"Sulla sua pelle scorreva acqua quasi a coprirlo come una veste intangibile e fresca".
mercoledì 27 giugno 2018
martedì 26 giugno 2018
Quarto summit delle bandiere verdi
Quarto Summit di Carovana delle Alpi
Sabato 30 giugno Ornica (BG) h9.00 – tensostruttura di
via Roma 1
Scambiare esperienze e buone pratiche nella gestione dei territori montani per combattere lo spopolamento e favorire una ripresa economica ecologica e lungimirante. E’ l’obiettivo del IV Summit nazionale di Carovana delle Alpi, la campagna di Legambiente che ogni anno monitora lo stato di salute dell’arco alpino analizzando le azioni intraprese sul territorio da amministrazioni, imprese, associazioni e cittadini.Sarà il Comune di Ornica (Bg), antico borgo montano, ad ospitare sabato 30 giugno dalle ore 9.00, il Summit patrocinato da Regione Lombardia, Provincia di Bergamo e Parco regionale delle Orobie Bergamasche. Un’intera giornata di confronto e approfondimento, nella tensostruttura in via Roma 1, con al centro il tema quanto mai attuale de “La gestione forestale e i servizi ecosistemici nell’economia circolare”. Porteranno il loro contributo esperti nazionali e rappresentanti delle realtà locali virtuose che si sono occupate del tema, dalla filiera del legno all’agricoltura di comunità, come Mauro Masiero dell’Università di Padova, Elisabetta Parravicini, presidente di ERSAF, Paolo Salsotto, presidente del Parco Alpi Marittime, e molti altri.
Il Summit si concluderà con la proclamazione delle Bandiere Verdi, esperienze meritevoli che dimostrano come sia possibile coniugare salvaguardia dei luoghi, tutela ambientale, green economy e turismo dolce.
“Il territorio alpino è un’ecosistema fragile, minacciato da un uso eccessivo delle risorse e dall’impatto dei cambiamenti climatici – spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente -. Riusciremo ad invertire la tendenza allo sfruttamento da una parte e allo spopolamento dall’altra solo valorizzando e mettendo a sistema le buone pratiche che spesso già esistono, a partire dalla gestione sostenibile del fondamentale patrimonio forestale, anche in ottica di filiera economica ed ecologica”.
Ad Ornica tutto il weekend sarà dedicato alla conoscenza del territorio alpino con passeggiate, letture, degustazioni. Su http://lombardia.legambiente.it/contenuti/articoli/carovana-delle-alpi il programma completo.
lunedì 25 giugno 2018
ELIO E LE STORIE TESE E LEGAMBIENTE LANCIANO LA “CANZONE CIRCOLARE” IL PRIMO BRANO INFINITO DELLA STORIA DELLA MUSICA ITALIANA
COMUNICATO STAMPA
L’ULTIMA CANZONE DELLO STORICO GRUPPO È
UN MESSAGGIO AMBIENTALISTA PER DIRE BASTA ALL’ECONOMIA CHE DISTRUGGE IL PIANETA
Milano, 25 giugno 2018 - I fondi di caffè diventano “funghi prelibati”, “il
torsolo sputato” si trasforma in combustibile per gli autobus. Non sono solo le
immagini un po’ paradossali della nuova canzone di Elio e le Storie tese, ma la
base del primo progetto infinito-musical-ambientalista
del leggendario gruppo di Elio e le Storie Tese che - in uscita dalla scena musicale italiana – ha
pensato di scrivere la sua ultima
canzone per Legambiente. Un finale super ecologista per parlare in musica
dell’economia del futuro, quella circolare, dove quello che fino a ieri veniva
considerato un rifiuto può ridiventare materia prima e tornare nel circuito
produttivo. Un modello che cambia radicalmente il concetto di economia lineare che
distrugge l’ambiente, le persone, il pianeta.
E quale migliore
occasione se non quella in cui si sta per diventare un “prodotto a fine ciclo”
per lanciare una canzone infinita e trasformarsi così il primo gruppo
compostabile della storia della musica italiana? Così – grazie a Legambiente - Elio e le
Storie Tese da oggi diventano Elio e le
Storie Circolari, mentre la Canzone
Circolare è la prima canzone che potrà essere suonata e ripresa
all’infinito, proprio come una lattina di alluminio che si può riciclare per
sempre.
