Anche il Lambro rimane a rischio: un progetto da 300 milioni di euro è fermo dal 2001
I soldi per un nuovo scolmatore, che risolverebbe tutti i problemi del Seveso, non ci sono e i finanziamenti bastano appena a far partire i primi interventi tampone. Il conto delle spese necessarie per risolvere il problema delle esondazioni è troppo caro e il tavolo tra Regione, Provincia e Comune partito a Palazzo Isimbardi per affrontare la questione è dovuto ricorrere a soluzioni più economiche. La Regione ha messo sul piatto 8,8 milioni di euro, gli unici subito disponibili, e ha chiesto un prestito di 14 milioni all’Aipo, l’agenzia interregionale per il Po. Soldi che bastano appena a far cominciare il complesso piano d’intervento per tutta la rete, tornato d’attualità dopo il clamoroso allagamento di settembre che bloccò il quartiere di Niguarda e causò la chiusura di tre stazioni della metropolitana.
Nella riunione non si è però parlato solo di finanziamenti. Due sono i progetti messi in campo per iniziare a sbrogliare la matassa: un ampliamento del 20 per cento della capacità dello scolmatore nord ovest e la costruzione di una cassa di espansione nei pressi di Senago. Entrambi non sono sufficienti a risolvere il problema delle esondazioni del Seveso e non sono esenti da complicazioni: il consiglio comunale di Senago infatti aveva già votato — all’unanimità — contro il progetto della vasca e il sindaco sarà adesso costretto a riportare la questione sui banchi dei consiglieri. Tuttavia questi due progetti rappresentano un primo, fondamentale, passo.
«La strada per risolvere tutti i problemi è lunga — ha spiegato l’assessore all’Urbanistica del Comune di Milano, Bruno Simini — Il prestito accelera tutto e abbiamo avuto la garanzia che già a novembre si potrà cominciare a pensare all’appalto dei lavori». Per essere al sicuro Milano dovrebbe avere un Seveso la cui portata non superi i 40 metri cubi al secondo. «Per fare questo però servono molti altri interventi — prosegue Simini — per esempio dobbiamo risolvere un po’ di problemi a nord di Palazzolo, da cui arriva gran parte dell’acqua del Seveso. Per questo motivo ho dato mandato a Mm di raccogliere tutti i progetti esistenti, nel tentativo di capire cosa si potrà fare». Un aiuto potrà arrivare anche dallo stato di emergenza richiesto dal Comune, la cui domanda è stata inviata al governo dall’assessore regionale alla protezione civile Romano La Russa.
L’impressione generale però è che i finanziamenti per la sistemazione della rete idrica milanese arrivino a rilento e che siano comunque insufficienti ad arginare le emergenze. I 75 milioni stanziati dalla Regione con la delibera del 15 agosto sono per ora un miraggio (così come i fondi promessi dal Cipe) e gli interventi da fare non si limitano al Seveso. Dal 2001, prende polvere negli archivi un progetto per il Lambro: due bypass — uno a Monza e uno a Milano — che consentirebbero il deflusso della portata evitando le 2 o 3 esondazioni annuali. Costo totale, oltre 300 milioni. Ovviamente mai arrivati.
Fonte: La Repubblica.it - 08/10/2010 - Luca de Vito
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