lunedì 31 marzo 2014

Consiglio Regionale Lombardia: NO AL TRAFFICO MOTORIZZATO SU SENTIERI, MULATTIERE, PASCOLI E BOSCHI

Con il Progetto Di Legge 124, che sarà in discussione nella riunione del Consiglio Regionale Lombardo il prossimo 8 aprile, s’intendono modificare alcuni articoli della LR 31/2008 “Testo unico delle leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale” concernenti la viabilità agro-silvo-pastorale.
Nella LR vigente l’art. 59 “viabilità agro-silvo-pastorale …” ai commi 3 e 4 vieta il transito dei mezzi motorizzati su tali strade, sulle mulattiere e sui sentieri nonché in tutti i boschi e nei pascoli ad eccezione di quelli di servizio, di quelli autorizzati dalla Regione sui terreni appartenenti al patrimonio forestale della stessa e di quelli autorizzati in base al regolamento comunale.
Con la proposta di modifica si vuole introdurre una DEROGA ai suddetti commi per consentire agli enti proprietari di AUTORIZZARE il transito temporaneo dei MEZZI MOTORIZZATI in base a un regolamento regionale da definire.
E’ evidente come l’effetto di tale attività risulterebbe DEVASTANTE per le condizioni del SENTIERO, della MULATTIERA, del BOSCO e del PASCOLO eventualmente interessati dal transito stesso: IN POCHE ORE si POSSONO CREARE DANNI che solo la natura potrebbe riparare impiegando anni e ai quali l’uomo non può porre rimedio. La circolazione di mezzi motorizzati sui sentieri avrebbe, ma di fatto già ha, un impatto estremamente negativo sul delicato ambiente naturale, sulla FAUNA e in termini di inquinamento dell’ARIA e ACUSTICO.
Si sottolinea inoltre l’incompatibilità fra escursionismo e motociclismo su terreno comune, che appare un paradosso rispetto agli innumerevoli progetti ed attività, anche in capo a Regione Lombardia, per la promozione e per lo sviluppo del TURISMO DOLCE, che richiedono investimenti modesti ma sono realizzabili solo sulla base di scelte precise e coerenti.
Tali progetti, che necessitano di ulteriore sostegno e promozione, stanno rivelandosi uno strumento che ha favorito INIZIATIVE IMPRENDITORIALI a valenza agricola e turistica per le GIOVANI GENERAZIONI, riportando nuova LINFA VITALE nelle zone montane e di media montagna che sino ad ora sono state considerate marginali.
I sentieri tematici atti a promuovere la riscoperta della storia e della cultura locale, l’agricoltura, la connessione tra il mondo dell’escursionismo, quello agroalimentare ed enogastronomico, l’educazione al rispetto dell’ambiente e delle risorse del territorio non sono compatibili con il tipo di frequentazione ed uso del territorio che sarebbe autorizzabile con il recepimento del testo proposto.

https://secure.avaaz.org/it/petition/Consiglio_Regionale_Lombardia_NO_AL_TRAFFICO_MOTORIZZATO_SU_SENTIERI_MULATTIERE_PASCOLI_E_BOSCHI/share/?new

giovedì 27 marzo 2014

Agricoltori e Ambientalisti scrivono a Sindaco Pisapia, Presidente Maroni e Commissario Sala: Lavoriamo insieme per un progetto condiviso, ma non si sprechi l'acqua di Expo




Milano, 27 marzo 2014                                                                                       Comunicato stampa

Agricoltori e Ambientalisti scrivono a Sindaco Pisapia, Presidente Maroni e Commissario Sala:

Lavoriamo insieme per un progetto condiviso, ma non si sprechi l'acqua di Expo

Da una parte ci sono gli ambientalisti (Legambiente e Italia Nostra), dall'altra gli agricoltori (i distretti agricoli del territorio a ovest e sud del capoluogo Lombardo, dall'Olona al Parco Sud, e la CIA-Confederazione Italiana Agricoltori). In mezzo c'è l'acqua, risorsa sempre troppo preziosa per i fabbisogni irrigui e per le funzioni ambientali della campagna milanese. Insieme hanno preso carta e penna per scrivere a Sindaco, presidente di Regione e Commissario Expo e chiedere una cosa molto semplice: e se invece la via per l'acqua di Expo la trovassimo insieme?

L'ufficio stampa Legambiente Lombardia
 

mercoledì 26 marzo 2014

PD: “REGIONE LOMBARDIA METTA MAGGIORI RISORSE PER LA QUALITA’ DELL’ACQUA ”

