"Sulla sua pelle scorreva acqua quasi a coprirlo come una veste intangibile e fresca".
venerdì 30 ottobre 2015
mercoledì 28 ottobre 2015
Da sempre Legambiente denuncia lo stato di degrado del Seveso
Milano,
28
ottobre 2015
Comunicato
stampa
Ora che anche la Procura di
Milano ci ha dato ragione
troviamo la cura per questo fiume prima che sia troppo tardi
Basta cemento vicino al torrente,
ripuliamo le acque e delocalizziamo
le aree produttive e
abitazioni a rischio
Da
decenni
Legambiente e le associazioni del territorio denunciano lo stato
di
degrado del torrente Seveso e del suo territorio. Spesso
controcorrente e
lasciati soli dall'immobilismo delle amministrazioni, vediamo
infine riconosciute
le nostre ragioni da parte della Procura di Milano che oggi ha
ufficializzato
un lungo lavoro di mappatura, svolto dalle Polizie provinciali e
dal Corpo
forestale, di tutte le criticità e gli abusi perpetrati in più
di cinquant’anni
lungo il corso d'acqua.
Legambiente
plaude
a questo lavoro necessario e fondamentale, ma che sarebbe stato
utile
realizzare da parte delle istituzioni sovralocali, prima di ogni
programmazione
urbanistica e di sistema. Adesso che il
problema è noto a tutti, bisogna trovare la cura, ma soprattutto
il percorso
per prevenirne che le situazioni si aggravino. Ovvero bisogna
avere una vision del
futuro per tutto il
sottobacino del Seveso. Un’idea coerente e condivisa dalle
amministrazioni
comunali, che poi sul territorio devono calarla in maniera
attiva e
partecipata. Non più subendo le istanze dei privati, per quanto
importanti, ma
dirigendone le scelte verso un disegno comune. Il gruppo tecnico
dei Contratti
di Fiume sta realizzando un Piano di Sottobacino che riteniamo
importante, ma
parallelamente devono essere approvate norme coraggiose per
rendere il principio
dell'invarianza idraulica una realtà diffusa in Lombardia
(le acque
prodotte in un territorio urbanizzato dovranno essere gestite
nel territorio
stesso), il vincolo di non edificabilità a 10 metri dal
corso d'acqua inderogabile
e pensare in un futuro a delocalizzare aree produttive e
abitazioni a
rischio. E' chiaro a tutti inoltre che, finchè dovremo gestire
acque di
qualità fra il pessimo e lo scadente, tutto sarà più complesso.
Sia in termini
di rapporto con i cittadini che di sicurezza per la qualità
delle acque di
falda. Fondamentale è chiudere il problema del collettamento e
testare il
sistema depurativo del Seveso. Mai più acque di fogna nel Seveso
o nei suoi
diretti affluenti.
“E’ una sfida impossibile? Noi pensiamo di no – dichiara Lorenzo Baio, settore acqua di Legambiente Lombardia - La riqualificazione della Ruhr in Germania, un'area che assomiglia a quella del bacino Lambro Seveso e Olona, ci insegna che è possibile disegnare un progetto di drenaggio urbano che sia capace di rispondere in modo flessibile agli eventi climatici, garantisca miglior efficienza d'uso della risorsa e una superiore qualità delle acque restituite ai corpi. Il tutto riqualificando un territorio vasto ed estremamente complicato. Chiediamo anche ai comuni del sottobacino del Seveso, coadiuvati dallo strumento dei Contratti di Fiume, di farsi portavoce di una nuova visione perché si passi dalle parole ai fatti”.
martedì 20 ottobre 2015
martedì 13 ottobre 2015
La messa in sicurezza dello scolmatore
In arrivo uno stanziamento di € 450.000 euro
per gli interventi urgenti sulle sponde del Ticino in prossimità del
canale scolmatore
Scarica qui la D.G.R. n.X/4058
Dopo
la piena eccezionale del Ticino, avvenuta a metà del mese di novembre
2014, lo sbocco del Canale Scolmatore in prossimità del fiume è stato
completamente spazzato via creando non pochi problemi alle aree
circostanti.
Una grande mobilitazione da parte di enti, associazioni e singoli cittadini attuata anche attraverso la raccolta di più di 1.000 firme ha sensibilizzato gli Enti competenti sulla necessità di prevedere interventi urgenti di ripristino.
