"Sulla sua pelle scorreva acqua quasi a coprirlo come una veste intangibile e fresca".
giovedì 31 luglio 2014
martedì 29 luglio 2014
Al via Carovana delle Alpi 2014 la campagna che fa il check up dello stato di salute dell’arco alpino
Milano,
29 luglio 2014
Comunicato stampa
Ambiente alpino, tra
pirati e smart
citizens
In Lombardia Legambiente
assegna 3
bandiere nere ai nemici della montagna e 3 verdi a chi,
invece, la valorizza
con pratiche ecosostenibili
Bandiera nera per i
responsabili dello
smembramento del Parco dello Stelvio
Al via la Carovana delle
Alpi sulle
montagne lombarde, la campagna che ogni anno fa il “check
up” dello stato
di salute dell'ambiente alpino assegnando
le tradizionali bandiere verdi e nere, rispettivamente alle
buone e cattive
pratiche di gestione del territorio.
Le nostre Alpi sono un paradiso di bellezza e biodiversità,
troppo
spesso minacciato da una gestione miope. Ci pensa allora il Cigno
verde a
segnalare le eccellenze montane e a denunciare le situazioni che
minacciano l’ambiente
alpino. Quest’anno in
Lombardia sono 3
le bandiere nere che l’associazione ambientalista dà ai
nemici della
montagna, per i danni causati al territorio da amministrazioni e
società. Non
mancano per fortuna anche le buone pratiche ecosostenibili e le
idee positive
per uno sviluppo locale green, come testimoniano le rispettive 3 bandiere verdi date,
invece, a chi ha
saputo valorizzare l’arco alpino.
“La montagna ricopre il 45% della superficie lombarda, un territorio ricco di eccellenze ma povero di politiche. Il Governo e la Regione Lombardia devono cambiare i propri obiettivi per rilanciare il territorio alpino - dichiara Lorenzo Baio, coordinatore lombardo della campagna Carovana delle Alpi - puntando a costruire una sinergia fra aree di pianura e vallate alpine. Alle nostre montagne non servono più faraoniche infrastrutture ingestibili e che drenano importanti risorse pubbliche con risultati per lo meno trascurabili. E’ ora di avviare il concetto di un’infrastruttura diffusa, fatta di agricoltura di qualità, riqualificazione naturalistica e idrogeologica del territorio, innovazione tecnologica, recupero del patrimonio edilizio e qualità nelle modalità di fruizione della montagna. Da anni registriamo nuova energia e vitalità in molte località alpine. Si tratta di dare modo a questa energia di sprigionarsi al meglio curandone la sostenibilità economica e ambientale”.
BANDIERE
NERE
– Quest’anno ben
tre bandiere
nere vanno alla Lombardia. La prima, e più pesante,
viene assegnata alle segreterie dei partiti PD
(Partito
Democratico) e SVP (Südtiroler Volkspartei) che si sono prodigate
per lo
smembramento del Parco dello Stelvio, i cui 131.000 ettari ricadono
per il 45% in
Lombardia. Con
grandi
responsabilità nella guida rispettivamente del Paese e della
Provincia Autonoma
di Bolzano, l'uno per colposo disinteresse alla conservazione
della natura,
l’altro per scelta deliberata, hanno coscientemente scelto di
affossare il più
grande Parco Nazionale delle Alpi attraverso un processo di scissione
e declassamento
e di far così
deperire con esso
la prospettiva di sviluppo sostenibile per questo spazio
montuoso
sovraregionale.
“Ancora una volta la politica abdica al
proprio ruolo
di governo del bene pubblico e utilizza in modo strumentale il
territorio e
l’ambiente per mantenere i propri equilibri politici – dichiara
Marzio Marzorati,
responsabile Parchi
di Legambiente Lombardia - Invece di realizzare un parco europeo
alpino, così
come chiesto dalla comunità internazionale e della Convenzione
delle Alpi, lo
si smembra in tre piccoli parchi
giochi
regionali. Purtroppo non sempre l’autonomia locale
è lungimirante e
rappresenta un bene per i cittadini che invece chiedono alla
politica di
mettere al primo posto la tutela dell’ambiente e dei
territori. Il parco
più importante d’Italia avrebbe bisogno di ben altra
considerazione – insiste Marzorati
- siamo preoccupati che
senza un grande organismo di gestione unitario, il Parco dello
Stelvio subirà
un peggioramento nelle attività di controllo e tutela
soprattutto della
biodiversità. I primi sintomi di questa deriva sono la
recente delibera
della Provincia di Trento che considera gli orsi dannosi. Ci
chiediamo anche a
cosa potrebbe servire la Macroregione alpina, proposta anche
dalla Regione
Lombardia, se tra i sui obiettivi non tutela il patrimonio del
parco dello Stelvio
e le risorse ambientali”.
La seconda bandiera nera
lombarda è
stata assegnata al Comune
di Schilpario
per non avere attuato in maniera efficace la regolamentazione
dell’utilizzo di
motoslitte, in spregio a qualsiasi regola di buon senso capace di
preservare il
turismo dolce e di qualità. La terza va
alla Provincia di Lecco per aver previsto, anche nella
recente revisione
del Piano Territoriale di Coordinamento, il potenziamento del polo
sciistico
Artavaggio-Bobbio con un progetto invasivo di tunnel che dovrebbe
collegare le
due località.
BANDIERE
VERDI - La
Carovana delle Alpi
anche quest’anno è quindi andata alla ricerca di quanti
sviluppano progetti di
tutela e salvaguardia della più grande catena montuosa d'Europa
per premiare
con le bandiere verdi l'impegno
di
quanti hanno mosso passi significativi verso uno sviluppo di
qualità. Sono 3 i
vessilli verdi assegnati in
Lombardia. Il
riconoscimento di
Legambiente va al Comune di Cerveno per una politica fatta
di scelte
coerenti e continuate nel tempo, e di progetti di qualità, per
la
valorizzazione delle risorse del proprio territorio. Bandiera verde anche ai comitati di Premana “Salviamo i nostri torrenti” e di Pagnona “Per la
difesa del torrente
Varroncello” per la passione e l’impegno profuso nella
collaborazione con
la popolazione, le associazioni ambientaliste e le istituzioni
per la difesa
dei torrenti della Valvarrone dall’assalto delle captazioni per
le minicentrali
a danno dell’ambiente e del paesaggio e senza reali benefici per
la popolazione.
La terza esperienza
lombarda premiata è
quella dell’associazione Mercato&Cittadinanza per
l’impegno
nell’individuazione di buone pratiche produttive, nel rispetto
dei lavoratori,
dell’ambiente e nella ricerca della qualità del cibo e per la
loro valorizzazione
attraverso un mercato mensile associato ad iniziative culturali.
Carovana delle Alpi 2014: la campagna che fa il check up dello stato di salute dell’arco alpino Alpi, tra pirati e smart citizens
Roma, 29 luglio 2014
Comunicato stampa
Legambiente assegna 8
bandiere nere ai nemici della montagna e 10 verdi a chi,
invece, la valorizza con pratiche ecosostenibili
“La crisi dei grandi centri
urbani può indurre un ritorno al protagonismo della
montagna”
Un paradiso di bellezza e
biodiversità, troppo spesso minacciato da una gestione miope.
