WASHINGTON – Il disastro del pozzo BP nel Golfo del Messico rischia di essere il più grave da quello dei pozzi del Kuwait nel ’91, quando l’esercito iracheno in ritirata diede loro fuoco e contemporaneamente rovesciò 8 milioni di barili di greggio dagli oleodotti nel Golfo Persico. Lo dicono gli esperti, richiamandosi allo scoppio di un altro pozzo sottomarino nel ’79, sempre nel Golfo del Messico, quello della Ixtoc, che diffuse nelle acque oltre 2 milioni di barili: la fuoriuscita del greggio incominciò a giugno del ’79 e fu completamente bloccata solo a marzo dell’80. Oggi, i superiori mezzi tecnici dovrebbero ridurre i tempi drasticamente, ma esperti come Mike Miller, della Safety boss canadese, e John Ocevar di Greenpeace parlano di tre mesi.
IL PARAGONE CON LA EXXON VALDEZ - «Tutti paragonano l’attuale disastro a quello della petroliera Exxon Valdez lungo le coste dell’Alaska nell’89 ma più che con essa il paragone va fatto con il Kuwait» dichiara Miller. Nell’89, la Exxon Valdez, incagliatasi sulla scogliera davanti a un santuario ecologico, la baia di Pince Williams, scaricò quasi tutto il suo greggio contaminando quasi 2 mila chilometri di coste e uccidendo centinaia di migliaia di uccelli e altre specie animali. Gli esperti non temono soltanto che con il pozzo BP la catastrofe si ripeta, ma anche che la macchia di greggio nel Golfo del Messico, se non verrà contenuta, assuma dimensioni gigantesche. Quella del Golfo Persico, all’apice della prima guerra dell’Iraq, raggiunse una lunghezza di 166 km, una larghezza di 68 km e uno spessore di 12 – 13 cm, un dramma ritenuto irripetibile. L’incendio dei pezzi del Kuwait fu domato dopo alcuni mesi grazie agli interventi del Pentagono e di un leggendario tecnico americano, Red Adler, alle cui imprese Hollwyood aveva dedicato un film con John Wayne. Il disastro della Exxon Valdez non fu il più grave mai occorso alle petroliere.
L'INCIDENTE PIU' GRAVE - Il triste record appartiene alla Atlantic Empress, che nel ’79, un anno sfortunato per la industria del greggio, si scontrò con un’altra, la Aegean Captain, nel mare dei Caraibi in tempesta, perdendo 26 marinai e l’intero carico. La pesca e la navigazione presso Tobago rimasero paralizzate per alcuni mesi, con danni enormi al turismo nelle splendide isole.
L’ammiraglio Thad Allen della Guardia costiera americana, che partecipa all’operazione di chiusura del pozzo BP e di contenimento della macchia, spera di evitare il peggio. Ma a differenza di quanto accadde nell’89 in Alaska, oggi è in serio pericolo oltre all’ambiente anche la economia della Louisiana, già danneggiata dall’uragano Katrina nel 2005: la sua industria della pesca, valutata duemila miliardi, conta su ingenti risarcimenti danni, alcune ditte hanno già querelato la BP.
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