lunedì 31 luglio 2017

BREBEMI: UN FLOP CHE DEVASTA IL TERRITORIO A CARICO DELLO STATO

BRESCIA, 31 LUGLIO 2017                            COMUNICATO STAMPA

Legambiente: “Inaugurazione della bretella di collegamento con l’A4 è inopportuna, uno spreco di territorio nel tentativo di dare una svolta alle errate previsioni di traffico

Non sono bastati i ricorsi a fermare la corsa del nastro d’asfalto della Brebemi e dell’interconnessione A35 - A4. Una bretella, quest’ultima, che in parte viene aperta al pubblico oggi, mentre è in via di completamento l’intera tratta in prossimità di Brescia. Un’opera non prevista nel progetto, lunga 7 km e con un consumo di suolo di 60 ettari (che si aggiungono ai 900 iniziali): uno spreco di territorio nel tentativo di dare una svolta alle errate previsioni di traffico. Gli ultimi dati di aprile, infatti, ci dicono che il traffico giornaliero si attesta sui 20 mila veicoli, mentre se ne preventivavano 50 mila.

Con un afflusso così modesto di utenti, la concessionaria si avvia su un rettilineo di debiti già girati sulle spalle dello Stato. Il rendiconto 2016 parla chiaro: con 50 milioni di incasso e 90 milioni di mutuo annuale e 9 milioni di spese d’esercizio, il bilancio si è chiuso per la terza volta consecutiva in perdita.

«Siamo stanchi di vedere il territorio devastato da opere che servono solo a tamponare gli errori progettuali e le previsioni di traffico sbagliate – dichiara Barbara Meggetto presidente Legambiente Lombardia – Riteniamo che l’inaugurazione della bretella di collegamento con l’A4, tratto peraltro nemmeno previsto nel progetto iniziale del sistema Brebemi, francamente sia fuori luogo. Sono stati spesi 50 milioni di soldi pubblici per trasformare una strada provinciale in un’autostrada a due corsie per senso di marcia, con tanto di casello a 11 piste per il pedaggio e due corsie riservate ai trasporti eccezionali, asfaltando terreni agricoli nell'insensato tentativo di aumentare i flussi di traffico di un'autostrada rivelatasi finora inutile».

Legambiente, dopo aver presentato lo scorso dicembre ricorso al Tar per chiedere l’annullamento della delibera con cui il Cipe aveva approvato il progetto di collegamento tra le due autostrade, ha consegnato recentemente un esposto alla Corte dei Conti per fare luce sulla situazione contabile di Brebemi e sul peso che ha e avrà sulla spesa pubblica la gestione della direttissima Milano-Brescia.

«A due anni dalla sua apertura per evitare l’insolvenza Brebemi ha ricevuto un contributo pubblico extra pari a 320 milioni – aggiunge Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente Lombardia – Andando avanti così si bruciano inutilmente gli aiuti pubblici e si tiene un’infrastruttura colpevolmente vuota con tariffe improponibili, che sono sistematicamente bocciate dal mercato, visto l’evidente sotto utilizzo della tratta. Mentre restiamo in attesa del responso della Corte dei Conti sul nostro esposto, ci chiediamo se l’esempio di Pedemontana, secondo i magistrati sull’orlo del fallimento, non sia servito a dimostrare che la Lombardia non ha bisogno di essere solcata da altro asfalto».



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Ufficio stampa Legambiente Lombardia
Silvia Valenti
Cell. 3498172191

giovedì 20 luglio 2017

19 luglio - presentazione degli interventi del progetto DIFOINFO

Mercoledì 19 luglio, nella bella cornice di Casa Gola a Rodano, il gruppo di lavoro capitanato dal Consorzio Est Ticino Villoresi ha presentato gli interventi ipotizzati sui 10 fontanili del progetto "DIFOINFO - Connessione ecologica di fontanile in fontanile nell’est milanese".
Una quarantina i presenti alla serata, cittadini  e rappresentanti di associazioni dei comuni toccati dal progetto.