Il Gruppo regionale del Pd è pronto a incalzare Regione Lombardia per arrivare a un risultato di sostanza il prima possibile: in tempi rapidissimi le acque lombarde e la loro gestione dovranno aver subito una drastica svolta rispetto alla tragica situazione in cui versano adesso. E’ la sintesi, tra critiche e proposte, emersa oggi, lunedì 24 marzo 2014, dal convegno, organizzato appunto dal Pd, su “Acqua ed energia – Per una gestione sostenibile”.“La tutela e la valorizzazione delle acque deve diventare un obiettivo primario delle politiche di Regione Lombardia”, ha detto in apertura di mattinata Giuseppe Villani, consigliere regionale del Pd e capogruppo in VI Commissione Ambiente del Consiglio regionale. Villani ha ricordato qualche dato: “La Lombardia è la regione italiana più ricca di laghi, circa 50, sia in termini di superficie, 40% del totale nazionale, sia di volume, 63%. Stesso discorso per i fiumi: 6mila chilometri di corsi d’acqua, 200mila di canali irrigui e bonifica”. E ha sottolineato quanto fatto finora dal Pd, ad esempio, nei confronti dell’Olona, uno dei più inquinati e trascurati della regione : “La risoluzione, un ordine del giorno e un impegno ad approfondire poi le problematiche di Seveso e Lambro”.
Ma è la consigliera Laura Barzaghi a fare il punto generale della situazione: “Il nostro obiettivo era e rimane focalizzare l’attenzione sulla qualità delle acque, soprattutto fluviali, e di alcuni fiumi in particolare, che sono, appunto, in cattive condizioni, impossibilitati perciò a raggiungere gli obiettivi di standard europeo. Ma quello che è emerso dal convegno e che ci ha sconvolto, è relativo alle acque sotterranee, ridotte ancora peggio di quelle superficiali, tra inquinanti e sversamenti. E sono quelle che noi beviamo”.
Barzaghi sintetizza la situazione: “La strada da percorrere è lunga: siamo obbligati ad arrivare a un risultato ben preciso in tempi brevissimi, attraverso il servizio idrico integrato, ma siamo già palesemente in ritardo, per una serie di concause. Secondo noi se ne esce solo dando un ruolo particolare agli enti locali. Tuttavia – continua Barzaghi –, finora i Comuni sono stati esautorati perché le competenze sono stata messe in capo alle Province, ma la palla torna a loro e se ne dovranno occupare in termini diretti. Il nostro obiettivo è proprio di ridare un ruolo di primo piano alle amministrazioni locali nella gestione del patrimonio delle acque e per questo abbiamo predisposto un ordine del giorno da divulgare in tutti i Comuni lombardi che dovrebbero approvarlo”.
Il Pd vuole riportare il dibattito a livello di enti locali, “altrimenti arrivano impreparati negli Ato”. E una volta raccolte le delibere con cui l’ordine del giorno è stato approvato, vorrebbe rendere più consapevole la Giunta regionale sul tema dell’acqua.
Entro il 2014 il Consiglio regionale della Lombardia dovrà approvare le linee strategiche per l’utilizzo sostenibile, razionale e consapevole delle risorse idriche: “Noi chiediamo di mettere in campo un programma di azioni e interventi straordinari, cioè risorse umane ed economiche che servano a raggiungere gli obiettivi. Le due linee d’azione da percorrere in questi mesi sono, appunto, una esterna, i Comuni, e una interna, la Regione”, conclude Barzaghi.
A portare l’esperienza dei Comuni lombardi è stato un altro consigliere regionale, già sindaco di Rozzano, Massimo D’Avolio, che ha ricordato l’esperienza importante della gestione in house fatta dalla Provincia di Milano. Ma ha anche ricordato che le prossime riforme stanno per portare al superamento degli enti provincia: “Dentro questa nuova dinamica bisogna inserire un ragionamento approfondito da fare in Commissione Ambiente sul nuovo indirizzo da prendere per gli Ambiti: tentare percorsi innovativi? Puntare su Ato più ampi?”.
E sempre gli enti locali sono stati i protagonisti anche della terza parte del convegno, quello relativo al rapporto con l'energia, di cui il Consiglio regionale si è da poco occupato attraverso il passaggio del Pear, il Programma energetico ambientale regionale. Qualche dato, reso noto dal consigliere Pd Jacopo Scandella: “Il 24% dell'energia elettrica prodotta dal parco centrali lombardo deriva dall'idroelettrico, che rappresenta il 37% di tutta l'energia prodotta da energie rinnovabili. Allo stesso tempo, l'8% della produzione globale di energia viene adoperata per pompare l'acqua nelle nostre case, per questo diciamo che il legame tra acqua ed energia è indissolubile. L'acqua è un bene la cui richiesta è in aumento, si prevede che soltanto in agricoltura si registrerà un più 19% nei prossimi anni”.
Ma Scandella ha aggiunto anche un invito: “Sento e chiedo una particolare attenzione da parte della politica verso i territori montani: l'acqua è una risorsa preziosa, che può essere messa a frutto per garantire ricchezza a territori che vivono un momento di enorme difficoltà. Pensiamo, ad esempio, ai dissipatori di pressione negli acquedotti e a quanta energia pulita potremmo produrre con un impatto paesaggistico minimo”.
Milano, 24 marzo 2014

Bicinfesta 2014






martedì 25 marzo 2014

Proiezione del film-documentario “L’età del cemento”

Il Circolo Arcobaleno di Legambiente di Melegnano-Cerro al Lambro
il WWF Slt Sud Milano
ORGANIZZANO
SABATO 29 marzo dalle ore 18:30 presso la Sede di La Banlieue
Associazione Culturale di San Giuliano Milanese, in Via De Nicola
1) Proiezione del  film-documentario sul tema realizzato da Mario Petitto ed auto-prodotto da Legambiente Lombardia dal titolo “L’età del cemento”
2) Presentazione del libro “Strade senza uscita” di Roberto Cuda, dedicato alla realizzazione delle nuove principali opere autostradali lombarde (tra le quali anche la Tangeziale Est Esterna che tocca direttamente i nostri territori). L’autore sarà presente e contribuirà ad arricchire il dibattito
3) Celebrazione dell’Heart Hour  20.30-21.30
“L’ORA DELLA TERRA SFIDA IL MONDO  E UNISCE LE PERSONE PER UN FUTURO SOSTENIBILE” www.wwf.it/oradellaterra
Tre iniziative, tre modalità per tre aspetti dello stesso problema: il nostro impatto sul pianeta terra: consumo del suolo, infrastrutture e mobilità, perdita irreversibile di terra fertile per luoghi che spesso rimangono vuoti e disabitati, uso oculato delle risorse, risparmio energetico. Sarà l’occasione per accennare una riflessione su questi importanti aspetti che, partendo dell’analisi in una regione tra le  più urbanizzate e cementificate d'Europa, si collegherà idealmente alla grande mobilitazione globale dei cittadini e delle comunità di tutto il Pianeta per la lotta al cambiamento climatico.
L'evento, accompagnato da un piccolo aperitivo, che sarà a lume di candela dalle 20:30,  proporrà la campagna di tesseramento per il 2014 delle due Associazioni, sia a livello locale che nazionale
Per informazioni:      
Legambiente Arcobaleno cerrolambro@legambientenetwork.net
Wwf Sud Milano : sud milanese@wwf.it
Le Banlieue: www.lebanlieue.ue

n.b.: non è obbligatorio, ma se chi partecipa riesce a portare qualcosa da “mangiucchiare ”, meglio …

venerdì 21 marzo 2014

Acqua in Comune - Carta d'intenti per l'acqua

"La conoscenza deriva dalle informazioni, come le informazioni derivano dai dati"
Elinor Ostrom, premio Nobel per l'Economia


Questo il titolo dell'incontro di oggi che ha visto una platea trasversale di attori, dal Gruppo Cap, agli Enti Locali fino alle Associazioni, tutti impegnati a rispondere all'esigenza di aumentare la trasparenza sui dati realtivi alla qualità dell'acqua in provincia di Milano.