Sono seguiti incontri tra l’Amministrazione Comunale, Regione Lombardia e AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po) al fine di sollecitare i necessari finanziamenti.
La Regione Lombardia ha deciso quindi di stanziare, nell’ ambito del “Programma di interventi prioritari e urgenti di manutenzione dei corsi d’acqua e delle opere idrauliche e finanziamento di progettazioni di interventi strutturali” un finanziamento a favore del Comune di Abbiategrasso per il “ripristino difesa spondale sul fiume Ticino alla confluenza con il Canale Scolmatore di Nord Ovest” pari a €.450.000,00 tramite Delibera di Giunta Regionale D.g.r. 18 settembre 2015 - n. X/4058.
Nel frattempo, al fine di intervenire in maniera appropriata, lungo tutto il corso del fiume Ticino, è stato svolto, a cura dell’Aipo, un rilievo batimetrico che ha fornito dati sulla portata del fiume e sui vari sedimenti che determinano differenti profondità lungo il suo corso.
Una grande mobilitazione da parte di enti, associazioni e singoli cittadini attuata anche attraverso la raccolta di più di 1.000 firme ha sensibilizzato gli Enti competenti sulla necessità di prevedere interventi urgenti di ripristino.
Sono seguiti incontri tra l’Amministrazione Comunale, Regione Lombardia e AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po) al fine di sollecitare i necessari finanziamenti.
La Regione Lombardia ha deciso quindi di stanziare, nell’ ambito del “Programma di interventi prioritari e urgenti di manutenzione dei corsi d’acqua e delle opere idrauliche e finanziamento di progettazioni di interventi strutturali” un finanziamento a favore del Comune di Abbiategrasso per il “ripristino difesa spondale sul fiume Ticino alla confluenza con il Canale Scolmatore di Nord Ovest” pari a €.450.000,00 tramite Delibera di Giunta Regionale D.g.r. 18 settembre 2015 - n. X/4058.
Nel frattempo, al fine di intervenire in maniera appropriata, lungo tutto il corso del fiume Ticino, è stato svolto, a cura dell’Aipo, un rilievo batimetrico che ha fornito dati sulla portata del fiume e sui vari sedimenti che determinano differenti profondità lungo il suo corso.
Milano incontra Essen, Green Capital Europea 2017
Milano, 13 ottobre
2015
COMUNICATO
STAMPA
La città tedesca presenta la sua strategia di adattamento climatico
Al
centro delle città del futuro? La gestione delle acque di pioggia
Milano come Essen? E’ la sfida che
Legambiente e Gruppo CAP lanciano da Expo immaginandosi, anche per la nuova
Città Metropolitana, un cambio di passo nella gestione delle acque come quello
che ha consentito a Essen, grande centro nella metropoli della Ruhr di ottenere
dalla Commissione Europea il riconoscimento di European Green Capital 2017, come ha spiegato questa mattina la
vicesindaca Simone Raskob nel
convegno promosso da CAP e Legambiente a Cascina Triulza in Expo. Il programma
ambientale della città tedesca che ha maggiormente impressionato la giuria
prevede di gestire in maniera differenziata l'acqua di pioggia, a partire da un
primo obiettivo che fissa al 15% la quota di acque piovane da sottrarre al
sistema misto di fognature da qui al 2020. Lo sforzo sarà quello di trovare le
soluzioni innovative capaci di permettere a queste acque di arrivare in falda o
di essere recapitate ai corsi d’acqua naturali senza sovraccaricare il sistema
dei collettori e dei depuratori, e dilazionandone la restituzione così da
attenuare le piene fluviali e i connessi rischi di esondazione. Fra le
soluzioni adottate c'è lo sviluppo di infrastrutture verdi urbane, che
affiancano alla tradizionale funzione del verde, pubblico e privato, anche la
gestione delle acque piovane con soluzioni quali il ricorso a trincee drenanti,
tetti verdi, bacini di ritenzione, rinaturalizzazione, scopertura ed espansione
dei corsi d'acqua.