La progettista di Idrogea srl, Barbara Raimondi, ha ripercorso gli interventi in progetto, fontanile per fontanile spiegando, in maniera semplice e sintetica, che cosa verrà realizzato.


Prossima tappa: redazione degli elaborati definitivi e presentazione in Conferenza dei Servizi per la condivisione e le osservazioni degli enti competenti.

L'idea prospettata è di completare i lavori più rilevanti, in inverno, a cavallo del 2017 - 2018.


lunedì 17 luglio 2017

LA GOLETTA DEI LAGHI DI LEGAMBIENTE SUL BENACO


Presentati i risultati delle analisi microbiologiche del lago di Garda: su 19 punti campionati 13 sono fuori dai limiti di legge
 Legambiente consegna a Ministero dell’Ambiente, Regioni e Comuni rivieraschi 4 proposte d’intervento per il Benaco: http://lombardia.legambiente.it/contenuti/comunicati/dalla-goletta-dei-laghi-le-proposte-di-legambiente-il-lago-di-garda    
A Milano presentato il dossier regionale Goletta dei Laghi 2017 sullo stato di salute dei principali bacini del nord Italia, per fare il punto sui monitoraggi effettuati da Legambiente e sullo stato delle procedure di infrazione delle direttive europee sulla depurazione. A questo link il dossier 2017: https://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/2017-07-17_dossier_finale_laghi_del_nord.pdf
In allegato i comunicati con i risultati e le tabelle.

A questo link sono disponibili interviste e video in HD dei monitoraggi e delle analisi: https://drive.google.com/open?id=0Bx7XdcFmH-iMaTROeHZJRXFLVUk
A questo link è disponibile una gallery fotografica delle attività: https://drive.google.com/open?id=0Bx7XdcFmH-iMYzQyOVpyQm95TVU

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domenica 16 luglio 2017

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEI RISULTATI DEI MONITORAGGI DEI LAGHI DEL NORD ITALIA

Goletta dei Laghi
invita

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEI RISULTATI DEI MONITORAGGI DEI LAGHI DEL NORD ITALIA

3 punti stampa: Milano, Verona e Desenzano del Garda

Ore 11 via Vida 7 Milano, sede della Fondazione Legambiente: oltre ai dati sui monitoraggi eseguiti da Goletta sarà presentato il dossier sullo stato di depurazione delle acque in Lombardia.

Saranno presenti:
Simone Nuglio, responsabile campagna Goletta dei Laghi
Stefania Di Vito, responsabile attività scientifiche Goletta dei Laghi
Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia
Valeria Marchesi, Arpa Lombardia


Ore 11 Desenzano del Garda, ufficio turistico, saranno presentati i risultati del monitoraggio microbiologico sul lago di Garda.

Saranno presenti:
- Paolo Bonsignori, presidente del circolo di Sirmione di Legambiente
- Cristina Milani, circolo Garda di Legambiente


Ore 11 in via Bertoni 4/A a Verona, presso la sede di Legambiente Verona. Sarà occasione per presentare il manifesto per il Garda 

Saranno presenti:
- Marco Ciarulli, referente scientifico Goletta dei Laghi
Chiara Martinelli, presidente di Legambiente Verona
- Lorenzo AlbiLegambiente Verona


Il team di Goletta dei Laghi proseguirà poi con le tappe di monitoraggio dei laghi del centro Italia: Trasimeno, Piediluco e i laghi laziali fino al 26 luglio

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venerdì 14 luglio 2017

Carovana delle Alpi 2017

Milano, 14 luglio 2017                                                                    Comunicato stampa


Sostenibilità ambientale, agricoltura sociale e di qualità, turismo dolce e sostenibile le chiavi del successo delle pratiche virtuose dell’arco Alpino
premiate da Legambiente: in Lombardia bandiera verde a Castello dell'Acqua (So). Assegnate due bandiere nere: Comune di Livigno e Provincia di Sondrio

Legambiente: “Le Alpi risentono sempre di più degli effetti dei cambiamenti climatici.
 Urgente definire una politica nazionale che valorizzi le aree montane e coinvolga le comunità locali, replicando quegli esempi virtuosi già avviati sul territorio”

