Altro che nuotarci entro il 2015 come assicurava il Presidente Formigoni, il Lambro oggi assomiglia più ad uno scarico fognario che ad un fiume. Secondo i dati Arpa raccolti negli ultimi anni, lo stato delle acque del Lambro resta sconsolante, senza nessun segnale positivo per quanto riguarda il tratto brianzolo del fiume, e con un miglioramento per la parte bassa del corso, a valle di Melegnano, dovuto al funzionamento dei depuratori della città di Milano, ma insufficiente ad attribuire al fiume un punteggio migliore di quello 'scadente', secondo i parametri definiti dall'Unione Europea.
I valori pubblicati da ARPA Lombardia mostrano livelli molto alti di coliformi, fosforo e azoto ammoniacale e nitrico. Le analisi, condotte tra il 2006 e il 2008, hanno registrato valori anche superiori a 100.000 coliformi ogni cento millilitri d'acqua nel tratto di fiume compreso tra lo scarico del depuratore di Monza -al confine con Cologno- e Melegnano. Concentrazioni altissime se si pensa che il limite di riferimento in questo caso è 1.000 u.f.c./100 ml, soglia per lo stato di qualità “buono” delle acque e riferimento per la balneabilità. Lievemente migliore la situazione nel tratto brianzolo, dove la carica batterica si mantiene su livelli dell'ordine delle 20.000 unità, ma per trovare livelli compatibili con la balneazione bisogna risalire fin quasi alle sorgenti del fiume, in Vallassina. Il fiume si mantiene comunque vivo, anche se con acque di qualità non buona, fino al capoluogo brianzolo, poi il KO con lo scarico del depuratore di San Rocco di Monza: coliformi alle stelle, grave e persistente contaminazione da ammoniaca e carichi organici lo rendono, per molti chilometri a valle, del tutto inidoneo alla vita di pesci e altri organismi acquatici, se si escludono i miliardi di vermi tubificidi, avidi di detriti organici. Le concentrazioni di ammoniaca sono anche 60 volte superiori al consentito per acque di buona qualità, 15 volte per il fosforo. Questi sono alcuni dei dati raccolti dal 'numero zero' del dossier che a partire da quest'anno sarà il termometro di Legambiente per misurare il raggiungimento dell'obiettivo 'Lambro balneabile nel 2015', annunciato autorevolmente dal Presidente Formigoni all'indomani del disastro di Villasanta dello scorso febbraio.
Molte sono le cause che rendono il Lambro uno dei fiumi più inquinati della Lombardia. Innanzitutto gli scarichi civili ed industriali non depurati che continuano a riversarsi nel fiume, compresi quelli illegali. A questi si aggiunge poi l'azione degli sfioratori di piena che molto spesso determinano fenomeni intensi di inquinamento per il loro sistematico malfunzionamento. Ma anche quando le acque vengono depurate non sempre il Lambro ne trae giovamento, a causa della bassa tecnologia dei depuratori costruiti nel secolo scorso, che determina una qualità degli scarichi insufficiente anche rispetto ai limiti di legge disposti dal Dlgs 152/2006. Il dossier di Legambinete denuncia anche lo scempio compiutosi sull'asta del fiume a causa di un eccessivo consumo di suolo: tutti i problemi del bacino Lambro–Seveso–Olona sono aggravati dall'elevato livello di artificializzazione del territorio, soprattutto nella fascia pedemontana: nelle province di Varese, Como, Lecco, Monza e Milano oltre 151.000 ettari di superficie sono urbanizzati (quasi la metà del dato dell'intera regione) mentre il territorio agricolo superstite è di soli 147.000 ettari.
Ma già al numero zero del rapporto emerge chiaramente qualcosa che non funziona: infatti i dati disponibili sono scarsi e non aggiornati, poiché non sono ancora accessibili in alcun modo dati sullo stato del Lambro raccolti nel 2009, non pubblicati perchè non ancora validati da ARPA.
“Condividiamo la battaglia per il Lambro balneabile nel 2015, ma vogliamo giocare a carte scoperte – dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – i dati sullo stato di salute del fiume devono essere raccolti con continuità e resi immediatamente pubblici. Basta misteri sullo stato delle acque superficiali lombarde, non si possono avere acque pulite se non c'è trasparenza sui monitoraggi dei corsi d'acqua. Se la politica lombarda vuole salvaguardare i fiumi, tenga i dati ben in vista, di misteri ne abbiamo già visti fin troppi nel disastro ambientale di Villasanta ed ogni qual volta si verifica uno sversamento o una moria di pesci”.
In ogni caso, balneabile o meno, Legambiente non aspetta il 2015 e oggi si getta nel fiume per il Big Jump: il 'grande salto' che si è svolto questa mattina contemporaneamente in tutti i grandi fiumi europei per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla qualità delle acque e sul recupero della balneabilità nei grandi corsi d'acqua, ma anche per ricordare alla politica che la buona qualità dei corsi d'acqua entro il 2015 non è una graziosa concessione di qualche governatore, ma un obbligo imposto dalla direttiva europea sulle acque (dir. 2000/60 CE), a cui le regioni del Bacino del Po hanno già annunciato di voler derogare per diversi fiumi, rinviando questo obiettivo al lontano 2027 e limitandosi, per il 2015 a raggiungere uno stato di qualità 'sufficiente'. Obiettivo che, nelle condizioni in cui versa il Lambro, non è per nulla scontato.