A margine dell'incontro è stato singlato un vero e proprio patto con un primo nucleo di 30 amministrazioni comunali che si impegnano a rendere chiare e usufruibili le analisi dell'acqua fornita dai gestori.


Fra gli attori coinvolti anche Legambiente Lombardia nella figura del suo presidente che ha ribadito l'importanza dei cospicui investimenti promessi da Cap (quasi 500mln di euro) per rinnovare le proprie reti acquedottistiche e fognarie e gli impianti di depurazione. Ma anche la necessità di una pianificazione di interventi di più larga scala regionale e nazionale che, se ben indirizzati potrebbero servire a risolvere gli annosi problemi di: gestione delle acque meteoriche, miglioramento della qualità dei corpi idrici superficiali e di perdita di acque potabili. Il tutto rimettendo in moto un meccanismo di economia di scala molto importante in questo momento. Questa è la vera infrastruttura di cui abbiamo bisogno!


A seguire il comunicato stampa:



Milano 21 marzo 2014  


COMUNICATO STAMPA
Trasparenza, responsabilità, partecipazione:
presentata in Provincia di Milano la Carta d’intenti sulla qualità dell’acqua di rete

“Possiamo dire con orgoglio che l’acqua del nostro territorio è di ottima qualità, e a un prezzo fra i più bassi d’Italia, ma soprattutto oggi possiamo dire che, grazie alla stretta collaborazione fra i sindaci, la Provincia, le aziende idriche e le associazioni del territorio, i cittadini possono verificare quotidianamente i dati sulla qualità dell’acqua, e quindi toccare con mano cosa significa avere un’azienda pubblica che lavora bene, con un piano strategico importante per gli investimenti sulle infrastrutture e la gestione del servizio”. Ha aperto così la mattinata Guido Podestà presidente della Provincia di Milano, che ha fatto gli onori di casa alla presentazione della Carta d’intenti per l’acqua, documento che definisce l’impegno del Gruppo CAP, degli Enti Locali e delle associazioni in tema di trasparenza dei dati relativi alla qualità dell’acqua di rete.
“Se l’acqua del nostro territorio è buona – gli ha fatto eco Alessandro Ramazzotti, presidente di CAP Holding – lo dobbiamo soprattutto alla natura, ma grazie all’impegno delle nostre aziende pubbliche, è anche garantita e sicura, e questo non è un dato di fatto, un obiettivo raggiunto una volta per tutte, ma un esercizio quotidiano in cui sono impegnate le centinaia di persone che lavorano nel Gruppo CAP per garantire il servizio idrico integrato a oltre due milioni di persone”.
“Un salto di qualità – l’ha definito Graziano Musella, presidente dell’ATO Provincia di Milano – e un risultato straordinario per tutti gli Enti Locali coinvolti e per le aziende che gestiscono il servizio idrico nella nostra provincia: abbiamo trasformato un elemento di eccellenza, la qualità dell’acqua e del servizio, in uno strumento importante di comunicazione e trasparenza”.
Mario Soldano, presidente della Conferenza dei Sindaci, ha sottolineato il ruolo da protagonisti dei Comuni, “in prima fila nella battaglia per la salvaguardia dell’acqua come bene pubblico: un percorso che deve continuare per superare i pregiudizi sull’acqua ma anche sulla gestione pubblica”.
Il presidente di Amiacque, Marco Passaretta, ha centrato l’attenzione sui “500 milioni di investimenti in 7 anni: è questo il primo patto con i Comuni, che si completa con questa carta d’intenti nel segno della trasparenza, che abbiamo voluto presentare oggi, alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Acqua, chiedendo ai Comuni anche di essere cassa di risonanza per diffondere un uso consapevole e sostenibile dell’acqua in un mondo dove ancora oltre un miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile”.

La Carta d’intenti, (che si può trovare al link http://www.capholding.it/Portals/0/area-stampa/News/2014/CARTA%20FIRMATA.pdf) in concreto, è un protocollo con il quale il Gruppo CAP, i Comuni  e le associazioni locali si impegnano a mettere in atto tutta una serie di azioni per diffondere e rendere sempre più fruibili da parte dei cittadini tutti i dati relativi all’acqua di rete: le analisi, i controlli, le caratteristiche e ogni altra informazione utile. 
Il progetto è nato su stimolo dell’associazione Bene Comune Cernusco, e infatti Cernusco sul Naviglio è stato il primo Comune a sottoscrivere la Carta, e, come ha raccontato il sindaco Eugenio Comincini, “ha voluto condividere il percorso con tutti i Comuni e con la Provincia. Questo progetto – ha proseguito Comincini – ci ha dimostrato ancora una volta che il dialogo e la collaborazione fra soggetti diversi che operano sul territorio, come gli Enti Locali, i cittadini e le aziende porta a grandi risultati, come in questo caso, dove abbiamo lavorato con grande impegno e con la tensione verso un progetto che, come doveva, è uscito dai confini comunali per estendersi nel territorio dell’intera area metropolitana”.
Infine sono intervenute le associazioni che, insieme al comitato di Cernusco, hanno collaborato alla stesura della Carta: Legambiente e il Contratto Mondiale dell’Acqua. Il presidente regionale di Legambiente, Damiano di Simine, ha espresso apprezzamento non solo per questa iniziativa del Gruppo Cap, ma anche “per il corposo piano investimenti che è stato presentato in occasione dell’affidamento ventennale del servizio idrico in provincia di Milano: che ha un enorme valore anticiclico in questo momento di crisi economica, e riguarda opere non solo utili, ma necessarie e prioritarie. Di Simine si è poi soffermato sull’argomento Depurazione, delicato e importante tanto quanto l’acquedotto, sul quale ha stimolato le aziende e le istituzioni a impegnarsi ancora di più per la trasparenza dei dati e delle informazioni, vista l’importante mole di lavoro che, anche in questo campo, si sta facendo”.
A concludere gli interventi Cinzia Thomareizis, segretario nazionale del contratto mondiale dell’acqua, che ha ricordato i tre concetti chiave da diffondere in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua: “bene comune, diritto umano e patrimonio dell’umanità”. E ha sottolineato l’importanza del metodo: “un progetto nato da un’associazione territoriale che ha messo in moto istituzioni, aziende e cittadini in un percorso di collaborazione e relazione che ha prospettive importanti, anche nell’ottica del riavvicinamento dei cittadini alla cosa pubblica”.