In Lombardia l’unica bandiera verde per il 2017 se l’aggiudica il comune di Castello dell’Acqua (SO), per l’impegno nell’incentivare un turismo sostenibile in Valtellina con il mantenimento della rete sentieristica. Mentre le bandiere nere sono due: una va al Comune di Livigno (SO), che, andando contro tutti i pareri degli enti di tutela, ha approvato la costruzione di un impianto sciistico su di un sito Natura 2000, costituito da pascoli, antichi nuclei abitati, ed habitat di tanti animali alpini. Bandiera nera anche alla Provincia di Sondrio per aver consentito, con l'approvazione della proposta di aggiornamento del Piano Cave il 27/9/2016, l'ampliamento degli ambiti e l'estrazione di quantitativi abnormi dalle cave in Comune di Novate Mezzola, in Valchiavenna. Sono questi i vessilli che oggi Legambiente ha consegnato in occasione della partenza della Carovana delle Alpi, la campagna annuale sullo stato di salute dell'arco alpino, che anche quest'anno torna a segnalare le situazioni più virtuose assegnando le Bandiere Verdi, e le realtà peggiori, quelle che mettono in campo le scelte più impattanti, che aumentano il consumo di suolo, che incidono pesantemente sulla qualità ambientale e sociale della vita in montagna, e che si fregiano quindi delle Bandiere Nere.

C'è un patrimonio inestimabile sulle montagne: ci sono paesaggi meravigliosi, culture antiche, beni storici e architettonici diffusi, ma anche competenze particolari che garantiscono al turista e al viaggiatore esperienze memorabili; ci sono imprese moderne e sostenibili, capaci di muovere l'economia valorizzando le opportunità e le conoscenze territoriali più virtuose. Ci sono nuove esperienze di recupero agricolo e agroalimentare di qualità. Ci sono, insomma, realtà virtuose e lungimiranti che vivono la montagna senza sfruttarla e, anzi, valorizzandone aspetti e caratteristiche peculiari, spesso accompagnate da attività innovative e tecnologicamente avanzate in campo energetico o dell’economia circolare. E poi ci sono "i pirati", quelli che con le loro scelte minacciano questo inestimabile e irripetibile patrimonio.

"Il progetto di impianto sciistico in Vallaccia a Livigno. - dichiara Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia – E' l’immagine perfetta di un modello turistico vorace, che non mette in conto né i limiti naturali, né i vincoli paesaggistici. Crediamo che per queste aspettative esasperate di sfruttamento del territorio non debba esserci più cittadinanza nell’arco alpino".

“I nostri riconoscimenti vanno a chi, con passione e intraprendenza, ha voluto qualificare la propria attività nello spazio montano – dichiara Lorenzo Baio, coordinatore degli eventi lombardi della Carovana delle Alpima nella montagna lombarda albergano gravi contraddizioni, che il dossier di Carovana delle Alpi 2017 mostra ampiamente. In primo luogo a carico del territorio, malamente sfruttato, che avrebbe ben altre potenzialità da valorizzare che non essere sventrato da cave o compromesso da impianti sciistici già adesso obsoleti”.

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mercoledì 12 luglio 2017

DEPURATORE DI SANT’ANTONINO: LAVORI SENZA FINE



MILANO, 12 LUGLIO 2017                                                         COMUNICATO STAMPA


Legambiente: “Tanti tavoli di lavoro, ma risultati con il contagocce”

A fine gennaio 2017 era stato garantito dalla Società Tutela Ambientale Torrenti Arno Rile e Tenore, con ampio margine temporale, che il depuratore di Lonate Pozzolo (VA) avrebbe completato tutti gli interventi di adeguamento e potenziamento entro giugno 2017.

Data questa già ampiamente lontana rispetto al cronoprogramma presentato in fase di dissequestro, nel lontano 2008. Eppure, nonostante importanti impegni economici della Regione, il depuratore di Sant’Antonino ancora non ha raggiunto la piena operatività.