E così un gruppo di temerari ambientalisti ha sfidato le acque inquinate del Lambro proprio per ribadire che questo fiume deve tornare ad una condizione accettabile di salute. L'iniziativa di Legambiente si è svolta ad Agliate (MB) e ha visto la partecipazione di diverse associazioni tra le quali gli Amici della Natura, l'Associazione Le Contrade e Commissione Cultura Alternativa, in collaborazione con Contratto di Fiume di Regione Lombardia e Parco Valle Lambro, ma anche con il patrocinio dei comuni di Carate Brianza, Verano Brianza e Triuggio.
“Un tuffo tutti insieme per accendere i riflettori su questo fiume e ricordare al Presidente Formigoni il suo impegno per un Lambro balneabile entro il 2015 – riassume Legambiente – un impegno che è quasi una missione impossibile, se non si programmano investimenti enormi, a partire dal potenziamento del depuratore di Monza e dal ridisegno della rete di collettori e fognature: dobbiamo essere consapevoli che il Lambro non si ripulirà da solo, occorrerà un enorme impegno e una adeguata dotazione di risorse finanziarie per raggiungere l'obiettivo imposto dalla UE”.
Molte sono le cause che rendono il Lambro uno dei fiumi più inquinati della Lombardia. Innanzitutto gli scarichi civili ed industriali non depurati che continuano a riversarsi nel fiume, compresi quelli illegali. A questi si aggiunge poi l'azione degli sfioratori di piena che molto spesso determinano fenomeni intensi di inquinamento per il loro sistematico malfunzionamento. Ma anche quando le acque vengono depurate non sempre il Lambro ne trae giovamento, a causa della bassa tecnologia dei depuratori costruiti nel secolo scorso, che determina una qualità degli scarichi insufficiente anche rispetto ai limiti di legge disposti dal Dlgs 152/2006. Il dossier di Legambinete denuncia anche lo scempio compiutosi sull'asta del fiume a causa di un eccessivo consumo di suolo: tutti i problemi del bacino Lambro–Seveso–Olona sono aggravati dall'elevato livello di artificializzazione del territorio, soprattutto nella fascia pedemontana: nelle province di Varese, Como, Lecco, Monza e Milano oltre 151.000 ettari di superficie sono urbanizzati (quasi la metà del dato dell'intera regione) mentre il territorio agricolo superstite è di soli 147.000 ettari.
Ma già al numero zero del rapporto emerge chiaramente qualcosa che non funziona: infatti i dati disponibili sono scarsi e non aggiornati, poiché non sono ancora accessibili in alcun modo dati sullo stato del Lambro raccolti nel 2009, non pubblicati perchè non ancora validati da ARPA.
“Condividiamo la battaglia per il Lambro balneabile nel 2015, ma vogliamo giocare a carte scoperte – dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – i dati sullo stato di salute del fiume devono essere raccolti con continuità e resi immediatamente pubblici. Basta misteri sullo stato delle acque superficiali lombarde, non si possono avere acque pulite se non c'è trasparenza sui monitoraggi dei corsi d'acqua. Se la politica lombarda vuole salvaguardare i fiumi, tenga i dati ben in vista, di misteri ne abbiamo già visti fin troppi nel disastro ambientale di Villasanta ed ogni qual volta si verifica uno sversamento o una moria di pesci”.
In ogni caso, balneabile o meno, Legambiente non aspetta il 2015 e oggi si getta nel fiume per il Big Jump: il 'grande salto' che si è svolto questa mattina contemporaneamente in tutti i grandi fiumi europei per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla qualità delle acque e sul recupero della balneabilità nei grandi corsi d'acqua, ma anche per ricordare alla politica che la buona qualità dei corsi d'acqua entro il 2015 non è una graziosa concessione di qualche governatore, ma un obbligo imposto dalla direttiva europea sulle acque (dir. 2000/60 CE), a cui le regioni del Bacino del Po hanno già annunciato di voler derogare per diversi fiumi, rinviando questo obiettivo al lontano 2027 e limitandosi, per il 2015 a raggiungere uno stato di qualità 'sufficiente'. Obiettivo che, nelle condizioni in cui versa il Lambro, non è per nulla scontato.
E così un gruppo di temerari ambientalisti ha sfidato le acque inquinate del Lambro proprio per ribadire che questo fiume deve tornare ad una condizione accettabile di salute. L'iniziativa di Legambiente si è svolta ad Agliate (MB) e ha visto la partecipazione di diverse associazioni tra le quali gli Amici della Natura, l'Associazione Le Contrade e Commissione Cultura Alternativa, in collaborazione con Contratto di Fiume di Regione Lombardia e Parco Valle Lambro, ma anche con il patrocinio dei comuni di Carate Brianza, Verano Brianza e Triuggio.
“Un tuffo tutti insieme per accendere i riflettori su questo fiume e ricordare al Presidente Formigoni il suo impegno per un Lambro balneabile entro il 2015 – riassume Legambiente – un impegno che è quasi una missione impossibile, se non si programmano investimenti enormi, a partire dal potenziamento del depuratore di Monza e dal ridisegno della rete di collettori e fognature: dobbiamo essere consapevoli che il Lambro non si ripulirà da solo, occorrerà un enorme impegno e una adeguata dotazione di risorse finanziarie per raggiungere l'obiettivo imposto dalla UE”.
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