martedì 2 marzo 2010

Cento milioni per ripulire il Lambro


L’ente di gestione: "Il fondo del fiume è pieno di petrolio, andrebbe dragato". Già al lavoro 300 uomini per ripulire le sponde


Ora Il fondo del Lambro è ricoperto di idrocarburi pesanti, e per dragarlo serviranno 100 milioni di euro. È la stima del Dipartimento di riqualificazione fluviale, l’ente regionale che da anni gestisce la rinascita del fiume.

«Attendiamo gli esiti delle analisi chimiche - dice il presidente Daniele Giuffrè - se la concentrazione di inquinanti sarà elevata, bisognerà smuovere il fondo». I campioni di fango prelevati dagli operatori sono allo studio dell’Arpa di Monza, e i risultati si avranno mercoledì.

Ma Dante Spinelli, capo dello staff tecnico del Parco della Valle del Lambro, mette in guardia: «Sono morti molluschi e larve - dice - non è un buon segnale». Sul costo dell’intervento, Giuffrè spiega che «la stima è indicativa e per stabilire l’importo servono studi approfonditi. Speriamo che il dragaggio non sia l’unica soluzione possibile, vista la complessità dell’operazione».

Se si dovrà smuovere il fango, sarà infatti necessario mettere il Lambro in secca, un tratto per volta, deviando l’acqua su canali laterali. Un’opera quasi faraonica.

Se per la bonifica servirà tempo, l’urgenza ora è evitare che le acque del fiume possano infettare i campi. Confagricoltura parla di «rischio di danni ingentissimi» e informa che fra due settimane sarà necessario irrigare i terreni per la semina del mais e del grano. Non potendo attingere al fiume, si pensa di prelevare l’a cqua dal canale Muzza.

Un altro problema riguarda la diga di Pusiano, a monte del depuratore di San Rocco a Monza dove sono ancora intrappolate migliaia di tonnellate di petrolio fuoriuscite martedì scorso dalle cisterne dell’azienda Lombarda Petroli di Villasanta. Mercoledì la diga è stata chiusa, per abbassare il livello del Lambro, ma fra una settimana andrà aperta per evitare che il lago tracimi. La conseguenza sarà una “piena artificiale” del fiume.

Una prospettiva allarmante, dal momento che, oltre ai residui di petrolio, il Lambro porta a valle le acque fognarie non trattate che escono dal depuratore monzese ancora in tilt. Brianzacque stima di non potere fare ripartire il depuratore prima di 12 giorni, cioè cinque giorni dopo che la diga di Pusiano sarà stata riaperta.

Sul corso del Lambro sono al lavoro 300 fra volontari e uomini della Protezione civile regionale, che fanno capo all’assessorato guidato da Stefano Maullu. Da ieri lavorano alla pulizia delle sponde: i primi interventi sono stati compiuti a Parco Lambro, a San Donato e a San Giuliano Milanese, nell’ambito di un più ampio piano della Regione di salvaguardia degli argini.

Ieri, intanto, a Parco Lambro si sono riunite le associazioni ambientaliste guidate da Legambiente, che hanno stretto il fiume in un simbolico abbraccio, esponendo lo striscione «Vergogna», accusando le istituzioni di avere «abbandonato per anni il fiume e non avere gestito l’emergenza».

Sul fronte della polemica si registra anche l’attacco del candidato presidente della Regione del Pd, Filippo Penati, al governatore Roberto Formigoni: «Il piano di emergenza - dice - è scattato con 48 ore di ritardo». Se il Pirellone si difende sostenendo la tempestività degli interventi, il capo della Protezione civile Guido Bertolaso taglia corto: «Se ci sono stati errori nei soccorsi - dice - lo accerterà la magistratura».

Fonte: Repubblica articolo di Franco Vanni - 28 febbraio 2010

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