mercoledì 31 luglio 2019

Camminata tra gli orti e i giardini condivisi


TAVOLO ARIA IN REGIONE: PRESENTATI INCENTIVI PER SOSTITUZIONE AUTO INQUINANTI E SISTEMA DI MONITORAGGIO VEICOLI CHE CONSENTE DI ELUDERE LE ZTL

MILANO, 30 LUGLIO 2019                                                                                          COMUNICATI STAMPA



Legambiente: “Non convincono le proposte di Regione Lombardia, ancora una volta troppe deroghe a chi inquina”

Questa mattina durante il “Tavolo aria di Regione Lombardia” l’Assessore all’Ambiente e Clima Raffaele Cattaneo ha illustrato le proposte che saranno presentate in giunta regionale. Tra le iniziative promosse dalla Regione figura una serie di incentivi per la sostituzione dei veicoli a seconda delle emissioni in strada, un provvedimento utile per eliminare dalla circolazione i mezzi più inquinanti.
Non convince Legambiente, invece, la sperimentazione del Sistema Movie-In (MOnitoraggio dei VEicoli INquinanti), una sorta di scatola nera posizionata su base volontaria per monitorare gli spostamenti delle vetture più inquinanti, tenendo conto dell’effettivo uso del veicolo. In Lombardia Regione stima che i veicoli interessati sarebbero oltre un milione e trecentomila. Questo sistema consentirebbe a chi aderisce di non deve rispettare le limitazioni del traffico, come per esempio l’AreaB di Milano, in quanto a seconda delle categorie a cui si appartiene, vengono consentiti un tot di chilometri percorribili anche in ztl.

«Ancora una volta assistiamo alla liberalizzazione delle emissioni - dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -. Speravamo che dal Tavolo Aria di Regione Lombardia sarebbero state presentate misure strutturali per aiutare i Comuni, e l’intero territorio, a contenere le emissioni in atmosfera. Così non è stato. Di fronte ad un sistema di incentivi per il cambio del parco auto, che può dare un contributo interessante al rinnovamento dei mezzi circolanti e al conseguente abbassamento delle emissioni, abbiamo assistito a un esercizio di innovazione che rischia di complicare il quadro dei controlli e delle regole nei comuni che più si sono spesi per cercare di tenere sotto controllo l’inquinamento atmosferico. Ci chiediamo se, di fronte a un peggioramento dei dati relativi ai livelli di smog nel 2018 e al superamento della soglia di emergenza ozono in questi ultimi mesi, davvero questi fossero i provvedimenti più utili».


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mercoledì 17 luglio 2019

BRESCIA: CORTE COSTITUZIONALE DA’ RAGIONE A COMUNE SULLA RIDUZIONE DELLE PREVISIONI URBANISTICHE DEL PRECEDENTE PGT

MILANO, 17 LUGLIO 2019                         COMUNICATO STAMPA


Dalla Consulta arriva una dura sentenza sulla legge 'ammazzasuolo' della Lombardia che riafferma un principio: i Comuni hanno autonomia nel decidere di ridurre il consumo di suolo previsto dai loro strumenti urbanistici

Legambiente: “Il Comune di Brescia ha agito legittimamente. Era la legge regionale ad essere illegittima, come sostenuto in giudizio da ANCI e Legambiente Lombardia”

La Regione Lombardia ha abusato della propria facoltà legislativa, emanando una norma - l.r. 31/2014 - che pregiudica l'autonomia dei Comuni, e che nel farlo contraddice perfino il proprio fine, che dovrebbe essere appunto quello di orientare la pianificazione dei Comuni, affinché venga progressivamente ridotto il consumo di suolo. È la sentenza della Corte Costituzionale a mettere un positiva tassello che avvicina alla conclusione del procedimento di giustizia amministrativa che vede al centro da un lato il Comune di Brescia, che con il suo PGT del 2016 aveva stabilito di ripristinare l'inedificabilità di un vasto territorio urbano nel quartiere di San Polo, e dall'altro la Regione Lombardia, la cui legge regionale 31/2014, che per gli ambientalisti rimarrà la 'legge ammazzasuolo', nonostante l'obiettivo dichiarato di ridurre il consumo di suolo, impediva ai Comuni di variare le proprie previsioni urbanistiche, anche laddove la variazione fosse funzionale a sottrarre superfici dal rischio edificatorio. 

Brandendo questo articolo controverso della legge (voluta dall'allora assessore regionale Viviana Beccalossi e sostenuta in aula dal consigliere Fabio Altitonante), i privati avevano ricorso al TAR contro il Comune. Il tribunale amministrativo, in prima istanza, aveva dato loro ragione. Ma il Comune, sostenuto da ANCI e da Legambiente Lombardia, non aveva ceduto e si era appellato al Consiglio di Stato il quale aveva sentenziato riconoscendo le ragioni dell’amministrazione locale, ma sollevando la questione di costituzionalità della norma regionale su cui si sarebbe dovuta pronunciare la Consulta. Il quesito fondamentale riguardava la legittimità da parte della Regione di legiferare in senso così restrittivo delle facoltà urbanistiche dei Comuni, proprio laddove le amministrazioni comunali stesse, con la propria riconosciuta autonomia, potevano perseguire gli obiettivi che la legge regionale dichiarava di far propri. Sulla questione l’esame approfondito della Corte Costituzionale arriva ad una conclusione inappellabile: la legge regionale è illegittima e pertanto va stralciata.

Comprensibile la soddisfazione dell'associazione ambientalista, supportata in tutti i gradi di giudizio dall'avvocato Emanuela Beacco. «La sentenza della Corte Costituzionale ha minuziosamente approfondito il caso ristabilendo la certezza del diritto su un punto: i Comuni hanno pieno titolo a ridurre le proprie previsioni urbanistiche, per andare nella direzione di ridurre il consumo di suolo e i gravi effetti ambientali che questo determina - dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -. Siamo felici per il fatto che ora Brescia potrà rivendicare la tutela delle aree verdi superstiti del quartiere San Polo, in quanto nessuno potrà accampare diritti edificatori che non si sono mai realmente concretizzati, cosa che invece la legge regionale, da noi sempre contestata, avrebbe potuto legittimare».