“Quello tra le città e la gestione delle
acque è sempre stato un rapporto delicato – dichiara Alessandro Russo, presidente CAP Holding - tanto più oggi che
dobbiamo pensare al superamento degli stretti confini amministrativi per un
approccio su scala di bacino, costruendo un vero smart land. Un territorio
intelligente in cui i temi dell’acqua possano essere affrontati in modo
integrato. Da parte nostra – continua Russo – in qualità di gestore del
servizio idrico affermiamo da tempo che siamo pronti ad occuparci per esempio
delle acque meteoriche, la cui gestione oggi è parcellizzata fra troppi enti
diversi. L’esempio di Essen è illuminante: si tratta di un’area urbanizzata che
per dimensioni e densità è molto simile alla nostra e rappresenta senz’altro un
modello stimolante”.
Oggi la sfida è quella di governare i
processi di trasformazione urbana progettando un'infrastruttura idrica
intelligente e diffusa, che trattenga le acque piovane, le gestisca, ne
contempli il riutilizzo per usi compatibili, crei nuovi paesaggi urbani che
assecondino e moderino i deflussi. Il tema non è solo quello di 'contenere' le
acque attraverso la proliferazione di vasche e bacini artificiali, ma di
introdurre i concetti di resilienza idrica nei criteri di progettazione ed
esecuzione di edifici, quartieri, e soprattutto nella rigenerazione di intere
parti di città, riducendo l'impermeabilizzazione delle superfici e consentendo
di gestire in modo efficace ed ecologico la circolazione idrica, ed aumentando
la sicurezza a tutto beneficio dei cittadini, rispetto ai rischi connessi ai
fenomeni climatici estremi.
“Occorre disegnare un progetto delle
acque di città che sia capace di rispondere in modo non rigido agli impulsi
meteoclimatici, garantisca miglior efficienza d'uso della risorsa e una
superiore qualità delle acque restituite ai corpi idrici – insiste Damiano Di
Simine, presidente Legambiente Lombardia -. Per questo oggi prendere esempio da
città virtuose come Essen è prioritario per un’area come quella metropolitana
di Milano, che ad ogni fenomeno di pioggia intensa vede allagarsi i propri
quartieri proprio a causa della pervasiva cementificazione e
impermeabilizzazione dei suoli e delle aree fluviali. Occorre un ripensamento
degli approcci ingegneristici puri con cui fino ad oggi si sono disegnate le
reti scolanti, e per farlo bisogna pensare alle città come organismi complessi
e capaci di adattarsi al clima che cambia: per questo non basta più pensare di
gestire lo smaltimento delle acque solo realizzando tubi che scaricano verso i
comuni a valle, l'acqua deve essere invece trattenuta, gestita, e se possibile
utilmente impiegata”.
Ufficio Stampa Gruppo CAP
Ufficio stampa Legambiente Lombardia Scarica la presentazione di Essen
venerdì 9 ottobre 2015
Premana cala a valle a difesa della sua acqua
In cinquanta stamattina in Provincia contro la
centrale idroelettrica. La Soprintendenza e il Comune chiedono modifiche
. «Devasta il territorio, non bastano correttivi al progetto»
Gli alpigiani di Premana capitanati dal presidente del comitato per salvare il Fraina e tutti gli altri corsi d’acqua, Mauro Spazzadeschi, e anche alcuni rappresentanti di Legambiente - in tutto una cinquantina di persone - hanno pacificamente occupato la sala del terzo piano del palazzo della Provincia in corso Matteotti dove era riunita la prima conferenza dei servizi . All’ordine del giorno una prima valutazione del progetto presentato dalla società “Energia Futuro” di Sondrio, che opera nel campo delle energie rinnovabili, per costruire una mini centrale idroelettrica captando appunto l’acqua del torrente Fraina. Ma quel torrente non si tocca, secondo i premanesi che non hanno esitato a mobilitarsi per mettersi di traverso a un’operazione avviata già, però, sulla strada della conclusione per quanto invisa e avversatissima dalla gente di Premana
in questa prima seduta dell’iter di autorizzazione, comunque, il progetto non ha incassato i pareri favorevoli degli enti preposti. Lo Ster, ovvero la Regione, ha chiesto integrazioni, idem la Provincia, il Comune di Premana, nella persona del sindaco Nicola Fazzini, ha manifestato tutte le sue perplessità , per non parlare poi della Soprintendenza ai beni ambientali che ha a sua volta chiesto ulteriori integrazioni.
Il progetto insomma non convince e la decisione di una sospensione di novanta giorni in attesa di modifiche da parte della società, riaccende la speranza del partito di chi vuole salvare il torrente a tutti costi.
