Acque inquinate in 14 punti sul lago di Garda, dove le analisi hanno rilevato una concentrazione di batteri fecali al di sopra dei limiti di legge. Sei sono sulla sponda lombarda, 2 su quella trentina e infine gli altri 6 sulla costa veneta. Sui quattordici laghi italiani monitorati da Legambiente, in 6 regioni, alla fine sono stati 65 i campioni risultati inquinati. Tra i bacini più grandi la maglia nera nazionale va al lago di Como - con 15 punti critici, in media uno ogni 11 km di costa - e all’Iseo - con 9 campioni fuori dai limiti, mediamente uno ogni 7 km -.
Questo il bilancio complessivo al termine della sesta e ultima tappa della Goletta dei Laghi, la campagna per il monitoraggio e l’informazione dei bacini lacustri, quest’anno alla ricerca dei punti critici sulla qualità delle acque, realizzata in collaborazione con il COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Usati). I dati sono stati comunicati oggi durante una conferenza stampa a cui hanno partecipato Stefano Ciafani, responsabile scientifico nazionale di Legambiente e Barbara Meggetto, direttrice di Legambiente Lombardia.
Riflettori accesi dunque sul più grande bacino italiano che si estende in tre differenti regioni: Lombardia, Veneto e Trentino. Tre i punti risultati fortemente inquinati sulla sponda lombarda. Di questi, due sono “vecchie conoscenze” della Goletta dei Laghi, Desenzano e Limone del Garda, a cui quest’anno si aggiunge la new entry di Tignale, frutto delle segnalazioni al servizio “SOS Goletta” di Legambiente. Inquinati invece i punti a Moniga, Salò e Toscolano Maderno.
“Anche sul Garda c’è bisogno di urgenti interventi infrastrutturali, a partire dal basso lago - dichiara Barbara Meggetto, direttrice di Legambiente Lombardia -. Occorre adeguare il sistema di depurazione, anche alla luce dei nuovi sciagurati piani di sviluppo urbanistico, basati molto spesso sulla costruzione di seconde case. Bisogna risolvere il problema dei 130 sfioratori che scaricano a lago reflui non depurati durante le piogge, separando laddove possibile la rete delle acque bianche da quelle nere. E’ solo con questi interventi che si migliora la salute dei laghi e non cambiando ‘frettolosamente’ la normativa, così come ha fatto la Regione Lombardia”.
Il Pirellone ha infatti cambiato le regole del gioco anticipando l’entrata in vigore della nuova normativa sulla balneazione, il d.lgs. 116/2008, nonostante il decreto mille proroghe e una successiva circolare del ministero della Salute prevedessero anche per l’estate 2009 il monitoraggio delle acque secondo la vecchia legge del 1982, utilizzata da tutte le altre regioni italiane e dai tecnici della Goletta dei Laghi. Nel fare questo la Regione Lombardia non ha aspettato il completamento dell’iter del Ministero della Salute con l’approvazione del decreto attuativo senza il quale la nuova normativa non è pienamente applicabile, oltre a risultare più permissiva.
Con il cambio della normativa lombarda sulla balneazione, che Legambiente ha definito una “magia alla Houdini”, a diventare puliti “per decreto” sul lago di Garda sono ben 4 punti sui 6 riscontrati inquinati dall’associazione: Moniga, Salò, Toscolano Maderno e Limone del Garda.
Ma la Goletta ha analizzato tutto il lago di Garda. Sulla sponda veneta sono risultati fuori dai limiti 6 campioni. In particolare fortemente inquinati sono i 4 punti di Peschiera del Garda, Castelnuovo del Garda, Lazise e Bardolino. Inquinati invece i due campioni prelevati a Garda e a Torri del Benaco. In Trentino off limits invece i punti campionati a Torbole del Garda, risultato fortemente inquinato, e a Riva del Garda, dove ad essere inquinata è la foce dei fiumi Albore e Varone.
Si conclude dunque sul Garda il lungo viaggio della Goletta dei Laghi. I tecnici del laboratorio mobile hanno monitorato, in un mese, ben 14 laghi in 6 regioni (Lazio, Umbria, Piemonte, Lombardia, Veneto e Trentino). Alla fine sono 65 i punti critici rilevati da Legambiente, di cui 35 fortemente inquinati. Dal bilancio complessivo della campagna ambientalista emerge un dato significativo: è allarme foci sui laghi italiani. Infatti oltre la metà dei campioni risultati fuori dai limiti (35) è stata prelevata allo sbocco di torrenti e fiumi che scaricano a lago anche i reflui non depurati dei centri abitati delle aree interne. Dieci le foci trovate inquinate sul Garda, 6 sull’Iseo e sul Maggiore, 5 sul lago di Como, tre sul lago di Fondi nel Lazio e 2 sul Trasimeno in Umbria.
I dati di Goletta dei laghi confermano quanto emerso recentemente a proposito della mancata depurazione dei reflui fognari. È di qualche settimana fa la notizia dell’imminente avvio della procedura d’infrazione europea per la mancata applicazione della direttiva sul trattamento delle acque reflue in ben 525 comuni con oltre 15mila abitanti. Dati confermati dal Rapporto Blue Book 2009 di Utilitatis e Anea secondo il quale l’85% degli italiani è servito dalla rete di fognatura e solo il 70% da un impianto di depurazione.
“I numeri sulla mancata depurazione delle acque reflue sono da vera e propria emergenza nazionale - dichiara Stefano Ciafani, responsabile scientifico nazionale di Legambiente -. Siamo stanchi di sentir parlare di grandi e inutili infrastrutture, come il ponte sullo Stretto di Messina o le nuove autostrade del Nord Italia, quando si potrebbero utilizzare quelle risorse per opere pubbliche meno visibili ma più utili, come ad esempio i sistemi di fognatura e trattamento dei reflui fognari, evitando di pagare le sanzioni europee. Per garantire la salute dei bagnanti e la tutela dell’ambiente è necessario che entro la fine dell’anno il Ministero della Salute approvi il decreto attuativo, completando la normativa di recepimento della direttiva sulla balneazione. Solo così manterremo quel primato europeo che il nostro paese detiene dal 1982”.
Per il quarto anno consecutivo Goletta dei Laghi si è svolta anche grazie al contributo di COOU, il consorzio che in Italia ha l’importante compito di recuperare gli oli usati: grave minaccia per l’ambiente, specie se versati nelle acque dei nostri laghi. “L’olio lubrificante usato - ha detto Paolo Tomasi, Presidente del Consorzio Obbligatorio Oli Usati - è un rifiuto pericoloso. Basti pensare che, se versati in un lago, 4 kg di olio usato - pari al cambio d’olio di una sola auto - inquinano una superficie grande quanto sei piscine olimpiche. Ma se correttamente recuperato l’olio usato può trasformarsi in una preziosa risorsa economica. In 25 anni di attività, attraverso la rigenerazione, il COOU ha consentito all’Italia di risparmiare 1 miliardo di euro sulle importazioni di petrolio. Risultati del genere sono resi possibili anche grazie alla collaborazione di tutti. Partecipare a “Goletta dei laghi” ci consente di rafforzare questa alleanza con il nostro interlocutore più importante: il cittadino”.
Comunicato stampa Legambiente 30/7/2009
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