Il giudizio della Corte Costituzionale, che conferma le ragioni del Comune, di Legambiente e di ANCI, produrrà rapidamente i suoi effetti: in primo luogo perché, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della sentenza, verranno automaticamente annullati gli articoli contestati della legge regionale: è vero che nel frattempo la Regione ha modificato la legge, proprio per correggerne le vistose incoerenze, ma ciò inciderà su tutti i giudizi amministrativi pendenti, che a questo punto non potranno che prendere atto della decadenza del presupposto con cui si era impedito ai Comuni di variare in senso riduttivo le proprie previsioni urbanistiche. In altre parole, non sarà più possibile emanare sentenze come quella che, in primo grado al TAR Brescia, aveva dato ragione ai privati riconoscendo loro un margine entro cui far valere inesistenti diritti edificatori a valere sulle aree libere del quartiere San Polo Sulla vicenda di San Polo, dovrà a questo punto esprimersi il Consiglio di Stato, che si era rivolto al Giudice delle Leggi. Un giudizio che si prospetta, a questo punto, favorevole a Comune, ANCI e Legambiente.

Il principio ristabilito dalla Corte Costituzionale fa chiarezza in una materia, quella del 'diritto edificatorio', in cui negli ultimi anni si sono moltiplicate le interpretazioni, soprattutto da parte di molte Regioni, che hanno approvato norme in materia di consumo di suolo in assenza di una legge nazionale di indirizzo, e producendo spesso risultati controversi come nel caso della Lombardia.

«Occorre un indirizzo nazionale chiaro, che stabilisca in modo inequivocabile che il suolo libero non può più essere il recapito prioritario per le previsioni urbanistiche degli enti locali - afferma Damiano Di Simine, responsabile suolo di Legambiente -. Il suolo è la nostra risorsa naturale più preziosa e scarsa. Occorrono pertanto norme che orientino tutti gli investimenti dei settori delle costruzioni e delle infrastrutture verso la rigenerazione delle città nei loro spazi già costruiti, in cui gli ambiti di degrado e abbandono sono cresciuti in modo incontrollato con gravi conseguenze ambientali, economiche e sociali. Da anni aspettiamo che ci sia una maggioranza parlamentare consapevole di quella che dovrebbe essere una assoluta priorità per lo sviluppo del Paese».


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DOMENICA A COSTA VOLPINO NUOVA MANIFESTAZIONE DI VOLO IN AREA SOGGETTA A VINCOLI PAESAGGISTICI

MILANO, 17 LUGLIO 2019                                                                          COMUNICATO STAMPA


Legambiente: “Ribadiamo che la zona è ad elevata sensibilità, pertanto non è compatibile con eventi che hanno impatto sui delicati elementi della rete ecologica”

Legambiente torna a sottolineare la necessità di fermare eventi che possano avere un impatto diretto sull’area del futuro PLIS (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) di Costa Volpino, il cuore del parco compreso nella Rete Ecologica Regionale e già oggi sottoposto ad una pressione fuori luogo. Si tratta del Campo Volo di Costa Volpino, area privata su cui grava la pista di decollo degli aerei e che vedrà, per tutta la giornata di domenica 21 luglio, in programma la manifestazione “In volo senza barriere”, con piloti che eseguiranno cento voli sorvolando la valle e il lago.

«Non vogliamo certamente entrare nel merito dell’iniziativa che si rivolge ai diversamente abili. Legambiente da tempo si impegna per rendere fruibili i luoghi naturali anche ai portatori di disabilità, sostenendo che la natura e le opportunità devono essere accessibili a tutti – spiega Marzio Marzorati, responsabile Aree Protette di Legambiente Lombardia –. Ci preme però rimarcare che ancora una volta vedremo realizzarsi un evento incompatibile con un territorio che deve essere tutelato, proprio perché rappresenta un presidio di naturalità già drammaticamente assottigliatasi per la pervasività delle espansioni urbanistiche nella bassa Valle Camonica. Per questo vorremmo anche sapere perché sia stato autorizzato un Campo Volo in quella zona. Gli enti pubblici devono tutelare la destinazione d’uso del territorio e rimarcare il valore ambientale di questa zona, così prossima al lago e al fiume Oglio».

Le aree in cui si sono svolti questi eventi sono inserite nel Piano territoriale comprensoriale provinciale (PTCP) destinate a “Contesti di fondovalle di relazione con il corso d’acqua superficiale di elevato valore paesaggistico, ambientale e naturalistico” e definite dal PGT del Comune, approvato definitivamente con Delibera del Consiglio Comunale n. 68/2015, “aree agricole del Parco locale di interesse sovracomunale” (PLIS) di Costa Volpino. A questo si aggiungono tutta una serie di altri vincoli, dal punto di vista paesaggistico: il PGT la definisce come “Area con sensibilità paesistica molto alta”. Mentre la zonizzazione acustica la fa rientrare nelle “Aree particolarmente protette”. Inoltre, l’area è interessata da elementi della rete ecologica comunale (REC) con individuati e mappati i corridoi primari e secondari. Tutti i vincoli sono dettati dal fatto che l’area è totalmente esondabile e inondabile e circondata da bellissimi canneti ed è per questo interessata dalla presenza di una ricca avifauna stanziale e non. Legittimo aspettarsi che sia un ambiente da tutelare a presidio della biodiversità e della natura e da fruire in modo attento e corretto

«Le norme di tutela paesaggistica, che dovrebbero proteggere il territorio, vengono troppo spesso eluse a discapito di un bene collettivo come l’ambiente naturale – dichiara Massimo Rota, presidente del circolo Legambiente Alto Sebino –. I Parchi oggi rimangono una delle poche riserve di biodiversità della nostra regione, andrebbero difesi per il loro elevato valore naturalistico, non utilizzati per meri scopi turistici ed economici. Abbiamo già chiesto un incontro al Sindaco di Costa Volpino per capire meglio quale strada vuole imboccare l’Amministrazione comunale sul Plis e sul Campo Volo».