Fonte: La Provincia di Lecco - 7 ottobre 2015
SUPERSTRADA VIGEVANO-MALPENSA: DALLE ORGANIZZAZIONI AMBIENTALI LOMBARDE UN SECCO NO ALLA DISTRUZIONE DEL PAESAGGIO AGRICOLO ABBIATENSE
Milano, 8
ottobre
2015
Comunicato stampa
E' stato condiviso oggi da una vasta platea di associazioni ambientaliste e organizzazioni no-profit attive in campo ambientale un appello contro quello che a molti appare come l'ennesimo ecomostro stradale: il collegamento Vigevano-Malpensa, che attraversa territori agricoli pregiati tra Parco Sud Milano e Parco del Ticino. L'occasione è stata costituita dall'annuale incontro di Fondazione Cariplo con le organizzazioni di area ambientale. La allarmante situazione è stata esposta alla presenza dei dirigenti della Fondazione, le cui erogazioni sono state spesso legate a progetti per la cura e la connessione ecologica proprio in questo ambito. Gli ambientalisti e le organizzazioni no-profit hanno condiviso le preoccupazioni delle imprese agricole dell'abbiatense, ovvero che questa infrastruttura possa compromettere i delicati equilibri dell'area agricola più pregiata della città metropolitana milanese. "Sarebbe paradossale che nel 2015, in cui il mondo celebra l'anno internazionale del suolo e Milano vede chiudersi una esposizione universale interamente dedicata al cibo, questo territorio venisse ferito da una infrastruttura che rispetto a queste risorse si mostra del tutto indifferente" conclude l'appello, che chiede di spostare le risorse economiche pubbliche per la realizzazione della superstrada verso progetti più compatibili di razionalizzazione della viabilità e del trasporto collettivo.
Di seguito
il testo dell'appello:
Appello per la difesa del suolo e del paesaggio agricolo abbiatense
Nella città
metropolitana milanese
esiste un territorio agricolo estremamente pregiato, punteggiato
di cascine
secolari nelle quali vivono da generazioni le medesime famiglie
di agricoltori
dedite al miglioramento funzionale e all’ammodernamento delle
strutture aziendali.
Ci troviamo di fronte ad un modello agricolo contraddistinto da
vasti
appezzamenti di terreno coltivato, con aziende di medie e
piccole dimensioni,
custodi dei paesaggi agrari che oggi sono interamente ricompresi
nel territorio
di due parchi regionali: il Parco del Ticino e il Parco Agricolo
Sud Milano.
Questo
irripetibile e vitale mosaico
paesaggistico, che beneficia di una particolare fertilità dei
suoli e ricchezza
del reticolo irriguo, è ora seriamente minacciato da un nuovo
collegamento stradale,
quello tra Vigevano, Albairate e Magenta, che rappresenta il
proseguimento - a
sud della A4 - della superstrada Boffalora – Malpensa. Questo
progetto, già
finanziato dal CIPE e posto in carico ad ANAS, ha la pretesa di
affrontare nodi
viabilistici reali, tutti risolvibili con interventi puntuali di
decongestionamento e circonvallazione sulla viabilità esistente,
ma sceglie di
farlo con una nuova infrastruttura lineare la quale, correndo a
ridosso del
confine tra Parco del Ticino e Parco Sud, tronca o compromette
molte
connessioni ecologiche e paesaggistiche tra le due aree
protette.
Il dichiarato
beneficio di questa nuova
opera non appare supportato da una seria valutazione di
efficacia in ordine ai
costi, economici e ambientali, che la sua realizzazione
comporta: ad esempio
per quanto riguarda la frammentazione dei fondi agricoli, la
riduzione di
superfici coltivabili, la perdita di superfici per la gestione
dei reflui
zootecnici, la maggior dipendenza da importazioni di foraggi,
l'interferenza
con l'infrastruttura irrigua che mette a rischio il tipico
sistema di
irrigazione per scorrimento, che risulta qui particolarmente
appropriato a
perpetuare la fertilità e la produttività della terra. Nel
delicato equilibrio
entro cui le aziende agricole riescono a generare il loro
reddito, ogni aumento
di costi aziendali potrebbe risultare critico perfino per la
sopravvivenza di
molte imprese.
