione triennale sancita l'anno scorso tra la Amministrazione Comunale e la nostra Associazione.

Le caratteristiche della zona, la sua ubicazione (Via Fiume Lambro), l'elenco completo delle iniziative e le loro date per il 2014 sono descritte nel pieghevole allegato, frutto anche degli enti e dalle associazioni che hanno contribuito alla realizzazione dei progetti per Levadina a partire dai primi anni 200.

Con l'arrivo della primavera si intende proporre anche per quest'anno un nuovo calendario di attività e visite guidate nell'oasi come previsto dalla attuale convenzione. Attualmente le date stabilite, suscettibili di conferma volta per volta in loro prossimità, sono almeno le seguenti:

Si chiede cortesemente di pubblicizzare le date in modo adeguato

6 aprile: Biciclettata Levadina Lambro, già effettuata
26 Aprile: Sabato pomeriggio Visita guidata e lavori di volontariato 
11 maggio, Bimbimbici a Levadina con la Stazione delle Biciclette
1 giugno: visita guidata in occasione della Festa degli Orti Comunali
6 giugno: venerdi'sera, lucciolata a Levadina
una domenica pomeriggio in giugno: sos girini ?
29 giugno: domenica pomeriggio, Visita guidata e lavori di volontariato  
mezza giornata in un fine settimana a Luglio e ad Agosto
13 settembre: sabato pomeriggio : apertura levadina
28 settembre domenica pomeriggio:  biciclettata a levadina
18 o 19 ottobre : apertura levadina
16 novembre: sabato ore 14.30:  Visita guidata
15 novembre sabato pomeriggio : apertura levadina

Si propone perciò la visita guidata dell'oasi per sabato prossimo 26 Aprile, di pomeriggio, a partire dalle 14:45; queste attività hanno lo scopo di far conoscere, ribadire la cura e l'attenzione verso questo scampolo di natura  rimasto a pochi chilometri dalla metropoli, a ridosso del fiume Lambro, per il quale  la nostra associazione ha anche​ sottoscritto il Contratto di Fiume in regione Lombardia nel 2012 e ha seguito il progetto di valorizzazione della zona più a Nord dell'Ecomostro PonteLambro – Moluè nel comune di Milano..

Si fa presente che in realtà la frequentazione di Levadina da parte dei volontari del Wwf Sud Milano non si limita a questi momenti definiti dal calendario ma invece c'è una frequentazione dell'area, per mantenerla viva, quasi settimanale, e si ricorda che l'associazione è disponibile ad accettare nuovi volontari e a far visitare l'area ogni volta che ce ne sia richiesta.

L'attività che l'associazione qui svolge è descritta da una relazione annuale che si consegna all'Amministrazione comunale, proprietaria, disponibile a chi ne facesse richiesta.
 
Si ricorda che il Wwf Sud Milano ha in cura anche altre aree nel sud est Milano, tra cui l'oasi di fronte al municipio di San Giuliano Milanese, il bosco che sta crescendo a Zivido di fianco alla Via Emilia, le oasi Parco Noci e il Bosco di Montorfano, ancora sul Lambro, a Melegnano, queste ultime due in collaborazione con l'associazione Il Bradipo.
Si ricorda a chi è interessato a partecipare alla visita di sabato di vestire in modo adeguato, calzature robusti ed eventualmente guanti.

per info 339 6441935

TAVOLO 100 FONTANILI 07 maggio 2014 ore 9:00

Provincia di Milano
Settore Agricoltura,Parchi, Caccia e Pesca


Obiettivi dell’incontro

-   Presentazione del progetto 100 Fontanili
-   Illustrazione dei primi risultati del progetto (inquadramento territoriale e analisi
ecologica del sistema dei fontanili dal Ticino all’Adda)
-   Individuazione condivisa degli ambiti di connessione ecologica più idonei  nel
territorio coinvolto dal progetto
Agenda

9:00           Registrazione

9:30           Saluti Autorità 

9:45           Sessione 1 - Il progetto 

                  Presentazione progetto 100 fontanili (Legambiente Lombardia)  

                  Inquadramento del sistema fontanili dal Ticino all’Adda nel contesto 
                  normativo e pianificatorio vigenti (Provincia di Milano) 

                  Analisi ecologica del sistema fontanili dal Ticino all’Adda
                  (Università Agraria e IRSA-CNR). I primi risultati elaborati 
                  
11:00         Sessione 2 – Gli ambiti di connessione ecologica 

                  Introduzione dell’attività di gruppo (definizione di ambito di connesione
                  ecologica, metodo, obiettivi e risultati) 
                  
