giovedì 29 novembre 2018

Dossier Comuni Ricicloni 2018

Milano, 27 novembre 2018                                                                                           Comunicato stampa
  

 
299 Comuni Rifiuti Free in Lombardia
Bene nelle province di Mantova, Bergamo, Brescia, Cremona, Varese e Città Metropolitana

All’Ecoforum Rifiuti Legambiente lancia la sfida:
“In Lombardia è ora di entrare nell’era dell’economia circolare trasformando i rifiuti in risorsa, a partire da imballaggi e plastica”


Aumenta il numero di Comuni Ricicloni in Lombardia. Sono 299, quarantuno in più dell’anno scorso, gli enti locali che quest’anno possono fregiarsi del titolo Comuni Rifiuti Free perché capaci di superare il 65% di raccolta differenziata e di ridurre sotto i 75kg per abitante il residuo secco indifferenziato, ovvero tutto ciò che non può essere allo stato attuale riciclato.
E’ quanto emerge dal dossier “Comuni Ricicloni 2018” di Legambiente Lombardia, giunto alla XXV edizione e realizzato in collaborazione con l'Osservatorio Rifiuti Sovraregionale di Arpa Lombardia.
La presentazione dei dati e la premiazione delle migliori pratiche sono avvenute stamattina a Palazzo Reale a Milano nell'ambito della seconda edizione dell'Ecoforum Rifiuti dedicata in particolare all’economia circolare.

La percentuale regionale di raccolta differenziata è pari al 69,7% ma le differenze all’interno del territorio sono rilevanti. Ne è una dimostrazione la concentrazione di Comuni Rifiuti Free in metà delle province lombarde: sono infatti 59 nel mantovano, 49 sia in provincia di Bergamo che di Brescia, 47 a Cremona, 36 nella Città Metropolitana Milanese, 35 nel varesotto, 16 in Monza Brianza. In fondo alla classifica le province di Como e Lodi con 3 Comuni Rifiuti Free a testa e Lecco, Pavia e Sondrio con 1 solo. I Comuni Rifiuti Free sono anche il termometro della quantità di raccolta differenziata effettuata nelle province lombarde: si passa così dall'86,6% di Mantova al 55,2% della provincia di Sondrio e al 50,2% di quella di Pavia.

Tra i migliori Comuni Rifiuti Free sotto i 10mila abitanti si trovano Bianzano (Bg), Acquafredda (Bs), Martignana di Po (Cr), Rodero (Co), Sustinente (Mn), Cisliano (Mi), Lesmo (Mb), Bregano (Va), Casalmaiocco (Lo), Scaldasole (Pv), Piuro (So) e Montevecchia (Lc).
Sopra i 10mila abitanti spiccano Albino (Bg), Bagnolo Mella (Bs), Porto Mantovano (Mn), Carugate (Mi), Usmate Velate (Mb) e Caronno Pertusella (Va). 
Venti sono i Comuni, soprattutto nelle province di Bergamo e Brescia, che sono diventati Finalmente Ricicloni grazie all’aumento di oltre il 15% la percentuale di differenziata rispetto all’anno scorso, superando così il 65%.

Passi avanti anche dai capoluoghi di provincia, nonostante la maggior complessità della gestione. Quasi tutti raggiungono il 65% di raccolta differenziata e la tendenza è di miglioramento anche per chi resta al di sotto, come per Pavia che arriva al 64,4%. Da rilevare la costante crescita di Milano che raggiunge il 57% rispetto al 52,4% dell’anno scorso, una performance degna delle migliori metropoli europee.

"In questi venticinque anni fotografati dal nostro dossier Comuni Ricicloni la Lombardia è passata dall’emergenza rifiuti alle eccellenze di raccolta di alcune province - dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -. Bisogna ringraziare non solo le amministrazioni comunali che hanno creduto e credono nella sostenibilità ambientale ma anche i cittadini che hanno capito e permesso questo risultato. Ora deve iniziare una nuova fase: accanto alla riduzione della produzione dei rifiuti serve mettere in campo le migliori innovazioni industriali per trasformare davvero i rifiuti in risorsa. E’ urgente imprimere una svolta al sistema di recupero e riciclaggio dei materiali, per non vedere annullati anni di modelli virtuosi di raccolte differenziate, ed entrare a pieno titolo nell'era dell'Economia Circolare”.