Legambiente con Carovana
delle Alpi 2014 torna a fare il “check up” dello stato
di salute dell'ambiente alpino assegnando le tradizionali
bandiere verdi e nere, rispettivamente alle buone e cattive
pratiche di gestione del territorio. Quest’anno sono otto le bandiere nere
che l’associazione ambientalista dà ai nemici della montagna,
per i danni causati al territorio da amministrazioni e
società. Delle 8 bandiere nere, ben 3 sono state assegnate in
Lombardia, mentre
una rispettivamente in Piemonte,
Trentino, Veneto, Friuli Venezia Giulia
e Valle D’Aosta.
Otto storie di “pirati” delle Alpi che hanno in comune una
visione distorta della valorizzazione turistica del
territorio, favorendo così una selvaggia speculazione. Non
mancano però le buone pratiche ecosostenibili e le idee
positive per uno sviluppo locale green, come testimoniano le dieci bandiere verdi
date, invece, a chi ha saputo valorizzare l’arco alpino. In
prima linea ci sono le esperienze modello di alcune
amministrazioni comunali, di aziende agricole, associazioni e
comitati della Lombardia
(3 bandiere verdi), Piemonte
(2), Friuli (2), Trentino (1), Liguria (1) e Valle d’Aosta (1)
che puntano, ad esempio, sulla reinterpretazione delle
tradizioni.
“l'attenzione che si sta
affermando per le aree interne, anche nella nuova
programmazione dei fondi comunitari, ci conferma che oggi c’è
una domanda nuova di sviluppo per le aree montane. La crisi
ambientale, sociale ed economica esplosa intorno ai grandi
centri urbani crea una diversa attrattività sociale per queste
aree e può indurre un ritorno al protagonismo della montagna
–dichiara Vittorio
Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente-.
Per il rispetto degli equilibri ecologici e sociali
dell'intero territorio è ormai urgente abbracciare un diverso
modello, dove le smart
city possono intrecciarsi e sostenersi vicendevolmente
con le smart mountain.
Ecco che allora appaiono fuori tempo e fuori luogo tutti quei
progetti che non hanno ancora incorporato il concetto di
limite di sfruttamento per risorse naturali come acqua, suolo
e biodiversità, tanto da rischiare di condannare sé stessi e
il territorio al suicidio nel giro di poco tempo. Non capire
che oggi le aree montane devono inventare un proprio modello
di sviluppo e non imitare quello della pianura è una grande
sfida culturale che ha in gioco il benessere di intere
popolazioni”.
BANDIERE NERE – Quest’anno
ben tre bandiere nere vanno alla Lombardia. La prima,
e più pesante, viene assegnata alle segreterie dei partiti
PD (Partito Democratico) e SVP (Südtiroler Volkspartei) che
si sono prodigate per
lo smembramento del Parco dello Stelvio (i cui 131.000 ettari
ricadono per il 45% in Lombardia, per il 41% in Alto Adige e
per il 14% in Trentino). Con
grandi responsabilità nella guida rispettivamente del Paese e
della Provincia Autonoma di Bolzano, l'uno per colposo
disinteresse alla conservazione della natura, l’altro per
scelta deliberata, hanno coscientemente scelto di affossare il
più grande Parco Nazionale delle Alpi attraverso un processo di scissione e declassamento e di
far così deperire con esso la prospettiva di sviluppo
sostenibile per questo spazio montuoso sovraregionale. La seconda bandiera nera
lombarda è stata assegnata al Comune di Schilpario
per non avere attuato in maniera efficace la regolamentazione
dell’utilizzo di motoslitte, in spregio a qualsiasi regola di
buon senso capace di preservare il turismo dolce e di qualità.
La terza va alla Provincia
di Lecco per aver previsto, anche nella recente
revisione del Piano Territoriale di Coordinamento, il
potenziamento del polo sciistico Artavaggio-Bobbio con un
progetto invasivo di tunnel che dovrebbe collegare le due
località. Scelte
di sviluppo locale quasi unicamente orientate alla monocultura
dello sci e impattanti sull’ambiente montano che si ritrovano
anche in Trentino e
in Valle d’Aosta.
In quest’ultima la bandiera
nera di Carovana delle Alpi viene assegnata
all’amministrazione comunale di Valtournenche (AO)
per lo studio di fattibilità per nuovi collegamenti sciistici
tra la Valtournenche e la Val d'Ayas che, se realizzati,
distruggerebbero l'ultimo lembo non compromesso del versante
sud del Monte Rosa, a favore unicamente della speculazione
edilizia. In Trentino una delle due bandiere nere
viene assegnata alla Comunità
di Valle delle Giudicarie per l'Accordo quadro di
programma che prevede un altro
ampliamento delle aree sciabili in zone ancora intonse e di
grande pregio ambientale e paesaggistico. Bandiera nera in Piemonte al Comune di Exilles (TO)
per la perseveranza nel voler trasformare in zona edificabile
un terreno geomorfologicamente instabile e a forte rischio di
alluvioni, senza valutarne le pesanti conseguenze ambientali e
di sicurezza. Altra bandiera nera in Veneto, alla Commissione Tecnica
Provinciale per Attività di Cava di Verona, per aver
espresso tre pareri favorevoli ad altrettante richieste di
ampliamento di attività estrattive in sotterraneo in aree ad
elevato rischio ambientale, già fortemente compromesse per
fenomeni di collasso del suolo e da frane attive. Infine, in Friuli Venezia Giulia,
Legambiente assegna una bandiera nera al presidente della società
Carnia Welcome per le proprie affermazioni a favore
delle manifestazioni motoristiche in alta quota.
“La green economy può trovare
un terreno di crescita estremamente favorevole nel tessuto
socioeconomico alpino –dichiara Vanda Bonardo,
responsabile Alpi di Legambiente- . Sempre più
significativo è il numero di piccolissime, piccole e medie
imprese, spesso supportate da virtuose amministrazioni locali,
in grado di introiettare la sfida ambientale come fattore
competitivo e di coniugarla con i temi della responsabilità
sociale d’impresa e della centralità della persona. Riteniamo
indispensabile il sostegno e il riconoscimento di quelle
attività che vedono il protagonismo dei montanari e delle
comunità locali. Essenziale è la presenza di giovani, gruppi
di azione locale. Anche l'arrivo di nuovi e vecchi migranti
alla “rovescia”, dalla pianura alla montagna, laddove accade,
rafforza la capacità d’azione sociale dei singoli e della
collettività. È in questa prospettiva che scegliamo di
premiare con le bandiere verdi attività e progetti che sanno
riguadagnare terreno a migliori pratiche agricole, ai bisogni
di qualità alimentare, alle tipicità territoriali, alla
diversificazione produttiva anche immateriale, al risparmio
energetico, ad un turismo responsabile e sostenibile, per la
difesa del suolo ed un più equilibrato utilizzo delle risorse
idriche. Su una dimensione più ampia crediamo che una buona governance alpina
potrebbe favorire una messa
in rete delle buone pratiche, tanto da arrivare a
produrre una sorta di patto tra simili, un accordo che dia
forza a questa visione. L'ambizione è tendere ad una virtuosa
macroregione alpina capace di produrre politiche di sistema, e
legami tra territori che hanno affinità geomorfologiche e
culturali a prescindere dai perimetri amministrativi”.