Stiamo
parlando di aziende che hanno
dimostrato in più occasioni, anche con progetti ammessi al
sostegno di
Fondazione Cariplo e con l'utilizzo coordinato di fondi UE per
lo sviluppo
rurale, di saper costruire distretti e alleanze virtuose,
finalizzate al
recupero e alla valorizzazione degli elementi agroecologici del
paesaggio,
all'introduzione di tecniche di coltivazione sostenibili, alla
conversione al
biologico e alla valorizzazione turistica del territorio,
stringendo alleanze
con organizzazioni di consumatori, distretti di economia sociale
e associazioni
ambientaliste, oltre che con i parchi e le altre istituzioni di
governo
territoriale, con una vitalità e una partecipazione che ha
saputo mantenere
vivo e vivace il sistema di relazioni e di custodia del
territorio anche nei
momenti più difficili di crisi economica. Non stupisce perciò
che siano state
proprio le aziende agricole, e le loro organizzazioni, a
prendere parola per
chiedere che la nuova strada non venga realizzata, e affinchè le
risorse
pubbliche stanziate vengano collocate in modo mirato alla
risoluzione dei nodi
critici, come l'attraversamento di centri urbani e
l'eliminazione delle
intersezioni semaforiche. Resta ancora non attuato anche il
collegamento dei
maggiori centri al servizio ferroviario suburbano, che oggi si
attesta ad
Albairate, sebbene l'infrastruttura ferroviaria esista e
richieda solo degli adeguamenti
per servire le città di Abbiategrasso e Vigevano.
Il progetto di
questa infrastruttura
rappresenta una minaccia per un percorso di miglioramento
ecologico del
territorio mirabilmente costruito dal basso; è inoltre un
progetto obsoleto,
che non tiene conto delle nuove prospettive di sviluppo della
mobilità di cui
la città metropolitana dovrà farsi carico, non compatibili con
l'aumento di
traffico e degli impatti dell'infrastruttura su suolo,
biodiversità e salute
umana. Inoltre, il problema dei mutamenti climatici ci impone,
ora, di ridurre
il consumo di combustibili fossili e di favorire progetti
virtuosi per la
riduzione dell'uso dell'auto anziché a favore.
Il territorio
rurale abbiatense è oggi
un laboratorio di sviluppo di produzioni sostenibili e di
ricostruzione delle
connessioni ecologiche del paesaggio agrario. La sua
collocazione entro la
città metropolitana deve rappresentare una opportunità in più e
non una
minaccia per la perpetuazione del paesaggio agricolo. Sarebbe
paradossale che
nel 2015, in cui il mondo celebra l'anno internazionale del
suolo e Milano vede
chiudersi una esposizione universale interamente dedicata al
cibo, questo
territorio venisse ferito da una infrastruttura che rispetto a
queste risorse
si mostra del tutto indifferente.
CHIEDIAMO
PERTANTO DI CANCELLARE IL
PROGETTO ANAS PER UNA NUOVA SUPERSTRADA TRA VIGEVANO E MALPENSA,
E DI
PROGETTARE LE INFRASTRUTTURE UTILI SENZA PER QUESTO NEGARE IL
RISPETTO DOVUTO
ALLA STORIA, ALLE TRADIZIONI E ALLE RISORSE NATURALI DI QUESTO
TERRITORIO
Sottoscrivono
il presente appello
i rappresentanti delle associazioni:
Legambiente
Lombardia
VAS Lombardia
WWF Lombardia
Italia Nostra Milano-Cintura Metropolitana
Acli Anni Verdi
FAI Lombardia
AmbienteAcqua ONLUS
Alchimia Cooperativa Sociale ONLUS
Forum Cooperazione Tecnologia
Associazione 100 Cascine
Cooperativa Eliante
Venti Sostenibili
Eco dalle Città
Progressi.org
Coop Soc. Praticare il Futuro
(seguono adesioni individuali)
riunite oggi, 8
ottobre 2015, a Milano presso la sede della Fondazione Cariplo,
in occasione
dell’incontro annuale tra la Fondazione e le organizzazioni
private no profit
attive in campo ambientale.