Essenziale lavorare su processi sempre più in grado di garantire, da un lato, l’uso efficiente delle risorse, e dall’altro il prolungamento del ciclo di vita dei prodotti, con evidenti vantaggi ambientali ed economici. L’obiettivo è massimizzare la messa in circolo di conoscenza e innovazione tecnologica nell’ambito del recupero dei materiali, riducendo in maniera significativa l’impiego di materie prime, i trasporti e le emissioni di CO2 e i rischi legati alla dispersione di prodotti inquinanti nell’ambiente.
A questo scopo Legambiente ha chiamato stamattina a partecipare all’Ecoforum Rifiuti Lombardia istituzioni, aziende, mondo dell’economia e della ricerca. Al centro dell'attenzione gli imballaggi e la plastica, considerate le difficoltà del settore del riciclaggio soprattutto di frazioni eterogenee, destinate fino a qualche tempo fa ad essere smaltite o recuperate all'estero.
Un’attenzione che si ritrova nel pacchetto per l'Economia Circolare approvato in via definitiva dal Parlamento Europeo, che prevede il traguardo del 65% di riciclaggio dei rifiuti solidi urbani al 2035, con target intermedi del 55% al 2025 e 60% al 2030. Per gli imballaggi i target previsti sono del 65% nel 2025 e del 70% nel 2030, con due obiettivi specifici per il riciclo degli imballaggi in plastica che dovrà essere almeno pari al 50% nel 2025 e al 55% nel 2030.

"Per raggiungere l'obiettivo di riciclare almeno il 50% di plastica entro il 2025 occorre davvero togliere i freni e gli ostacoli che rallentano la corsa verso l'economia circolare, sia quelli tecnologici che quelli normativi - dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente Onlus -. Per chiudere il ciclo dell’economia circolare è necessario mettere mano all’impiantistica a favore del riciclo e ai decreti che possono dare una svolta verso l'end of waste, la semplificazione delle procedure e il riutilizzo delle materie prime seconde. Ed è allo stesso tempo fondamentale dare attuazione alle normative già esistenti, a partire dall’obbligo di acquisti verdi per le pubbliche amministrazioni, troppo spesso non praticato ma che può rappresentare una spinta decisiva all’economia circolare. Il riciclo e il riuso delle plastiche è una grande sfida da vincere: non è più possibile assistere alla distorsione del sistema per cui vengono avviate al recupero solo le plastiche economicamente vantaggiose e si lascino tutte le altre pericolosamente stoccate nei capannoni”.
  
Tornando alla Lombardia, l'auspicio di Legambiente è che l’avvio dell'Osservatorio sull'Economia Circolare possa creare una rete tra amministratori, imprenditori ed enti di controllo e del terzo settore in grado di perseguire la strada del maggior recupero e riutilizzo di materiali da raccolta differenziata.

"La raccolta differenziata dei rifiuti fa la differenza in Lombardia - è il commento dell'Assessore all'Ambiente e Clima di Regione Lombardia Raffaele Cattaneo che questa mattina ha partecipato all'evento organizzato da Legambiente -. Grazie a questa innovazione abbiamo ottenuto risultati concreti che fanno della Lombardia un esempio per tutto il Paese. In Lombardia alle politiche delle “bacchette magiche” che certamente creano consenso, ma pochi risultati, si è preferita la politica della concretezza. Gli enti locali insieme hanno lavorato per proporre un nuovo paradigma che mettendo in rete le realtà territoriali, facesse del riciclo e del riuso il proprio punto di partenza che per una corretta gestione ha bisogno di tutte le fasi del processo: dalla raccolta, al recupero, allo smaltimento della frazione decadente. Ringrazio Legambiente per il suo impegno, anche attraverso queste importanti iniziative che creano importanti occasioni di contatto e buone pratiche tra gli enti locali della Lombardia”.

Ecoforum Lombardia è reso possibile grazie al patrocinio di Regione Lombardia, Comune di Milano, Anci Lombardia, l’indispensabile contributo di Fondazione Cariplo, al prezioso contributo tecnico di ARS Ambiente e il sostegno di Eurosintex, Gelsia, Ideaplast, A2A Ambiente, Novamont, Mantova Ambiente, Consorzio dei Comuni dei Navigli, Vallecamonica Servizi.