BANDIERE
VERDI - La
Carovana delle Alpi anche quest’anno è quindi andata alla
ricerca di quanti sviluppano progetti di tutela e salvaguardia
della più grande catena montuosa d'Europa per premiare con le
bandiere verdi l'impegno di quanti hanno mosso passi
significativi verso uno sviluppo di qualità. Sono sei le
Regioni a ricevere il vessillo verde. In Lombardia il
riconoscimento di Legambiente va al Comune di Cerveno
per una politica fatta di scelte coerenti e continuate nel
tempo, e di progetti di qualità, per la valorizzazione delle
risorse del proprio territorio; riconoscimento anche ai comitati di Premana
“Salviamo i nostri torrenti” e di Pagnona “Per la difesa del
torrente Varroncello” per la passione e l’impegno
profuso nella collaborazione con la popolazione, le
associazioni ambientaliste e le istituzioni per la difesa dei
torrenti della Valvarrone dall’assalto delle captazioni per le
minicentrali a danno dell’ambiente e del paesaggio e senza
reali benefici per la popolazione. La terza esperienza
lombarda premiata è quella dell’associazione
Mercato&Cittadinanza per l’impegno
nell’individuazione di buone pratiche produttive, nel rispetto
dei lavoratori, dell’ambiente e nella ricerca della qualità
del cibo e per la loro valorizzazione attraverso un mercato
mensile associato ad iniziative culturali. In Piemonte una
bandiera verde va all’associazione Sassi Vivaci per
aver saputo promuovere pratiche di turismo sostenibile sul
Monviso attraverso il progetto “Altramontagna”. Altro
riconoscimento piemontese per il progetto “Baci da Cantamerlo”
promosso dalle associazioni Esalp ed Etinomia per l'approccio
partecipato e per le sue finalità quali la riduzione del
consumo di suolo, la riqualificazione e la maggior inclusione
sociale. Anche in Friuli
Venezia Giulia Legambiente assegna due bandiere verdi.
La prima ai Comuni
della Valle del But per aver avviato un piano di azione
orientato all’autosufficienza energetica; la seconda a Damiano Nonis di
Mountain Wilderness per la complessa e spettacolare
pulizia dell’Alta Valle dell’Arzino. Premiata anche la Liguria dove è il Comune di Mendatica
ad aggiudicarsi il riconoscimento di Legambiente per aver
attivato buone pratiche sul proprio comune e sul territorio
del parco regionale. In Valle d’Aosta la bandiera verde viene assegnata
all’associazione NaturaValp
per la propria attività di promozione del turismo responsabile
e la creazione di una rete di operatori economici, allevatori,
agricoltori, artigiani e semplici cittadini, orientati alla
valorizzazione della propria vallata, la Valpelline, secondo
un modello di sviluppo sostenibile. Infine non manca il Trentino, dove l’associazione di giovani
produttori Baldensis riceve la bandiera verde per la
scelta di utilizzare metodi, rispettosi dell'ambiente quanto
della tradizione locale.
Quest’anno, nell’ambito della
Carovana delle Alpi, Legambiente collabora con CIPRA Italia
alla raccolta di idee
per ri-dare vita a molti edifici alpini abbandonati. Un
patrimonio edilizio che potrebbe rappresentare un’occasione
per pensare in modo partecipato a nuovi utilizzi possibili che
rispondano ai reali bisogni delle comunità alpine,
contribuendo al processo di sviluppo del territorio montano. Legambiente e CIPRA (www.cipra.org/it/cipra/italia)
raccoglieranno le proposte fino al prossimo 30
settembre attraverso un modulo on line e presenteranno
il materiale raccolto alla Presidenza Italiana della
Convenzione delle Alpi, al Ministero dell’Ambiente e alle
istituzioni locali.
L'elenco completo delle
bandiere di Carovana delle Alpi 2014 è disponibile al link:
lunedì 28 luglio 2014
Via Bazzi: amianto e cromo esavalente, inquinamento a Milano
Via Bazzi: amianto e cromo esavalente, inquinamento a Milano
„
"Per il cromo esavalente (cromo 6, n.d.r.) le emissioni in fognatura hanno raggiunto un livello duemila volte superiore al massimo consentito e le emissioni in acqua di falda hanno raggiunto un livello settantotto volte superiore al massimo consentito". Lo si legge nella sentenza con cui il tribunale di Milano, nel 2009, ha condannato l'amministratore unico della Arturo Lorenzi, ditta che si occupava di cromatura industriale in via Bazzi 12. Palazzina che, allo stato, è abbandonata e presenta un già noto problema di amianto.
La quantità massima di cromo esavalente consentita dalla legge è di 5 μg/l. L'Arpa, nel rapporto sulle acque in Lombardia (pubblicato nel 2013), evidenzia che nelle acque della città di Milano c'è una concentrazione generalizzata di poco superiore (5-10 μg/l), con il livello più alto proprio in via Bazzi (4000 μg/l).
La scoperta del cromo 6 era quindi nota almeno a partire dalla sentenza del tribunale: se n'è già parlato in più occasioni, tra cui sul sito "PartecipaMi" e sul giornale "La Conca". Il cromo 6 è una sostanza altamente tossica (la dose letale è di circa mezzo cucchiaino da the), irritante per gli occhi e la pelle e cancerogena.
La presenza così alta in acqua di falda evidenzia una pericolosità da non sottovalutare. Gli abitanti del quartiere sono preoccupati sia per questi dati sia perché la palazzina è ancora abbandonata, nonostante la stessa magistratura avesse raccomandato un'operazione di bonifica urgente. L'unica vera bonifica è probabilmente la demolizione totale (in sicurezza) dell'edificio, senza dimenticare il terreno circostante.
Via Bazzi: amianto e cromo esavalente, inquinamento a Milano
„La notizia più recente proviene dal direttore del settore politiche ambientali del comune di Milano, Luigi Vigani, che ha risposto al consigliere di zona 5 Massimiliano Toscano su via Bazzi 12 facendo sapere che - secondo l'Asl - una tettoia in amianto deve essere rimossa "entro tempi brevi" e la copertura "entro dodici mesi". Questo per l'amianto. Per il cromo esavalente ancora nulla.
“
Fonte: Milano Today
“
Potrebbe interessarti: http://vigentino.milanotoday.it/amianto-cromo-via-bazzi.html
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„
"Per il cromo esavalente (cromo 6, n.d.r.) le emissioni in fognatura hanno raggiunto un livello duemila volte superiore al massimo consentito e le emissioni in acqua di falda hanno raggiunto un livello settantotto volte superiore al massimo consentito". Lo si legge nella sentenza con cui il tribunale di Milano, nel 2009, ha condannato l'amministratore unico della Arturo Lorenzi, ditta che si occupava di cromatura industriale in via Bazzi 12. Palazzina che, allo stato, è abbandonata e presenta un già noto problema di amianto.
La quantità massima di cromo esavalente consentita dalla legge è di 5 μg/l. L'Arpa, nel rapporto sulle acque in Lombardia (pubblicato nel 2013), evidenzia che nelle acque della città di Milano c'è una concentrazione generalizzata di poco superiore (5-10 μg/l), con il livello più alto proprio in via Bazzi (4000 μg/l).