Diversi i lavori che mancano per il completamento dell'opera:

il collaudo di alcuni macchinari per l’ossidazione, fondamentali per la parte biologica dell’impianto, l’attivazione del sistema dell’unità ad ozono per l’abbattimento dei colori e la sistemazione di parte del presidio di grigliatura. Si tratta di interventi sostanziali che, se completati in tempi brevi, non solo garantirebbero un miglior funzionamento dell'impianto, ma anche una migliore qualità ambientale,

“Sembra di leggere una storia infinita” – dichiara Barbara Meggetto presidente di Legambiente Lombardia – “dove tutto viene rinviato al libro successivo. Così è la storia di questo depuratore. In tutti i tavoli di lavoro a cui abbiamo partecipato sono emerse problematiche che invece di diminuire sono aumentate. E questo ci fa riflettere sulla qualità della gestione dell’impianto. Nel frattempo facciamo un appello ai comuni del varesotto affinché, nel più breve tempo possibile, si adoperino per completare il passaggio delle reti ad Alfa srl. Solo così si potrà dare seguito a risanamento delle acque della provincia di Varese.

I dati di Arpa disegnano infatti una situazione di perenne criticità dell’impianto. I controlli sull’operatività e funzionalità, secondo le frequenze e le modalità definite dal Dlgs 152/06, evidenziano una marcata difficoltà a far fronte ai carichi in entrata e, sostanzialmente, dal 2009 il depuratore viene annualmente dichiarato “non conforme”.

“Il territorio è stanco di questa situazione – spiega Claudio Spreafico del Circolo Legambiente di Turbigo– di questo limbo che non sembra condurre a poche soluzioni e scarsi miglioramenti. A fronte di tanti tavoli di confronto durati quasi tre anni, i miglioramenti sono scarsi e le lacune moltissime. Nel frattempo il Canale Industriale, a Nosate, continua a ricevere uno scarico ricco di schiume. Non possiamo abbassare la guardia, per questo chiediamo a Regione Lombardia di continuare a vigilare attraverso ARPA sia nella fase di valutazione del funzionamento degli interventi fatti che nel periodo di monitoraggio”.

Giudizi di conformità espressi da ARPA sul depuratore di Sant’Antonino – Lonate Pozzolo

ANNO
BOD
COD
TSS
N
P
2009
C
C
C
NC
NC
2010
C
C
C
NC
NC
2011
NC
C
C
NC
NC
2012
NC
C
NC
NC
NC
2013
NC
C
NC
NC
NC
2014
C
C
NC
NC
NC
2015
NC
C
NC
NC
NC
2016
NC
C
NC
NC
NC
 














* B.O.D. e C.O.D., indicano il “carico inquinante” delle acque di scarico e la eventuale presenza di una componente industriale. TSS =solidi totali, N = Azoto totale, P = Fosforo totale
Nella normativa è previsto anche che, nel corso dell’anno, un impianto di depurazione possa avere un numero limitato di “sforamenti” dei limiti di legge, entro dei valori massimi (il 100% del valore limite per BOD5 e COD, del 150% per i Solidi Sospesi). Per quanto riguarda invece i parametri N e P la valutazione viene fatta sulla media annuale delle concentrazioni rilevate in occasione dei campionamenti. Se questi requisiti non vengono rispettati, l’impianto viene dichiarato a fine anno “non conforme”, riceve una diffida ad adeguare i propri scarichi e successivamente una sanzione.


Ufficio stampa Legambiente Lombardia

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martedì 11 luglio 2017

Legge Valtellina: trent'anni dopo la catastrofe


Nonostante restino irrisolti i nodi dei "bacini prioritari", sono stati attuati interventi e programmi realizzati per oltre 1,2 miliardi su stanziamenti complessivi oltre i 5 miliardi.