Ufficio stampa Legambiente Lombardia
Marco FazioTel. 02 87386480

martedì 27 novembre 2018

Milano, 27 novembre 2018                                                                                       Comunicato stampa

Centro Ricerca sui Consumi di Suolo
Presentato il Rapporto 2018 dedicato all’urbanista Federico Oliva

L’urbanizzazione aggredisce i paesaggi tutelati: 120 chilometri quadrati di aree vincolate urbanizzate in Lombardia in 15 anni. Un allarme per la candidatura olimpica di Milano e Regione

“Necessario mantenere l’impegno preso per adempiere alla sfida globale: fermare il degrado dei suoli entro il 2030, la perdita di suolo è perdita di servizi essenziali”.


E’ stato presentato oggi a Milano, presso la sede di Città Studi del Politecnico, il rapporto 2018 del Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo (CRCS) giunto alla settima edizione. Dopo le prime annualità, in cui il rapporto CRCS costituiva l’unica fonte disponibile per dare una dimensione al fenomeno del consumo di suolo, oggi il monitoraggio del fenomeno è svolto istituzionalmente da ISPRA, mentre nei laboratori del DASTU (Dipartimento di architettura e studi urbani) del Politecnico di Milano si monitorano gli effetti e si valutano le politiche e strategie messe a punto per governare gli usi del suolo evitando che i processi economici ne producano crescita del consumo e del degrado.
Il rapporto 2018 del CRCS è dedicato a Federico Oliva, figura di primo piano nel campo dell’urbanistica italiana, scomparso prematuramente la scorsa estate.
“Grazie a Federico Oliva e alla capacità di raccogliere gli stimoli provenienti dalla società civile lombarda - dichiara Gabriele Pasqui, direttore del DASTU del Politecnico di Milano -, il nostro Politecnico fu il luogo in cui, oltre un decennio fa, si iniziò a studiare e a chiamare per nome il consumo di suolo: Federico ci ha lasciato un enorme credito di conoscenza, che desideriamo onorare con il nostro impegno a continuare il lavoro iniziato, ed è per questo che il rapporto che pubblichiamo oggi è a lui dedicato”

Il rapporto 2018 del CRCS punta anche ad un allargamento di orizzonti: nell’esaminare le funzioni ecologiche e produttive, e le connesse ricadute sociali, su cui agisce il consumo di suolo, il volume si occupa di valutare i servizi ecosistemici su cui impattano i processi di urbanizzazione, non solo in termini di perdita delle superfici libere, ma anche per quanto riguarda il tema più ampio del degrado del suolo.
“La conoscenza e il contrasto dei fenomeni di degrado del suolo è un tema chiave per il nostro impegno, a maggior ragione dopo che le Nazioni Unite lo hanno riconosciuto come una delle maggiori preoccupazioni per la sostenibilità dello sviluppo globale – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -. Ricordiamo che l’Italia, insieme ad altri 190 Paesi, si è impegnata a raggiungere l’obiettivo ‘fermare il degrado del suolo entro il 2030’: una sfida non scontata, a maggior ragione in un contesto di cambiamento climatico e di aumento di fenomeni estremi”.

E proprio al contrasto del degrado e alla riabilitazione dei suoli sarà dedicato il lavoro di Legambiente e Politecnico di Milano, attraverso il progetto Soil4life, finanziato dalla Commissione Europea con il programma Life, che muoverà i suoi primi passi a partire dal nuovo anno. L’urbanizzazione è solo una delle fonti di pressione sui suoli del Pianeta, ma è molto rilevante sia perché si concentra sui suoli più fertili, sia perché le sue dinamiche stanno accelerando in vaste aree continentali, in particolare in Asia e Africa, come riportato nel capitolo del rapporto curato da Luca Montanarella, del JRC- Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea.