Al termine della giornata tutti i sindaci presenti, oltre una quarantina, hanno ricevuto un attestato e firmato un grande cartellone, come simbolico impegno di ogni Comune a sottoscrivere la Carta d’intenti e a fare la loro parte nella diffusione dei dati e delle informazioni sulla qualità dell’acqua di rete, per promuovere stili di vita responsabili e un uso sostenibile e razionale delle risorse idriche.


Per informazioni:
Ufficio Stampa CAP Holding: ufficio.stampa@capholding.gruppocap.it
02.82502. 218 – 362 – 361
Visita il sito www.gruppocap.it

lunedì 17 marzo 2014

Comitato Ponti e la pulizia del Lambro Meridionale

A partire da ieri, venerdì 14, AMSA ha provveduto a pulire anche la sponda destra del canale Olona/Lambro Meridionale per la quale ci eravamo battuti con tanta insistenza. Questa stessa era la più degradata, quella dove, per intenderci, stava crollando una parte del recinto - con tutto ciò che vi era appoggiato - della struttura abusiva sita sul terreno dato in gestione alla nostra associazione. Ma non solo: AMSA ha ripulito da tutte le sterpaglie l’intero bordo canale, protetto da una rete, lungo il proseguimento della via Brugnatelli fino al fondo cieco. E’ venuto così alla luce un marciapiedi che neanche sapevamo esistesse!
Ma non è finita qui.
Sempre ieri, la Polizia Locale, con la supervisione del Comandante Amodeo, ha iniziato lo sgombero del materiale stivato nella struttura abusiva. A partire da lunedì prossimo si completerà lo sgombero e, successivamente, AMSA provvederà a rimuovere la struttura e a pulire l’area.
A seguito di questo, l’ultimo pezzo del giardino condiviso ci verrà ufficialmente consegnato in gestione e sarà definitivamente sottratto al degrado.
Il GIARDINO NASCOSTO godrà di un doppio accesso: si potrà entrare sia da via Bussola che da via Brugnatelli. Certamente avremo ancora molto da lavorare per mettere in sicurezza questa parte e per ripulirla dalle infestanti, ma questo fa parte dell’ultima fase del nostro progetto.
Alla fine avremo recuperato, sottraendola al degrado, un’area di quasi 5.000 metri quadri !
E’ doveroso ringraziare gli Assessorati e i Settori competenti del Comune di Milano, il Consiglio di Zona, AMSA, la Polizia Locale, che hanno dato seguito alle nostre istanze e con i quali si è attivata una fruttuosa collaborazione.
Ora vi aspettiamo tutti al giardino

Smart Waters. Cooperazione e sicurezza idrica nelle aree fragili


Mancano pochi giorni al convegno Smart waters. Il programma completo è sempre nella pagina web http://www.lscmt.units.it/osti/14Acqua/Aqueeque&solidali.htm e in allegato c’è il pieghevole; siamo ancora in tempo per ulteriori invii alle nostre reti; vi ricordo inoltre alcuni aspetti logistici:
 
il primo giorno, 21 marzo inizio ore 15.00 il convegno si tiene nella sede del Consorzio Università Rovigo, Viale Marconi, 2; si trova a pochi metri dalla stazione ferroviaria di Rovigo; ottimo per essere raggiunto dal treno, meno con la macchina per via della scarsità di parcheggi;
 
Per chi desidera usufruire della visita guidata alla mostra “Ossessione nordica” bisogna farsi trovare tassativamente alle ore 18.45 davanti all’edificio di Viale Marconi o alle 19.00 in punto davanti alla sede della mostra: Palazzo Roverella, Rovigo, Via Laurenti 8/10. Prego già da ora i moderatori delle due sessioni di venerdì di chiudere in tempo utile i loro lavori.
 
Per la cena abbiamo prenotato all’Osteria ai Trani, via Cavour 30, a pochi passi dal palazzo della mostra per le 20.30. Chiedo gentilmente che al momento della registrazione al convegno di dare conferma per la cena a Sara Grespan. Ho calcolato che tutti coloro che hanno prenotato al Residence Delta saranno anche nostri ospiti a cena, però una conferma non guasta.
 
Il secondo giorno, 22 marzo inizio ore 9.00 il convegno si tiene presso la sede del Consorzio di Bonifica Adige Po, Piazza Garibaldi, 8 in centro a Rovigo; si parte subito con le due sessioni; per cui si raccomanda la massima puntualità.
 
Il Residence Delta si raggiunge in 15 minuti a piedi dalla stazione dei treni per una comoda pista ciclo-pedonale; per chi viene in auto penso che i navigatori siano ormai molto efficienti; si trova a nord della città sulla ex-statale 16 a fianco del centro commerciale Alìper.
 