LEGGE VALTELLINA: TRENT’ANNI DOPO LA CATASTROFE, TRA RITARDI E INEFFICIENZE, CHIUSO IL CICLO DI PROGRAMMAZIONE DELLA LEGGE SPECIALE

INTERVENTI E PROGRAMMI REALIZZATI PER OLTRE 1,2 MILIARDI SU STANZIAMENTI COMPLESSIVI OLTRE I CINQUE MILIARDI. MA RESTANO IRRISOLTI I NODI DEI ‘BACINI PRIORITARI’

TRASPORTI E CONCESSIONI IDROELETTRICHE, LE GRANDI PROMESSE MANCATE DI SVILUPPO DELLA PROVINCIA MONTANA

Trent’anni fa, con violenti e incessanti nubifragi, prendeva avvio una delle più drammatiche stagioni del versante italiano delle Alpi, con un bilancio finale di 53 vittime. Una interminabile pioggia che ha rovesciato in pochi giorni fino a 400 mm di precipitazioni, e una sequenza di tragedie, culminate dapprima nella frana che, in Val Tartano, seppelliva l’Hotel Gran Baita il 18 luglio e, dieci giorni dopo, l’immane schianto con cui rotolava a valle, a una velocità di 400 km/h, una massa di 40 milioni di mc di rocce che in pochi secondi dal Monte Zandila seppellivano l’abitato di Sant’Antonio Morignone e distruggevano il vicino borgo di Aquilone, formando il tappo nel fondovalle alle cui spalle le acque dell’Adda risalivano a formare l’effimero Lago di Pola. Il lago tenne incollati gli italiani alle dirette TV con il resoconto della ‘tracimazione controllata’, mentre i ministri dell’epoca, prima Zamberletti e poi Gaspari e Prandini, facevano la spola tra Roma e la provincia valtellinese. Erano rappresentanti di premier del calibro di Goria, De Mita, Andreotti; una generazione di politici che non aveva ancora conosciuto Tangentopoli, in anni in cui il contatore della spesa pubblica girava a ruota libera, fu quella che approvò la legge 102/90, Legge Valtellina. Una legge speciale che si è fatta carico di affrontare i costi della ricostruzione e di avviare un piano di sviluppo, ma che prevedeva anche un rilevante stanziamento per opere di messa in sicurezza e prevenzione. Ai valori dell’epoca, si trattava di 1100 miliardi di vecchie lire per la ricostruzione e sviluppo, e di ben 1300 miliardi per la difesa suolo; in tutto Stato, Regione, Magistrato del Po (oggi AIPO) e Cassa Depositi e Prestiti dovevano amministrare la bella somma di 2.400 miliardi, che in valuta attualizzata equivale a circa 2,4 miliardi di euro considerando sia il cambio lira/euro che l’inflazione. Questo senza contare gli stanziamenti per la fase dell’emergenza, oltre 800 miliardi con legge regionale, e i ‘trascinamenti’ richiesti ai successivi bilanci dello Stato, che hanno fatto lievitare le somme fino a una stima di complessivi 5-6000 miliardi di vecchie lire, tra opere di sicurezza e programmi di sviluppo e infrastrutturazione.

Molte di quelle risorse sono state spese in opere evitabili: cementificazione di corsi d’acqua, canali di gronda rivelatisi inutili, ciclopiche arginature, strade: numerosi casi che Legambiente ha puntualmente documentato nell’arco del trentennio trascorso, mentre nel fondovalle Valtellinese si completava la silenziosa cementificazione ad opera di nuove urbanizzazioni, capannoni e strade, in molti casi nuovi potenziali bersagli per futuri malaugurati dissesti.

Ad essere ancora irrisolti sono invece i nodi dei ‘bacini prioritari’, che avrebbero dovuto, paradossalmente, intercettare i più importanti interventi per il riassetto e la sicurezza: Val Pola, Val Tartano e, soprattutto, bacino del Mallero, che ancora incombe con la frana di Spriana direttamente sul capoluogo valtellinese. “Il nulla di fatto per quanto riguarda il canale di by pass delle acque del torrente, da attivare nel caso la frana ne ostruisse il deflusso, è un vero monumento alle opere incompiute, con la ‘talpa’ ancora sepolta e incastrata nelle profondità della montagna dove oggi dovrebbe correre l’opera idraulica da cui dipende la protezione dei cittadini sondriesi” denuncia Giovanni Bettini, curatore del rapporto.