                  Laboratori di co-progettazione 

                  Risultati laboratori

12:30         Chiusura lavori

lunedì 14 aprile 2014

“Su e Giù per il Lambro” - 4° edizione

Manifestazione ludico motoria a passo libero aperta a tutti
Di Km 6 -13-20 
Valida per la vidimazione dei concorsi NAZIONALI PIEDE ALATO ed INTERNAZIONALI I.V.V. 

giovedì 10 aprile 2014

Pedalambro 2014 I paesaggi mutanti e la lentezza del pedale

di Gianni Dapri, consulente Comune di Milano
foto di Alessandro Giacomel, Laura Zamprogno, Lorenzo Baio e Circolo Crescenzago

Per vedere il video:
https://www.youtube.com/watch?v=SuGa6DFAUbI
Clicca qui per ingrandire l'immagine

Nell’immaginario un fiume è un oggetto semplice. Un fiume è composto da un alveo, dove scorre l’acqua e da rive, lievi e abitate da vegetazione ripariale oppure con argini, massicci e dall’aspetto rassicurante. Rive e argini sono spesso un manufatto umano, un luogo antropizzato che “modella” gli elementi naturali, soprattutto quando i fiumi sono all’origine e matrice della formazione di una città. Qui gli uomini hanno utilizzato il fiume come strumento del trasporto, forza motrice o per alimentare le colture agricole. Fiume e sponde sono stati trasformati in componenti tecniche del lavoro e quindi del territorio industriale, il fiume genera la città e questa ne “addomestica” la sua struttura. Il Lambro non è fiume navigabile ma ha fornito energia e acqua per le colture sino alla metà del novecento e le testimonianze di mulini agricoli o di generazione meccanica della prima industria, oltre ai manufatti di convogliamento delle acque irrigue ne sono prova della memoria e identità.
L’idea del fiume urbano è che dovrebbe essere percorribile, artificiale e percorribile, un segno di storia della città con atmosfera desueta. Così non è per il fiume Lambro. Il processo di crescita ed esplosione urbana della metà del secolo scorso con il modello di sviluppo industriale ha invaso il territorio e sopravanzato i principi insediativi generativi del tratto urbano del Lambro: il modello agricolo o di produzione dell’energia. Il nuovo sviluppo ha utilizzato tutto il territorio con estrema indifferenza per il fiume, trattandolo con vero e proprio fastidio per l’intralcio che procurava, come per lo scalo ferroviario di Lambrate o per l’insediamento industriale dell’Innocenti, che ne hanno fagocitato o rettificato il corso dell’alveo.
Domenica 6 aprile abbiamo provato a percorrere il fiume Lambro.
Dotati di biciclette, abbiamo individuato due percorsi, da nord e da sud per convergere poi al parco Lambro. Il primo percorso da nord è partito da Monza ed ha percorso un itinerario che ha toccato l’ambito della Cascinazza, il ponte di San Maurizio al Lambro, le colline degli scarti industriali Falck e le cave Melzi alla Parpagliona,  gli orti della Bergamella, piazza Costantino a Crescenzago e infine il Mulino san Gregorio nel parco Lambro. Il percorso da sud è partito dal’Oasi Levandina di San Donato M.se per toccare il parco Vittorini a Ponte Lambro, la risiera Panigada e la cascina Cavriana dentro il parco Forlanini, il parco Rubattino per convergere anch’esso al Mulino san Gregorio nel parco Lambro.
Abbiamo provato a testare la percorribilità del corso del fiume, delle sue sponde ed anche dei tracciati limitrofi riuscendoci in parte. Il fiume è densissimo di fatti urbani, una complessità territoriale ed eterogenea, sedimentata senza coerenza e che genera concrezioni edificate difficili da conquistare e domare in senso coerente con i contesti territoriali e nel rispetto per il fiume.
I paesaggi che si attraversano con la lentezza della pedalata, diventano contemporaneamente quadri mutanti e fatti concreti, estremamente condizionanti nella modalità di approcciare il fiume.
La nostra tesi sul fiume non esige una condizione di piena e artificiosa percorribilità delle sponde, ma ricerca una sequenza intermittente di occasioni e fatti lungo il tracciato dove la percorribilità si alterna alla densificazione ambientale. Un approccio al fiume che permette di avvicinarlo ma anche di staccarsene, per poterlo meglio vedere e capire. Adesione e distacco devono essere condizioni territorialmente coerenti e con sequenze progettate.
Durante il nostro viaggio, il distacco dal fiume è risultato spesso un fatto violento, un dover tornare sui propri passi e ricominciare il viaggio più in la’.

