Lambro e Seveso di nuovo in piena. Che fare per risolvere il problema di questi due torrenti? “Esistono soluzioni idrauliche, canali scolmatori, bacini e aree di laminazione delle piene, risezionamenti d'alveo, da progettare e realizzare, ma deve essere chiaro un dato: nessuna soluzione, da sola, è in grado di risolvere l'incubo dei milanesi, se non si arresta il consumo e l'impermeabilizzazione del suolo nel bacino a nord del capoluogo”. E' questo il grido di allarme che Legambiente lancia mentre a Milano il Lambro ha invaso il parco che prende il nome proprio da questo fiume, trasformando l'area verde in un lago cittadino. E' andata meglio per il Seveso, rispetto all'ultima esondazione di settembre, ma il fiume si è comunque di nuovo affacciato in città. L'associazione denuncia come causa primaria dell'eterna emergenza a cui Milano è sottoposta proprio lo scellerato consumo di suolo. Secondo i più aggiornati dati Dusaf di Regione Lombardia, al 2007, l'urbanizzazione dei comuni a nord di Milano ricopriva quasi il 70% della superficie dei 16 comuni milanesi e brianzoli direttamente interessati dal Seveso, e per il Lambro la situazione è pressochè simile. La condizione del Seveso è poi aggravata dalla decisione di “tombinare” il corso d'acqua per tutto il suo tratto milanese. “Le responsabilità di questa situazione ricadono su diverse generazioni di amministratori – dichiara Barbara Meggetto, direttrice Legambiente Lombardia -. Il territorio è stato trasformato in una piastra di cemento e asfalto, assolutamente incapace di trattenere l'acqua. I comuni “metropolitani” del bacino del Seveso ad esempio hanno già impermeabilizzato 9500 ettari degli oltre 13 mila a loro disposizione. Ormai un semplice violento temporale è sufficiente a creare una piena”. Inoltre, la mancanza di un coordinamento che trovi delle soluzioni condivise aggrava una situazione che tende a peggiorare, vista la frequenza sempre maggiore di esondazioni. “Esiste uno strumento che si chiama Contratto di Fiume – conclude Meggetto – nato proprio per coordinare la progettazione su tutta l'asta del corso d'acqua e non solo su singoli tratti. Non si capisce perchè non venga utilizzato per affrontare una volta per tutte questa situazione, che ogni volta ci costa milioni di euro di danni. La Regione, la Provincia e i Comuni interessati si siedano allo stesso tavolo e decidano una volta per tutte una strategia efficace per uscire dall'emergenza, ponendosi come obiettivo anche un freno al consumo di suolo”.
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