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martedì 16 luglio 2019

La Goletta dei Laghi sul Garda lombardo: due i punti giudicati “fortemente inquinati”

Comunicato Stampa
Gardone Riviera (Bs) | 15 luglio 2019

L'equipaggio ha monitorato anche le microplastiche in acqua

Presentati i risultati del monitoraggio della quarta tappa della campagna di Legambiente


Su cinque punti monitorati, due sono risultati fortemente inquinati.
È questo, in estrema sintesi, il bilancio del monitoraggio microbiologico realizzato dai tecnici della Goletta dei Laghi nei giorni scorsi, in occasione dell'arrivo sulla sponda lombarda del Lago di Garda della campagna di Legambiente, realizzata in collaborazione con il CONOU (Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati) e Novamont.
Da 14 anni la Goletta dei Laghi rileva le principali fonti di criticità per gli ecosistemi lacustri: gli scarichi non depurati e inquinanti, la cementificazione delle coste, la captazione delle acque, l’incuria e l’emergenza rifiuti, in particolare l’invasione della plastica, che non riguarda soltanto mari e oceani, ma anche fiumi e laghi.
I risultati del monitoraggio sono stati presentati stamane a Gardone Riviera (Bs) nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, Paola Fagioli, responsabile di Legambiente Turismo, Giada Caiello, responsabile del campionamento microbiologico della Goletta dei Laghi e Paolo Bonsignori, presidente di Legambiente “Per il Garda”.
Il lavoro dei tecnici si è concentrato principalmente su due fronti di indagine: quello delle microplastiche in acqua e quello dell'inquinamento microbiologico.

I DETTAGLI DELLE ANALISI MICROBIOLOGICHE SUL GARDA
Quello di Legambiente è un campionamento puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né pretende di assegnare patenti di balneabilità, ma restituisce comunque un'istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni.
La qualità delle acque del Lago di Garda è un elemento imprescindibile per lo sviluppo del territorio, soprattutto per quanto riguarda la vocazione turistica. Nelle analisi della Goletta dei Laghi vengono prese in esame le foci dei fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che si trovano lungo le rive dei laghi, punti spesso segnalati dai cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Queste situazioni sono i veicoli principali di contaminazione batterica di origine fecale, dovuta all’insufficiente depurazione che, attraverso scarichi e corsi d’acqua, arriva nel lago.
In questi giorni sono stati cinque i punti monitorati sulla sponda lombarda del Lago di Garda, tutti in provincia di Brescia. Sono risultati fortemente inquinati i punti sulla foce del torrente nei pressi del porto di Padenghe sul Garda e lo scarico nei pressi della Spiaggia d'Oro a Desenzano del Garda.
Sempre a Desenzano del Garda, il campione prelevato di fronte allo scarico a sud della Lega Navale, che al momento del campionamento non sfociava in lago, è risultato entro i limiti, mentre il punto prelevato nel canale – sempre sullo scarico a sud della Lega Navale – è invece risultato “fortemente inquinato”.
Entro i limiti di legge la foce del torrente Barbarano e la foce del canale nei pressi della spiaggia in località Le Rive, entrambi i punti nel territorio comunale di Salò.
“Alla luce delle criticità che ancora insistono sul Garda, è urgente mettere mano all’intera infrastruttura di collettamento dei reflui che oggi presenta troppe falle – ha affermato Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Non vorremmo che tutto il dibattito sul nuovo impianto di depurazione mettesse in secondo piano invece i problemi più contingenti. Servono risposte urgenti ai problemi più immediati e un dibattito aperto sulle prospettive future”.
“Come era prevedibile i risultati delle analisi della Goletta dei Laghi ci rimandano un quadro ancora inquietante per il basso lago – affermano da Legambiente “Per il Garda” – grazie alle segnalazioni dei cittadini e all’esperienza di questi 14 anni di monitoraggi, abbiamo concentrato le nostre analisi soprattutto nel basso lago, dove l'accesso all’acqua è più immediato e, nei mesi scorsi, sono stati segnalati episodi di svernamenti di reflui non trattati”.
Forti le preoccupazioni degli ambientalisti: “Dopo tutti questi anni e, nonostante varie segnalazioni, che non si sia ancora provveduto a sistemare una situazione che ormai sembra cronicizzata, ci pare imbarazzante – continuano gli attivisti – Chiediamo agli enti competenti e ai Comuni interessati di spiegare quali siano le motivazioni del mancato intervento del risanamento delle acque. Fortunatamente le analisi effettuate a Salò ci rimandano una situazione positiva che persiste da qualche anno. È indubbio infine, che devono essere tolti tutti gli scarichi a lago, sfioratori compresi, per salvaguardare l’intero ecosistema lacustre”.
IL MONITORAGGIO RELATIVO ALLE MICROPLASTICHE E AI RIFIUTI IN SPIAGGIA
Per il quarto anno consecutivo, grazie alla collaborazione con ENEA, è stata monitorata anche la presenza di microplastiche nelle acque dei laghi, focalizzando l'attenzione sull'apporto degli impianti di trattamento delle acque reflue rispetto alla quantità di microplastiche presenti. Nel 2018 il Lago di Garda ha riportato una densità media di oltre 36 mila particelle di microplastiche per chilometro quadrato.
Diverse le novità della Goletta dei Laghi quest'anno, tra cui l'analisi della presenza di microplastiche fino a 50 metri di profondità, e la ricerca di comunità microbiche sulle microplastiche rinvenute – la cosiddetta plastisfera, potenziale veicolo di elementi patogeni dannosi per l'ecosistema e per l'uomo – grazie alla collaborazione con l'Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche (Irsa-Cnr).
Per quanto riguarda il beach litter – l'attività di raccolta e classificazione dei rifiuti in spiaggia – in questi giorni è stata ripulita un'area di circa mille metri quadri sulla spiaggia di Riva Grande a Toscolano Maderno. I rifiuti più presenti sono stati i frammenti di plastica (sono stati raccolti 157 pezzi della grandezza tra 2,5 cm e 50 cm), carte di caramelle (109) e mozziconi di sigarette (68). Tra le altre cose, sono stati ritrovati anche 2 ciucci per bimbi, un casco da moto, 7 lamette da barba e una lampadina.
Per l'edizione 2019 partner della Goletta dei Laghi sono il CONOU (Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati) e l'azienda chimica Novamont.
Da oltre 35 anni il CONOU è il punto di riferimento italiano per la raccolta e l'avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale. L'olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l'ambiente che, se smaltito indiscriminatamente, può determinare gravi effetti inquinanti. Negli anni di attività il CONOU ha raccolto 6 milioni di tonnellate di olio usato, avviandone a rigenerazione 5,3 milioni e consentendo la produzione di 3 milioni di tonnellate di olio rigenerato e un risparmio sulle importazioni di petrolio di circa 3 miliardi di euro, ponendo così l’Italia in vetta al settore a livello europeo.
Novamont è un'azienda che porta avanti l’ambizioso progetto di integrare chimica, ambiente e agricoltura. Prodotto di punta di Novamont è il Mater-Bi, la versatile e innovativa bioplastica con cui si realizzano soluzioni biodegradabili e compostabili che si incontrano nella vita di tutti i giorni.
Dopo la tappa che ha attraversato i laghi di Garda e Santa Croce, la Goletta dei Laghi si dirigerà verso il fiume Isonzo, tappa speciale del tour 2019. Per la prima volta, infatti, la campagna di Legambiente monitorerà le acque mobili.


