sabato 23 febbraio 2013

Direttiva Nitrati: come previsto, si avvia la procedura che rischia di portare l'Italia sotto infrazione comunitaria


Nel rosario di violazioni, un'altra perla nera per l'Italia: eppure l'inquinamento idrico continua ad essere sottovalutato in Lombardia

Sul tavolo degli imputati l'agrozootecnia padana, ma non è l'unica colpevole: a quando l'avvio di un programma di investimenti  in un settore fognario deficitario e vetusto?

L'avvio della procedura che porterà al deferimento dell'Italia alla Corte di Giustizia Europea è un atto dovuto dopo che il Parlamento, a dicembre, ha approvato un articolo di legge che sospende per un anno l'efficacia della direttiva europea sui nitrati, con riferimento in particolare ai limiti di spandimento di liquami e fertilizzanti nelle cosiddette 'zone vulnerabili'.
La vicenda rischia di innescare uno scontro sociale non troppo diverso da quello già visto per le quote latte, in cui le astuzie di una minoranza di agricoltori sono state pagate, pesantemente, da tutti i contribuenti italiani. Uno scenario che per Legambiente è da scongiurare, partendo dal fatto che le direttive europee sono fatte per essere applicate. Ma anche riconoscendo le ragioni sostenute dal mondo agricolo, oggi sul tavolo degli imputati.
"Non c'è dubbio, il carico zootecnico presente in alcune province della Lombardia è insostenibile in rapporto alle superfici effettivamente coltivate, e questo deve far riflettere non solo sulla messa a norma degli spandimenti di liquami, ma a anche sulla necessaria conversione di una parte degli allevamenti suini e bovini a una zootecnia più qualificata e a produzioni agricole maggiormente diversificate" dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia.
Ma se l'agrozootecnia è indiscutibilmente la responsabile principale dei carichi azotati che pervengono ai fiumi lombardi e, in ultima istanza, al fiume Po, sulle falde la situazione è più complessa, e chiama in causa prima di tutti lo stato vetusto e inadeguato dell'infrastruttura fognaria e depurativa, in primo luogo nelle province pedemontane. "Lo scontro con il mondo agricolo rischia di mettere in ombra l'assoluta urgenza di attuare investimenti troppo a lungo rinviati, che riguardano i completamenti delle opere per la depurazione idrica, ma anche gli adeguamenti della rete fognaria, che nelle zone di alta pianura è un vero colabrodo che disperde in falda liquami civili e industriali. Si tratta di investimenti per molti miliardi di euro, divenuti prioritari e urgenti per la salvaguardia della risorsa idrica da cui tutti i lombardi dipendono. Ma è anche una straordinaria opportunità per decine di migliaia di lavoratori delle imprese che si occupano di infrastrutture civili, da tempo ferme al palo a causa dei vincoli di bilancio degli enti locali".
Da Legambiente dunque un invito, rivolto in primo luogo ai futuri amministratori regionali, a disinnescare un potenziale conflitto distruttivo con il mondo agricolo, che sarebbe comunque perdente (anche perchè le sanzioni, in caso di infrazione, sono a carico delle misure di sostegno all'agricoltura) e a privilegiare la ricerca di soluzioni condivise ai problemi posti dall'attuazione della direttiva, che - non dimentichiamolo - è stata promulgata per la tutela del territorio e della risorsa idrica e per la salvaguardia della salute umana.


Ufficio stampa Legambiente Lombardia

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