mercoledì 27 ottobre 2010

Regione, svolta per l’acqua «Gestione a Provincia e privati»

Il piano tariffario prevede un ritocco di due centesimi. Podestà: crollo entrate, a noi i ricavi del bollo auto

MILANO - Addio acqua del sindaco. Il decreto Ronchi sulla liberalizzazione dei servizi pubblici sta per entrare in Lombardia. Il servizio di erogazione dell’acqua finirà nelle mani di tante società miste, controllate al 60% dalle singole Province. Le restanti quote azionarie saranno però messe sul mercato attraverso gare pubbliche, con la possibilità, tutt’altro che remota, che anche i privati entrino nel business dell’acqua. La liberalizzazione è pronta. La Regione Lombardia approverà in giunta prima dell’estate la nuova legge che recepirà le direttive del decreto Ronchi. Materia complicata, quella della gestione e dell’erogazione dell’acqua dei rubinetti. Il quadro legislativo è complesso e in continua mutazione. C’è il decreto Ronchi, ma c’è anche la bocciatura arrivata dalla Corte costituzionale alla precedente legge regionale. Un vuoto normativo a cui il Pirellone porrà rimedio già nelle prossime settimane. Ieri l’assessore all’Ambiente Marcello Raimondi ha incontrato i presidenti delle province lombarde per concordare le linee-guida della prossima legge regionale.

Lo schema di partenza è confermato: ci sarà un soggetto gestore, la Provincia, che sostituirà gli Ato, le agenzie territoriali destinate a immediata scomparsa, e ci sarà poi un soggetto erogatore. La liberalizzazione imposta da Ronchi interverrà proprio qui: si creeranno, in pratica, tante società miste controllate dalle singole Province che dovranno però affidare, attraverso gara pubblica, la gestione del restante 40% del pacchetto azionario. L’opposizione di centrosinistra è scettica. «L’acqua – dice il capogruppo pd in provincia Matteo Mauri – è un bene raro e da preservare. Oggi più che mai deve diventare un diritto universale da garantire a ciascun individuo e in quanto tale non deve essere soggetto alle dinamiche di mercato e il suo servizio non deve essere determinato esclusivamente dall’incontro di domanda e offerta. Vigileremo e faremo la nostra parte fino in fondo per impedire che si privatizzi una risorsa così preziosa».

Anche in Comune ieri s’è parlato di acqua e dei suoi costi. Dopo l’aumento di sei centesimi al metro cubo (da 0,54 a 0,60) decisa settimana scorsa, il piano tariffario prevede un ulteriore ritocco di due centesimi per l’anno prossimo. «Ma nel 2027 – hanno assicurato l’assessore al Bilancio Giacomo Beretta e il rappresentante dell’Ato – l’acqua milanese costerà soltanto 0,72 centesimi». Soddisfatto il verde Enrico Fedrighini: «Il piano di investimenti sulla rete idrica pubblica milanese presentato in Commissione rappresenta una risposta credibile alle spinte legislative della Regione verso la privatizzazione del settore». Dall’acqua alle auto. Ieri i presidenti della Province lombarde si sono incontrati a Palazzo Isimbardi per parlare (anche) degli effetti della manovra di Tremonti. Al governo chiedono per il futuro fonti d’entrata certe e stabili. La riscossione del bollo auto, per esempio, da sfilare alle Regioni e da affidare alle Province. «Il bollo auto – ha spiegato il presidente milanese Guido Podestà – ci consentirebbe di modulare i nostri interventi su un gettito costante».

Fonte: sito www.acquabenecomuneverona.org articolo di Andrea Senesi - 27 luglio 2010

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