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lunedì 15 luglio 2019

VALLACCIA DI LIVIGNO: STOP AI PROGETTI DI AMPLIAMENTO DEL DOMINIO SCIABILE

MILANO, 12 LUGLIO 2019                                                          COMUNICATO STAMPA

DALLA CORTE DI CASSAZIONE LA SENTENZA: UN MACIGNO, DEFINITIVO, SUL PROGETTO DI NUOVI IMPIANTI NEL SITO NATURALISTICO

Legambiente: “Vittoria completa per la natura. Terremo gli occhi aperti sulle opere olimpiche in alta Valtellina"

«Adesso in Vallaccia demolite tutte le opere e chiusa per sempre la Conferenza di Servizi per i nuovi impianti: la Vallaccia resta alla natura e alle persone che vorranno fruirne rispettandone lo straordinario paesaggio d'alta quota». È la prima reazione di Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, alla lettura della sentenza della Corte Suprema di Cassazione che, a Sezioni Unite, ha confermato in pieno la validità della sentenza del 2017 con cui il Consiglio di Stato, accogliendo le motivazioni del TAR Lombardia sul primo ricorso di Legambiente, che aveva decretato in via definitiva l'illegittimità del procedimento, portato fino all'approvazione del Consiglio dei Ministri nel tentativo di superare i vincoli paesaggistici e ambientali imposti dalla normativa regionale, nazionale e comunitaria. La Vallaccia, infatti, non è solo tutelata dal Piano Paesistico Regionale, ma è anche una zona di protezione speciale individuata dalla Rete Europea Natura 2000, come sito prioritario per la conservazione della Natura, e come tale ricade sotto la tutela delle direttive comunitarie. 

La Corte Suprema non solo ha confermato la validità della sentenza già pronunciata, ma ha anche condannato i ricorrenti - la Società Mottolino e il Comune di Livigno - al pagamento delle spese. Entrando nel merito, la Cassazione ribadisce il pieno titolo del giudice amministrativo a emettere una sentenza che dichiari che la Vallaccia, alla luce del quadro normativo di riferimento, non può costituire un dominio sciabile. Cosa significa? Lo spiega Legambiente, che nella vertenza è supportata e difesa dall'avvocato Francesco Borasi: dal momento che non c’è nessuna istruttoria che possa mutare il quadro normativo di riferimento, il procedimento autorizzativo deve essere definitivamente archiviato. In proposito lo scorso 10 aprile, la Comunità Montana Alta Valtellina aveva riattivato, su istanza della Società Mottolino, una valutazione istruttoria ai fini di riapprovare il progetto bocciato dal giudice amministrativo. Ora, alla luce del giudizio della Cassazione, viene meno qualsiasi residuo presupposto a cui la Società e il Comune possano appigliarsi per tentare di riattivare un procedimento, che non può essere in alcun modo considerato legittimo.

La sentenza della Suprema Corte di Cassazione dice la parola fine su una vicenda che ormai si trascina da un decennio, e che ha già comportato dei forti e ingiustificati esborsi da parte del Comune, oltre a gravi danni ambientali nel momento in cui, con estrema imprudenza, pur in pendenza di giudizio, la società Mottolino era arrivata ad aprire i cantieri d'alta quota realizzando scavi e approntando manufatti che, ora, dovranno essere eliminati, ripristinando i luoghi a spese dei ricorrenti. «Basta con le ambiguità e le compiacenze da parte degli enti pubblici dell'Alta Valtellina, ed in particolare del comune di Livigno: i riflettori su quel territorio rerstano accesi, anche in vista dei Giochi olimpici del 2026. Non vogliamo che le Olimpiadi Invernali diventino un nuovo treno di finanziamenti a supporto di procedure amministrative disinvolte, e non vogliamo che le aree naturali dell'Alta Valtellina ne paghino il prezzo ambientale, come già avvenuto per i Mondiali di Sci del 2005. Amministratori e operatori dell'Alta Valle devono sapere che Legambiente terrà gli occhi ben aperti sul rispetto degli ambienti naturali interessati dall'evento olimpico» conclude Barbara Meggetto.

