venerdì 25 giugno 2010

Nuovo inquinamento, gasolio e solventi finiscono in roggia

DELLO. Un secondo allarme tre mesi dopo la scoperta della disastrosa contaminazione di trielina nella prima falda.
Sotto accusa ancora l'azienda finita nei guai per il disastro ambientale di tre mesi fa e che avrebbe già dovuto iniziare la bonifica.

Dall'altro ieri notte nuovo allarme ecologico nella Bassa causato da gasolio e solventi nel vaso Quadretto che lambisce la zona tra Dello e Quinzanello. Il sindaco di Dello, Ettore Monaco dopo essere risalito mercoledì notte all'origine dell'inquinamento in località Ponte Rosso ieri sera ha segnalato ad Arpa e carabinieri, chiamandoli per gli accertamenti del caso, che lo sversamento proviene dalla Eco Neproma spa, la lavanderia industriale accusata dell'inquinamento di trielina (quantitativi fino a 23mila volte superiori i limiti di legge) nella prima falda freatica di Dello riscontrato tre mesi fa. Proprio in questi giorni la Provincia di Brescia dopo che a metà maggio aveva dato 30 giorni all'azienda per iniziare la messa in sicurezza del sito, ha prorogato il termine di una settimana. Nel frattempo la ditta («che già in passato - dice il Broletto - era stata trovata due volte responsabile di inquinamento, anche se non così grave») continua a lavorare. La trielina è ancora lì a minacciare la falda profonda e contamina rogge utilizzate per irrigare i campi.
I TECNICI della Provincia e lo stesso assessore Stefano Dotti nei giorni scorsi si auguravano che la Eco Neproma iniziasse al più presto la messa in sicurezza: a installare delle pompe idrovore che captino l'acqua della prima falda e la depurino facendola passare in filtri a carboni attivi (ma se troppo inquinata potrebbe anche essere portata in discarica). Un'operazione «dal costo non inferiore al mezzo milione di euro», spiegano in Provincia. Ma la messa in sicurezza per l'azienda è l'unica strada per poter continuare a lavorare: a meno di non voler incappare in pesanti sanzioni o che decida di chiudere.
Per il piano definitivo di caratterizzazione invece (che consiste nell'indicare con esattezza tempi e modi della bonifica) la Eco Neproma avrà tempo fino a settembre. Resta comunque aperta la possibilità di un ricorso al Tar da parte della lavanderia. Sarebbe una mossa temporeggiatrice ma che gli enti temono.
PROCURA e Arpa sono ormai sicuri dell'inquinatore: i piezometri a nord della Eco Neproma rivelano che l'acqua è pulita, quelli appena a sud danno risultati spaventosi: inquinamento che oscilla tra i 100 e i 23.000 microgrammi al litro (contro un limite di legge di 1,1 microgrammi al litro). I sopralluoghi hanno confermato che la fonte dei veleni sta in una vasca di contenimento del solvente che serve per lavare gli stracci di fonderia e saranno le indagini a dire quanto sia il grado di dolo in quello sversamento. Se l'aspetto amministrativo della vicenda è seguito dalla Provincia, resta aperta la via penale, con l'imputazione di sversamento abusivo e disastro ambientale. Si occupa del caso il pm Michele Stagno, arrivato da poco a Brescia da Imperia. Mercoledì c'è stato anche un vertice in Procura (coordinato dal pm Salamone coordinatore del pool ambientale) per decidere il da farsi.
A Dello pochi hanno piena coscienza di quale sia la gravità dell'inquinamento: è invisibile, subdolo e non provoca effetti immediati; proprio come altri inquinanti a cui la nostra provincia è tristemente abituata. Fortunatamente si era subito attivato il sindaco Ettore Monaco, che all'indomani della denuncia presentata dalla ditta confinante, ha subito contattato l'Arpa. «Mi auguro che la Provincia faccia il possibile - spiegava nei giorni scorsi Monaco - per ridurre al minimo la tempistica per la messa in sicurezza del sito». Mercoledì notte, invece, la nuova segnalazione di inquinamento e la scoperta che le sostanze tossiche arriverebbero dalla medesima azienda finita nei guai solo poco tempo fa. Per Ettore Monaco e gli amministratori dellesi, tanto sconforto misto alla sensazione di essere impotenti nella difesa del territorio e dell'ambiente.

Fonte: Bresciaoggi.it articolo di Pietro Gorlani 25/06/2010

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