"Sulla sua pelle scorreva acqua quasi a coprirlo come una veste intangibile e fresca".
martedì 28 febbraio 2012
La Fabbrica ritrovata - archeologia industriale nella Valle Olona
Appuntamento dal 4 marzo presso il casello Bizzozzero-Gurone della Ferrovia della Valmorea.
Per informazioni: 0332 812059
lunedì 27 febbraio 2012
COMUNICATO CONGIUNTO
Monza, 22 febbraio 2012
CHIUSURA INDAGINI LOMBARDA PETROLI: ALSI E BRIANZACQUE RIBADISCONO
VOLONTA’ COSTITUZIONE PARTE CIVILE
A conclusione delle indagini della Procura di Monza sullo sversamento di idrocarburi dalla Lombarda Petroli, Brianzacque e Alsi Spa confermano quanto già annunciato all’indomani dell’ecodisastro, di cui in questi giorni ricorre il secondo anniversario.
Alsi e Brianzacque hanno, infatti, ribadito l’intenzione di costituirsi parte civile nell’eventuale procedimento giudiziario contro i presunti responsabili di quanto accaduto nella notte tra il 22 e il 23 febbraio 2010, all’interno dell’ex raffineria di Villasanta. A questo proposito, hanno già dato mandato ai propri legali di preparare le procedure per i danni subiti.
“ La nostra volontà di costituirci parte civile – hanno sottolineato i Presidenti di Alsi, Patrizio Villa, e di Brianzacque, Oronzo Raho - vuole rappresentare un segnale forte che va al di là della valenza di puro diritto e che vuole essere un’ azione a tutela e a difesa del territorio brianteo “.
Nella vicenda della Lombarda Petroli, Alsi e Brianzacque, gestore unico del servizio idrico integrato nella Provincia di Monza e Brianza, hanno svolto un ruolo strategico per arginare l’entità del disastro ambientale. Il depuratore di San Rocco è servito infatti sia come sbarramento all’onda nera di petrolio che dal Lambro correva verso il Po, sia come polmone capace di filtrare il più possibile le acque contaminate.
“Mi congratulo con gli inquirenti per la professionalità con cui hanno portato a termine un’indagine così difficile e complessa” – ha dichiarato infine, il Presidente di Brianzacque, Oronzo Raho.
Ufficio Stampa e Comunicazione BrianzAcque - Viviana Magni
Tel: 039. 26230308 - Mobile: 333.1051571
venerdì 24 febbraio 2012
Legambiente: più informazioni sullo stato di salute delle acque
La denuncia di Legambiente:
“Il disastro del Lambro non ha insegnato nulla, ci penseranno le multe della UE?”
In Lombardia l’informazione sullo stato di salute delle acque è inesistente e la struttura Arpa ha un organico sottodimensionato
Il 2012 si annuncia un anno orribile per le acque lombarde già provate dalla siccità
Una sola certezza: l’acqua dei rubinetti è quasi ovunque buona e sicura, ma cosa succede quando esce dalle nostre case e finisce nei depuratori, nei fiumi, nei laghi e nelle falde?
Volete sapere qual è lo stato di salute della falda acquifera da cui attingono i pozzi di approvvigionamento dell’acqua potabile della vostra città? Chiedetelo a Nostradamus. Volete sapere se il depuratore che deve trattare le acque reflue che provengono dalla vostra fognatura rispetta i limiti di legge? Chiedetelo a Frate Indovino. Volete sapere qual è il livello d’inquinamento del fiume su cui si affaccia il vostro quartiere? Guardate il colore dell'acqua. E' grossomodo questo il livello di informazione di cui possono disporre i cittadini lombardi. Se navigate nel sito istituzionale di ARPA, nella migliore delle ipotesi, troverete report aggiornati a non meno di un paio d'anni fa, e dopo aver sfogliato decine di pagine di tabelle, non troverete il dato che cercate. E davvero non è il caso di spendere troppo tempo in richieste formali: non si otterrete risultati molto migliori. Eppure la stessa agenzia regionale, in altri settori come quello relativo alla qualità dell'aria, fornisce dati puntuali, precisi e aggiornati giornalmente. Dunque si può fare, basta volerlo. Le uniche informazioni che i cittadini possono ottenere, anche se non dovunque, sono quelle relative alla balneabilità, che dopo anni di mobilitazione della Goletta Verde ora sono fornite dalle ASL all'inizio di ogni stagione estiva, e quelle sulle acque potabili del loro rubinetto, dal momento che sempre più società che gestiscono i servizi idrici mettono a disposizione questi dati agli utenti, attraverso internet o comunicazioni allegate alle bollette dell'acqua. E, per fortuna, si tratta di dati tranquillizzanti, l'acqua potabile è quasi sempre buona e sicura, grazie ai procedimenti di potabilizzazione. I problemi, invece, cominciano dal momento in cui si tira lo sciacquone: da lì in avanti il monitoraggio, che pure viene fatto per legge, non produce informazioni accessibili.
“La struttura ARPA è insufficiente a svolgere uno dei suoi compiti prioritari, quello di fornire informazione ambientale completa e tempestiva ai cittadini - dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - Eppure il problema dell'inquinamento delle risorse idriche, superficiali e di falda, è la principale emergenza ambientale della Lombardia: a ricordarcelo è l'Unione Europea, con le molte procedure di infrazione aperte per l'insufficienza della depurazione. Basti pensare che su 55 agglomerati urbani della Lombardia, ben 36 aspettano di ricevere severe sanzioni perchè il loro sistema di collettamento e depurazione perde liquami da tutte le parti”.