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14 LUGLIO BIG JUMP 2019: TUFFO COLLETTIVO NEI FIUMI E LAGHI EUROPEI IN LOMBARDIA NEL TICINO E NELL'OLONA, TRA LUCI E OMBRE

MILANO, 14 LUGLIO 2019                                COMUNICATO STAMPA


Torna la campagna europea per sensibilizzare sullo stato ecologico dei fiumi


Domenica 14 Luglio decine di migliaia di persone si sono tuffate simultaneamente nei fiumi e nei laghi di tutta Europa per la 16^ edizione delBig Jump, la campagna europea di European Rivers Network (ERN) ideata per reclamare la balneabilità di tutti i corsi d’acqua. In Italia l’iniziativa è coordinata da Legambiente, che in Lombardia ha chiamato a raccolta i volontari per tuffarsi nelle acque dell'Olona a Fagnano Olona (VA) e del Ticino a Vigevano (PV). 

«Anche per quest’anno – ricorda Lorenzo Baio, settore acqua di Legambiente Lombardia – ci possiamo scordare, per molti fiumi o torrenti lombardi, di riuscire a raggiungere lo stato di qualità “buono” come richiesto dalla Direttiva Europea sulle Acque 2000/60. Nessuna grande notizia su questo fronte né, purtroppo, su quello degli interventi necessari al risanamento».

Secondo i dati presentati nel Piano di Tutela ed Uso delle Acque da Regione Lombardia infatti, solo il 27% dei fiumi, il 53% dei laghi e il 17% dei corpi idrici sotterranei raggiungono attualmente l’obiettivo “buono” richiesto dalla Direttiva. Tutti gli altri sono rimandati al 2021 o al 2027. In particolare risulta spesso ancora troppo opprimente la pressione derivante dalle acque trattate da depuratori con scarse prestazioni o rilasciate da scolmatori di piena che rilasciano acque non depurate anche in momenti di scarse precipitazioni. Troppi impianti, circa un quarto di quelli del bacino Lambro-Seveso-Olona, presentano non conformità negli scarichi rilasciati. È pertanto necessario e urgente un lavoro sistematico di adeguamento dei depuratori di tutto il bacino. 

«Continuiamo ad insistere che il fiume Olona sia una grande risorsa ecologica, fruitiva e paesaggistica – spiegano Flavio Castiglioni, coordinatore circoli Valle Olona e Valentina Minazzi presidente Legambiente Varese –. I laghi e i fiumi hanno bisogno di acqua pulita. Ce lo chiede da anni l’Europa, ma non solo, anche i cittadini incominciano a considerarlo un elemento prezioso e non qualcosa di indefinito ed incominciano ad amarlo ed apprezzarlo. Dopo l’intervento della magistratura che ha permesso di fare pulizia nel sistema idrico integrato della provincia di Varese, chiediamo ora alla politica di dimostrare che si può recuperare il tempo perso, bisogna far ripartire il gestore unico del servizio idrico integrato “Alfa”. È il momento del riscatto».

L’Olona è stata protagonista del Big Jump domenica alle 15 a Fagnano Olona, coronato da una merenda nel parco curato dalla Contrada dei Calimani e a seguire un laboratorio sulla biodiversità dedicato alle famiglie per costruire Bugs Hotel. Mentre l’Olona rappresenta la categoria dei piccoli fiumi di pianura che attraversano aree profondamente urbanizzate e che subiscono la pressione antropica dal punto di vista dei rilasci, il fiume Ticino per ripristinare soprattutto un equilibrio della sua portata capace di preservare il suo ruolo fondamentale di risorsa di biodiversità.

«Il Lago Maggiore è in gran parte balneabile, il Ticino, suo emissario, non lo è lungo tutti i suoi 110 km di corso da Sesto Calende a Pavia – aggiungono Claudio Spreafico del circolo di Turbigo e Roberto Vellata del Coordinamento Salviamo il Ticino –. Colpa dei 73 depuratori presenti, molti dei quali mal funzionanti, che recapitano le loro acque direttamente o indirettamente nel fiume. Le due situazioni più critiche sono ancora quelle del sistema di depurazione e spagliamento del torrente Arno, del depuratore di Sant’Antonino e del Canale scolmatore di Nord Ovest – CSNO, che da anni attendono una soluzione».

Ma il “fiume azzurro”, nonostante i suoi problemi, rimane pur sempre uno dei più bei fiumi italiani. Il Coordinamento Salviamo il Ticino e Legambiente Lombardia hanno così deciso anche quest’anno di partecipare al Big Jump organizzando una due giorni di eventi con una discesa in canoa lungo il fiume e una bicicletta lungo le sponde da Somma Lombardo a Vigevano. L’iniziativa è stata l’occasione per evidenziare i problemi di salute del fiume, ma anche per promuovere le bellezze della neonata Riserva della Biosfera Ticino, Val Gande, Verbano. 





giovedì 11 luglio 2019

PARCO DELLO STELVIO: NO DI LEGAMBIENTE ALLE IPOTESI DI TRAFORO E DI NUOVI IMPIANTI SCIISTICI

MILANO, 11 LUGLIO 2019                                                                                         COMUNICATO STAMPA


“Il Parco non diventi un pretesto per perpetrare interventi impattanti sul territorio in vista delle Olimpiadi invernali del 2026, ma per riaffermare la tutela unitaria e coordinata dei valori ambientali e sociali dello storico Parco Nazionale dello Stelvio” 

Partita la corsa della Lombardia ad accaparrarsi fondi per la realizzazione di infrastrutture in vista delle Olimpiadi: dalla Pedemontana alla SS36 Valsassina, dal treno per Orio al Serio alla Metrotramvia