Stima delle superfici di suoli urbanizzati nei diversi continenti:
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Il rapporto riporta approfondimenti riferiti a diversi contesti regionali italiani necessari per comprendere le diverse dinamiche in atto e per affrontare in modo critico il governo delle trasformazioni degli usi del suolo. Tra questi, per la Lombardia, l’affondo a cura del CRCS è sull’efficacia della tutela paesistica. Le Foreste, i parchi, le aree montane, lacustri, fluviali e i paesaggi di pregio sottoposti a specifica tutela in Lombardia si estendono per il 56% del territorio regionale, ovvero 13.500 kmq. In gran parte si tratta di aree scarsamente accessibili per le condizioni geomorfologiche, eppure il dato di suolo consumato per questi territori è molto alto: ben il 7% del territorio che pure, nominalmente, dovrebbe essere tutelato è in realtà pesantemente antropizzato. Per di più, nel primo quindicennio del nuovo millennio, la trasformazione dei territori soggetti a vincolo paesaggistico è cresciuta vertiginosamente: ben 120 chilometri quadrati di aree vincolate sono stati urbanizzati, con una crescita del 13,5% tra il 1999 e il 2015.
Sicuramente tra le più rilevanti aggressioni vi è quella legata alle nuove infrastrutture, soprattutto stradali, realizzate nei primi anni del secolo anche all’interno di parchi naturali. La pressione derivante dai fenomeni turistici ha inoltre determinato una crescente urbanizzazione sulle sponde dei laghi e la realizzazione di nuovi impianti da sci in aree montane.

Crescita di aree urbanizzate in aree paesaggistiche tutelate della Lombardia
Tipologia di vincolo
1999 Aree urbanizzate kmq
2015 Aree urbanizzate
kmq
Variazione Kmq
Crescita aree urbanizzate %
Parchi e riserve
328,8
379,5
50,7
15,4
Boschi e foreste
28,2
38,3
10,1
35,8
Aree di notevole interesse paesaggistico
333,0
370,2
37,2
11,2
Aree montane
13,3
17,9
4,6
34,6
Aree contermini di laghi e corsi idrici
398,8
443,6
44,8
11,2
Nota: i dati non sono sommabili, in quanto le aree di tutela paesistica sono parzialmente sovrapposte

“I dati analizzati testimoniano una tutela paesaggistica che non è riuscita a fermare i processi di urbanizzazione anche quando, come nel caso delle forti pressioni insediative turistiche e sportive in zone lacustri e montane, queste hanno impattato pesantemente sui valori ambientali e paesaggistici dei territori tutelati – dichiara Andrea Arcidiacono, docente di urbanistica del Politecnico e vicepresidente nazionale di INU -.Purtroppo in Lombardia continuiamo ad accusare ritardi proprio nella pianificazione paesistica: un elemento di forte preoccupazione, anche in vista di scenari possibili per il prossimo futuro, a partire dalla candidatura olimpica di Milano e della Lombardia, che potrebbe significare nuove pressioni e impatti per i suoli delle località montane collegate all’evento



Ufficio stampa Legambiente Lombardia
Marco FazioTel. 02 87386480

lunedì 26 novembre 2018

Ecoforum Rifiuti Lombardia 2018

Milano, 26 novembre 2018


Mercoledì 28 novembre, Palazzo Reale - Milano
Appuntamento per la stampa ore 12.00


Un’occasione per dibattere su criticità e soluzione del ciclo dei rifiuti, un approfondimento tra istituzioni, aziende, mondo dell'economia e della ricerca sul tema dell’economia circolare, una vetrina regionale e nazionale sulle buone pratiche lombarde di gestione sostenibile dei rifiuti.  
Questi gli obiettivi della seconda edizione dell’Ecoforum Rifiuti Lombardia organizzato da Legambiente Lombardia, con il supporto tecnico di Ars Ambiente e di Arpa Lombardia, a Palazzo Reale a Milano il 28 novembre 2018. Focus di questa edizione sarà l’economia circolare nel campo degli imballaggi, per prevenire i rifiuti plastici e cogliere le nuove opportunità dalla bioplastiche.

L’Ecoforum Rifiuti sarà inoltre l’opportunità per mettere in luce i risultati del lavoro svolto dalle ragazze e dai ragazzi che hanno aderito all’iniziativa Green Jobs promossa da Fondazione Cariplo. Un progetto che vuole sostenere la sostenibilità ambientale, la formazione all’autoimprenditorialità green e i percorsi di alternanza scuola-lavoro per gli studenti e i giovani. 

All'interno dell'Ecoforum anche la presentazione dell'edizione regionale di Comuni Ricicloni, storico rapporto di Legambiente, arrivato quest'anno alla XXV edizione, che fotograferà la situazione della raccolta differenziata nei territori della Lombardia, con un'analisi dettagliata di tutti i Comuni e la promozione delle best practices nei metodi e sistemi di gestione. 