In ogni caso oggi, trent’anni dopo la catastrofe, le somme sono state spese, sia pure con enormi ritardi sulla road map iniziale. In gran parte intercettate da opere stradali, in particolare il nuovo imponente tracciato della Statale 38, in cui il gigantismo ha preso il posto del buon senso: la doppia corsia fino a Cosio fa a pugni con i ritardi sui progetti delle indispensabili opere di circonvallazione dei centri di Morbegno e Tirano; per non parlare delle opere ferroviarie, che la legge Valtellina indicava come priorità: “chi le ha viste?”

A restare insoddisfacenti sono anche i programmi di manutenzione diffusa, rimasti in larga parte un buon proposito, anche perché in trent’anni non sono stati sviluppati strumenti gestionali, atti a valorizzare un’attività manutentiva del reticolo idrico e dei versanti che avrebbe senso venisse assolta dagli operatori esistenti: le imprese agricole e forestali. “Qualcosa davvero non funziona se in un’economia agricola che beneficia di notevoli trasferimenti pubblici attraverso la PAC non si sono messi a punto, fino ad oggi, strumenti appropriati a remunerare le attività di manutenzione diffusa del territorio, che restituirebbero in benefici alla collettività le risorse pubbliche investite per sostenere le imprese agricole e forestali: al contrario, in questi anni è proceduto l’abbandono delle aree marginali e allo stesso tempo abbiamo visto dimezzarsi gli effettivi degli operatori dei controlli sul territorio, a partire dalle polizie provinciali, e questo sicuramente, in Valtellina come altrove, non depone a favore della prevenzione”, dichiara Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia.

Ma al capitolo acque appartiene un’altra grande incompiuta della Legge Valtellina che prevedeva, addirittura entro sei mesi, la revisione delle concessioni idroelettriche. Concessioni, oggi in gran parte scadute ma ancora operative, che in molti casi risalgono alla prima metà del secolo scorso, epoca in cui bacini, dighe e centrali davano lavoro a una quota rilevante della popolazione. Oggi quelle stesse opere, pur continuando a produrre energia e profitti per le società energetiche, non generano più occupazione, mentre restano e si aggravano gli impatti ambientali e le problematiche di sicurezza di serbatoi e condotte che richiedono rilevanti interventi di adeguamento e mitigazione. “L’idroelettrico in Valtellina non è più sorretto dal patto sociale entro cui aveva potuto beneficiare del sostegno delle comunità locali nei suoi anni eroici, l’intero comparto vive un clima inoperoso di proroga che scoraggia i necessari investimenti, e al territorio restano gli impatti idrici e ambientali e le problematiche di sicurezza: la legge 102 giustamente aveva colto la necessità di un aggiornamento del patto tra usi energetici e territorio, ed oggi, trascorso quasi un trentennio, non possiamo che registrare una situazione divenuta inaccettabile, che rischia in qualsiasi momento di esplodere, con gravissime responsabilità sia della politica che delle lobby collegate ai grandi potentati energetici” denuncia Ruggero Spada, referente valtellinese di Legambiente.

Presentati i risultati dei monitoraggi sul Ceresio: 2 punti su 6 sono inquinati, il rio Bolletta supera i limiti di legge in maniera preoccupante

LAVENA PONTE TRESA (VA), 11 LUGLIO 2017                                        COMUNICATO STAMPA

GOLETTA DEI LAGHI DI LEGAMBIENTE
Presentati i risultati dei monitoraggi sul Ceresio: 2 punti su 6 sono inquinati, il rio Bolletta supera i limiti di legge in maniera preoccupante

Legambiente: “I dati rilevati quest’anno mostrano un miglioramento. Auspichiamo che i 2 milioni di euro stanziati da Regione e Comuni rivieraschi siano presto impiegati per sanare le criticità da tempo segnalate”