Per ulteriori informazioni potete rivolgervi a Sara Grespan: smartwatersrovigo@hotmail.it

Scarica la locandina

PedaLambro 2014 - In bicicletta per sognare un Grande Parco Lambro, cuore della Rete Ecologica Regionale

Arriva la PedaLambro 2014! Per scoprire la valle del Lambro a cavallo di una bici

Due gli itinerari proposti

Itinerario sud:

1) Oasi Levadina 9.30
2) Parco Vittorini - Ponte Lambro 10.15
3) Parco Forlanini 10.45
4) Riseria Panigada 11.15
5) Cascina Cavriana 11.45
6) Parco Rubattino 12.00
7) Cascina Mulino San Gregorio Parco Lambro ore 12.30

Itinerario nord:

1) Monza - Piazza Castello ore 9.30
2) Cassinazza - ore 9.45
3) Ponte San Maurizio - ore 10.15
4) Collinette Falck e Cave Melzi Parpagliona - ore 10.30
5) Orti Bergamella ore 11.15 (incontro con Assessore Iannizzi)
6) Piazza Costantino ore 12.00 (incontro con CDZ2 e associazioni ProRubattino)
7) Cascina Mulino San Gregorio Parco Lambro ore 12.30




 Per info:
l.baio@legambiente.org

giovedì 13 marzo 2014

Verso il Contratto di Fiume Serio


Acqua in Comune - Carta d'intenti

Gentile,
abbiamo il piacere di invitarla alla presentazione di Acqua in Comune – Carta d’intenti per l’acqua,  accordo che definisce l’impegno del Gruppo CAP, degli Enti Locali e delle Associazioni in tema di trasparenza sui dati relativi alla qualità dell’acqua.

Un cordialissimo saluto. 

Come è andato il secondo appuntamento del laboratorio partecipato a Rho per l'area del Mulino prepositurale





Ieri, mercoledì 12 marzo 2014 presso la sala Verde dell'Auditorium di Via Meda a Rho (MI), si è tenuto il 2° appuntamento del laboratorio partecipato del progetto "L’OLONA ENTRA IN CITTÀ: ricostruzione del corridoio ecologico fluviale nel tessuto metropolitano denso", promosso dal Comune di Rho e da Legambiente Lombardia, con il contributo di Fondazione CARIPLO.
Lo staff del progetto ha individuato in una prima fase, come area pilota per la ricostruzione del corridoio ecologico lungo il fiume Olona, l’ambito del Molino Prepositurale, posizionato nella zona Nord-Ovest del territorio comunale di Rho e vero e proprio "cuore" del Parco del Basso Olona. Tale contesto è stato oggetto di un approfondimento specifico, in due momenti distinti, con il coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici e privati a vario titolo interessati alla relativa riqualificazione e valorizzazione ambientale. Sono stati quindi invitati a questo secondo appuntamento di lavoro i rappresentati delle realtà attive del territorio che hanno contribuito durante il primo appuntamento del 20 febbraio a questo percorso di progettazione partecipata, condividendo saperi, istanze e proposte per l'area in questione. 

Tante le idee emerse  che i progettisti dovranno analizzare e approfondire. In particolare il lavoro si è focalizzato sugli interventi più strettamente naturalistici, in grado di deframmentare il corridoio ecologico e potenziare la biodiversità dell'area. Per esempio il potenziamento delle aree boscate lungo il canale scolmatore dell'Olona e del Fontanile Serbelloni o gli ecodotti per superare le barriere delle strade provinciali che delimitano o delimiteranno l'area sia dal lato di Rho che di Pregnana M.se. Ma anche la riqualificazione delle fasce boscate ripariali e la creazione di aree umide alimentate dal riale storico, stagni didattici e filari a siepe e alberi in grado di incentivare il passaggio della fauna. 

Non sono stati dimenticati però gli interventi di fruizione e di presidio dell'area. Dagli assi di fruizione ciclopedonale ai sentieri più discreti per scoprire il territorio e le opere idrauliche storiche, dalla cartellostica sugli elementi naturali a eventuali aree di sosta.
"Tutti gli interventi suggeriti" dichiara Marco De Stefano presidente del Circolo di Legambiente Rho "saranno attentamenti analizzati dallo staff di progetto, in modo che si arrivi il prima possibile ad un vero e proprio masterplan dell'area e degli interventi necessari per collegare il Parco Basso Olona al Parco Agricolo Sud. Ovviamente, essendo aree private sarà fondamentale un accordo con i proprietari dell'area. Ma le premesse sono positive e le speranze di riqualificare questo territorio sono forti".

Le presentazioni:
1-Lorenzo Baio - Legambiente Lombardia
2-Giancarlo Gusmaroli - EcoIngegno (resoconto partecipazione e questionari e mappa degli interventi proposti)
3-Fabrizio Monza - Studio Monza (compatibilità interventi con i PGT)