Dall’annuncio dell’assegnazione delle Olimpiadi del 2026 a Milano e Cortina, si inizia già ad assistere ad un febbrile fermento di proposte e progetti per la realizzazione di nuove opere e infrastrutture.
Anche nel sondrese, con la Valtellina protagonista, non mancano ipotesi di nuove opere, ma a destare stupore è che siano inserite nel Piano del Parco Nazionale (PN) dello Stelvio, prodotto dalla Regione Lombardia nell’ambito della procedura di VAS con Valutazione di Incidenza. Nel documento, infatti, vengono citate due proposte che suscitano forte preoccupazione da parte di Legambiente Lombardia: il traforo ferroviario Malles-Bormio e i nuovi impianti di collegamento sciistico tra Bormio e Santa Caterina Valfurva. Il rischio è che il Parco venga utilizzato in maniera strumentale per la costruzione di infrastrutture impattanti in vista dei Giochi Olimpici, come avvenne nel 2005 per i Mondiali di Sci e che ancora oggi lasciano il segno nella vallata.

«È inaccettabile che vengano ipotizzate le realizzazioni di due opere così invasive all’interno del Piano di un Parco Nazionale, che dovrebbe occuparsi della protezione del territorio e della sua straordinaria biodiversità – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia –. Dal 2006, a seguito del commissariamento del Parco e del conseguente smembramento che ha portato il PN dello Stelvio di fatto ad essere una sommatoria parchi regionali, si è perpetrata una decisa erosione delle tutele di un’area che dovrebbe essere un’eccellenza nazionale. Tutele che invece, il nuovo Piano del Parco deve recuperare, dando vita a una nuova stagione di conservazione accorta dello straordinario capitale naturale che racchiude. Ma poi, ci chiediamo come sarà possibile prevedere un tunnel ferroviario quando, nella parte lombarda, la ferrovia si ferma a Tirano? Verrà allungata la ferrovia o assisteremo eventualmente a inutili navette per portare in treno le auto? Una pura follia».

Non solo in provincia di Sondrio, però, in buona parte della regione si cerca di accaparrarsi una porzione del bottino previsto di 1,3 miliardi di euro per ottenere fondi e per mettere in vetrina il proprio territorio. Sul piatto, per citarne alcune, il completamento della Pedemontana, in Brianza la Metrotranvia tra Milano, Desio e Seregno già inclusa tra le opere strategiche di collegamento per il 2026, il restyling della Ss 36 Valassina nel lecchese, il collegamento ferroviario con l’aeroporto di Orio al Serio nel bergamasco già inserito nel piano d’investimento di Rfi.  

Sul tema Legambiente Lombardia ha firmato le osservazioni inviate a Regione Lombardia da parte dell’Osservatorio sul Parco Nazionale dello Stelvio, sui contenuti del Rapporto Ambientale (RA) relativo al Piano del Parco sottolineando la propria preoccupazione per i gravi rischi ambientali che questi scenari – al momento solo ipotizzati, al fine di una loro valutazione ambientale – profilano all'orizzonte per uno dei parchi nazionali storici del nostro Paese.


Ufficio stampa Legambiente Lombardia
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martedì 9 luglio 2019

Ceresio, inquinati 2 punti su 3: foce del torrente Vellone oltre 10 volte i limiti di legge

Comunicato StampaPorto Ceresio (Va) | 9 luglio 2019

I punti nel Comune di Porto Ceresio sorvegliati speciale

Legambiente Valceresio: “Non escludiamo l'ipotesi di un esposto”
Un punto entro i limiti di legge, uno giudicato “inquinato” e un altro “fortemente inquinato”.
È questo, in estrema sintesi, il bilancio del monitoraggio microbiologico realizzato dai tecnici della Goletta dei Laghi nei giorni scorsi, in occasione dell'arrivo sul Lago Ceresio della campagna di Legambiente, realizzata in collaborazione con il CONOU (Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati) e Novamont.
Da 14 anni la Goletta dei Laghi rileva le principali fonti di criticità per gli ecosistemi lacustri: gli scarichi non depurati e inquinanti, la cementificazione delle coste, la captazione delle acque, l’incuria e l’emergenza rifiuti, in particolare l’invasione della plastica, che non riguarda soltanto mari e oceani, ma anche fiumi e laghi.
I risultati del monitoraggio sono stati presentati stamane a Porto Ceresio (Varese), nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, Milena Nasi, portavoce di Legambiente Valceresio, Simone Nuglio, responsabile della Goletta dei Laghi, Giada Caiello, responsabile dei campionamenti della Goletta dei Laghi e Marco Comolli, vice presidente di Legambiente Valceresio. Presenti anche Jenny Santi, sindaco di Porto Ceresio e Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa.