L’evento ha il patrocinio di Regione Lombardia, Anci Lombardia, Comune di Milano ed è sostenuto da un contributo di Fondazione Cariplo. Partner di questa edizione sono: Eurosintex, Gelsia Ambiente, Ideaplast, A2A Ambiente, Novamont, Mantova Ambiente, Valle Camonica Servizi, Consorzio dei Comuni dei Navigli. 
Durante l'evento saranno esposte alcune opere dell'artista Marilina Fortuna.


Ufficio stampa Legambiente Lombardia
Marco FazioTel. 02 87386480

giovedì 15 novembre 2018

CAMMINAFORESTEURBANE verso il World Forum on Urban Forests di Mantova


Milano, 15 novembre 2018                                       comunicato stampa 


fino al 25 novembre camminate ed eventi per città più sostenibili

In occasione del World Forum on Urban Forests organizzato dalla FAO a Mantova dal 28 novembre al 1° dicembre 2018 (www.wfuf2018.com), ERSAF in partenariato con Legambiente e con numerosi soggetti locali (comuni, associazioni, scuole, gruppi di cammino, parchi…) organizza una fitta serie di escursioni alla scoperta delle Foreste Urbane in Lombardia. In alcune decine di località, dai capoluoghi a centri minori, vengono proposte camminate, sia in boschi urbani già realizzati che in aree per cui è in progettazione la forestazione; le passeggiate, rivolte a tutti i cittadini, saranno accompagnate da spettacoli, letture, performance, messa a dimora di alberi per “cambiare la natura nella città”, tema del forum. Gli eventi si terranno nel periodo tra domenica 18 novembre e domenica 25 novembre, con attenzione particolare a mercoledì 21, Giornata Nazionale degli Alberi.
Tutti i dettagli per le informazioni e le iscrizioni sul sito www.camminaforeste.it

“Ci proponiamo l’obiettivo di coinvolgere in particolare le giovani generazioni attraverso le scuole e il cammino - commenta il presidente ERSAF Alessandro Fede Pelloni - camminare è il mondo migliore e più salutare per osservare, conoscere e apprezzare gli spazi aperti e naturali. In particolare, camminiamo verso il Forum FAO: è una grande occasione sia per conoscere il bosco urbano della propria città che per aderire ai contenuti del Forum, cui i partecipanti manderanno un messaggio coerente con il suo obiettivo: cambiare la natura delle città, grazie agli alberi, far diventare le nostre città dei luoghi più verdi, salutari e felici”.

"Sempre più persone vivranno nelle città: il verde urbano diventa dunque un elemento strategico per il benessere dei cittadini, la mitigazione del cambiamento climatico, la riduzione dell'inquinamento acustico e delle polveri sottili - dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia - Aumentare la quantità di verde urbano, renderlo fruibile, accrescerne il valore e incentivarne la cura comunitaria è decisivo per le città. Siamo soddisfatti della risposta che abbiamo avuto dalle associazioni locali, gli enti pubblici e i Circoli Legambiente che hanno organizzato con entusiasmo gli eventi di CamminaForeste. Una dimostrazione del desiderio di mettersi in gioco e di camminare, per far scoprire le bellezze e la specificità della propria foresta urbana"    

Ufficio Stampa ERSAF
Roberto Cremaschi
tel. 02.67404.265 – 337 1612492 - mail roberto.cremaschi@ersaf.lombardia.it

Ufficio stampa Legambiente Lombardia
Marco FazioTel. 02 87386480

mercoledì 14 novembre 2018

Inquinamento fuori controllo: già 11 le città fuorilegge per PM10 in Italia


Milano, 14 novembre 2018                                                                                         Comunicato stampa



Ozono e polveri sottili responsabili di numerose morti premature in Europa e in Italia

Cittadini più informati e soluzioni partecipate grazie al progetto CAPTOR:
una rete europea di cittadini, Ong, scienziati e istituzioni contro l’inquinamento atmosferico