La scoperta del cromo 6 era quindi nota almeno a partire dalla sentenza del tribunale: se n'è già parlato in più occasioni, tra cui sul sito "PartecipaMi" e sul giornale "La Conca". Il cromo 6 è una sostanza altamente tossica (la dose letale è di circa mezzo cucchiaino da the), irritante per gli occhi e la pelle e cancerogena.
La presenza così alta in acqua di falda evidenzia una pericolosità da non sottovalutare. Gli abitanti del quartiere sono preoccupati sia per questi dati sia perché la palazzina è ancora abbandonata, nonostante la stessa magistratura avesse raccomandato un'operazione di bonifica urgente. L'unica vera bonifica è probabilmente la demolizione totale (in sicurezza) dell'edificio, senza dimenticare il terreno circostante.
Via Bazzi: amianto e cromo esavalente, inquinamento a Milano
„La notizia più recente proviene dal direttore del settore politiche ambientali del comune di Milano, Luigi Vigani, che ha risposto al consigliere di zona 5 Massimiliano Toscano su via Bazzi 12 facendo sapere che - secondo l'Asl - una tettoia in amianto deve essere rimossa "entro tempi brevi" e la copertura "entro dodici mesi". Questo per l'amianto. Per il cromo esavalente ancora nulla.
“
Fonte: Milano Today
“
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martedì 22 luglio 2014
Verso il Contratto di Fiume Meolo Vallio Musestre Esplorazione del fiume Vallio e poesia
Domenica 27 luglio alle 9.00:
Continuano le esplorazioni dei fiumi Meolo, Vallio e Musestre e del
territorio compreso fra Sile e Piave. Domenica 27 Luglio toccherà al
fiume Vallio: alle ore 9.00 con partenza dalle sorgenti del Vallio
(chiesa di Pero, via della Vittoria, Comune di Breda di Piave) e per un
tratto a valle di circa 6 km (fino a via Bosco, a valle di villa Onesti,
San Biagio di Callalta) si procederà all'esplorazione del fiume e del
territorio, rilevando i punti di forza (valenze) e i punti di debolezza
(criticità) del sistema fiume-territorio. Tutti sono invitati a
partecipare: associazioni, amministratori locali, tecnici di enti del
governo del territorio, sportivi, pescatori, agricoltori. Ciascuno sarà
dotato di una mappa e potrà censire gli elementi di pregio e di degrado
(la mappa è allegata alla presente mail: chi può, la stampi).
Alle ore 13.00 pranzo al sacco:
l’arrivo è in prossimità di villa Onesti a San Biagio di Callalta. Dopo
il pranzo al sacco, all’ombra di qualche albero frondoso all’interno
della villa del barone Onesti (ci sarà una visita alla villa e sarà
possibile accedere alla cantina), ci saranno letture di:Gian Pietro Barbieri (poeta) e di brani scritti da Renzo Franzin (le letture tratte dal libro Il respiro delle acque sono scelte da Irene Franzin) accompagnati dalla chitarra di Ulisse Fiolo.
Con
alcune auto, lasciate in prossimità di villa Onesti, sarà possibile
riportare i partecipanti all’esplorazione al parcheggio della chiesa di
Pero (punto di partenza).
Per informazioni tel. 0422 846218 e www.meolovalliomusestre.it
domenica 20 luglio 2014
Condannati i dirigenti della Tamoil per disastro ambientale e omessa bonifica
Milano, 18 luglio
2014
Comunicato stampa
L’ufficio
stampa Legambiente Lombardia 0287386480
Grande
soddisfazione di Legambiente che si era costituita parte
civile nel processo
“Risultato
storico: rispettato il principio del chi
inquina paga”
Grande
soddisfazione in casa Legambiente per la notizia delle
condanne che vanno dai 2
anni fino alla pena massima di 6 anni e sei mesi per 4 dei 5
imputati della
dirigenza della Tamoil di Cremona, ritenuti
colpevoli di disastro ambientale
e omessa bonifica per aver inquinato i terreni nei pressi della
raffineria. Un
risultato che l’associazione ambientalista non fatica a definire
storico perché
premia l’impegno di chi da sempre combatte contro i nemici
dell’ambiente.
“Da molto tempo
attendevamo questa sentenza
– dichiara l'avvocato Sergio Cannavò, del Centro di Azione
Giuridica di
Legambiente Lombardia – e finalmente si sono stabilite le
responsabilità nei
confronti di chi per anni ha inquinato i terreni di Cremona,
mettendo in
pericolo la salute dei cittadini, e che ora dovrà risarcire la
popolazione dei
danni causati dalla propria condotta. Nonostante le tante
difficoltà, derivanti
da un quadro normativo non particolarmente efficace in materia
ambientale e
dalle lungaggini per la messa in sicurezza e bonifica dell'area,
oggi è stato
rispettato il principio del chi
inquina paga”.
A processo erano
finiti nel 2010 alcuni dei
dirigenti che si sono susseguiti ai vertici dell'azienda tra il
2001 e il 2008,
a cui la Procura della Repubblica di Cremona ha contestato i
reati di
avvelenamento delle acque pubbliche, disastro ambientale, omessa
bonifica e superamento
dei limiti previsti dalla legge per gli scarichi industriali. La
vicenda
giudiziaria si è concentrata sulle condotte aziendali a partire
dal 2001, quando
fu accertato l'inquinamento da idrocarburi pesanti nel terreno.
Successivamente
si era rivelata una contaminazione estesa anche nella falda
acquifera. La
società petrolifera per anni ha cercato di scaricare le proprie
responsabilità
addebitando le cause dell’inquinamento ai precedenti proprietari
della
raffineria.
In questo processo
Legambiente Lombardia si
è costituita parte civile insieme al “Dopolavoro Ferroviario”,
ad alcuni soci
delle società canottieri “Bissolati” e “Flora” e al cittadino di
Cremona Gino
Ruggeri, che è intervenuto in sostituzione dell'amministrazione
comunale. “Dal
processo sono emerse alcune importanti verità – prosegue Cannavò
- come ad esempio
lo stato di totale degrado del sistema fognario della raffineria
che si è
protratto fino al 2009 o la poca incisività con cui gli enti di
controllo hanno
partecipato al procedimento amministrativo volto alla messa in
sicurezza e alla
bonifica dell'area. Prendiamo atto di questo risultato positivo,
ma continuiamo
a chiedere quelle riforme necessarie per realizzare una piena
tutela penale
contro le più gravi forme di inquinamento: l'introduzione dei
delitti contro
l'ambiente nel nostro ordinamento, la drastica riduzione dei
tempi della
giustizia penale e la revisione dell'istituto della
prescrizione”.
martedì 15 luglio 2014
Goletta dei laghi - conferenza finale
Milano, 15 luglio 2014 Comunicato stampa
INQUINATO: Enterococchi Intestinali maggiore di 500 UFC/100ml e/o Escherichia Coli maggiore di 1000 UFC/100ml
FORTEMENTE INQUINATO: Enterococchi Intestinali maggiore di 1000 UFC/100ml e/o Escherichia Coli maggiore di 2000 UFC/100ml
Segui il viaggio della Goletta dei Laghi sul sito www.legambiente.it/golettadeilaghi
La Goletta dei Laghi presenta
i risultati del monitoraggio sulla sponda bresciana del Garda
e fa il bilancio sullo stato di salute dei laghi lombardi
Si chiude la tappa lombarda della campagna ambientalista
58 i punti analizzati, ben 38 oltre i limiti di legge
Quattro su dieci i punti inquinati o fortemente inquinati sul Benaco
Legambiente lancia #salvaacque: “Ecco l'elenco delle opere da avviare subito per salvare i laghi della Lombardia”
Inquinamento cronico in alcuni punti ma una situazione generale in miglioramento. Adesso però urgono investimenti per non disperdere il lavoro fatto finora e guardare al futuro con speranza. E' questa la fotografia che esce dal monitoraggio effettuato sulla sponda bresciana del lago di Garda dalla Goletta dei Laghi, ultima tappa in Lombardia della campagna di Legambiente per la salvaguardia dei bacini lacustri italiani, realizzata con il contributo del COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Usati) e Novamont.