martedì 11 marzo 2014

Dalle esondazioni alla sicurezza del territorio


Siglata la convenzione per l'intervento di riqualificazione dell'area di Varedo


Siglata la convenzione per l'intervento di riqualificazione dell'area di VaredoClicca qui per ingrandire l'immagineDa tempo sono noti i disagi causati alla cittadinanza del Comune di Varedo dalle emissioni in atmosfera dovute alla presenza del depuratore consortile (la cui costruzione risale al 1965) ormai inadeguato alla luce delle recenti normative in materia di tutela delle risorse idriche. Nel tentativo di rendere vivibile una porzione di città fortemente penalizzata, i Comuni di Varedo e Paderno Dugnano avevano proposto, nell’ambito del progetto miBrì, la dismissione del vecchio depuratore e la contestuale realizzazione di un nuovo depuratore ipogeo tecnologicamente avanzato nel comparto ex Snia.
Tramontata tale ipotesi per mancanza di certezze sull’effettiva disponibilità delle risorse finanziarie (65 milioni di euro) e sui tempi di riconversione dell’area, nel giugno 2010 la Società IANOMI (ora CAP Holding) aveva eseguito uno studio di fattibilità proponendo di trasferire i reflui generati dai territori collettati al depuratore di Varedo verso il depuratore di Pero che presentava una capacità residua sufficiente a ricevere i carichi organici di Varedo. Il progetto prevedeva la realizzazione di un collettore di circa otto chilometri dall’impianto di Varedo alla rete di adduzione del depuratore di Pero.
Regione Lombardia, una volta appurata la fattibilità tecnica della proposta, ha inizialmente convocato appositi incontri con gli Uffici d’Ambito, le Province ed i Comuni interessati, propedeutici a definire gli accordi necessari ad intraprendere le successive fasi di attuazione di tale progetto. Nel marzo 2012, dopo l’esame della proposta e il confronto tra gli Uffici d’Ambito delle province di Milano e Monza Brianza, sono stati affidati a CAP Holding la progettazione e la successiva realizzazione del sistema di collettamento. Tale attività rappresenta una soluzione definitiva ai problemi di un impianto ormai tecnologicamente datato.
Nel frattempo, per limitare il perdurare dei disagi alla cittadinanza di Varedo, sono stati realizzati lavori e interventi di manutenzione straordinaria dell’impianto esistente nell’attesa che il collettamento verso Pero fosse ultimato. Per la realizzazione di tali opere, Regione Lombardia ha contribuito con un finanziamento di 577.500 euro nell’ambito dell’Accordo di programma Quadro “Tutela delle acque e gestione integrata delle risorse idriche”.
Nel settembre 2013 sono stati appaltati due dei tre lotti per la realizzazione del collettore. Il completamento dei lavori è previsto entro la fine del 2014.
In tale contesto, Regione Lombardia, nell’ambito del programma d’Azione dell’AQST Contratto di Fiume “Seveso”, aveva stanziato già nel 2010 risorse per 1 milione euro per il successivo recupero e per la rinaturalizzazione dell’area dove attualmente risiede il depuratore.
La convenzione, siglata mercoledì 5 marzo, ha lo scopo di avviare un percorso in collaborazione con il Comune di Varedo e la società CAP Holding che porterà ad avere entro l’anno 2014 una progettazione esecutiva dell’intervento di riqualificazione. Tale intervento presneta un duplice valore: restituire alla cittadinanza parte del territorio comunale e  riqualificare un’ansa del T. Seveso – in quel tratto fortemente compromesso – incentivando la delocalizzazione delle attività che insistono nelle aree perifluviali. Secondo quanto previsto dalla convenzione, le opere saranno appaltate nell’anno 2015 a seguito della conclusione della messa in esercizio del collettore. La fine lavori è prevista entro dicembre 2015.

Dissesto Italia - imprese a rischio idrogeologico



Fonte: http://www.dissestoitalia.it/

giovedì 6 marzo 2014

Parco Media Valle Lambro 2.0 viaggio verso un parco metropolitano



Adozione variante urbanistica di Monza e invio ai 5 Comuni dello Schema di Convenzione

Lo scorso 24 febbraio il Consiglio Comunale di Monza ha adottato la variante al PGT che individua le aree proposte come ampliamento del Parco Media Valle Lambro. Ora manca solo l’approvazione definitiva, poi la fase di adeguamento degli strumenti urbanistici dei Comuni aderenti sarà completata.

Nel frattempo, sono stati avviati e conclusi i lavori per la stesura del testo della nuova Convenzione per la gestione del Parco. La bozza definitiva è stata inviata ieri ai 5 Comuni per l’ultima fase di osservazione e modifica. La conclusione di questa fase è prevista per metà maggio, poi lo Schema di Convenzione inizierà il suo iter di approvazione da parte dei 5 Consigli Comunali. L’approvazione della Convenzione rappresenta l’ultima tappa del programma finalizzato al riconoscimento dell’ampliamento del Parco Media Valle Lambro ai comuni di Milano e Monza.

Il viaggio verso il PMVL 2.0, un parco metropolitano di 6,6 milioni di metri quadri, prosegue. 
Vi terremo informati.

Cordiali saluti

“CONNESSIONE ECOLOGICA DAL PARCO AGRICOLO SUD MILANO AL PARCO DEL ROCCOLO”,

Il Comune di Pregnana Milanese, comune capofila, il Comune di Arluno, il Comune di Vanzago, il Parco del Roccolo e il WWf  Italia hanno vinto nel 2013 il bando di Fondazione Cariplo per sviluppare il progetto della connessione ecologica dei propri territori.

“CONNESSIONE ECOLOGICA DAL PARCO AGRICOLO SUD MILANO AL PARCO DEL ROCCOLO”, questo il tema e il titolo del progetto che  riguarda un intervento avente come obiettivo la tutela della biodiversità tramite una proposta di connessione ecologica territoriale che parte dai territori dei comuni di Arluno, Pregnana Milanese e Vanzago, posti nel Parco Agricolo Sud Milano, per congiungersi con i territori del Parco del Roccolo, attraverso il territorio del Bosco WWF di Vanzago.
Mercoledì 12 marzo 2014 alle ore 21:00,  presso l’auditorium A. Sioli (Centro Anziani) Largo Avis Aido n. 6,  si terrà il primo incontro pubblico  di presentazione del progetto di connessione ecologica che persegue i seguenti  obbiettivi:

• il mantenimento e la valorizzazione dei caratteri ambientali, paesaggistici e dei valori naturali e antropici propri del territorio agricolo;
• la salvaguardia, la qualificazione ed il potenziamento - in quanto funzionali alla tutela, al ripristino ed alla valorizzazione - delle potenzialità ambientali e paesaggistiche della campagna e dei territori liberi;
• la diversificazione delle produzioni agricole nonché il mantenimento di forme di agricoltura di elevato significato storico-paesistico, al fine di favorire la biodiversità e la complessità ambientale.
 

martedì 4 marzo 2014

Ecosistema Rischio 2013

Oltre 6 milioni le persone esposte ogni giorno al pericolo di frane o alluvioni. Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile denunciano la fragilità del territorio italiano