Da sud trenta ciclisti al nastro di partenza alla stazione delle biciclette di San Donato M.se. Dopo le formalità e una spiegazione dei motivi che hanno spinto gli organizzatori a ipotizzare un itinerario quantomeno “non convenzionale”, il gruppo parte alla volta dell’Oasi Levadina. I primi chilometri risultano già impegnativi, dati alcuni incroci improbabili e l’attraversamento della Paullese. Ma l’oasi si dimostra all’altezza delle aspettative. Si tratta di un’area lambita dal fiume e gestita dai volontari del WWF che, aerei permettendo, è realmente un posto speciale, dove si ritrovano natura e acqua.
Di nuovo in marcia lungo via Fiume Lambro, tra capannoni, centri commerciali e strane piste ciclabili che finiscono nel nulla. In un battibaleno siamo in via Camaldoli dove pochi mesi fa alcuni volontari hanno lavorato parecchio durante l’iniziativa “Puliamo il Mondo”. Area che adesso in parte è abusivamente recintata.
Nella parte a sud, dove la densità urbana lascia ampie tracce di territorio agricolo, il fiume è ampiamente percorribile. Il tracciato è anche particolarmente tortuoso, con anse e contro anse e l’urbanizzato ha dovuto tenere una distanza necessaria. Il primo ostacolo è la strada Paullese, densa di snodi viabilistici con la tangenziale Est. Quest’ultima è una presenza costante del disegno metropolitano, come se la sua realizzazione avesse cercato il fiume Lambro, l’avesse inseguito alla caccia di un sedime libero su cui appoggiare piloni e massicciate, la vicinanza e sovrapposizione di autostrada e fiume è un elemento costante.
Seguendo il fiume verso nord si entra in un ambito territoriale dalle caratteristiche agricole residuali, compreso tra l’aeroporto di Linate ad est e gli insediamenti terziari sul confine tra San Donato M.se e Milano. Questa condizione di area interclusa ma sostanzialmente ancora poco edificata e di conservazione dell’attività agricola arriva sino al quartiere di Ponte Lambro con il nuovo parco Vittorini e l’ambito recuperato con la demolizione del famoso “ecomostro” e qui si pedala sull’argine stretto e sterrato sino quasi alla cascina Monluè. Arriviamo dunque con una buona mezzora di ritardo all’appuntamento presso i giardini di Via Vittorini a Ponte Lambro dove ci attendono Pierangelo Tosi del Consiglio di Zona 4 e il sig. Claudio, memoria storica del quartiere.
Da qui il fiume non è avvicinabile, ostruito lo si intuisce oltre gli orti abusivi e aree dove la natura si è ripresa intensamente la riva. In questa parte, il fiume, lo si scopre arrivando dal parco Monluè.
Poi nel parco Forlanini il fiume lo si avvicina a tratti. Occorre zigzagare con le biciclette, come mosche nella stanza per provare ad affacciarsi. Il fiume lo si raggiunge dal villaggio dove esiste ancora il mulino di una risiera e la ruota del mulino di un’ex  fucinatura dei metalli oppure quando il Lambro sottopassa via Corelli per scomparire sotto il grande scalo ferroviario. Qui il fiume scompare.
A questo punto occorre pedalare per raggiungere la città entro la cinta ferroviaria,  aggirare lo scalo e poter poi ritrovare il fiume solo nel nuovo quartiere Rubattino, sorto sulla sede della fabbrica Innocenti e qui il fiume è diventato una parte di un piccolo parco.
Dopo il parco Rubattino il fiume non è più risalibile, l’alveo è stato chiuso entro uno stretto percorso artificiale dalla realizzazione delle fabbriche di Lambrate, con i capannoni costruiti sino al bordo.
Si torna nella città densa sino al quartiere Feltre, qui il fiume è visibile in distanza ma non raggiungibile, una presenza con pochi condizionamenti ma comunque senza rapporti stabili con la città attorno.
Il fiume torna ad essere avvicinabile e percorribile solo nel parco Lambro. Una presenza non dirompente, discreta, percepita più dall’odore che non dal suo tracciato, ma forse questa dimensione è la sua più connaturata in questa fase storica, un elemento di scenario del paesaggio.
Di questo e altro abbiamo chiacchierato amabilmente alla cascina Mulino San Gregorio, ricongiunti con il gruppo che ha percorso il tracciato nord.


Gazebo presso Molino Cascina San Gregorio


 Arrivo in volata


 Un piccolo break nel percorso Nord presso la sede di Legambiente Crescenzago


 C'è chi discute...


Arrivo al Parco Lambro del gruppo Sud (con mezz'ora di ritardo!)


 Visita all'Oasi Levadina


 Il pergolato con glicine in fiore


 Parco Forlanini, si discute sul campo da Golf


 Il "gruppone" degli eroici


 Alla partenza Sud 1


 Alla partenza Sud 2


Arrivo all'oasi Levadina


Avvistamenti?