Il progetto è
stato presentato oggi a Milano presso il
Cinemino dal gruppo di Elio e le
Storie Tese, insieme al Presidente e
al Direttore di Legambiente, Stefano Ciafani e Giorgio Zampetti. Ideato
dall’agenzia creativa Kfield-Ideificio, nasce per raccontare plasticamente e
attraverso la musica cosa vuol dire l’economia circolare. Il gruppo, al termine
della Canzone Circolare, lancia l’appello a tutti i colleghi musicisti - noti e meno noti, professionisti e dilettanti,
stonati e intonati - a riprendere le ultime note del brano e crearne uno
nuovo. Tutti potranno mandare il loro
componimento al sito di Legambiente (www.canzonecircolare.legambiente.it)
e contribuire così al grande progetto per promuovere l’economia circolare.
“Non appena si è sparsa la voce che eravamo
al canto del cigno”, raccontano i membri
del gruppo, “gli amici di Legambiente - che di cigni se ne intendono - hanno equivocato pensando che volessimo
scrivere una canzone per loro. Dal qui pro quo è nata però l’idea e abbiamo
pensato che la nostra ultima canzone poteva essere la prima canzone
compostabile della storia della musica leggera italiana. Abbiamo quindi
composto la Canzone Circolare che, a differenza di ‘La musica che gira intorno’ di Ivano Fossati, è un brano
compostabile al 100%, nel senso che tutti i musicisti all’ascolto sono
cordialmente invitati a prenderne un pezzo e crearne una nuova”.
“La Canzone Circolare - dichiara Stefano
Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – è un progetto che unisce
musica e ambiente, con l'obiettivo di sensibilizzare, artisti e cittadini, sul
tema dell'economia circolare e del riciclo coinvolgendoli in prima persona. La
musica può cambiare il mondo e la percezione dei problemi. Fece così Bob Geldof
nel 1985 con il Live Aid incentrato sul problema della fame in Etiopia e nel
2005 con il Live 8 per chiedere al G8 di azzerare il debito dei paesi poveri.
Con l'ultima canzone di Elio e le Storie Tese, che ringraziamo per il dono alla
nostra associazione, vogliamo organizzare virtualmente un evento musicale, una
sorta di Live Circular, per dar voce
e musica, attraverso un progetto corale e innovativo, all'economia circolare,
un nuovo modello di sviluppo economico senza rifiuti, in cui tutto si rigenera
e nulla si smaltisce. Questa rivoluzione, partita con le nuove direttive
europee da poco approvate, vede giocare l'Italia in un ruolo di primo piano: il
nostro Paese, infatti può avvalersi di tante esperienze di successo praticate
da Comuni, società pubbliche e imprese private, che ne fanno la culla della
nascente economia circolare del vecchio continente".
La prima ripresa della Canzone Circolare è arrivata subito nel corso della
conferenza stampa dove la ‘No singer
band’ con Presidente e Direttore di Legambiente, rispettivamente alla chitarra
elettrica e al basso, ha eseguito il primo riciclo della canzone di Elio e
le Storie Circolari.
La Canzone Circolare è accompagnata da
un video-clip ( https://youtu.be/Yr9DmT-UdrQ ) che riecheggia nel tratto un videogioco anni ’80, gli
anni in cui è nato il gruppo di Elio e le Storie Tese, ma anche gli anni
dell’edonismo reaganiano, in cui il neoliberismo diventa il nuovo credo:
crescita illimitata, aumento dei consumi e quindi dei rifiuti a livello
globale. Gli anni in cui la tutela dell'ambiente veniva dai più percepita
come un concetto elitario e come ostacolo allo sviluppo senza freni. Ma sono
anche gli anni in cui viene pubblicato il primo testo di Walter Stahel che
teorizza l'Economia Circolare.
Scheda. Che cos’è l’economia
circolare
Passare dalla linea al cerchio:
da un modello economico lineare basato su "produci/consuma/getta via" destinato a scontrarsi con la
limitatezza delle risorse naturali, gli impatti ambientali e la gestione sempre
più problematica di quantità sempre più grandi di rifiuti, a un altro - quello
circolare appunto - rigenerativo e ricostitutivo nel quale il cerchio si
chiude.
L'economia circolare non propone
aggiustamenti per ridurre gli impatti
ambientali prodotti dal sistema economico lineare, ma rappresenta un cambiamento sistemico, una rivoluzione sostenibile,
che ridefinisce processi produttivi e servizi, re-immette le risorse nel ciclo,
generando opportunità economiche e benefici per l'ambiente e la società.
