Il problema è che lo spettro della siccità torna ad aleggiare sul Bresciano. Da inizio anno è sceso dal cielo uno sputo di pioggia. Un quarto della media storica. Sulle montagne manca la neve che funge da riserva idrica nei mesi estivi. E le conseguenze sono più che prevedibili: laghi e fiumi a secco, agricoltori che invocano la legge Galli chiedendo di svuotare i laghi e i bacini Enel, operatori turistici e ambientalisti sul piede di guerra, produttori di energia idroelettrica che fanno spallucce e mantengono l'oro blu nel forziere delle loro dighe alpine. Per produrre watt quando è più conveniente. Un film già visto. Nel 2003 e poi ancora nel 2005, nel 2006 e nel 2009.
«Non si può ancora parlare di emergenza ma la situazione inizia a essere preoccupante - taglia corto l'ingegner Massimo Buizza, direttore del consorzio dell'Oglio - E' vero che tra aprile e maggio può piovere molto, ma ad oggi manca quel manto nevoso che sciogliendosi in estate garantisce l'afflusso di acqua al lago». E sul Sebino hanno già iniziato a chiudere i rubinetti al fiume emissario, l'Oglio. Già, perché il livello del lago è molto basso. «E se non piove arriviamo a meno trenta centimentri sullo zero idrometrico già ad inizio aprile» prosegue Buizza. Significa che per un elementare principio idraulico, l'acqua non potrà più andare ad alimentare il fiume Oglio. «Per questo abbiamo iniziato a risparmiare acqua, diminuendo la portata proprio del fiume Oglio». Il rischio effettivo è di arrivare all'inizio della stagione irrigua senza acqua a sufficienza per i 60mila ettari (dislocati tra Brescia, Bergamo e Cremona) bagnati dal fiume.
Altro problema non da poco. Nei bacini artificiali dell'alta Valcamonica (Pantano d'Avio, Arno, Salarno, Benedetto, Venerocolo, Baitone, Dossazzo, Aviolo) realizzati dall'inizio '900 per ammassare acqua necessaria alla produzione di energia idroelettrica ci sono «solo» 16 milioni di metri cubi, contro una capacità massima di 100 milioni. Mica poco. In soldoni manca l'equivalente di un intero lago d'Iseo (Il Sebino infatti contiene infatti 85,4 milioni di metri cubi). Non va meglio sul lago d'Idro. I monti che lo circondano hanno pochissima neve. «Solitamente a malga Bissina in questo periodo ci sono 2,5 metri di neve, adesso ne abbiamo 60 centimetri - spiega Luigi Lecchi, presidente del consorzio di bonifica del Chiese - Dobbiamo conservare acqua il più possibile, per questo abbiamo diminuito di un terzo la portata del fiume Chiese, che è passato da 12 a 8 metri cubi al secondo». Il rischio è che in estate si torni alla guerra dell'acqua tra regione Lombardia e provincia autonoma di Trento sull'utilizzo delle risorse idriche di malga Boazzo e Bissina. «Speriamo di chiudere l'accordo con il gestore, Hde, entro Pasqua» chiude disincantato Lecchi, pensando ai 40mila ettari (tra Bassa Bresciana e Mantovano) ai quali dovrà dar da bere. Insomma, non resta che da sperare in un aprile e un maggio molto piovosi, visto che le previsioni meteorologiche non indicano abbondanza di precipitazioni in marzo. Salvo l'arrivo di una perturbazione di passaggio tra il 19 e il 23 marzo.
E gli agricoltori iniziano ad avere i primi maldipancia. «Siamo molto preoccupati - commenta il direttore dell'Unione Provinciale Agricoltori, Annibale Feroldi - Non c'è riserva di neve, nei laghi e bacini idrici l'acqua scarseggia e se non pioverà andremo incontro a problemi serissimi. Un danno che andrebbe ad aggravare ulteriormente i costi di produzione e i mancati redditi». Il presidente di Coldiretti Brescia, Ettore Prandini, mette sul banco degli imputati le istituzioni, che farebbero un gran poco per prevenire i fenomeni di emergenza idrica. «Da tempo chiediamo alla Regione di moderare l'utilizzo di acqua per la produzione energetiche nei momenti di scarsità idrica. Richieste che sistematicamente cadono nel vuoto».
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