WWF Lombardia
Italia Nostra Milano-Cintura Metropolitana
Acli Anni Verdi
FAI Lombardia
AmbienteAcqua ONLUS
Alchimia Cooperativa Sociale ONLUS
Forum Cooperazione Tecnologia
Associazione 100 Cascine
Cooperativa Eliante
Venti Sostenibili
Eco dalle Città
Progressi.org
Coop Soc. Praticare il Futuro
(seguono adesioni individuali)
giovedì 8 ottobre 2015
Pedemontana e rischio idrogeologico: Legambiente vuole vederci chiaro
Milano,
8
ottobre 2015
Comunicato
stampa
La nuova autostrada autorizzata a scaricare portate idriche in grado di raddoppiare l’onda di piena del Lura
Quali rischi per il territorio? Quali le responsabilità dei cantieri in alveo per le secche che hanno colpito negli scorsi mesi il torrente nel suo tratto saronnese?
“Non
c’è
pace per il Lura”, questo il titolo della serata organizzata da
Legambiente
per questa sera a Saronno. Occasione in cui l'associazione, che
ha invitato
rappresentanti di Regione Lombardia, del Parco del Lura e di
Pedemontana, vuole
approfondire le problematiche di questo corso d'acqua che scorre
dai colli
comaschi alle porte di Milano. Sarà un confronto aperto, per
parlare degli
effetti che la costruzione dell'autostrada Pedemontana ha avuto
e potrà avere
su questo torrente, ma sarà incentrato su due problematiche
specifiche. La
prima è che il Lura, dall'avvio dei cantieri dell'autostrada, ha
visto una
diminuzione sensibile della propria portata di magra con gravi
effetti in
particolare nel saronnese. Colpa dei lavori di Pedemontana che
hanno provocato
lo stravolgimento dell'alveo naturale del torrente o effetto
della calda
estate? Di certo a luglio ha piovuto poco, ma non è stata
un'annata record
quanto a siccità, ed inoltre le secche si sono riproposte anche
in mesi molto
più piovosi. “Ad oggi non abbiamo certezze sulle responsabilità
del cantiere
autostradale nel determinare questo grave stato di cose -
denuncia Giulia Alliata, del circolo Legambiente di Saronno
- I dati sulla
portata del Lura a valle del cantiere sono stati rilevati, ma
fino ad oggi
abbiamo incontrato un muro di fronte alle richieste di avere
accesso a questi
dati. Certo se si dimostrerà che ci sono responsabilità di
Pedemontana o
dell'impresa appaltante, i danni ambientali e le opere di
ripristino li
chiederemo a loro”.
L’altra
grande
problematica, assai più grave, è quella legata
all'autorizzazione allo
scarico delle acque meteoriche raccolte dalla tratta
autostradale che corre tra
valle del Lura e SS35: sono le acque di piattaforma stradale, ma
anche quelle
di una intera porzione di bacino in territorio comasco, deviate
artificialmente
nel Lura per consentire a Pedemontana di correre in trincea
profonda senza
allagarsi alla prima pioggia. Secondo il progetto di
infrastruttura, queste
acque - che potrebbero convogliare un'onda di piena anche di 30
mc/sec -
avrebbero dovuto essere confinate in un bacino artificiale prima
di essere
scaricate nel torrente, proprio per evitare l'eventualità di un
evento in cui
una simile enorme portata si sommasse all'onda di piena del
Lura, causando
inedite devastazioni a valle. Ma la vasca di laminazione di
Pedemontana non è
stata realizzata, e difficilmente lo sarà almeno per i prossimi
5 o 10 anni
(periodo per il quale Pedemontana ha ottenuto l'autorizzazione
provvisoria allo
scarico anche in assenza di vasche). “Da anni, inascoltati,
segnaliamo a
prefetture e autorità di protezione civile l'inaccettabile
rischio a cui la
realizzazione di Pedemontana espone le comunità rivierasche del
Lura, in
particolare tra Saronno e Rho - dichiara Damiano Di
Simine, presidente
di Legambiente Lombardia - Abbiamo anche diffidato le
autorità di controllo
dall'autorizzare lo scarico in assenza della vasca di
laminazione progettata
tra Lomazzo e Bregnano. Adesso non ci tocca altro che sperare
che non piova
troppo nei prossimi anni: ma in caso di alluvione sapremo a chi
chiedere conto
dei danni a persone e cose”.
mercoledì 7 ottobre 2015
IL PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE: STRUMENTO DI TUTELA O GRIMALDELLO PER LO SFRUTTAMENTO IDROELETTRICO DEI TORRENTI?