Sui dieci punti esaminati lungo il Benaco lombardo, tre sono risultati fortemente inquinati ed uno inquinato. Si confermano fortemente inquinati i campioni prelevati a Salò nel canale nei pressi della spiaggia, a Padenghe alle foci del rio Maguzzano e del torrente nei pressi del porto. Inquinato a Rivoltella di Desenzano il punto alla foce del canale presso via F. Agello incrocio con via Giulio Cesare. Tutti esiti che si confermano purtroppo rispetto all'anno scorso.
Entro i limiti di legge invece la foce del torrente Barbarano a Salò che negli ultimi cinque anni per quattro volte era stata bocciata dalle analisi della Goletta. Passano l'esame anche le foci dei torrenti Toscolano e Bornico a Toscolano Maderno, la foce del torrente S. Giovanni a Limone del Garda, il punto al lido di Lugana a Sirmione e quello nei pressi dell'incrocio tra la SS45 bis e via Benaco a Tremosine.
Questi risultati sono stati presentati stamattina a Milano in una conferenza stampa a cui sono intervenuti Claudia Maria Terzi, Assessore ad ambiente, energia e sviluppo sostenibile di Regione Lombardia, Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia, Barbara Meggetto, portavoce della Goletta dei Laghi e Giorgio Passionelli, presidente della Comunità del Garda. Un'occasione per fare il punto sulla situazione di tutti i bacini lacustri lombardi analizzati dalla Goletta e discutere delle azioni da intraprendere a livello regionale.
Oggi infatti si è anche chiuso il viaggio della Goletta dei Laghi di Legambiente in Lombardia. Iseo, Lario, Maggiore, Ceresio, Varese e Garda sono stati i bacini oggetto delle analisi microbiologiche che hanno dato esiti spesso negativi: sui 58 campioni analizzati complessivamente solo 20 sono risultati entro i limiti di legge, 12 sono risultati inquinati e ben 26 fortemente inquinati.
L’obiettivo del monitoraggio è quello di individuare i punti critici con particolare attenzione alle situazioni in cui la Goletta dei Laghi intravede un rischio più elevato di inquinamento, così come viene indicato dal decreto legislativo 116/2008, e analizza il carico batterico derivante da scarichi non depurati che minacciano la qualità delle acque. I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.
Imputati principali delle situazioni di inquinamento, nel lago di Garda come sugli altri bacini, sono le foci dei corsi d’acqua, che raccolgono reflui dall'entroterra, e tratti a lago “sospetti”.
“I rilievi del laboratorio mobile della Goletta non si sostituiscono a quelli degli enti istituzionalmente competenti ma vogliono integrarli con una fotografia puntuale. Ci chiediamo però perché l’Asl di Brescia, come scrive sul suo sito, faccia i prelievi a 100 metri dalla riva, distanza assolutamente non indicata dalla normativa e poco utile per la verifica della balneabilità – commenta Barbara Meggetto, portavoce della Goletta dei Laghi -. La fotografia del nostro monitoraggio dimostra la necessità di investire in infrastrutture fognarie e depurative in grado di rispondere all'aumento del carico antropico verificatosi in questi anni di continua crescita turistica. Per mettere in sicurezza il lago di Garda urge la costruzione di un nuovo depuratore”.
Una strada, quella degli investimenti in infrastrutture fognarie e depurative, che riguarda anche gli altri bacini lacustri. Per questo Legambiente con la chiusura della tappa lombarda presenta il dossier #salvaacque che raccoglie, tra le tante, alcune delle opere più urgenti per migliorare la qualità dei corpi idrici. Dalla realizzazione del nuovo depuratore della città di Lecco alla revisione della rete di collettamento e impianto di depurazione a Como, dal sistema di collettamento e depurazione delle acque in Val Camonica al varo di un programma complessivo di investimenti nell'intero sistema scolante della provincia di Varese.
“Il monitoraggio scientifico ha messo in luce anche quest’anno le numerose criticità in fatto di mancati investimenti nel ciclo integrato delle acque: un male cronico da cui non si salvano nemmeno le perle del turismo lombardo - sottolinea Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - Il risanamento dei bacini lacustri deve essere considerata una priorità assoluta. Siamo ancora troppo lontani dal raggiungimento degli standard di prestazioni depurative e di qualità delle acque che ci chiedono sia le direttive comunitarie che i cittadini lombardi. La Regione Lombardia deve dettare la tabella di marcia a tutti gli enti territoriali, a partire dalle autorità d'ambito, da cui dipende l'avvio della stagione del risanamento idrico, ma anche aiutare ad attivare le risorse necessarie a passare dalle parole ai piani di investimento. E sottolineo la parola investimento: non si tratta di spendere soldi, ma di far partire cantieri per interventi necessari da tempo e non più rinviabili”.
“Da tempo i comuni attraverso i Sindaci e le società consortili di gestione stanno definendo progetti per la riqualificazione del collettore fognario gardesano e la depurazione delle acque reflue. Siamo arrivati a un punto fermo, servono immediati e urgenti finanziamenti per la realizzazione delle opere progettate – dichiara Giorgio Passionelli, presidente della Comunità del Garda -. Il Garda ha raggiunto una qualità eccellente dell'acqua con una mirata azione partita ormai 40 anni fa. Ora si deve migliorare ancora l'efficienza del sistema di collettamento e trattamento delle acque reflue per mantenere integro questo splendido lago. E' necessario risolvere le situazioni critiche e quindi chiudere gli sfioratori di piena a lago, dismettere i collettori sublacuali, mettere in funzione un nuovo depuratore ed indirizzare lì tutti i reflui della sponda lombarda. Questa è la strada che i Comuni con i loro Sindaci hanno indicato con convinzione per tutelare questo immenso patrimonio. Ora non si perda altro tempo”!.
Una sfida importante e che interessa non solo il territorio locale, dato che il Garda è il più grande bacino di acqua dolce italiano e costituisce circa il 40% della riserva di acqua dolce nazionale. Le 450 mila persone residenti sulle sponde del lago attingono da esso l'acqua per i fabbisogni domestici come pure gli oltre 23 milioni di turisti che ogni estate si riversano sulle rive del bacino.
Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che da 30 anni si occupa della raccolta e del riciclo dell’olio lubrificante usato su tutto il territorio nazionale, è main partner della storica campagna estiva di Legambiente. “La difesa dell’ambiente, e in particolare del mare e dei laghi, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, spiega Antonio Mastrostefano, direttore della Comunicazione del COOU. L’olio usato si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. “Se eliminato in modo scorretto questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche”. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. Nel 2013 il COOU ha raccolto in Lombardia 41.052 tonnellate di oli lubrificanti usati – un dato in aumento rispetto alle 37.021 recuperate l’anno precedente - evitandone così lo sversamento nell’ambiente.
Sui dieci punti esaminati lungo il Benaco lombardo, tre sono risultati fortemente inquinati ed uno inquinato. Si confermano fortemente inquinati i campioni prelevati a Salò nel canale nei pressi della spiaggia, a Padenghe alle foci del rio Maguzzano e del torrente nei pressi del porto. Inquinato a Rivoltella di Desenzano il punto alla foce del canale presso via F. Agello incrocio con via Giulio Cesare. Tutti esiti che si confermano purtroppo rispetto all'anno scorso.
Entro i limiti di legge invece la foce del torrente Barbarano a Salò che negli ultimi cinque anni per quattro volte era stata bocciata dalle analisi della Goletta. Passano l'esame anche le foci dei torrenti Toscolano e Bornico a Toscolano Maderno, la foce del torrente S. Giovanni a Limone del Garda, il punto al lido di Lugana a Sirmione e quello nei pressi dell'incrocio tra la SS45 bis e via Benaco a Tremosine.
Questi risultati sono stati presentati stamattina a Milano in una conferenza stampa a cui sono intervenuti Claudia Maria Terzi, Assessore ad ambiente, energia e sviluppo sostenibile di Regione Lombardia, Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia, Barbara Meggetto, portavoce della Goletta dei Laghi e Giorgio Passionelli, presidente della Comunità del Garda. Un'occasione per fare il punto sulla situazione di tutti i bacini lacustri lombardi analizzati dalla Goletta e discutere delle azioni da intraprendere a livello regionale.
Oggi infatti si è anche chiuso il viaggio della Goletta dei Laghi di Legambiente in Lombardia. Iseo, Lario, Maggiore, Ceresio, Varese e Garda sono stati i bacini oggetto delle analisi microbiologiche che hanno dato esiti spesso negativi: sui 58 campioni analizzati complessivamente solo 20 sono risultati entro i limiti di legge, 12 sono risultati inquinati e ben 26 fortemente inquinati.
L’obiettivo del monitoraggio è quello di individuare i punti critici con particolare attenzione alle situazioni in cui la Goletta dei Laghi intravede un rischio più elevato di inquinamento, così come viene indicato dal decreto legislativo 116/2008, e analizza il carico batterico derivante da scarichi non depurati che minacciano la qualità delle acque. I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.
Imputati principali delle situazioni di inquinamento, nel lago di Garda come sugli altri bacini, sono le foci dei corsi d’acqua, che raccolgono reflui dall'entroterra, e tratti a lago “sospetti”.
“I rilievi del laboratorio mobile della Goletta non si sostituiscono a quelli degli enti istituzionalmente competenti ma vogliono integrarli con una fotografia puntuale. Ci chiediamo però perché l’Asl di Brescia, come scrive sul suo sito, faccia i prelievi a 100 metri dalla riva, distanza assolutamente non indicata dalla normativa e poco utile per la verifica della balneabilità – commenta Barbara Meggetto, portavoce della Goletta dei Laghi -. La fotografia del nostro monitoraggio dimostra la necessità di investire in infrastrutture fognarie e depurative in grado di rispondere all'aumento del carico antropico verificatosi in questi anni di continua crescita turistica. Per mettere in sicurezza il lago di Garda urge la costruzione di un nuovo depuratore”.
Una strada, quella degli investimenti in infrastrutture fognarie e depurative, che riguarda anche gli altri bacini lacustri. Per questo Legambiente con la chiusura della tappa lombarda presenta il dossier #salvaacque che raccoglie, tra le tante, alcune delle opere più urgenti per migliorare la qualità dei corpi idrici. Dalla realizzazione del nuovo depuratore della città di Lecco alla revisione della rete di collettamento e impianto di depurazione a Como, dal sistema di collettamento e depurazione delle acque in Val Camonica al varo di un programma complessivo di investimenti nell'intero sistema scolante della provincia di Varese.
“Il monitoraggio scientifico ha messo in luce anche quest’anno le numerose criticità in fatto di mancati investimenti nel ciclo integrato delle acque: un male cronico da cui non si salvano nemmeno le perle del turismo lombardo - sottolinea Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - Il risanamento dei bacini lacustri deve essere considerata una priorità assoluta. Siamo ancora troppo lontani dal raggiungimento degli standard di prestazioni depurative e di qualità delle acque che ci chiedono sia le direttive comunitarie che i cittadini lombardi. La Regione Lombardia deve dettare la tabella di marcia a tutti gli enti territoriali, a partire dalle autorità d'ambito, da cui dipende l'avvio della stagione del risanamento idrico, ma anche aiutare ad attivare le risorse necessarie a passare dalle parole ai piani di investimento. E sottolineo la parola investimento: non si tratta di spendere soldi, ma di far partire cantieri per interventi necessari da tempo e non più rinviabili”.
“Da tempo i comuni attraverso i Sindaci e le società consortili di gestione stanno definendo progetti per la riqualificazione del collettore fognario gardesano e la depurazione delle acque reflue. Siamo arrivati a un punto fermo, servono immediati e urgenti finanziamenti per la realizzazione delle opere progettate – dichiara Giorgio Passionelli, presidente della Comunità del Garda -. Il Garda ha raggiunto una qualità eccellente dell'acqua con una mirata azione partita ormai 40 anni fa. Ora si deve migliorare ancora l'efficienza del sistema di collettamento e trattamento delle acque reflue per mantenere integro questo splendido lago. E' necessario risolvere le situazioni critiche e quindi chiudere gli sfioratori di piena a lago, dismettere i collettori sublacuali, mettere in funzione un nuovo depuratore ed indirizzare lì tutti i reflui della sponda lombarda. Questa è la strada che i Comuni con i loro Sindaci hanno indicato con convinzione per tutelare questo immenso patrimonio. Ora non si perda altro tempo”!.
Una sfida importante e che interessa non solo il territorio locale, dato che il Garda è il più grande bacino di acqua dolce italiano e costituisce circa il 40% della riserva di acqua dolce nazionale. Le 450 mila persone residenti sulle sponde del lago attingono da esso l'acqua per i fabbisogni domestici come pure gli oltre 23 milioni di turisti che ogni estate si riversano sulle rive del bacino.
Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che da 30 anni si occupa della raccolta e del riciclo dell’olio lubrificante usato su tutto il territorio nazionale, è main partner della storica campagna estiva di Legambiente. “La difesa dell’ambiente, e in particolare del mare e dei laghi, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, spiega Antonio Mastrostefano, direttore della Comunicazione del COOU. L’olio usato si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. “Se eliminato in modo scorretto questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche”. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. Nel 2013 il COOU ha raccolto in Lombardia 41.052 tonnellate di oli lubrificanti usati – un dato in aumento rispetto alle 37.021 recuperate l’anno precedente - evitandone così lo sversamento nell’ambiente.