 Fabio del WWF Sud Milano 


 Verso Cascina Cavriano


I mezzi meccanici


 Lungo il Lambro a Peschiera


Il Ponte Azzurro del Forlanini


 Parco Forlanini


La vecchia pala della Riseria Panigada, un tempo alimentata dalle acque del Lambro


 Riseria Panigada


 Scorci di Lambro


 Il verde e il blu


                                                               I tecnici del Politecnico e di Irs


 Ritrovo a Monza


 Lungo il canale Villoresi


 Ingresso al Parco Media Valle Lambro


 Impegno...


 In mezzo scorre il fiume...Lambro


Gli orti della Bergamella


 Momenti felici


 In visione le tavole del progetto Lambro Metropolitano



Parlano gli esperti

martedì 8 aprile 2014

Risposta del Consorzio Villoresi alle critiche pervenuti da cittadini e associazioni sulle asciutte della Martesana Prot. n. 3028 del 1 aprile 2014

La stagione delle asciutte primaverili sta volgendo al termine. Il Consorzio Villoresi è stato duramente impegnato a far fronte a tutte le necessità e le emergenze che comportano la gestione delle asciutte, che quest'anno hanno interessato tutti i canali di pertinenza consortile: l'allestimento dei cantieri negli alvei, la manutenzione delle sponde, il recupero dei rifiuti e della fauna ittica presente, il taglio di piante pericolanti.
Le asciutte sono necessarie, anzi indispensabili, dettate dalla necessità di mantenere efficiente un reticolo di canali artificiali utile all'agricoltura, alla bonifica del territorio, all'ambiente, al paesaggio; ma non sempre l'opinione pubblica percepisce la necessità di questi interventi.
Un canale asciutto è brutto da vedere perchè rende evidente tutto ciò che l'acqua nasconde: rifiuti, degrado, scarichi abusivi e sponde malridotte, ma è solo con le asciutte che si possono rimuovere e risolvere questi problemi.
Il Consorzio è stato bersaglio di critiche anche pesanti di cittadini  e associazioni, a difesa dell'ambiente, del verde, del paesaggio, dell'avifauna e dei pesci, nel nome di una sensibilità che non può essere ignorata, ma che spesso, anche per poca conoscenza dei fatti, non tiene conto delle reali problematiche e di anni di amministrazioni che hanno permesso il degrado del reticolo idrico vecchio di secoli, ignorando l'abusivismo e le conseguenze nefaste di scelte che hanno dato priorità alla cementificazione a discapito di un patrimonio che, solo con grandi sforzi e con la collaborazione di tutti, potrà essere recuperato.
Le acque del Martesana giungono a Milano dopo aver percorso oltre 30 km, un percorso a ostacoli dove incontrano sponde malridotte, rifiuti, scarichi e soprattutto le acque delle Trobbie. I germani e le gallinelle di Cernusco e Cassina de' Pecchi hanno trovato subito difensori tra gli animalisti locali, ma nessuno si domanda quale percorso faccia l'acqua, in quali sponde venga incanalata. Gli anatidi di Cernusco hanno potuto nidificare nel Martesana anche grazie ai nostri operai, che quotidianamente sono impegnati a regimarne le acque, a recuperare rifiuti; gli stessi operai che oggi sono oggetto di critiche e non di rado ricevono insulti per l'asciutta del canale.
Riceviamo anche da molti solerti cittadini, con cadenza quasi quotidiana, segnalazioni di rifiuti presenti nell' alveo dei navigli, che puntualmente si ripresentano appena dopo le operazioni di pulizia; l'auspicio è quello che si possa diffondere una coscienza civica che imponga il rispetto di questi canali per evitare che vengano ridotti a discarica.
L'impegno del Consorzio è anche su questo fronte e spesso si è trovato in sintonia con diversi amministratori, che hanno saputo guardare oltre e con i quali il nostro ente ha concordato ottime iniziative per valorizzare il Martesana, iniziative che però hanno in diverse occasioni riscontrato scarsa partecipazione.
Chiedere ora di interrompere l'asciutta del Martesana significa non avere una visione completa su quello che stiamo facendo. I lavori di sistemazione delle sponde costano milioni di euro alla comunità  e sono indispensabili per curare il malato Martesana; il cedimento della sponda sinistra a Trezzo sarebbe la fine per il Naviglio e di conseguenza anche per i germani e le gallinelle di Cernusco e Cassina de' Pecchi.
Siamo sempre disponibili a collaborare e a dare supporto al volontariato e alle associazioni locali per far fronte all'emergenza anatidi, con lo stesso spirito e le stesse modalità collaudate con il recupero della fauna ittica, aperti a cogliere suggerimenti e consigli, ma non a raccogliere le intimazioni per interrompere l'asciutta in corso, che in ogni caso potrà terminare solo il prossimo 17 aprile.
Solamente in questo modo si potrà evitare di compromettere le attività dei cantieri aperti e l'esito finale dei lavori.
A fronte delle proteste di Comuni nei quali al momento non sono previsti interventi - ritenuti invece essenziali dagli amministratori degli stessi enti locali - desta particolare meraviglia che sollecitazioni contro l'asciutta e i lavori provengano invece da Amministrazioni che presto verranno interessate da questo tipo di opere.
Si ricorda che a Cernusco sul Naviglio inizieranno nel settembre 2014 alcuni interventi, che renderanno possibili, tra le altre cose, la ristrutturazione di quasi 700 metri di sponde ammalorate.