Sono 11 le città già fuorilegge per aver superato il limite di 35 giorni all’anno con concentrazioni medie di PM10 superiori a 50 microgrammi/metro cubo, a partire da Lodi (centralina di viale Vignati) con 57 giorni, seguita da Torino (Rebaudengo) con 56, Milano (Senato) con 47 e poi Padova (Arcella) con 44, Alessandria (D'Annunzio) e Venezia (V. Tagliamento) con 41, Frosinone (Scalo) con 40, Asti (Baussano) e Pavia (Piazza Minerva) con 39, Cremona (Fatebenefratelli) con 37 e Reggio Emilia (Timavo) con 36. Nonostante le piogge e quindi le condizioni favorevoli alla dispersione dell’inquinamento, lo smog nelle città italiane non sembra dare tregua, anzi verosimilmente da qui alla fine dell’anno molte altre città supereranno la soglia dei 35 giorni.
E nemmeno i mesi estivi, meno colpiti dalle concentrazioni delle polveri, hanno mostrato segnali positivi: l’ozono troposferico - un inquinante secondario che si forma per reazioni fotochimiche a partire da inquinanti precursori quali gli Ossidi di azoto (NOx) e i composti organici volatili (VOC), spesso sottovalutato perché si forma nelle zone rurali - ha infatti superato in Emilia Romagna il limite di 25 giorni con una media mobile sulle otto ore superiore al valore di 120 microgrammi/mc nell’85% delle stazioni di monitoraggio regionali (29 su 34): Piacenza (Monte Cucco) con 80 giorni, Parma (Cittadella) con 67, Modena (Parco Ferrari) con 66, Reggio Emilia (S. Lazzaro) con 55 e Bologna (Giardini Margherita) con 39 i capoluoghi di provincia oltre i limiti di legge .
Grave anche la situazione della Lombardia, dove tutti i capoluoghi di provincia hanno superato almeno in una stazione i 25 giorni di tolleranza per questo inquinante. Brescia, la città con la situazione peggiore della regione, secondo le elaborazioni di Legambiente Lombardia realizzate a partire dai dati delle stazioni ufficiali di monitoraggio, con ben 101 giorni di superamento, seguita da Monza (92), Lecco (88), Bergamo (85) e Varese (77). E purtroppo nulla riusciamo a sapere per il Veneto e il Piemonte, vista la mancanza di dati riassuntivi sui siti delle relative Agenzie regionali.

Di inquinamento atmosferico e delle sue conseguenze sociosanitarie ed economiche si è parlato oggi a Milano nell’ambito della prima delle due giornate di lavoro per la conclusione del progetto CAPTOR, Inquinamento atmosferico e citizen science, dedicato appunto alle potenzialità legate al coinvolgimento dei cittadini, organizzati in rete, nelle azioni di controllo e contrasto dell’inquinamento atmosferico. All’incontro organizzato da Legambiente, che proseguirà anche domani con un focus sulle criticità legate all’ambiente urbano, hanno partecipato molti ospiti provenienti dalle tre aree interessate dal progetto e cioè Catalogna, zona suburbana di Vienna e Pianura Padana, tra cui l’Assessore all’Ambiente della Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo, il presidente di AssoArpa Luca Marchesi e le Arpa del Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

"Anche quest'anno per i polmoni dei lombardi non c'è stata soluzione di continuità tra l'inquinamento estivo da ozono e quello invernale - dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -. La consapevolezza dei cittadini e la partecipazione delle comunità, che sono alla base del progetto di citizen science Captor, sono importanti ma non bastano. Per la Lombardia ed in generale per le regioni del bacino padano le misure di limitazione delle emissioni devono diventare una priorità politica e amministrativa. Nonostante l'esistenza dell'Accordo di programma per il miglioramento della qualità dell'aria del bacino padano, infatti, tuttora si continua a procedere per deroghe: è necessaria una netta inversione di tendenza!".
"I dati rivelano ancora una volta e in maniera evidente che il problema dell’inquinamento atmosferico non riguarda esclusivamente le aree urbane e i mesi invernali  - sottolinea Giorgio Zampetti, Direttore Generale di Legambiente - . Se infatti le polveri sottili continuano ad essere uno degli inquinanti più critici, c’è un altro tipo di inquinamento, che caratterizza maggiormente i mesi estivi, spesso sottovalutato, come quello da ozono. Un inquinante secondario estremamente diffuso che Legambiente con gli altri partner hanno messo al centro del progetto CAPTOR, con l’obiettivo di informare e stimolare direttamente i cittadini nelle misure di contrasto, con attività di citizen science. Ma l’attività di informazione e sensibilizzazione è solo una parte della soluzione. Servono infatti interventi integrati e strutturali da parte delle amministrazioni. Dopo il deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia europea per la procedura di infrazione sulla qualità dell’aria a carico del nostro Paese, ci saremmo aspettati un grande piano per tutta l’area padana, ma non solo. Provvedimenti efficaci però non se ne vedono".

