lunedì 11 aprile 2011

In 70mila attendono i risarcimenti - depuratori «fantasma», chiesto rimborso da 35 milioni di euro

PAVIA. Circa 35 milioni di euro da restituire agli utenti pavesi per canoni di depurazione versati ma non dovuti, proprio perchè in quei Comuni i depuratori non ci sono mai stati. I soldi, sollecitati dall'Ato ai gestori, non sono arrivati. Ora le associazioni dei consumatori chiedono il commissariamento degli stessi gestori.

Con una sentenza del 2008 la Corte Costituzionale ha stabilito che non era dovuto in ogni caso il corrispettivo di depurazione se gli utenti della zona non erano serviti dal relativo impianto, ovvero se la zona era scoperta. In quel momento erano 72 i Comuni privi di depuratore: in tutto 71mila famiglie sul territorio. E il corrispettivo versato, ma non dovuto e quindi da rimborsare da parte dei gestori (soprattutto Asm), ammontava, e ammonta, a circa 500 euro per famiglia. Calcolo che porta a un credito complessivo di circa 35 milioni di euro.

«Il governo con una legge aveva bloccato tutto quanto rimandando a un decreto ministeriale, datato settembre 2009 ma pubblicato nel febbraio del 2010, per stabilire quali quote andassero restituite agli utenti e per dilazionare le somme in cinque anni - spiegano Federconsumatori Pavia, Movimento consumatori, Cittadinanza Attiva, Adoc e Adiconsum -. Il governo, inoltre, poneva a carico degli utenti anche gli eventuali oneri di progettazione in corso d'opera e altri adempimenti burocratici. Presupposto del meccanismo individuato per la restituzione era l'obbligo di ricognizione degli ambiti scoperti, ai quali dovevano provvedere gli erogatori. Dati che dovevano essere comunicati all'Ato (Ambito territoriale ottimale) che diventava il centro regolatore della materia».

«In provincia di Pavia i Comuni, o le località, sprovvisti di depuratore erano, al momento della sentenza almeno 72, a cui si dovevano aggiungere i molti ambiti montani che spacciano le fosse Imof per depuratori - proseguono le associazioni di tutela dei consumatori pavesi -. Si trattava del 39% della popolazione che non era coperta dal servizio, e che ciò nonostante per anni ha dovuto pagare i corrispettivi». E precisano: «Dalla pubblicazione del decreto ministeriale, su nostra richiesta, l'Ato provinciale ha per ben tre volte sollecitato i gestori a trasmettere la documentazione richiesta per poter attivare le procedure di rimborso. L'Ato, a quanto ci risulta, ha anche inviato l'atto di diffida che però è rimasto lettera morta, al pari delle altre richieste. In sostanza i gestori, che in provincia di Pavia non sono pochi, hanno nelle loro casse soldi degli utenti che non restituiscono. E ora la Regione, per completare la beffa, emana un circolare che stabilisce come si restituiscono le quote e specifica che il tutto deve partire da una richiesta dell'utente. Sì, ma quali utenti? Se non abbiamo la ricognizione degli ambiti, chi sono gli aventi diritto?».

Le associazioni dei consumatori hanno deciso di intervenire con forza. «Chiediamo i commissari ad acta - concludono - per sopperire alle carenze dei gestori che chiameremo in responsabilità». Intanto sull'argomento prende posizione anche l'Ato. Il presidente, Delio Todeschini, ne parlerà martedì in giunta. «Il compito dell'Ato era quello di definire la somma da restituire agli utenti sulla base della documentazione che i gestori erano tenuti a trasmetterci - spiega Todeschini -. Ma quei documenti non ci sono mai arrivati. Nonostante le disposizioni di legge e i relativi solleciti, non si riesce a ottenere il risultato sperato. Tutto ciò ci lascia quantomeno perplessi».

Fonte: La Provincia pavese -
articolo di Donatella Zorzetto del 28/03/2011

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