Cordiali saluti


  
Consorzio Est Ticino Villoresi
Via Lodovico Ariosto, 30 - 20145 Milano - Italia
Tel. +39 02 48561301 - Fax +39 02 48013031
Sito web www.etvilloresi.it - E-mail info@etvilloresi.it

La legge “ammazza foreste” bloccata in Consiglio, almeno per ora Esultano gli ambientalisti: “Le foreste sono una grande risorsa ambientale e produttiva della Lombardia”



Milano, 8 aprile 2014                                                                                           Comunicato stampa


Dopo le raccolte di firme e gli appelli ai Consiglieri regionali, firmati da gran parte delle associazioni di protezione ambientale della Lombardia (tra queste Legambiente, WWF, Italia Nostra, CAI, FAI, LIPU), il Consiglio Regionale retrocede dal proposito di approvare quella che era già stata battezzata legge “ammazza foreste”: un provvedimento di modifiche e deroghe alla legislazione forestale regionale che avrebbe consentito di radere al suolo molti boschi di pianura per farci capannoni industriali, di realizzare edifici e infrastrutture stradali sui versanti montani, di liberalizzare manomissioni del patrimonio boschivo escludendo le autorizzazioni paesaggistiche e le valutazioni idrogeologiche, e che conteneva per di più un'intollerabile deroga per consentire lo svolgimento di competizioni motoristiche su sentieri e mulattiere di montagna. La legge, che avrebbe dovuto essere votata oggi, è stata restituita dall'Assemblea Legislativa alle Commissioni Consiliare per approfondire i punti oggetto delle forti critiche degli ambientalisti. 

“Siamo soddisfatti del risultato raggiunto dalla nostra mobilitazione - dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - sappiamo che il voto per ora è solo rimandato, ma lavoreremo affinché l'istruttoria sulla legge serva a farne un provvedimento utile alla piena valorizzazione dei boschi di Lombardia, che sono una risorsa ambientale troppo preziosa per essere trascurata o abbandonata, e che deve invece fornire opportunità di sviluppo locale per i territori montani, oltre che di prelievo sostenibile di legname di qualità, che oggi la Lombardia importa dall'estero”.

L’Ufficio stampa Legambiente Lombardia 02 87386480

domenica 6 aprile 2014

Comunicato congiunto di Associazione Parco Sud, CAI, FAI, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, WWF, Orobie Vive e Società Botanica Italiana Arriva la legge Ammazza foreste?

Milano, 5 aprile 2014                                                                                         Comunicato stampa


La denuncia degli ambientalisti: quella che approda martedì in Consiglio Regionale è una legge che potrebbe scrivere la parola 'fine' a trent'anni di tutela dei boschi di Lombardia e che apre a speculazioni edilizie e abuso di pascoli e sentieri trasformandoli in rodei per moto e fuoristrada

Una legge inutile per l'economia forestale, e dannosa per la tutela di territorio e paesaggio

 Dalle associazioni un appello ai gruppi politici: "Non approvatela"


Una compilazione chirurgica di eccezioni, deroghe, esclusioni: è questo il senso del disegno di legge, di iniziativa del Consiglio Regionale, che andrà in votazione martedì prossimo nell'assemblea legislativa lombarda. Una norma di cui si fatica a cogliere il senso se non andando pazientemente a confrontarla con le leggi vigenti, e solo allora si scopre quanto sia dirompente: il nuovo disegno di legge, 'modifiche e integrazioni alla legge regionale 31/2008', sotto un titolo che appare innocuamente burocratico, contiene le chiavi per aprire i boschi alla speculazione edilizia, al diboscamento con il pretesto dell'interesse pubblico, ai capannoni laddove fino ad oggi sarebbe stato illegale, affida alla discrezionalità di uffici tecnici comunali il compito di autorizzare interventi per la cui valutazione sarebbero richieste adeguate competenze geologiche e forestali. Per non dire della norma gravissima che sancisce e generalizza l'istituto della deroga per la circolazione di moto e mezzi fuori strada ovunque, perfino su sentieri storici e pascoli, deroga contro cui  il CAI ha lanciato un appello (
#sentierisenzamoto), che in pochissimi giorni ha già superato le 20.000 adesioni di cittadini, turisti, appassionati i quali, giustamente, non apprezzano i 'facili costumi' di molte valli lombarde in cui gli escursionisti sono costretti a condividere i sentieri con motocrossisti e fuoristradisti.