Incontro pubblico
Un pomeriggio di informazione e confronto sui temi della tutela delle acque dei nostri
torrenti e sulla situazione nel resto delle Alpi.
SAINT CHISTOPHE, SALA DELLA BIBLIOTECA COMUNALE
DOMENICA 11 OTTOBRE, ore 15
Interverranno:
- Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente
- Lucia Ruffato del “Comitato acque delle Alpi”
La tutela dei corsi d'acqua e lo sviluppo dell'energia idroelettrica alla luce delle modifiche normative nazionali ed europee.
- Nella seconda parte del pomeriggio, dibattito pubblico sulla situazione valdostana
relativamente all'aggiornamento del Piano Tutela Acque in corso e allo stato dei torrenti
nella Regione, con particolare riguardo alla realizzazione delle centraline idroelettriche.
Le Istituzioni sono state invitate a partecipare.
Modera Alessandra Piccioni, Legambiente Valle d'Aosta
Un pomeriggio di informazione e confronto sui temi della tutela delle acque dei nostri
torrenti e sulla situazione nel resto delle Alpi.
SAINT CHISTOPHE, SALA DELLA BIBLIOTECA COMUNALE
DOMENICA 11 OTTOBRE, ore 15
Interverranno:
- Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente
- Lucia Ruffato del “Comitato acque delle Alpi”
La tutela dei corsi d'acqua e lo sviluppo dell'energia idroelettrica alla luce delle modifiche normative nazionali ed europee.
- Nella seconda parte del pomeriggio, dibattito pubblico sulla situazione valdostana
relativamente all'aggiornamento del Piano Tutela Acque in corso e allo stato dei torrenti
nella Regione, con particolare riguardo alla realizzazione delle centraline idroelettriche.
Le Istituzioni sono state invitate a partecipare.
Modera Alessandra Piccioni, Legambiente Valle d'Aosta
Festival dell'acqua di Milano
Il Festival dell’Acqua è alle porte, e le porte quest’anno saranno quelle di casa nostra. Dal
5 al 9 ottobre la manifestazione nazionale più ampia e completa dedicata ogni due anni alla risorsa idrica, promossa da Utilitalia,
si terrà infatti al Castello Sforzesco di Milano.
Il Gruppo CAP, oltre alla partecipazione ad una decina di eventi in
programma, disseterà, in collaborazione con MM, i partecipanti al
Festival con una casa dell’acqua identica a quelle installate ad EXPO.
Il programma del Festival è consultabile all’indirizzo http://www.festivalacqua.org/
È possibile partecipare a tutti gli eventi gratuitamente, previa registrazione online al link: http://www.festivalacqua.org/richiesta-di-partecipazione
Il calendario degli appuntamenti in cui interverranno relatori del Gruppo CAP:
5 OTTOBRE
h 13.00 - 14.00 Testimonianze dal Senegal
Fabio Ferrari, Gruppo
CAP
6 OTTOBRE
h 14.00 - 17.00 Politica dell’acqua in Europa: sfide e risultati
Michele Falcone, Direttore
Generale del Gruppo CAP
h 15.45 - 16.45 Ossigeno, Ozono e Anidride Carbonica
gli alleati preziosi dell’acqua
Davide Chiuch, Gruppo
CAP
7 OTTOBRE
h 09.30 - 12.45 Investimenti e sviluppo delle imprese operanti sui servizi a rete
Alessandro Russo, Presidente di CAP Holding
h 14.00 - 17.15 Emergenze idriche e tutela del territorio
Alessandro Russo, Presidente di CAP Holding
h 14.30 - 17.30 Incontro sulla Drinking Water Directive [DWD]
Michele Falcone, Direttore
Generale di CAP Holding
8 OTTOBRE
h 12.45 - 14.00 Chioschi dell’acqua fra territorio e tecnologie
Alessandro Russo, Presidente
di CAP Holding
h 9.30 - 12.30 Qualità, controlli, sicurezza: acqua da bere
Davide Chiuch,
CAP Holding
h 9.30 - 11.20 Acque reflue in Lombardia: impegni e regole
Pier Carlo Anglese, CAP
Holding
h 14.00 - 17.30 Acqua da pulire, recuperare, controllare
Cesare Cristoforetti
9 OTTOBRE
h 14.00 - 17.00 Acqua bene comune o bene del comune?