Sono ben 6.633 i comuni italiani in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico, l’82% del totale; oltre 6 milioni di cittadini si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni. In ben 1.109 comuni (l’82% fra i 1.354 analizzati nell’indagine) sono presenti abitazioni in aree a rischio e in 779 amministrazioni (il 58% del nostro campione) in tali zone sorgono impianti industriali.
Nonostante le ripetute tragedie, anche nell’ultimo decennio sono state edificate nuove strutture in zone esposte a pericolo di frane e alluvioni (in 186 comuni fra quelli intervistati). 
Nel contempo, soltanto 55 amministrazioni hanno intrapreso azioni di delocalizzazione di abitazioni dalle aree esposte a maggiore pericolo e in appena 27 comuni si è provveduto a delocalizzare insediamenti industriali. Ancora in ritardo anche le attività finalizzate all’informazione dei cittadini (dichiarano di farle in 472 comuni), essenziali per preparare la popolazione ad affrontare situazioni di emergenza.

Questo, in estrema sintesi, il quadro che emerge da Ecosistema Rischio 2013, il dossier annuale di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile che ha monitorato le attività per la mitigazione del rischio idrogeologico di oltre 1.500 amministrazioni comunali italiane tra quelle in cui sono presenti zone esposte a maggiore pericolo.

Ecco i tre i comuni risultati più virtuosi nelle attività di mitigazione del rischio idrogeologico: Calenzano (FI), Agnana Calabra (RC) e Monasterolo Bormida (AT). Nel punto opposto della classifica si posizionano, invece, San Pietro di Caridà (RC), Varsi (PR) e San Giuseppe Vesuviano (NA), con un punteggio particolarmente basso.

“Frane e alluvioni comportano ogni anno un bilancio pesantissimo per il nostro Paese sia per le perdite di vite umane che per gli ingenti danni economici – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. E se è ormai chiaro il ruolo determinante dell’eccessivo consumo di suolo, dell’urbanizzazione diffusa e caotica, dell’abusivismo edilizio e dell’alterazione delle dinamiche naturali dei fiumi nell’amplificazione del rischio, le politiche di mitigazione faticano a diffondersi. Ma non solo. Anche le risorse stanziate dopo ogni tragedia finiscono spesso a tamponare i danni, ripristinando lo stato esistente mentre sarebbe ora di pianificare interventi concreti di ripensamento di quei territori in termini di sicurezza e gestione corretta del rischio”.

«Purtroppo, in dieci anni di Ecosistema Rischio ci siamo ritrovati a dire spesso le stesse cose: il tempo è passato ma sembra sia cambiato poco o nulla nell’attenzione rivolta ai temi della protezione civile e della salvaguardia del nostro territorio» ha detto il Capo del Dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli. «Anche di fronte agli ultimi avvenimenti, che confermano come il rischio idrogeologico interessi la massima parte del territorio italiano e constatando una prevenzione strutturale non immediata per tempi e risorse economiche, dobbiamo tutti concentrarci sulla prevenzione di protezione civile e su una corretta informazione ai cittadini, strumenti che nell’immediato possono consentirci di salvare vite umane. Detto ciò, rimango convinto dell’urgenza di passare dalle parole ai fatti, dell’urgenza di compiere scelte importanti che pongano al vertice delle nostre preoccupazioni la salvaguardia dell’intero territorio che sta letteralmente crollando a pezzi. Per questo ho lanciato, da mesi, la proposta di una revisione delle politiche di uso del territorio, sospendendo, magari, quei progetti che possano provocare un ulteriore aggravio del rischio in un paese sempre più fragile come il nostro e investendo le poche risorse che abbiamo sulla messa in sicurezza».

   
L’indagine Ecosistema rischio 2013 mette ancora una volta in luce quanto sia pesante nel nostro Paese l’urbanizzazione delle aree più fragili ed esposte a rischio: in 1.109 comuni (l’82% di quelli analizzati in Ecosistema rischio 2013) sono presenti abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana, e nel 32% dei casi (439 comuni) in tali zone sono presenti addirittura interi quartieri. Nel 58% dei comuni campione della nostra indagine (779 amministrazioni) in aree a rischio sono presenti fabbricati industriali che, in caso di calamità, compartano un grave pericolo oltre che per le vite dei dipendenti, per l’eventualità di sversamento di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni circostanti. Nel 18% dei comuni intervistati (242 amministrazioni) sono state costruite in aree a rischio idrogeologico strutture sensibili come scuole e ospedali, e nel 24% dei casi (324 comuni) sia strutture ricettive che commerciali. Anche nell’ultimo decennio sono state edificate nuove strutture in zone esposte a pericolo di frane e alluvioni: in 186 comuni intervistati. In 147 di questi (il 79%) sono state costruite abitazioni, in 31 comuni addirittura interi quartieri, mentre in 60 comuni l’edificazione recente ha riguardato fabbricati industriali. In 15 comuni, invece, le nuove edificazioni hanno riguardato anche strutture sensibili come scuole e ospedali, e in 27 comuni (15%) strutture ricettive. Sempre in 31 amministrazioni comunali, in zone esposte a pericolo di frane e alluvioni sono sorte strutture commerciali.
Infine, in 153 comuni sono stati tombinati e coperti tratti dei corsi d’acqua con la conseguente urbanizzazione degli spazi sovrastanti.