I DETTAGLI DELLE ANALISI MICROBIOLOGICHE SUL CERESIO
Quello di Legambiente è un campionamento puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né pretende di assegnare patenti di balneabilità, ma restituisce comunque un'istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni.
Nelle analisi della Goletta dei Laghi vengono prese in esame le foci dei fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che si trovano lungo le rive dei laghi, punti spesso segnalati dai cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Queste situazioni sono i veicoli principali di contaminazione batterica di origine fecale, dovuta all’insufficiente depurazione degli scarichi civili che attraverso i corsi d’acqua arrivano nel lago.
Per il nono anno consecutivo, i tecnici del Cigno Verde hanno prelevato tre campioni dalla sponda italiana del Ceresio, con l'obiettivo di verificare l'eventuale presenza di batteri intestinali.
Come negli anni passati, due dei punti campionati ricadono nel territorio comunale di Porto Ceresio: la foce del Rio Bolletta, risultato “inquinato” secondo i parametri di legge, e la foce del torrente Vallone, risultato come “fortemente inquinato”. E' stato monitorato inoltre il punto corrispondente alla foce del fiume Telo di Osteno, nel comune di Claino con Osteno (Como), risultato entro i limiti.
“Dal 2013 monitoriamo questi punti e per quanto riguarda la foce del torrente Vallone il risultato è sempre stato oltre i limiti di legge – ha sottolineato nel corso dell'incontro con la stampa Milena Nasi del circolo di Valceresio – tuttavia quest'anno la concentrazione di Escherichia Coli è di oltre 10 volte il consentito. Ci troviamo ancora una volta costretti a denunciare la situazione, ma se non ci saranno a breve azioni risolutive provvederemo a fare un esposto in Procura”.
"Ci chiediamo come sia possibile che da almeno un decennio non ci sia stato alcun miglioramento delle condizioni dei due torrenti monitorati dalla nostra campagna – ha sottolineato Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – e quanto ancora dovremo aspettare per vedere risolto il problema dell’inadeguatezza degli impianti di depurazione del Ceresio ed evitare di scaricare a lago acque inquinate. Una preoccupazione, la nostra, che aumenta soprattutto se pensiamo alle note vicende giudiziarie che hanno coinvolto la società pubblica che dovrebbe gestire il ciclo idrico integrato del varesotto”.
In occasione dell'arrivo della Goletta dei Laghi sul Ceresio il circolo di Legambiente Valceresio ha effettuato nei giorni scorsi un monitoraggio di beach litter (rifiuti in spiaggia) sulla spiaggia di Brusimpiano. In un'area monitorata di circa 380 metri quadrati è stato trovata una quantità significativa di rifiuti: mozziconi di sigarette (circa 150), tappi di plastica, cotton fioc e fascette di plastica le tipologie più presenti.
Per l'edizione 2019 partner della Goletta dei Laghi sono il CONOU (Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati) e l'azienda chimica Novamont.
Da oltre 35 anni il CONOU è il punto di riferimento italiano per la raccolta e l'avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale. L'olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l'ambiente che, se smaltito indiscriminatamente, può determinare gravi effetti inquinanti. Negli anni di attività il CONOU ha raccolto 6 milioni di tonnellate di olio usato, avviandone a rigenerazione 5,3 milioni e consentendo la produzione di 3 milioni di tonnellate di olio rigenerato e un risparmio sulle importazioni di petrolio di circa 3 miliardi di euro, ponendo così l’Italia in vetta al settore a livello europeo.
Novamont è un'azienda che porta avanti l’ambizioso progetto di integrare chimica, ambiente e agricoltura. Prodotto di punta di Novamont è il Mater-Bi, la versatile e innovativa bioplastica con cui si realizzano soluzioni biodegradabili e compostabili che si incontrano nella vita di tutti i giorni.
La terza tappa della Goletta dei Laghi 2019 si concluderà l'11 luglio a Varese, quando alle ore 11:30, presso il salone estense del Comune, verranno presentati alla stampa e alla comunità i risultati del monitoraggio microbiologico sul Verbano e sul Cusio.

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giovedì 4 luglio 2019

ECOMAFIA: IN LOMBARDIA CRESCE IL NUMERO DI INDAGINI SU REATI AMBIENTALI CICLO DEI RIFIUTI E DEL CEMENTO I SETTORI PIU’ PERMEATI

MILANO, 4 LUGLIO 2019                                                                                           COMUNICATO STAMPA


La legge 68/2015 sugli ecoreati dà i suoi frutti: in Lombardia 1541 infrazioni accertate, 15 arresti e 464 sequestri

La lunga mano della criminalità ambientale s’impone sulla Lombardia. Secondo i dati del Rapporto Ecomafia 2019 di Legambiente presentato questa mattina a Roma, la nostra regione è al settimo posto in Italia per il numero di reati ambientali: il 5,7% delle infrazioni accertate, infatti, avviene sul territorio lombardo e si innesta principalmente nel settore del ciclo dei rifiuti e del cemento.

«La Lombardia, prima regione del Nord in questa poco lusinghiera classifica, si conferma territorio cruciale nei circuiti illegali su tutti i fronti ambientali – commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. In uno dei centri pulsanti dell'economia e della finanza nazionale le famiglie mafiose, dopo essersi infiltrate, hanno proseguito con una vera a propria colonizzazione d’interi settori economici, basti pensare alla movimentazione terra, senza trovare veri ostacoli nella società civile».

Il rapporto 2019 stilato da Legambiente mette in luce una crescita del numero di reati relativi al ciclo del cemento, così come lievitano i reati relativi alle filiere agroalimentari e quelli commessi nel ciclo dei rifiuti, dati che però sottolineano anche l’ottimo funzionamento del nuovo modello di tutela penale dell’ambiente ottenuto quattro anni fa grazie alla nuova normativa. La legge n. 68 del 29 maggio 2015 ha introdotto nel nostro Codice penale il Titolo VI-bis dedicato ai delitti ambientali, con i nuovi delitti di inquinamento ambientale, disastro ambientale, impedimento del controllo e ha inasprito le pene per il reato di omessa bonifica, con una lunga serie di aggravanti, tra cui quelle sull'ecomafia o sui pubblici funzionari corrotti, oltre a misure molto drastiche come la confisca dei beni e sanzioni severe contro la responsabilità giuridica delle imprese.