Gli ambientalisti annunciano battaglia contro questa legge: Associazione Parco Sud, CAI, FAI, Italia Nostra, Legambiente, LIPU WWF, Orobie Vive e Società Botanica Italiana, hanno già assunto una posizione netta: “Da sempre riteniamo che il patrimonio forestale debba essere amministrato per la sua molteplicità di funzioni, che sono ecologiche ma anche produttive, e che si debbano consolidare le condizioni in cui un'economia locale possa svilupparsi a partire dalla buona gestione delle risorse forestali. Ma questa legge non dice nulla di utile in tal senso. Si limita ad aprire un vasto campionario di possibilità per eccepire a norme, anche nazionali, di tutela del bosco, della sua funzione ambientale e di quella protettiva nei confronti del dissesto idrogeologico”.

La legge infatti modifica in modo sostanziale la consolidata definizione di bosco, stabilendo che una vasta fattispecie di aree forestali in realtà non sono boschi: non lo sono ad esempio gran parte dei boschi di pianura, se si vogliono costruire capannoni, e non lo sono nemmeno i boschi dei versanti montani, se si vogliono realizzare opere pubbliche o d'interesse pubblico, dalle palestre agli ostelli ai non meglio identificati edifici connessi con l'attività agricola. Vengono meno così anche gli obblighi di compensazione per il taglio dei boschi, se si vogliono fare strade o altre infrastrutture, perchè un bosco, per essere tale, deve dimostrare di essersi sviluppato da almeno trent'anni: peccato che a trent'anni d'età un bosco è già maturo, ed è quindi praticamente impossibile distinguerlo da altri boschi. Ma sono proprio 'chicche' come questa che fanno dire agli ambientalisti che si tratta di una legge 'ammazzaforeste'. E gli ambientalisti non sono i soli: anche l'avvocatura del Consiglio Regionale e la stessa Giunta Regionale, dai propri uffici, ha espresso pareri preoccupati circa il chiaro contrasto tra la legge e le normative nazionali di tutela paesaggistica e forestale.

“Non c'è nessuna ragione per la Lombardia di interrompere una produzione di buone norme che aveva reso fino ad oggi possibile la tutela del proprio ingente patrimonio forestale. Questa legge è stata sicuramente dettata da interessi molto localistici e di carattere speculativo, sarebbe inaccettabile che l'assemblea legislativa della più grande regione italiana si piegasse a chi vuole semplicemente avere mano libera per azioni di diboscamento e danneggiamento delle coperture forestali; per questo nelle prossime ore scriveremo a tutti i consiglieri regionali, chiedendo di desistere dall'approvazione della legge ammazza foreste”.

L’Ufficio stampa Legambiente Lombardia Mario Petitto 02 87386480

venerdì 4 aprile 2014

Prima edizione della PedaLambro 2014

Milano, 3 aprile 2014                                                                                       Comunicato stampa


Domenica si tenta l’eroica: un’escursione in bici alla scoperta della valle del Lambro a Milano

“Un grande Parco del Lambro a Milano è possibile”

E’ tempo d’imprese eroiche lungo le rive del Lambro. Domenica i volontari di Legambiente, Parco Media Valle Lambro e Ciclobby, insieme a ERSAF, Comune di Milano e Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e a quanti vorranno partecipare, tenteranno un’avventura mai provata prima: percorrere in bicicletta i 30 chilometri di territorio che da Monza a San Donato M.se vengono bagnati dal fiume, un tracciato mai pensato per il cicloturismo che si vuole invece promuovere spina dorsale di un grande Parco Lambro metropolitano che unisce il Parco di Monza al Parco Sud Milano. L’escursione in bici si chiama PedaLambro ed è una delle iniziative che si inseriscono nel progetto: “Gli spazi aperti e gli ambiti agro naturalistici, il fiume Lambro, l'area metropolitana milanese esempio di attivazione di Rete Ecologica”, che ha come obiettivo la riqualificazione e il ripristino della funzionalità ecologica della porzione di territorio al confine Est di Milano. Il progetto, portato avanti dai promotori della pedalata, è realizzato grazie al contributo di Fondazione Cariplo.