Insomma, sentenzia Legambiente, fino ad oggi il disastro del petrolio nel Lambro avvenuto due anni fa ha impressionato il mondo intero, ma non è servito a modificare l'attenzione delle istituzioni pubbliche, e in primo luogo dell'ARPA, verso lo stato di salute dei nostri fiumi, laghi e falde. “Quello dell'informazione è un nodo strategico per affrontare e risolvere il drammatico stato delle acque lombarde – insiste Di Simine - e purtroppo questo 2012 sarà un anno orribile per le acque lombarde, perchè l'inquinamento rischia di essere aggravato da una siccità preannunciata dalla mancanza di neve in montagna e dal livello dei laghi vicini al minimo storico”.
L’Ufficio stampa Legambiente Lombardia 02 87386480
giovedì 23 febbraio 2012
Proiezione del documentario: Ciar cumè l'acqua del Lamber
Dopo una breve introduzione di Lorenzo Baio di Legambiente Lombardia, che ha spiegato la genesi del documentario si è svolta la visione dei 47 minuti del video. 47 minuti che raccontano o cercano di raccontare la storia di un fiume. Il suo passato, il presente e, speriamo, il futuro, raccontati attraverso chi vive il Lambro. Le associazioni, le amministrazioni, i parchi e i cittadini tutti.
A seguire, dopo un lungo applauso, un dibattito animato da Fabio Fimiani, giornalista di Radio Popolare e blogger, che ha coinvolto le tre autrici del filmato, ma anche Mario Clerici dei Contratti di Fiume di Regione Lombardia e Damiano Di Simine presidente di Legambiente Lombardia. Infine tanti gli interventi dal pubblico e, forse, anche un po' di commozione di chi alla rinascita di questo fiume ci crede ancora.
Insomma una serata se non spettacolare, sicuramente interessante, ricca e dai molteplici spunti.
Da marzo il video sarà disponibile presso le migliori biblioteche e amministrazioni dei comuni rivieraschi! Inoltre, per chi volesse organizzare una serata/evento, Legambiente si rende disponibile a partecipare a eventuale dibattito.
Contattaci tramite la mail: l.baio@legambiente.org
Guarda il trailer al link: http://vimeo.com/36891930
Corso di formazione "IL TRIBUTO COMUNALE SUI RIFIUTI E SUI SERVIZI"
Corso di formazione
"IL TRIBUTO COMUNALE SUI RIFIUTI E SUI SERVIZI"
(Art. 14 D.L. 201/11 convertito con L. 214/11)
martedì 20 marzo 2012
ore 10 – 17,30
via Vida, 7 Milano (MM Turro)
Obiettivo del corso è quello di tracciare e descrivere il percorso evolutivo della normativa inerente la materia di prelievo sui rifiuti, con particolare riferimento alle novità introdotte dal D.L. 201/2011, che istituisce il nuovo tributo comunale che dovrà garan tire la copertura totale dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e degli assimilati avviati a smaltimento, ma lascia ai comuni che hanno realizzato sistemi di misurazione puntuale la possibilità di applicare una tariffa anzichè il tributo.
Per saperne di più cliccare qui
mercoledì 22 febbraio 2012
martedì 21 febbraio 2012
Sversamento nel fiume Lambro, almeno "1600 litri di gasolio"
Monza, 20 febbraio 2012 - Il pm di Monza Emma Gambardella ha completato le indagini sullo sversamento di idrocarburi nel fiume Lambro, avvenuto il 22 febbraio del 2010, e che, dati alla mano, avrebbe provocato la presenza di "almeno 1.600 di tonnellate di gasolio e almeno 812 tonnellate di olio combustibile" sul letto del corso d'acqua.
Sono sei gli indagati, accusati a vario titolo di aver violato la norma sul pagamento delle accise, e di disastro, ipotesi contestata a quattro, tra cui gli amministratori dell’azienda di Villasanta, Giuseppe e Rinaldo Tagliabue.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini, in sostanza, vi sarebbe stato un maggior volume di carburante in entrata e in uscita rispetto a quello ‘ufficiale’, con accise evase per circa 5 milioni di euro. Il disastro sarebbe stato provocato, sempre secondo l’accusa, per abbassare il livello di olio combustibile ancora presente perchè in sostanza si avvicinasse a quello che risultava dalla contabilità ufficiale.
Secondo il capo di imputazione i quattro ai quali è contestato il reato "hanno finto di coordinare i soccorsi e davano ordine agli operai intervenuti di versare l’acqua sugli idrocarburi presenti sul terreno con lo scopo di aumentare i quantitativi del prodotto disperso e far perdere le tracce degli ammanchi (..) così causando la tracimazione del prodotto".
Nelle carte si parla di "inquinamento ambientale delle acque e delle coste con morie di pesci, molluschi e uccelli".
Fonte: Il Giorno di Monza e Brianza - articolo del 20/02/2012Petrolio nel Lambro, fine indagini Probabile processo per i Tagliabue
Si profila il rinvio a giudizio per Giuseppe e Rinaldo Tagliabue, i proprietari della ex raffineria oggi centro stoccaggio di carburanti. Ai due viene contestata l'accusa di disastro doloso punito con la reclusione fino a 12 anni. Tra gli indagati, anche due dipendenti dell'azienda cui vengono imputati reati fiscali e il custode per presunta omessa sorveglianza.
Un'accusa che i due petrolieri hanno sempre respinto con vigore ai pm, che avevano chiesto anche il fallimento della società dopo la scoperta di un arretrato di Iva non pagara per 900mila euro.
Fonte: Il Cittadino di Monza e Brianza - articolo del 20/02/2012
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