Giudizio della Goletta dei Laghi di Legambiente 2014 Garda sponda lombarda
Lago
|
Regione
|
Pv
|
Comune
|
Punto
|
Giudizio
Goletta dei Laghi 2014 |
Garda | Lombardia | BS | Padenghe sul Garda | Foce rio Maguzzano | Fortemente Inquinato |
Garda | Lombardia | BS | Padenghe sul Garda | Foce torrente nei pressi del porto | Fortemente inquinato |
Garda | Lombardia | BS | Desenzano, loc. Rivoltella | Foce canale presso via F. Agello (SPBS11), incrocio via Giulio Cesare | Inquinato |
Garda | Lombardia | BS | Salò | Foce torrente Barbarano | Entro i limiti di legge |
Garda | Lombardia | BS | Tremosine | nei pressi dell'incrocio tra la SS45 bis e via Benaco | Entro i limiti di legge |
Garda | Lombardia | BS | Limone del Garda | Foce torrente S.Giovanni | Entro i limiti di legge |
Garda | Lombardia | BS | Sirmione, loc. Santa Maria di Lugana | Lido di Lugana | Entro i limiti di legge |
Garda | Lombardia | BS | Toscolano Maderno | Foce torrente Toscolano | Entro i limiti di legge |
Garda | Lombardia | BS | Toscolano Maderno | Foce torrente Bornico | Entro i limiti di legge |
Il monitoraggio scientifico
I
prelievi vengono eseguiti dalla squadra di tecnici che anticipa di
qualche giorno l’equipaggio impegnato nella comunicazione. Le analisi
chimico-fisiche vengono effettuate direttamente in situ con l’ausilio di
strumentazione da campo mentre i campioni per le analisi
microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in
frigorifero, fino al momento dell'analisi, che avviene nel laboratorio
mobile entro le 24 ore dal prelievo. Come da normativa “il punto di monitoraggio
è fissato dove si prevede il maggior afflusso di bagnanti o il rischio
più elevato di inquinamento in base al profilo delle acque di
balneazione. I
parametri presi in considerazione sono gli stessi previsti per i
controlli sulla balneazione in base al Decreto Legislativo del 30 maggio
2008 n° 116.
Legenda:INQUINATO: Enterococchi Intestinali maggiore di 500 UFC/100ml e/o Escherichia Coli maggiore di 1000 UFC/100ml
FORTEMENTE INQUINATO: Enterococchi Intestinali maggiore di 1000 UFC/100ml e/o Escherichia Coli maggiore di 2000 UFC/100ml
Segui il viaggio della Goletta dei Laghi sul sito www.legambiente.it/golettadeilaghi
Ufficio stampa Goletta dei Laghi:
Marco Fazio
Come è andato il Big Jump 2014!
Al suo decimo anno di vita la campagna Big Jump ancora richiama l'attenzione di cittadini ed istituzioni alle loro responsabilità.
Vogliamo veder tornare i nostri fiumi, torrenti e laghi ad una buona qualità ecologica?
Vogliamo rivedere pesci e macroinvertebrati "gareggiare" fra le acque limpide?
Vogliamo tornare ad immergerci nelle fresche acque?
Bene. Bisogna darci da fare. Tutti quanti.
Legambiente, come sempre, farà la sua parte. Monitorando e indagando il territorio. Promuovendo e progettando una nuova connettività ecologica. Sensibilizzando e lavorando con associazioni, cittadini e amministrazioni.
Ed ora ecco alcune delle immagini che hanno caratterizzato gli eventi lombardi.
Parabiago - Olona,
presso l'Oasi di Pace e Bellezza, un bellissimo progetto del Liceo Scientifico Cavalleri
Questo il tuffo simbolico
I laboratori e la visita guidata dagli alunni del Liceo Cavalleri
Turbigo - Ticino,
presso Ponte Ticino
Il tuffo e la gara dei barcè
E per approfondire:
Big jump (sito ufficiale)
Legambiente Piemonte (coordinatore del Big Jump in Italia)
Comunicato stampa
Intervista TGR3
Big jump a Malnate (video)
Comunicato stampa
Intervista TGR3
Big jump a Malnate (video)
lunedì 14 luglio 2014
La Goletta dei Laghi di Legambiente presenta i risultati del monitoraggio scientifico sul lago di Garda e fa il punto sulla situazione dei bacini lacustri della Lombardia
Milano, 14 luglio 2014
Si avvia alla conclusione l'ultima tappa in Lombardia della Goletta
dei Laghi di Legambiente, la campagna di monitoraggio e informazione
sullo stato di salute dei bacini lacustri.
Domani, martedì 15 luglio, a Milano, presso la sede di Legambiente in via Vida, è convocata una conferenza stampa per presentare i dati del monitoraggio delle acque della sponda bresciana del lago di Garda, fare il punto sulla situazione degli altri bacini lacustri della Lombardia monitorati dalla Goletta e discutere delle azioni da intraprendere a livello regionale.
Invito stampa
Conferenza stampa martedì 15 luglio, alle ore 11.00
a Milano, presso la sede di Legambiente in via Vida 7
Domani, martedì 15 luglio, a Milano, presso la sede di Legambiente in via Vida, è convocata una conferenza stampa per presentare i dati del monitoraggio delle acque della sponda bresciana del lago di Garda, fare il punto sulla situazione degli altri bacini lacustri della Lombardia monitorati dalla Goletta e discutere delle azioni da intraprendere a livello regionale.
Interverranno:
Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia
Claudia Maria Terzi, Assessore all'ambiente, energia e sviluppo sostenibile della Regione Lombardia
Barbara Meggetto, portavoce della Goletta dei Laghi
Giorgio Passionelli, presidente della Comunità del Garda
Segui il viaggio della Goletta dei Laghi sul sitowww.legambiente.it/golettadeilaghi
venerdì 11 luglio 2014
Big Jump 2014 Domenica 13 luglio il tuffo europeo per i fiumi puliti
Milano,
11 luglio 2013
Comunicato stampa
L’Ufficio
stampa Legambiente
Lombardia 02 87386480
In
Lombardia riflettori
puntati sull’Olona e sul Ticino
“ancora
grave il deficit
depurativo per i fiumi lombardi, gli investimenti sono in
gravissimo ritardo”
Appuntamenti per la stampa
Appuntamenti per la stampa
Ticino
Domenica,
13 luglio 2014,
alle ore 15 presso il Ponte di ferro sul Ticino tra Galliate
(NO) e Turbigo
(MI) presso il Mezzanino di Galliate
Olona
Domenica,
13 luglio 2014, alle
11 presso l’Oasi di Pace e Bellezza, via Unione, 1 - Parabiago
E’
tempo di tuffarsi nei
fiumi lombardi. Domenica torna il Big Jump, la campagna europea di European
Rivers Network (ERN)
ideata per rivendicare la balneabilità di tutti i corsi d’acqua.