A questo link è disponibile video in HD dei monitoraggi e delle analisi: https://drive.google.com/open?id=0Bx7XdcFmH-iMaTROeHZJRXFLVUk
A questo link è disponibile una gallery fotografica dei campionamenti: https://drive.google.com/open?id=0Bx7XdcFmH-iMYzQyOVpyQm95TVU

In allegato il comunicato stampa con la tabella dei risultati

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lunedì 10 luglio 2017

Presentazione dei progetti di riqualificazione ecologica dei 10 fontanili nell'est milanese


Foto del Big Jump 2017

Ticino






Mulini di Gurone (Olona)




Sondrio - CAROVANA DELLE ALPI 2017



INVITO alla CONFERENZA STAMPA 


trent’anni dopo la catastrofe - un bilancio sugli interventi della “Legge Valtellina”

con Giovanni Bettini e Ruggero Spada di Legambiente Valtellina, curatori del rapporto di Legambiente 'trent'anni dopo la catastastrofe'

Damiano Di Simine, responsabile scientifico Legambiente Lombardia

A trent'anni dai tragici eventi alluvionali dell'estate 1987, un bilancio di un (troppo) lungo ciclo di economia post-catastrofe: un rapporto di Legambiente tra opere realizzate, aspettative sospese e nodi irrisolti della 'legge Valtellina' 

Martedì 11 luglio 2017 
alle ore 10.45 a SONDRIO, Palazzo Guicciardi, sede del BIM in Via Lungo Mallero Diaz, 18

l'Ufficio stampa di Legambiente Lombardia

domenica 9 luglio 2017

#NoRifiutinelWC, un piccolo gesto per salvare il mare e le spiagge



Con Goletta Verde e Goletta dei Laghi prende il via la nuova campagna di Legambiente, sviluppata da Ogilvy Change, per stimolare il cambiamento dei cittadini ed arginare un problema di portata globale come il beach litter

Ogni anno 8 milioni di tonnellate di rifiuti finiscono dritti nei fiumi, laghi, mari e negli oceani del mondo e di questi una percentuale tra l’80% e il 90% di questi rifiuti è plastica

Legambiente chiede la messa al bando dei cotton fioc in plastica

 Qui il video della campagna: https://goo.gl/caY1sD
In allegato una foto del flashmob #norifiutinelwc

Qual è la distanza tra il nostro wc e il mare? Molto più che breve di quello che si immagina. Il 10% dei rifiuti presenti sulle spiagge italiane, sia dei mari che dei laghi, proviene dagli scarichi dei nostri bagni. Rifiuti buttati nel wc che raggiungono il mare, anche a causa di sistemi di depurazione inefficienti, minacciando interi ecosistemi. Il 9% di questi rifiuti spiaggiati è costituito da bastoncini per la pulizia delle orecchie che vengono buttati nei Wc. In sole 46 spiagge lungo la penisola sono stati trovati quasi 7mila cotton fioc (monitorate da Legambiente tra il 2016 e il 2017 con l’indagine Beach Litter), in pratica due bastoncini per le orecchie ogni passo tra la sabbia.  Il problema, purtroppo, non sono solo i cotton fioc. Sulle nostre spiagge c’è di tutto: blister, tamponi e assorbenti, medicazioni, deodoranti per wc, contenitori per le lenti a contato: tutti rifiuti buttati nel WC. Prevenire è possibile e anche molto semplice: basterebbe usare il cestino!

Nasce per questo la campagna #NoRifiutinelWCsviluppata da Legambiente Ogilvy Change, la unit di Ogilvy & Mather che applica gli studi scientifici di economia comportamentale, psicologia cognitiva e psicologia sociale nella realizzazione di interventi finalizzati a orientare positivamente i comportamenti e le decisioni delle persone. Lo scopo della nuova campagna sociale è stimolare il cambiamento spontaneo e permanente di abitudini in un piccolo gesto quotidiano che, tuttavia, può contribuire ad arginare un problema di portata globale come il beach litter: si calcola, infatti, che ogni anno 8 milioni di tonnellate di rifiuti finiscono dritti nei fiumi, laghi, mari e negli oceani del mondo e di questi una percentuale tra l’80% e il 90% di questi rifiuti è plastica.