Secondo i dati pubblicati nel report “Air quality in Europe 2018”, dell’agenzia europea per l’ambiente (EEA), circa il 74% della popolazione urbana dell'Unione Europea è stata esposta a concentrazioni di molto superiori a quelle previste dalle linee guida dell'OMS (più rigide rispetto a quelle adottate dai Paesi membri) per quanto riguarda le polveri sottili (PM2,5), responsabili di circa 422.000 morti premature in 41 Paesi europei nel 2015. Di queste morti premature, circa 79.000 sono riconducibili anche alle elevate concentrazioni di biossido di Azoto (NO2). Per quanto riguarda l’Ozono troposferico, circa il 98% della popolazione europea è stato esposto a livelli molto superiori ancora a quelli considerati dalle linee guida dell'OMS, con la morte prematura di circa 17.700 persone in 41 paesi europei nel 2015.
A livello italiano, le morti premature per polveri sottili (PM2,5) sono state 60.600, di cui 20.500 riconducibili al Biossido di Azoto, mentre 3.200 sono legate ad alte concentrazioni di Ozono (O3).

Per questo motivo il progetto CAPTOR, finanziato dal programma Horizon2020 dell’Unione Europea, ha messo insieme partner tecnici, scientifici e reti della società civile per testare dei sensori low per il monitoraggio dell’Ozono troposferico.
Il partenariato, guidato dall’Università Politecnica di Catalogna (UPC)  e composto dal Consejo Superior de Investigaciones Cientificias (CSIC), l’Università di Clermont-Ferrand, il centro per l’Innovazione Sociale austriaco (ZSI), il network GUIFI.net e le tre associazioni Ecologistas en Accion, Global 2000 e Legambiente, ha promosso nelle aree testbed di Spagna, Austria ed Italia la collaborazione tra comunità locali, cittadini, Ong, scienziati e istituzioni con l’obiettivo di sensibilizzare e trovare soluzioni condivise al problema dell’inquinamento atmosferico.
Nei tre anni di progetto sono state realizzate 3 campagne di monitoraggio della qualità dell'aria, con un focus sull'ozono troposferico, a cui i cittadini hanno partecipato concretamente ospitando gli strumenti di rilevazione nelle loro case. L’approccio della citizen science rappresenta infatti un efficace strumento sia per creare maggior consapevolezza sulle problematiche ambientali sia per mobilitare i volontari in azioni concrete.

Il monitoraggio è avvenuto durante le stagioni estive in alcune aree rurali di Spagna (Catalogna, l’area a nord-ovest di Barcellona), Austria (la zona suburbana di Vienna) e in Pianura Padana, considerata l’area in Europa con le maggiori concentrazioni di ozono, con rilevamenti nelle zone suburbane e nelle provincie di Cuneo, Bergamo, Piacenza e Vicenza.

Una delle principali fonti d’inquinamento atmosferico è il trasporto su strada, soprattutto per quanto riguarda l’emissione di biossido di azoto (NO2) e le polveri fini (PM). Non vanno però sottovalutate anche altre fonti quali la produzione di energia, l’industria, l’agricoltura e il riscaldamento domestico, che contribuiscono in maniera comunque determinante all’inquinamento atmosferico.
Il particolato (PM), il biossido di azoto (NO2) e l'ozono troposferico (O3) rappresentano una delle cause antropiche maggiormente responsabili dei danni alla salute delle persone. Alte concentrazioni di inquinanti atmosferici continuano ad avere un impatto negativo sui cittadini europei e, in particolare, su quelli che vivono nelle aree urbane. L'inquinamento atmosferico ha anche notevoli ripercussioni sociali ed economiche, causando perdita di vite umane, aumentando i costi dei sistemi sanitari e riducendo la produttività per problemi di salute. Infine, l'inquinamento atmosferico ha un impatto negativo anche sugli ecosistemi, danneggiando suoli, foreste, laghi e fiumi e influendo negativamente sulla produzione agricola.

  
L’ufficio stampa: 349.0597187

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