Economia e governance del
bene acqua
Alessandro Russo, Presidente
di CAP Holding
e
Michele Falcone, Direttore generale CAP Holding
e coordinatore task force CEEP
X Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume a Milano
Gentili Signore, gentili Signori, Abbiamo il piacere di inviarVi il programma delle due giornate del X Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume che si terrà a Milano i prossimi 15 e 16 ottobre 2015. Il X Tavolo si concentrerà sulla “Buona governance” quale occasione di miglioramento delle politiche sull’acqua, evidenziando il ruolo chiave delle Regioni e delle comunità locali nel determinare il cambiamento. Le due giornate di lavoro consentiranno ai partecipanti di avere una ampia panoramica sulle esperienze in corso e sui risultati raggiunti dai Contratti di Fiume, favorendo lo scambio di idee e testimonianze. In allegato al presente invito trovate il documento "Definizioni e requisiti qualitativi di base dei Contratti di Fiume". A questo indirizzo web http://www.ersaf.lombardia.it/servizi/eventi/dettaglio_iscrizione.aspx?ID=94 è possibile iscriversi alle sessioni dell’evento. Vi preghiamo di compilare la scheda di iscrizione in ogni sua parte in modo tale da permetterci, nel caso vi sia utile, anche l'invio di un pass per la giornata del 15 ottobre in EXPO Milano 2015. A questo indirizzo www.contrattidifiume.it/2199,News.html è possibile trovare tutte le informazioni pratiche per gli hotel ed i trasferimenti necessari per raggiungere EXPO (prima giornata) e la sede di Regione Lombardia (seconda giornata). Grazie per la cortese attenzione. Distinti Saluti Endro Martini, Presidente ALTA SCUOLA, Responsabile Premio Nazionale Contratti di Fiume 2015 www.altascuola.org
martedì 6 ottobre 2015
NOVE ASSOCIAZIONI PROMUOVONO UNA PETIZIONE POPOLARE IL PRESIDENTE MATTARELLA DIFENDA IL PARCO NAZIONALE DELLO STELVIO
Comunicato stampa
La Petizione: http://bit.ly/SalviamoloStelvio
Da oggi è on-line sulle pagine web istituzionali e i siti social di 9 associazioni e su Change.org la petizione popolare contro lo smembramento del Parco nazionale dello Stelvio.
CTS, FAI, Federazione Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, Mountain Wilderness, Touring Club Italiano, WWF nella Petizione rivolta al Presidente della Repubblica chiedono di non avallare con propri atti la Mal/Intesa sottoscritta l’11 febbraio scorso dal Ministero del’Ambiente, dalla Regione Lombardia e dalla Province autonome di Trento e di Bolzano sul parco nazionale dello Stelvio. Nel loro appello le associazioni chiedono che continui ad essere garantita una gestione autonoma, unitaria, nazionale dell’area protetta e si eviti di assecondare gli appetiti localistici contro natura dei cacciatori e di chi preferisce il grigio dell’asfalto e del cemento al verde di un’area protetta
Le Associazioni sostengono che con l’Intesa sottoscritta l’11 febbraio 2015 il Parco dello Stelvio difficilmente può ancora essere qualificato come nazionale. Due i motivi principali:
1) non esiste più una gestione affidata ad un ente nazionale autonomo con propria personalità giuridica, né una governance unitaria a tutela della natura; al contrario, le due Province di Trento e di Bolzano e la Regione Lombardia possono decidere di operare indipendentemente nelle loro rispettive zone di competenza;
2) nel comitato di coordinamento, che ha solo poteri generici di indirizzo, prevalgono gli interessi locali e non c’è alcuna vigilanza sulla gestione quotidiana dell’area protetta da parte dal Ministero dell’Ambiente.
Il Parco Nazionale dello Stelvio, istituito nel 1935, è uno dei parchi più antichi d’Europa ed il più esteso dell’arco alpino. Il Parco è nato per proteggere la fauna, la flora e i paesaggi del gruppo montuoso Ortles-Cevedale e le vallate alpine della Lombardia, Trentino e Alto Adige e per proteggere specie a rischio tutelate da convenzioni internazionali e dalle normative comunitarie come aquile, stambecchi, camosci, lupi e orsi, gipeti, galli cedroni, pernici bianche.
Roma, 5 ottobre 2015
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