“Vogliamo portare i cittadini, le istituzioni e le associazioni – dichiara Elisabetta Parravicini, presidente di ERSAF, capofila del progetto – a vedere di persona il territorio bagnato dal Lambro, con le sue luci e ombre, per toccare con mano quanto vada preservato e migliorato, e vorremmo fare in modo che il fiume non sia più un “retro” di qualcos’altro, permettendo di ristabilire un equilibrio fra il fiume, le aree verdi, la città e chi la abita. Ci sono buoni segnali in questa direzione: tra questi l’approvazione da parte dei comuni di Monza e di Milano dell’ampliamento del Parco Media Valle Lambro, ma anche il progetto di fattibilità per riattivare una rete ecologica fluviale che stiamo sviluppando passo dopo passo, grazie al contributo di Fondazione Cariplo e con la partecipazione di un ampio partenariato, che si arricchisce via via e che colgo l’occasione, ancora una volta, di ringraziare”.

Lo staff del progetto invita dunque tutti gli amanti delle due ruote a trascorrere una domenica un po’ originale, attraversando paesaggi insoliti a due passi da casa, alla scoperta della valle del Lambro. Il programma prevede due biciclettate che, al motto “in bicicletta per sognare un grande Parco Lambro, cuore della rete ecologica regionale”, partiranno di buon mattino viaggiando in senso opposto: una prenderà il via dalla Stazione delle Biciclette presso la metropolitana di San Donato e l’altra dal Teatro Binario 7 di Monza, per ritrovarsi poi tutti insieme al Parco Lambro a Milano verso le 12.30, ospiti della Cascina Molino San Gregorio dove, agli “eroici” partecipanti, verrà offerto un rinfresco finale.

“Ci aspettiamo ora - commenta Barbara Meggetto, direttrice di Legambiente Lombardia - che i comuni di Milano, Monza e tutti gli altri toccati dal fiume sappiano presidiare scelte urbanistiche che permettano di rendere questo collegamento vitale e visibile anche sotto il profilo della fruizione. La prossima sfida, ovviamente, deve essere il risanamento delle acque, e la riuscita dipenderà in gran parte dall'impegno e dagli investimenti dei comuni e dei gestori della rete dei collettori e dei depuratori della Brianza”.

“Il Lambro può e deve essere riscoperto come fiume della città, per la città - conclude Antonio Longo, DASTU Politecnico di Milano -.  Non più periferia interna, non solo fiume negletto che porta allagamenti da cui difendersi ma nuova spina dorsale verde della metropoli dell’Est Milanese. E’ un progetto possibile. Il futuro che immaginiamo in parte esiste già, è la collana di parchi che si sviluppa dal Parco Media Valle del Lambro a San Donato attraverso il Parco Lambro di Milano, i Parchi Rubattino, Forlanini e Monluè e il nuovo parco di Ponte Lambro esito della demolizione dell’ecomostro”.

Hanno collaborato all’organizzazione della PedaLambro:
Ciclobby, Cascina Molino San Gregorio, WWF Sud Milano, Laboratorio di Quartiere di Ponte Lambro, Comitato Vivere in Zona 2, Gruppo di Mobilità Sostenibile Zona 2, Gorla Domani, Associazione Difesa Lambro, Cascina Cavriano e riseria Panigada. Con il patrocinio dei Consigli di Zona 2-3-4, Comuni di Sesto San Giovanni, Monza e San Donato M.se.

L’ufficio stampa Legambiente Lombardia Mario Petitto 02 87386480

giovedì 3 aprile 2014

Contratto di Fiume Incontro a San Polo di Piave per il fiume Lia

Oggi 03 Aprile ore 20.45 appuntamento a San Polo di Piave per un momento di disseminazione culturale sulla natura del Contratto di Fiume. Il Cambiamento è in atto.


martedì 1 aprile 2014

Invadiamo la rete! Legambiente si mobilita per #ItaliaNOogm: domani a Milano il primo appuntamento nazionale della task force Liberi da OGM

Milano, 1 aprile 2014                                                                                              Comunicato stampa


E il 5 aprile tutti in piazza a firmare il referendum dell’associazione sul cibo transgenico
A Milano manifestazione in piazza XXV aprile (davanti a Eataly)

Legambiente si mobilita contro gli Ogm insieme a numerose organizzazioni del mondo agricolo, ambientalista, cooperativo e dei consumatori. E’ la task force per un’Italia libera da OGM, che lancia la mobilitazione Italia No Ogm. Primo appuntamento domani, 2 aprile a Milano (Castello sforzesco - ore 10.30) per l’incontro pubblico Verso Expo 2015 - Nutrire il pianeta senza ogm in cui le 38 associazioni che compongono la coalizione ribadiranno le ragioni del no al cibo transgenico. Poi tutti in piazza il 5 aprile lungo la Penisola: a Milano appuntamento dalle 10 alle 12 in piazza XXV aprile davanti a Eataly per gustare una buona polenta di mais biologico e informare i cittadini sul rischio che corrono in questi giorni le produzioni agricole e il cibo made in Italy.