L’economia circolare rappresenta
una straordinaria occasione per compiere l’auspicata
rivoluzione nell’ottimizzazione dell’uso di risorse naturali e nella gestione
dei rifiuti, rottamando l’utilizzo della discarica e della combustione dei
rifiuti a fini energetici, ma non solo.
Si pone tra gli obiettivi la lotta allo spreco di cibo, la raccolta
separata della frazione organica, l’allungamento della vita dei prodotti,
impone vincoli alla riciclabilità e riparabilità dei beni, mettendo fine al
fenomeno della durabilità programmata.
Ulteriore aspetto è rappresentato dal vantaggio
in termini di competitività, innovazione e risparmio economico. Per
praticarla concretamente occorre però avere un’idea chiara e progettata dei
processi di produzione e dei servizi da attuare. Quelli che prima erano rifiuti o scarti di
cui disfarsi mandandoli in discarica o bruciandoli, diventano nuova materia
prima utilizzabile per altri cicli produttivi e nuovi prodotti. Il recupero e
il riutilizzo diventano parte integrante dei processi, insieme alle misure
volte ridurre i costi di produzione, la dipendenza dalle materie prime vergini,
dare impulso alla crescita di opportunità lavorative, al contenimento
dell’inquinamento proveniente dai rifiuti e dalle emissioni del processo
produttivo.
Ambiente, economia e contesto
sociale sono gli ingredienti di base dell’economia circolare.
Per questo la prospettiva dell’economia circolare oggi rappresenta una
grande opportunità per il nostro Paese, anche in termini di nuova occupazione e
risoluzione di storici problemi (gestione dei rifiuti, reperibilità delle
materie prime, efficienza energetica, ecc.).
#canzonecircolare
Ufficio stampa Legambiente
Lombardia
giovedì 21 giugno 2018
Le città alla sfida del clima La Lombardia nel dossier sugli impatti dei cambiamenti climatici che stanno trasformando l’Italia
Milano, 20 giugno 2018
Comunicato stampa
“Le città devono imparare a convivere con i corsi d’acqua, restituendo spazi e ripristinando i tratti tombinati, a partire da Milano”
E' stato presentato oggi a Roma il dossier nazionale di Legambiente sugli impatti dei cambiamenti climatici. Nubifragi, siccità, ondate di calore sempre più forti e prolungate: anno dopo anno si ripetono anche in Lombardia fenomeni metereologici intensi ed estremi dovuti in primis ai cambiamenti climatici che stanno già causando danni ai territori, alle città e alla salute dei cittadini. Le risposte della politica e delle amministrazioni non sempre sono all’altezza: accanto a buone pratiche diffuse, da Pavia a Bergamo o a Milano, si registrano ritardi e disattenzioni oltre alla mancanza di una indispensabile regia comune.
Se ancora manca un Regolamento nazionale per l'adattamento al cambiamento climatico, Regione Lombardia si è attrezzata arrivando nel 2015 all'elaborazione di un “Documento di Azione Regionale sull’Adattamento al Cambiamento Climatico” che individua le priorità su cui intervenire e 30 misure per la salute umana e qualità dell’aria, la difesa del suolo e del territorio, la gestione e qualità delle acque, l’agricoltura e biodiversità.
“Ora è necessario implementare il percorso intrapreso – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia - dando attuazione concreta a tutte le azioni previste nel Documento e stabilendo regole chiare e vincolanti, per la parte di competenze della Regione, per evitare danni a persone e territori causati da localizzazioni sbagliate, sottovalutazione del rischio idrogeologico, impermeabilizzazione dei suoli. L’assessore Cattaneo ha le deleghe ad ambiente e clima: confidiamo possa incidere in tal senso su tutto l’operato della Regione, l’adattamento climatico deve essere al centro delle politiche territoriali”.
Che il tema sia all’ordine del giorno lo dimostrano le cronache degli ultimi anni. L’episodio rilevante più recente in Lombardia si è registrato appena il 10 maggio scorso, quando a Legnano una bomba d’acqua improvvisa ha colpito il Comune e tutta la zona a nord di Milano mandando in tilt il traffico a causa delle condotte idriche che non riuscivano a smaltire la pioggia battente. Ma basta pensare alle esondazioni del fiume Seveso avvenute a maggio del 2017 o più volte a luglio, agosto e novembre del 2014. Negli ultimi anni sono state ben 32 le esondazioni del Seveso nell’area milanese e dal 2010 ammonta a 15 il numero dei giorni in cui il trasporto ferroviario e metropolitano è stato sospeso a causa di eventi metereologici estremi. Ad agosto 2016 blackout dovuti a temporali e bombe d’acqua sono avvenuti in vaste aree della Lombardia, dal Basso e Medio Verbano a Valtellina e Valchiavenna.
