martedì 13 luglio 2010

La causa è il caldo non l'inquinamento

Si pensava a una nuova emergenza inquinamento, in realtà la colpa è tutta del caldo che asciuga il fiume e non permette una buona ossigenazione delle acque. A farne le spese decine di pesci morti.

Monza, 10 luglio 2010 - Per qualche ora, è sembrato un «giallo». Decine di pesci sono stati trovati morti sulle sponde del Lambro, in particolare all’interno del Parco, all’altezza del Ponte delle Catene. E il pensiero è corso a quanto era accaduto il 23 febbraio scorso, quando dalla Lombarda Petroli, l’ex raffineria di Villasanta, erano stati sversate 2.600 tonnellate di gasolio e olio combustibile finite malauguratamente proprio nel Lambro e di qui fino al Po. Stavolta, per fortuna, quanto accaduto alla Lombarda Petroli non c’entrava niente. I pesci erano morti per una banale atossia, una mancanza di ossigeno come capita sovente in questa stagione.

Dunque, nessun veleno, nessuno sversamento malandrino, niente di niente. Prima di giungere a questa verità, erano però trascorse ore di apprensione. Partiamo dall’inizio. Le prime segnalazioni arrivano nel tardo pomeriggio di mercoledì. Qualcuno si accorge che sta accadendo qualcosa di particolare: ci sono diversi pesci (decine?) arenati sulle sponde e fra i sassi del Lambro, vicino al Ponte delle Catene. Dalle carcasse dei pesci emana odore di putrefazione. La segnalazione arriva subito a giornali e televisioni, la notizia monta.La segnalazione è già arrivata però intanto anche alle guardie ecologiche del Parco Regionale Valle del Lambro, che vanno a ispezionare il tratto di fiume che va da Cascina San Giorgio a Villasanta. I tecnici del Parco e dell’Arpa analizzano le acque del fiume: non c’è traccia di sostanze inquinanti. Viene invece rilevata una presenza inferiore alla media di ossigeno (7,7 mlg per litro contro una media stagionale di 9.2 mlg per litro).

"La maggior parte di pesci morti - precisano - sono stati trovati in tratti di fiume dove l’acqua era molto poca, con temperatura molto alta e dove la presenza di ossigeno era particolarmente bassa. Questo fa ritenere che la morte dei pesci sia da attribuire non a un’azione inquinante, ma a cause naturali. E in particolare a tre fattori: scarsità delle piogge, scarsità dell’acqua del fiume e mancanza di ossigeno".

E, col caldo, evapora pure il «giallo».

Fonte: Il Giorno articolo di Dario Crippa

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