L’attività dei Comuni per la mitigazione del rischio idrogeologico
Nonostante l’urbanizzazione delle aree più fragili ed esposte a rischio nella nostra Penisola sia molto pesante, non si nota purtroppo una seria inversione di tendenza nella gestione del territorio. Il 64% dei comuni intervistati (872 amministrazioni) ha dichiarato di svolgere regolarmente un’attività di manutenzione ordinaria delle sponde dei corsi d’acqua e delle opere di difesa idraulica, e 905 comuni (il 67%) confermano che nei propri territori sono stati realizzati interventi di messa in sicurezza. Questi ultimi, tuttavia, non sempre sono efficaci: le attività di messa in sicurezza riferite dai comuni intervistati, infatti, sono state volte soprattutto alla costruzione di nuove arginature o all’ampliamento di arginature già esistenti (in 460 comuni, il 34% dei rispondenti); solo il 9% (122 comuni intervistati) ha affermato di aver provveduto al ripristino e alla rinaturalizzazione delle aree di espansione naturale dei corsi d’acqua e solo nel 6% dei casi di aver riaperto tratti tombinati o intubati dei corsi d’acqua. Da notare, inoltre, che in soli 68 comuni oggetto dell’indagine si è provveduto al rimboschimento di versanti montuosi e collinari franosi o instabili (5% del campione), mentre in 406 le attività di messa in sicurezza hanno previsto opere di risagomatura dell’alveo fluviale (il 30% dei comuni del nostro campione). In 687 amministrazioni rispondenti (51%) sono stati realizzati interventi di minore entità volti alla messa in sicurezza del territorio da parte della stessa amministrazione, senza l’ausilio di altri soggetti istituzionali.

Migliore la situazione per quanto riguarda l’organizzazione del sistema locale di protezione civile, fondamentale per rispondere alle emergenze in maniera efficace e tempestiva. L’85% dei comuni (1.148 amministrazioni fra quelle che hanno partecipato all’indagine) si è dotato di un piano di emergenza da mettere in atto in caso di frana o alluvione. Tuttavia, soltanto 733 comuni tra quelli che hanno risposto al questionario (il 54% del totale) ha dichiarato di aver aggiornato il proprio piano d’emergenza negli ultimi due anni, il che significa che troppi avrebbero a disposizione un piano vecchio in caso di necessità.
La legge 100 del 2012, attraverso la quale sono state disposte alcune misure per la riorganizzazione del sistema di protezione civile, ha nuovamente ribadito l’obbligo, per le amministrazioni comunali, di adottare un piano d’emergenza entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge stessa (ottobre 2012), mentre, ad oggi, alcuni comuni continuano a non adempiere a questo importante compito o dispongono comunque di strumenti non adeguati per affrontare eventuali emergenze nel territorio.
934 comuni (il 69%), inoltre, riferiscono di aver recepito il sistema di allertamento regionale: un importante passaggio per far sì che il territorio sia informato con tempestività su eventuali situazioni di allerta e pericolo. Le amministrazioni comunali italiane sono ancora in ritardo nelle fondamentali attività di informazione rivolte alla popolazione: se i cittadini sono informati, se sanno cosa fare e dove andare durante una situazione di emergenza, e se non si espongono a rischi ulteriori, certamente la gestione dei momenti di criticità è facilitata. Soltanto il 35% dei comuni intervistati (472) ha affermato di aver organizzato iniziative dedicate all’informazione dei cittadini, mentre 432 comuni (il 32%) hanno confermato di aver realizzato esercitazioni per testare l’efficienza del sistema locale di protezione civile. Un ritardo particolarmente rilevante visto che i piani d’emergenza, per essere realmente efficaci, devono essere conosciuti dalla popolazione.
Complessivamente, sono ancora troppe le amministrazioni comunali italiane che tardano a svolgere un’efficace politica di prevenzione, informazione e pianificazione d’emergenza. Appena il 49% dei comuni intervistati (664) svolge un lavoro positivo di mitigazione del rischio idrogeologico, mentre il 16% delle amministrazioni campione dell’indagine (218) risulta gravemente insufficiente.
Con le dovute diversità relative all’effettiva entità del rischio tra zona e zona, sono oltre seicento le amministrazioni comunali che risultano svolgere un lavoro di prevenzione del rischio idrogeologico ancora sotto la sufficienza. Dati che confermano come sia ancora lunga la strada da percorrere per garantire la sicurezza della popolazione da frane e alluvioni.

Nella speciale classifica di Ecosistema rischio 2013, sette tra i comuni intervistati raggiungono la classe di merito ottimo. Sono tre i comuni risultati più virtuosi nelle attività di mitigazione del rischio idrogeologico:  Calenzano (FI), Agnana Calabra (RC) e Monasterolo Bormida (AT). In tutti e tre i comuni sono state avviate le procedure per la delocalizzazione di strutture presenti nelle aree esposte a maggiore pericolo, è stata realizzata una manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua e delle opere di difesa idraulica, sono stati realizzati interventi di messa in sicurezza e si è provveduto all’organizzazione di un efficiente sistema locale di protezione civile.
L’altra faccia della medaglia è rappresentata da tre comuni che ottengono un punteggio particolarmente basso: San Pietro di Caridà (RC), Varsi (PR) e San Giuseppe Vesuviano (NA). In tutti questi comuni è presente una pesante urbanizzazione delle zone esposte a pericolo di frane e alluvioni e non sono state avviate sufficienti attività mirate alla mitigazione del rischio, né dal punto di vista della manutenzione del territorio, né nell’organizzazione di un efficiente sistema comunale di protezione civile.

Tra i capoluoghi di Regione e delle due Province Autonome sono 14 quelli che hanno risposto in modo completo al questionario di Legambiente Tra questi, la città prima classificata è Bolzano, che ottiene un 8 in pagella e conferma il risultato positivo ottenuto anche nella precedente edizione della nostra indagine, dovuto all’assenza di strutture in aree a rischio e all’organizzazione del sistema locale di protezione civile.

Dieci anni di Ecosistema rischio. La decima edizione del rapporto Ecosistema rischio ci ha permesso di tracciare un bilancio del decennio trascorso evidenziando come i dati relativi all’urbanizzazione delle aree a rischio siano sostanzialmente confermati di anno in anno. Dall’analisi emerge come le modalità di gestione del territorio e di uso del suolo non abbiano visto una concreta inversione di tendenza, come si può notare sia dall’esiguo numero di delocalizzazioni di strutture dalle aree a rischio, sia dal fatto che, proprio in quelle zone si è continuato a costruire.


Dossier completo: http://www.legambiente.it/ecosistema-rischio-2013
Fonte: Legambiente.it

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