Vasche di laminazione del Seveso e riapertura Navigli
Lo stallo ormai perdurante nella realizzazione delle vasche di laminazione, intervento che avrebbe dovuto in breve tempo risolvere i problemi di esondazione del Seveso a Milano, è la dimostrazione che non esistono soluzioni semplici al problema complesso di restituire sicurezza alla città: ogni soluzione è parziale, come è stato a suo tempo per la realizzazione dello scolmatore. Per la sicurezza idraulica la città e il territorio metropolitano devono ri-imparare a convivere con il loro torrente, utilizzando anche gli spazi aperti e il reticolo idrico urbano per offrire diversivi alle acque di pioggia e alle portate di piena che giungono da nord. Perché, ricorda l’associazione ambientalista, il vero imbuto del Seveso è il suo tratto tombinato in città, e dunque occorre – ovunque possibile e non solo sui Navigli – riportare le acque a scorrere in superficie e a disporre di spazi adeguati per la loro espansione.
“Il progetto di riapertura dei Navigli è un’opportunità per ripensare il sistema milanese delle acque, ma per questo occorre smettere di pensare ad aspetti marginali come la navigazione turistica per concentrarsi sulla funzione dei corsi d’acqua e dei Navigli come infrastrutture verdi – afferma Lorenzo Baio, responsabile acque di Legambiente Lombardia –. Da questo punto di vista è un pessimo segnale il fatto che il progetto presentato alla città in questi giorni si premuri di assicurare che il Seveso, nel tratto di via Gioia, continui a scorrere sottoterra, realizzando un letto separato da quello del Naviglio di cui oggi è affluente. Oltre a contenere le portate a monte, Milano deve mettersi nella condizione di utilizzare tutte le possibilità di deflusso esistenti o attivabili, diversamente l’imbuto continuerà a rigurgitare in Piazzale Istria acque e fango ad ogni temporale”.
Buone pratiche in Lombardia
Prevenire però si può, a partire dai regolamenti edilizi e dalla pianificazione territoriale. Sono molti infatti, gli interventi che le Amministrazioni locali possono attuare e che i soggetti sovraterritoriali, a partire da Regione, possono estendere come modelli. Il Regolamento Edilizio di Mortara in provincia di Pavia ad esempio salvaguarda la permeabilità dei suoli nelle aree urbane fissando delle percentuali obbligatorie di terreni permeabili negli spazi privati e pubblici (parcheggi, cortili, piazze). Una decisione che risulta indispensabile per una corretta e sicura gestione delle acque e per ridurre l’effetto isola di calore.
In tutta Italia sono 453 i Regolamenti Edilizi che promuovono il ricorso ai tetti verdi, tra cui Milano. E’ opportuno citare quello di Pavia, che contiene l’obbligo di realizzare almeno il 50% delle coperture a verde nel caso di edifici industriali e/o del terziario, e di Zinasco, sempre nel pavese, che obbliga le coperture a verde per tutti i nuovi edifici, sempre per un valore non inferiore al 50%.
Sul versante del risparmio idrico nei Regolamenti Edilizi spiccano i Comuni di Brivio, Calco, Cernusco Lombardone, Imbersago, Lomagna, Merate, Montevecchia, OlgiateMolgora, Osnago, Paderno d’Adda, Robbiate, Verderio Inferiore e Verderio Superiore, tutti in Provincia di Lecco, in cui è previsto l’obbligo appunto di risparmio idrico pari al 30% rispetto al valore di 250 litri al giorno per abitante.
Anche il riutilizzo delle acque grigie (parte delle acque domestiche derivate dagli scarichi della cucina, della doccia, vasche da bagno e lavandini) è affrontato da molti Regolamenti. Ad esempio in quello del Comune di Bellusco (MB), in cui viene promosso il recupero volontario di almeno il 70% delle acque grigie.
A Bergamo, infine, la Giunta comunale ha recentemente approvato un progetto di riqualificazione del sistema di raccolta e convogliamento delle portate idriche di quattro aree cittadine soggette, in occasione di temporali, ad allagamenti e a conseguenti disagi per coloro che vi abitano.
