venerdì 23 marzo 2012

Dossier “Acqua: Lombardia in riserva”

Milano, 21 marzo 2012 Comunicato stampa

22 marzo: giornata mondiale dell'acqua

Dossier “Acqua: Lombardia in riserva”

Inizio anno estremamente preoccupante per gli accantonamenti idrici: ritorna la siccità? Con poca acqua aumenterà l'inquinamento nei fiumi e nei laghi minori

Poca neve e ghiacciai al minimo storico: si squaglia l'assicurazione estiva per la cerealicoltura di pianura. Sull'acqua in agricoltura è ora di avviare l'adattamento al cambiamento climatico

Sono trascorsi solo settanta giorni dall’inizio del 2012 e all’appello in Lombardia mancano già 2 miliardi di metri cubi di acqua piovana e di neve. Nei primi tre mesi di quest’anno ha piovuto meno della metà del 2011 e se le condizioni non cambieranno e non arriveranno abbondanti piogge e neve è molto probabile che la Lombardia andrà incontro a una stagione di forte carenza di risorse idriche sia in montagna che in pianura, e in particolare nella parte agricola della nostra regione. Sono questi i primi dati che emergono dal dossier di Legambiente “Acqua: Lombardia in riserva”, presentato questa mattina durante una conferenza stampa a cui hanno partecipato Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia, Luca Bonardi, Servizio Glaciologico Lombardo, Claudio Smiraglia, del Comitato Glaciologico Italiano, Guglielmina Diolaiuti, Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università Statale di Milano, Daniele Bocchiola, Ricercatore per il DIIAR del Politecnico di Milano e il dirigente Sviluppo Modellistica Ambientale di Arpa, Mauro Valentini.

Alla vigilia della giornata mondiale dedicata all'acqua, il quadro delle disponibilità idriche quest'anno appare dunque estremamente critico, salvo evoluzioni meteoclimatiche che però, al momento, non si intravedono all'orizzonte.

“La mancanza di precipitazioni è un fenomeno che si sta ripetendo con preoccupante frequenza nell'ultimo decennio, in parallelo con gli effetti del riscaldamento globale – segnala Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – meno pioggia e meno neve invernale significa meno acqua nei fiumi. Le conseguenze per l'ecologia fluviale possono essere severe, perchè minori apporti significano maggior concentrazione di inquinanti: per limitare i danni è urgente mettere in campo azioni per rendere più efficiente la captazione e la depurazione delle acque di scarico”.

A preoccupare l'associazione sono in particolare le prevedibili conseguenze per l'agricoltura: alla base della fertilità della Pianura Padana, senza eguali in Europa, c’è sempre stata, infatti, la grande disponibilità d’acqua garantita dai grandi laghi prealpini e dai bacini idroelettrici. Da soli, i laghi prealpini lombardi rappresentano il più grande “capitale” d’acqua dolce di Italia, con un volume complessivo pari a 120 miliardi di metri cubi di acqua, di cui una piccola parte (circa 1,1 miliardi di metri cubi) è quella soggetta a regolazione grazie alle dighe poste sugli emissari. Ed è proprio in questi giorni, che precedono il disgelo estivo, che normalmente i laghi prealpini accumulano acqua in vista della stagione delle irrigazioni dei campi. Quest’anno però mancano al conteggio oltre 240 milioni di metri cubi d’acqua nei bacini dei grandi laghi. Non va meglio nei bacini d'alta quota, formati dalle dighe che alimentano le centrali idroelettriche, dove il disgelo non è ancora iniziato. Le dighe poste nelle Alpi Lombarde creano bacini lacustri dalla capacità complessiva di ben 671 milioni di metri cubi, e la loro ricarica inizia con l'arrivo del disgelo in alta quota: questo inverno sono più a secco del solito, con un deficit che Legambiente stima in 60 milioni di metri cubi.

A destare la maggior preoccupazione non sono però i 300 milioni di metri cubi d'acqua che mancano all'appello nei laghi, bensì la scarsità di neve nei bacini montani che li alimentano: l'inverno è stato particolarmente avaro di precipitazioni nevose nell'arco alpino lombardo, ed in particolare nei settori orientali, secondo le stime di ARPA, l'attuale inverno si colloca al livello minimo degli ultimi sette anni, con un deficit di neve accumulata pari a oltre un miliardo di metri cubi: in queste condizioni è difficile immaginare un recupero, viste anche le previsioni meteo delle prossime settimane e l'imminenza della stagione calda.

Dunque, nel bilancio idrico d’inizio primavera, la Lombardia si presenta con 2 miliardi di acqua caduta in meno con piogge e nevicate, 300 milioni di acqua mancante in grandi laghi e invasi prealpini, 1 miliardo di metri cubi in meno nelle nevi montane, con una situazione particolarmente critica nei bacini orobici e nella montagna bresciana. Ma non è ancora tutto: a destare grande preoccupazione è il dato della riduzione delle masse dei ghiacciai perenni.

Nella nostra regione ci sono 203 ghiacciai che ricoprono oltre 9000 ettari di territorio. Ma le conseguenze della sfavorevole fase climatica stanno profondamente modificando l’ambiente dei ghiacciai della Lombardia. Secondo i dati della Società Glaciologica Lombarda, nel quinquennio 2007-2011 i ghiacciai lombardi hanno subito una perdita equivalente a 653 milioni di metri cubi d’acqua, mai più riformatasi. L’annata orribile per i ghiacciai è stata il 2007 quando essi hanno perso 177 milioni di metri cubi di acqua: anche nell'inverno precedente, come quest'anno, si era verificato un forte deficit di nevicate. Con i ghiacciai viene meno un apporto idrico che, anche se limitato, ha da sempre costituito la 'assicurazione estiva' per l'agricoltura lombarda, considerato che la fusione dei ghiacciai si verifica nel momento di massimo fabbisogno idrico per la cerealicoltura della padana. Secondo gli esperti dell’Università di Milano però l'equilibrio tra fusione estiva e formazione invernale di nuovo ghiaccio si è spezzato e i ghiacciai sono destinati a una rapida estinzione. Negli ultimi 5 anni ci siamo già giocati il 20% delle riserve glaciali, e se i ritmi saranno questi la scomparsa dei ghiacciai lombardi è questione di pochi anni: quelli necessari a fare i conti con una climatologia sempre meno favorevole per l'agricoltura cerealicola lombarda.

Il settore agricolo lombardo è di gran lunga il principale utilizzatore d’acqua, in Lombardia, dove la percentuale di acque lombarde destinate al solo comparto irriguo-agricolo, al netto degli usi energetici, arriva all’ 84% del totale (dati Regione Lombardia). Gli altri usi significativi sono l’uso civile con l’11% e l’uso industriale 5%. Per questo l'agricoltura lombarda deve mettere in campo strategie di adattamento al nuovo contesto climatico: “Le risorse economiche della politica agricola comunitaria devono essere prioritariamente investite per mettere l'agricoltura lombarda, eccessivamente esigente di risorse idriche, in condizioni di affrontare periodi sempre più ricorrenti di siccità – conclude Di Simine – questo significa modificare gli orientamenti colturali privilegiando colture meno esigenti nella stagione estiva, favorire il risparmio idrico nelle tecniche irrigue e il riutilizzo delle acque depurate. Si tratta di un cambiamento epocale per una agricoltura storicamente impostata su una disponibilità idrica garantita, ma non è più rinviabile”.

Il dossier completo è scaricabile dal sito http://lombardia.legambiente.it

L’Ufficio stampa Legambiente Lombardia Mario Petitto 02 87386480

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