Il prossimo 9 aprile, infatti, il TAR si pronuncerà sul ricorso presentato da un agricoltore friulano contro il decreto interministeriale che proibisce la semina di mais MON810, una coltura geneticamente modificata. Se il ricorso fosse accolto, si rischierebbe di aprire la strada in tutta Italia a semine incontrollate di colture geneticamente modificate, con ripercussioni anche sul cibo che mettiamo in tavola ogni giorno. La produzione agricola italiana di qualità, uno dei pochi settori risparmiati dalla crisi, sarebbe gravemente compromessa: un colpo durissimo per le nostre coltivazioni, le produzioni biologiche, le esportazioni e la libertà di scelta di tutti noi cittadini. Ma il popolo italiano ha già manifestato in più occasioni la sua opposizione agli ogm. Per questo Legambiente chiede a tutti di ribadire la propria volontà di scegliere cosa mettere nel piatto e proteggere la tipicità dei nostri prodotti.

"In Lombardia la coltura del mais è la protagonista del paesaggio agrario e della filiera agrozootecnica, la minaccia OGM non può che partire dalla nostra pianura - dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - scendiamo in piazza per difendere l'agricoltura di qualità, che non è solo uno slogan, ma è il cuore della nuova PAC, la Politica Agricola Comunitaria, che esige colture agrarie più sane e diversificate, puntando sugli avvicendamenti per migliorare il paesaggio e ridurre l'impiego di pesticidi: le colture OGM nella nostra regione rispondono ad una idea opposta di agricoltura, più lontana dall'Europa e dai consumatori. Per questo vogliamo che l'Expo possa svolgersi in un Paese che continui ad essere orgogliosamente Libero da OGM".

Legambiente promuove, inoltre, un referendum che sarà nelle piazze d’Italia il 5 aprile, insieme a tanti piatti della nostra tradizione gastronomica. A Milano presso Eataly. Oppure al mercato di Porta Palazzo a Torino, ad Ancona e Grosseto, a Reggio Calabria, in provincia di Bologna a Imola, Budrio, Castenaso e Medicina. Qui, e in molte altre località, i cittadini potranno manifestare la propria volontà, scegliendo tra le due opzioni proposte dal referendum di Legambiente, di cui segue il testo:

Da due anni stiamo assistendo a un tentativo di introduzione di colture Ogm nel nostro Paese, nonostante i cittadini abbiamo dichiarato più volte la loro contrarietà. La coesistenza tra produzioni Ogm, biologiche e convenzionali non è ammessa per legge ed è impraticabile perché non è in grado di tutelare la salute dei consumatori e dell’ambiente. Noi vogliamo che l’agricoltura italiana sia libera da Ogm e continui a basarsi su 3 caratteristiche: qualità, tipicità e sicurezza alimentare. Queste sono le basi per il futuro del buon cibo italiano!

Per il futuro del cibo italiano e la qualità dell’agricoltura italiana scegli tra:
ITALIA OGM - se vuoi portare a tavola alimenti transgenici.
ITALIA NO OGM - se vuoi portare a tavola prodotti non Ogm, biologici, tipici e di qualità.
Fermare gli Ogm dipende da te! ricorda Legambiente nel suo opuscolo informativo sugli organismi geneticamente modificati, per fare chiarezza sulle cose da sapere. Eccone cinque:
Il cibo transgenico è in vendita anche qui in città?
Sì. In Italia è proibito coltivare OGM, ma non venderli. I cibi che ne contengono più dello 0,9% devono riportarlo in etichetta.
 Quindi basta leggere l’etichetta per evitare gli OGM?
No. Purtroppo le etichette di salumi, carni, uova, latte, latticini e tutti i derivati da animali alimentati con mangimi OGM, non contengono informazioni relative alle filiere di produzione.
Alcuni sostengono che in Italia piante transgeniche si coltivano da molti anni. E’ vero?
No. Gli alimenti transgenici non sono ammessi nel nostro Paese. Li importiamo come mangimi per gli animali.
...e la fame nel mondo?
Gli studi economici della FAO dimostrano che negli ultimi 15 anni, mentre gli OGM si sono diffusi nel mondo, la produzione alimentare non è aumentata.
E quindi... cosa facciamo?
Chiedi che in Italia venga garantito il divieto di coltivazione di OGM. E, se possibile, acquista prodotti biologici certificati.
Occhio alla spesa! Occhio alla salute!
L’ufficio stampa Legambiente Lombardia 393 9283998

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