Il dossier nazionale si può scaricare al seguente link:
https://www.legambiente.it/contenuti/dossier/citta-e-clima-indagine-2018-di-legambiente
Ufficio stampa Legambiente Lombardia
Marco FazioTel. 02 87386480
Mob. 333 8912559
mercoledì 20 giugno 2018
Le città alla sfida del clima
Roma, 20 giugno 2018
Comunicato
stampa
Il dossier di Legambiente sugli impatti dei cambiamenti climatici che stanno trasformando l’Italia
e la mappa del rischio climatico cittaclima.it
Dal 2010 ad oggi sono 198 i comuni italiani colpiti, 340 fenomeni meteorologici estremi,
109 i casi di danni a infrastrutture da piogge intense, 157 le persone vittime di maltempo
Il 2017 l’anno più caldo di sempre dopo il 2016 e segnato da siccità e ondate di calore. Quest’ultime,
tra il 2005 e il 2016, in 23 città italiane, hanno causato 23880 morti
Legambiente:
"Il clima è già cambiato. La messa in sicurezza delle aree urbane deve
essere la priorità degli interventi climatici. Servono nuove politiche
per le città e un regolamento nazionale per l’adattamento climatico, se
vogliamo ridurre i pericoli per le persone e evitare crisi idriche”
Nubifragi,
siccità, ondate di calore sempre più forti e prolungate: anno dopo anno
si ripetono in Italia fenomeni meteorologici sempre più intensi ed
estremi dovuti in primis ai cambiamenti climatici che stanno già
causando danni ai territori, alle città indietro nelle politiche di
adattamento al clima, e alla salute dei cittadini. Sono 198 i comuni
italiani dove, dal 2010 ad oggi, si sono registrati impatti rilevanti
con 340 fenomeni meteorologici estremi, 64 i giorni di blackout
elettrici dovuti al maltempo e 64 i giorni di stop a metropolitane e
treni urbani nelle principali città italiane: 23 giorni a Roma, 15
giorni a Milano, 11 a Genova, 9 a Napoli, 5 a Torino e 1 a Brescia. Sono
poi 109 i casi di danni a infrastrutture causati da piogge intense. Ma
ancora più rilevante è il tributo che si continua a pagare in termini
vite umane e di feriti: dal 2010 ad oggi sono, infatti, oltre 157 le
persone vittime di maltempo, secondo dati del CNR.
Impossibile
dimenticare poi il caldo record registrato in Italia nell’estate del
2017 – con il mese di giugno tra i più caldi degli ultimi 150 anni -
segnata da un lungo periodo di siccità, da intense ondate di calore e
poi da piogge torrenziali come quella che ha colpito Livorno. Lo scorso
anno nei quattro principali bacini idrografici italiani (Po, Adige Arno e
Tevere) le portate medie annue hanno registrato una riduzione
complessiva del 39,6% rispetto alla media de trentennio 1981-2010. Il
Lago di Bracciano ha registrato un abbassamento di 160 centimetri, e a
Roma è caduto l’82% di pioggia in meno e sono diverse le regioni che
hanno dichiarato lo stato di crisi idrica. Per non parlare dell’aumento
delle temperature e delle conseguenti ondate di calore, oggi uno dei
maggiori pericoli per le persone, registrate anche fuori stagione lo
scorso gennaio. Tra il 2005 e il 2016, in 23 città italiane, le ondate
di calore hanno causato 23880 morti. Le ondate di calore possono avere
effetti nocivi per la salute, soprattutto per gli anziani e gli
ammalati, quando le temperature diurne superano i 35° C e quelle
notturne non scendono sotto i 25°C.
Sono
questi i principali dati che emergono dal dossier "Sos acqua: nubifragi,
siccità, ondate di calore. Le città alla sfida del clima”, realizzato
da Legambiente in collaborazione con Unipol Gruppo, e riportati nella
mappa del rischio climatico cittaclima.it
che ha come obiettivo quello di raccogliere e mappare le informazioni
sui danni provocati in Italia dai fenomeni climatici. Tema quest’anno al
centro del dossier, presentato oggi a Roma, quello dell’acqua, risorsa
preziosa ma che allo stesso tempo può diventare un pericolo per le
persone e creare danni agli spazi urbani. Dal 2010 al 2017 le sole
inondazioni hanno provato nella Penisola la morte di 157 persone e
l’evacuazione di oltre 45mila persone (dati Cnr). Senza contare che ad
oggi si continua a sprecare ancora troppo acqua, nel 2015 è stata
dispersa il 38,2% dell’acqua immessa nella rete di distribuzione, con
perdite complessive che potrebbero soddisfare le domande annuali di 10
milioni di persone. Per questo Legambiente, che nei giorni scorsi ha
lanciato la campagna nazionale "Un mondo di gocce” insieme a Fondazione
con il Sud per promuovere un uso sostenibile dell’acqua, torna a
ribadire l’importanza di ripensare ad un modello un nuovo modello di
gestionale di questo bene comune che si intrecci con i piani di
adattamento al clima, perché sono due temi che vanno di pari passo.