“Il problema del marine litter sta assumendo proporzioni sempre più allarmanti come ha dimostrato anche la Conferenza mondiale sugli Oceani organizzata dall’Onu lo scorso mese a cui abbiamo partecipato portando la nostra esperienza  – dichiara Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente. La quasi totalità dei rifiuti, in una percentuale che oscilla tra l’80% e il 90%, è composta da plastica, che persiste nell’ambiente per centinaia di anni e accumula sostanze tossiche. Si tratta di rifiuti che creano problemi economici, ambientali e alla fauna marina, ma possono anche finire sulle nostre tavole visto che le microplastiche (generate anche dalla frammentazione dei rifiuti più grandi), vengono facilmente ingerite dai pesci. Se poi i sistemi di depurazione non ci sono o sono inefficienti, come denunciamo da anni con Goletta Verde, tutto quello che buttiamo nel WC finisce in mare. Possiamo e dobbiamo invertire questo trend e per farlo bastano anche piccoli gesti come scegliere prodotti meno inquinanti, prevenire i rifiuti, differenziarli al meglio per riciclarli, ma anche evitare di usare i nostri WC come se fossero cestini della spazzatura. Per far fronte all’invasione di bastoncini – conclude Ciafani - bisogna affrontare il problema anche dal punto di vista normativo, mettendo al bando i bastoncini per le orecchie non compostabili, sull’esempio di quanto l’Italia ha fatto con il bando ai sacchetti di plastica e in linea con la messa al bando dei cotton fioc voluta dalla Francia a partire dal 2020”.

Il nostro Paese era già intervenuto legislativamente su questo aspetto. Infatti I bastoncini per la pulizia delle orecchie non biodegradabili erano stati banditi dall’art. 19 della legge 93/2001. Salvo essere poi riabilitati, in seguito ad una sentenza della Corte di giustizia europea del 2005 per motivazioni tecnico-normative. Siamo però convinti che oggi, alla luce dell’esperienza del bando sui sacchetti di plastica non compostabili vigente in Italia, e ora esteso anche in diversi Paesi europei e del Mediterraneo, e la maggiore conoscenza del problema ambientale causato dalla dispersione dei cotton fioc, specialmente nell’ambiente marino e costiero, non sia più rinviabile una disposizione normativa che tenga insieme la messa al bando dei cotton fioc di plastica non compostabili e al tempo stesso promuova l’obbligo di una migliore e più chiara informazione sullo smaltimento dei prodotti ad uso sanitario da apporre sulle confezioni stesse.

“Tutti sanno che gettare rifiuti nel Wc è sbagliato, ma in tanti ancora lo fanno perché si tratta di un comportamento così radicato nella routine di molti italiani da essere diventato purtroppo automatico, istintivo e quindi molto difficile da cambiare – spiega Guerino Delfino, Chairman & Chief Executive Officer, Ogilvy & Mather –. La campagna #NoRifiutinelWC si pone l’obiettivo di indurre piccoli comportamenti virtuosi e automatici nella quotidianità delle persone. Questo grazie all’approccio che Ogilvy Change ha nell’ideazione dei suoi progetti di comunicazione: l’utilizzo delle tecniche di Nudging e degli Economical Behaviour porta a soluzioni che non hanno soltanto l’intenzione di comunicare un concetto, ma soprattutto di stimolare un’azione, o meglio, una reazione”.

La campagna viaggerà anche sui canali social di Legambiente, con video, pillole informative, consigli e immagini delle conseguenze dei nostri comportamenti errati. Un ruolo fondamentale sarà quello degli stessi cittadini che potranno partecipare utilizzando l’hashtag#NoRifiutinelWC, postando foto di rifiuti trovati in spiaggia e in mare, ma comportamenti virtuosi assunti per risolvere il problema.

 Scopri la campagna su www.norifiutinelwc.it

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