Decine di
migliaia di persone si tufferanno simultaneamente nei fiumi e
nei laghi di
tutta Europa per lanciare un messaggio alle istituzioni locali e
internazionali
affinché adottino tutte le politiche necessarie al ripristino,
che la direttiva
2000/60 entro il 2015, del buono stato ecologico dei diversi
ambienti
acquatici. In Italia l’iniziativa è coordinata da Legambiente
che come ogni
anni organizzerà tuffi in tutta la Penisola, e in Lombardia nei
fiumi Olona e
Ticino.
E
il tuffo che compiranno i volontari lombardi di Legambiente si
può definire
senza dubbio un atto di coraggio perché per migliorare la
qualità delle acque
dei nostri fiumi resta ancora molto lavoro da fare. Secondo l'elaborazione che Legambiente ha fatto sulla
base degli ultimi
dati di fonte ISTAT e Regione Lombardia risulterebbe infatti
che ancora circa
il 22% della acque reflue lombarde non viene trattato da un
depuratore: rapportato
a popolazione e imprese della Lombardia, significa che i liquami
equivalenti a
quelli di una città di tre milioni e mezzo di abitanti non
ricevono alcun
trattamento prima di ammorbare le acque di corsi d'acqua e
falde. “La Lombardia
e l'Italia hanno fatto di tutto per meritarsi le sanzioni
comunitarie per le
inadempienze alle direttive in materia di qualità delle acque:
la situazione di
inquinamento è inaccettabile, anche alla luce delle opportunità
occupazionali
che sarebbero offerte da un serio programma di investimenti in
infrastrutture
idriche e depurative” dichiara Lorenzo Baio, responsabile acque
di Legambiente
Lombardia.
Quest’anno,
l’associazione ambientalista accenderà i riflettori in
particolare sul Ticino,
con un grande appuntamento che si svolgerà a Turbigo in
collaborazione con le
molte realtà del Coordinamento Salviamo il Ticino. Il Fiume
Azzurro in questi
giorni ha dovuto 'digerire' le acque tutt'altro che limpide
recapitate dallo
scolmatore del Seveso, il cui progetto di raddoppio pone non
poche
preoccupazioni. Ma le situazioni peggiori, come in ogni estate,
potrebbero
dover ancora arrivare: il periodo più critico è infatti la
stagione irrigua,
quando gli agricoltori reclamano acqua e, in caso di mancanza di
piogge, il
fiume entra in sofferenza per gli eccessivi prelievi. Allora si
fanno sentire
fortemente gli effetti degli scarichi insufficientemente
depurati, a partire da
quello di Lonate Pozzolo, che tratta le acque di Malpensa e di
Busto Arsizio,
ma che non ha ancora risolto i suoi severi problemi di
inadeguatezza. Negli
ultimi sei anni il problema delle 'magre' estive del Ticino,
esploso con
particolare gravità nella torrida estate del 2003, era stato
gestito con una
sperimentazione, risultata efficace, di diversa gestione
dell'invaso del Lago
Maggiore, finalizzato a trattenere più acqua nel lago così da
disporre di un
volano idrico da rilasciare in caso di siccità. Ma ora questa
sperimentazione
rischia di saltare a causa di una disposizione del Ministero
dell’Ambiente che,
su sollecitazione delle autorità svizzere, ha costretto il
Consorzio del Ticino
ad abbassare di mezzo metro la regolazione estiva del lago. In
pratica si
impone di regolare la diga della Miorina dando la priorità al
turismo svizzero
a danno dell’ecosistema fiume e dell'agricoltura irrigua della
Pianura Padana.
In
realtà il programma sperimentale di regolazione ha permesso di
gestire in modo
equilibrato i livello delle acque tra lago e fiume garantendo
l’acqua alle
attività produttive, la gestione delle piene a Pavia, e
contemporaneamente
assicurando al fiume un Deflusso Minimo Vitale indispensabile
per preservare
gli ecosistemi del Fiume Azzurro. “Nessun accordo diplomatico
può sostituirsi
alla gestione intelligente delle acque del bacino del Ticino -
dichiara Damiano
Di Simine, Presidente di Legambiente Lombardia - questi 6 anni
di
sperimentazione hanno permesso di prevenire il conflitto tra
esigenze del fiume
e fabbisogni per le attività produttive, evitando anche di
incorrere in
situazione di criticità per le località turistiche rivierasche
grazie ad una
gestione accorta dei rilasci della Miorina che tiene conto anche
dell'evoluzione meteorologica. Non vorremmo mai più ritrovarci
nelle condizioni
del recente passato, quando la 'guerra' dell'acqua del Ticino,
tra irrigazione
e gestione degli ecosistemi, ha visto soccombere il fiume
trasformato in
rigagnolo maleodorante, per questo ci uniamo al parco nella
richiesta al
Ministro di trovare una soluzione che garantisca che il fiume
continui ad
essere azzurro”.
Gli
appuntamenti che si svolgeranno sull’Olona, a Parabiago nel
milanese e a
Malnate nel varesotto, hanno invece l’obiettivo di accendere i
riflettori su un
fiume ha grandi problemi ma anche enormi potenzialità.
L’infrastruttura
fognaria, di collettamento e depurazione dell’Olona è ancora
ampiamente
deficitaria. Nel 2013 (fonte dati ARPA Lombardia) il 50% dei
depuratori
presenti nel bacino Olona-Lura-Bozzente (10 depuratori su 20) ha
presentato
anomalie o malfunzionamenti. Oltre ai classici problemi dei
depuratori di
Varese, che hanno serie difficoltà nella rimozione dei carichi
di azoto
ammoniacale, e degli impianti di Canegrate e Pero, su cui sono
però previsti
importanti miglioramenti, a preoccupare è anche la scarsa
efficienza dei
depuratori di Olgiate Olona e Cairate che fino all’anno scorso
non mostravano
problemi.
Il
programma dei Big Jump
in Lombardia:
Fiume
Olona – Oasi di Pace
e Bellezza – Parabiago
L’iniziativa
prevede una visita dell’oasi a cura dei ragazzi del Liceo
Cavalleri e un
laboratorio di fiume per adulti e piccini.
Alle 11.30 il Big Jump simbolico nel fiume. La mattinata
si concluderà
con un aperitivo casereccio.
Fiume
Olona – Mulini di
Gurone – Malnate
L'iniziativa
varesina inizierà alle 9.30 con la presentazione del dossier
“Perché l’acqua
dell’Olona non è invitante?” Alle 10 visita guidata all’area
umida con i
volontari del campo internazionale e alle 11.00, per i bambini,
sarà invece
dedicata la quinta edizione della “Regata dei Mulini” per
barchette di carta,
la “caccia” ai macroinvertebrati di fiume e una discesa in
canoa. Al tuffo
nell'Olona, previsto alle ore 11.30, parteciperanno i volontari
ospiti dei
campi di volontariato internazionale attivi in provincia. Al
termine della
giornata sarà offerto un aperitivo con i prodotti dell’orto dei
Mulini presso
il “Casello 10”.
Fiume
Ticino – Turbigo
Appuntamento
alle 14,30 presso la sede degli Amici del Ticino. Alle 14,45
raduno sulla
spiaggia del Mezzanino e alle 15,00 il BIG JUMP. Alle 16 è
prevista la partenza
della regata barcè con spuntone a coppie. Dalle 17 prove
gratuite di kayak,
canoe canadesi e barcè
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