giovedì 20 novembre 2014

Consumo di Suolo: la Lombardia spalanca le porte alla speculazione

Milano, 18 novembre 2014                                                                               Comunicato stampa


Nella legge in discussione non c'è traccia di soglie e disincentivi alle urbanizzazioni in terreni agricoli, e nessun incentivo per la rigenerazione urbana: solo procedure agevolate per realizzare rapidamente le previsioni espansive dei piani di governo del territorio



“La legge regionale sul consumo di suolo va rivista in tutti i suoi fondamentali, diversamente è carta bianca per la cementificazione. E per la cementificazione peggiore, quella che occupa superfici agricole per interventi edilizi di dubbia qualità, con investimenti alimentati da capitali di provenienza incerta”. Legambiente sintetizza così, per voce del presidente regionale Damiano Di Simine, la posizione espressa questa mattina dal presidio di oltre duecento persone, tra ambientalisti, agricoltori, esponenti di Libera e delle ACLI, davanti alla sede del Consiglio Regionale lombardo in procinto di votare la legge sul consumo di suolo. Presidio che si svolgeva mentre giungeva l'ennesima notizia di arresti legati al crimine mafioso che ormai ha messo solide radici in Lombardia. “La dolorosa vicenda di Expo ci ha insegnato che la mafia non può essere combattuta solo con uno sforzo solitario di Magistratura e Forze dell'Ordine: occorre anche un contesto sociale e istituzionale che scoraggi gli investimenti mafiosi. Purtroppo la legge in discussione va in direzione opposta, promuovendo un termine per l'occupazione di suoli agricoli: significa trasformare gli esosi e irrealistici ampliamenti previsti dai piani urbanistici dei comuni in zone franche in cui attuare investimenti immobiliari a pronto effetto e ad alto rischio, in cui, vista l'attuale contingenza di mercato, potrebbero facilmente introdursi imprese che godono del privilegio dell'accesso agevolato a capitali derivanti da riciclaggio”.

Tornando alle ragioni della protesta di oggi, Legambiente sottolinea la trasversalità dei sottoscrittori dell'appello, a cui hanno aderito decine di docenti universitari degli atenei lombardi e le rappresentanze delle professioni tecniche più legate al governo del territorio: architetti e pianificatori, agronomi e forestali, geologi, oltre a firme più tradizionali legate al mondo agricolo e alle associazioni ambientaliste, dalla LIPU al Touring Club. “La vasta e qualificata adesione al nostro appello significa che con il consumo di suolo non si scherza, non c'è più né il tempo né lo spazio fisico per fare concessioni indebite all'abuso di suoli liberi, che restano la risorsa naturale più preziosa della nostra regione, e il presidio più importante per prevenire e gestire il rischio connesso con gli eventi climatici. La Lombardia, che per prima aveva introdotto nel proprio ordinamento il principio che il suolo è un bene comune, deve ripartire da qui, scrivendo una legge che impedisca la trasformazione irreversibile dei suoli agricoli. Per fare ciò, incentivi e semplificazioni devono rivolgersi agli interventi di qualità che recuperano e riabilitano la città già costruita. Siamo sempre stati e restiamo disponibili a partecipare in modo propositivo alla costruzione di un simile percorso di riforma, ma per questo occorre ritirare il progetto di legge e sottrarre la discussione sul consumo di suolo dalle contese e dai delicati equilibri di forza che tengono insieme la maggioranza di Palazzo Lombardia”.

A chi, Maroni in prima fila, sostiene che la legge non favorirà il consumo di suolo, Legambiente risponde senza perifrasi: “Prima di parlare, legga il testo della norma scritto dai suoi colleghi di maggioranza. Se c'è qualche punto poco chiaro, siamo disposti a spiegarglielo personalmente”.

L’Ufficio stampa Legambiente Lombardia 02 87386480

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