Il ciclo illegale del cemento quest’anno fa notizia per la crescita esponenziale dei reati contestati. Quello dell’edilizia è storicamente un settore dove mafie e corruzione costituiscono, insieme, un pericoloso convitato, che inquina il settore degli appalti e dei cantieri. Lo testimonia l’inchiesta condotta dalla Dda di Milano a maggio scorso raccontata proprio nelle pagine del dossier presentato da Legambiente. Un’operazione che ha coinvolto novantacinque persone, tra politici, amministratori pubblici e imprenditori che la procura non ha esitato a definire “predatori come in Jurassic Park”. Secondo l’accusa, avrebbero costituito una holding dedita all’accaparramento illegale di appalti nelle province di Milano e Varese, in affari con la ‘ndrangheta locale.
Delle 266 infrazioni accertate in Lombardia per quanto riguarda il ciclo del cemento, che hanno portato a 25 sequestri di cantieri e materiali edili e 355 denunce, è Sondrio la provincia in testa alla classifica regionale, con 60 reati contestati, seguita da Brescia con 57 e Bergamo con 44.

l’illegalità nel ciclo del cemento in Lombardia - I dati delle forze dell’ordine

Provincia

Infrazioni
Accertate
% su totale nazionale
Denunce
Sequestri

1
Sondrio
60
0,9%
57
2
2
Brescia
57
0,9%
80
9
3
Bergamo
44
0,7%
63
2
4
Como
25
0,4%
34
2
5
Varese
20
0,3%
33
1
6
Milano
19
0,3%
25
4
7
Pavia
11
0,2%
28
0
8
Mantova
10
0,2%
13
5
9
Lodi
9
0,1%
9
0
10
Lecco
8
0,1%
9
0
11
Cremona
3
0%
4
0
12
Monza Brianza
n.d.

n.d.
n.d.

Totale
266
4,2%
355
25
Fonte: elaborazione Legambiente su dati forze dell’ordine e Capitanerie di porto (2018)

Resta alto anche il numero di inchieste riguardanti il settore dei rifiuti, che in Lombardia vede un florido mercato dell’illecito, emerso negli ultimi anni anche attraverso i crescenti episodi di incendi di impianti di trattamento e discariche abusive. È Brescia a guidare la classifica, con 94 infrazioni accertate, pari all’1,8% di tutta la nazionale, 91 denunce e 45 sequestri. Il bresciano, infatti, è una provincia fortemente caratterizzata dalla presenza di discariche e imprese che operano nel settore dei rifiuti, rendendo il territorio particolarmente interessante per chi fa del malaffare il proprio business. Seguono distanziate Bergamo e Pavia con 62 reati contestati.


l’illegalità nel ciclo dei rifiuti in Lombardia - I dati delle forze dell’ordine

Provincia

Infrazioni
Accertate
% su totale nazionale
Denunce
Sequestri

Arresti
1
Brescia
94
1,8%
91
45
1
2
Bergamo
62
1,2%
102
15
0
3
Pavia
62
1,2%
49
10
0
4
Milano
49
0,9%
25
33
10
5
Como
42
0,8%
43
24
2
6
Lodi
26
0,5%
19
15
1
7
Varese
21
0,4%
20
8
0
8
Sondrio
17
0,3%
38
8
9
9
Lecco
13
0,2%
9
3
0
10
Mantova
12
0,2%
20
9
0
11
Monza e Brianza
4
0,1%
3
1
0
12
Cremona
1
0%
1
0
0

Totale
403
7,7%
420
171
23
Fonte: elaborazione Legambiente su dati forze dell’ordine e Capitanerie di porto (2018)

Nel campo dei delitti contro gli animali e la fauna selvatica, è ancora una volta Brescia la provincia con il più alto numero di infrazioni accertate in Lombardia, 154 con 100 denunce e 125 sequestri. In questo trend che vede il bresciano territorio particolarmente sotto i riflettori, si inserisce il caso dell’allevamento Green Hill, il cui processo vede Legambiente costituita parte civile. È di pochi giorni fa la notizia delle condanne in appello per un veterinario e tre ex dipendenti, che ha ribaltato l’esito del primo grado di giudizio. «Questa sentenza restituisce finalmente verità e coerenza rispetto a quanto accadeva ai beagle all’interno dell’allevamento di Montichiari. La difesa degli animali è insita nel nostro statuto e come Legambiente continueremo a vigilare e denunciare sia chi continua a perpetrare abusi, sia chi non esercita il suo fondamentale ruolo di controllo, affinché non si ripetano mai più casi vergognosi come quello di Green Hill» commenta Barbara Meggetto.
I reati contestati presi in considerazione dal dossier riguardano il maltrattamento o l’impiego illecito di animali come corse clandestine di cavalli o combattimenti di cani, bracconaggio o pesca di frodo, allevamenti illegali e commercio di specie protette, un mercato, questo, che ancora oggi frutta 3,2 miliardi in Italia.


Provincia

Infrazioni accertate

Denunce

Sequestri

1
Brescia
154
100
125
2
Bergamo
29
15
15
3
Como
19
21
9
4
Sondrio
14
4
7
5
Milano
12
5
34
6
Lecco
11
4
5
7
Varese
11
3
8
8
Mantova
7
0
7
9
Cremona
6
6
5
10
Pavia
6
6
3
11
Monza e Brianza
5
5
4
12
Lodi
4
2
4

Totale
278
171
226
Fonte: elaborazione Legambiente su dati forze dell’ordine e Capitanerie di porto (2018)

Il dossier di Legambiente ha analizzato le principali inchieste ecocriminali in cui la corruzione è stato lo strumento fondamentale per fare affari deturpando l'ambiente. In questo ambito la Lombardia si attesta al quarto posto con 73 inchieste giudiziarie, il 10,8% del totale, che hanno comportato 547 arresti e 129 sequestri.

«Se da un lato l’aumento delle indagini su reati di tipo ambientale dimostra un’attenzione più marcata a questa tipologia di reati, dall’altro mette in luce una situazione d’emergenza: ecomafia e criminalità ambientale vanno di pari passo con i fenomeni di corruzione – sottolinea Sergio Cannavò, responsabile dell’ufficio legale di Legambiente Lombardia –. Su questo fronte in particolare le Direzioni Distrettuali Antimafia della Lombardia hanno condotto negli ultimi anni inchieste particolarmente incisive e complesse, che hanno permesso di scoprire e fermare vere e proprie organizzazioni criminali dei rifiuti».

Approfondimenti su: http://noecomafia.it/

Ufficio stampa Legambiente Lombardia
Silvia Valenti
Mob. 3498172191

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