Il
convegno di oggi, coordinato da Edoardo Zanchini, vicepresidente
nazionale di Legambiente, ha coinvolto diversi esperti del settore tra
cui Michele Torsello, Direttore della Struttura di Missione
#ItaliaSicura, Renato Grimaldi, direttore generale del Ministero
dell’Ambiente, Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente,
Giovanni Massini, Regione Toscana, Chiara Caranti, Comune di Bologna,
Antonio Lumicisi, Cooridnatore PAESC, Comune di Roma, Marjorie Breyton,
Gruppo Unipol.
Durante l'iniziativa sono stati presentati
anche studi sull'impatto dei cambiamenti climatici. Federica Mastracci,
vicepresidente di E-geos, ha presentato uno studio sull'effetto Isola di
calore urbana a Roma, con l'analisi dei quartieri più a rischio durante
le ondate di calore. Paola Michelozzi, del Dipartimento di
Epidemiologia SSR del Lazio, ha descritto i risultati degli studi
realizzati nell'ambito del programma nazionale di prevenzione,
coordinati dal Dipartimento di epidemiologia del servizio sanitario
regionale del Lazio, che confermano un rilevante aumento della mortalità
durante le ondate di calore. I dati (relativi a 23 città) mostrano che
gli effetti maggiori si hanno negli anni a più elevata esposizione al
caldo, e mettono in luce una riduzione dei numeri negli ultimi anni
attribuibile agli interventi di allerta attivati. Complessivamente,
nelle città analizzate, si possono attribuire alle ondate di calore
23.880 morti tra il 2005 e il 2016. Nella sola città di Roma dal 2000
sono circa 7700 le morti attribuibili alle ondate di calore. Questi
studi dimostrano l'importanza delle politiche di adattamento, perché
l’esatta conoscenza delle zone urbane a maggior rischio sia rispetto
alle piogge che alle ondate di calore è fondamentale per salvare vite
umane e limitare i danni.
"L’adattamento al clima - ha spiegato Edoardo Zanchini, Vicepresidente nazionale di Legambiente
– rappresenta la grande sfida del tempo in cui viviamo. La mappa del
rischio climatico di Legambiente rende evidente la diffusione e la
dimensione degli impatti dei fenomeni meteorologici estremi nel
territorio italiano, resi ancor più drammatici dal dissesto
idrogeologico, da scelte urbanistiche sbagliate e dall’abusivismo
edilizio. L’Italia non è tutta uguale di fronte ai rischi del
cambiamento climatico, esistono infatti situazioni e rischi differenti
tra le Regioni e le città, anche perché uno stesso fenomeno può
provocare impatti diversi in funzione delle caratteristiche
idrogeologiche dei territori coinvolti e anche di quanto e come si è
costruito. Ed è per queste ragioni che occorre accelerare il passo nelle
politiche climatiche, superando la frammentazione di interventi tra i
diversi Ministeri, attraverso una cabina di regia sulle strategie
climatiche, in capo al Governo, e un regolamento per l'adattamento al
clima nelle città che stabilisca regole chiare e vincolanti per evitare
che si ripetano nelle aree urbane tragedie per colpa di edifici e spazi
pubblici realizzati in luoghi sbagliati e impermeabilizzando i suoli”.
Legambiente
ricorda che sono le città l’ambito più a rischio per le conseguenze dei
cambiamenti climatici, perché è nelle aree urbane che vive la
maggioranza della popolazione nel mondo, ed è qui che l’andamento delle
piogge, gli episodi di trombe d’aria e ondate di calore hanno oramai
assunto caratteri che solo in parte conoscevamo e che andranno ad
aumentare. Processi che vanno analizzati per due ragioni: la prima è
legata al consumo e l’impermeabilizzazione dei suoli, la seconda al
fatto l’Italia è un Paese tra i più delicati dal punto di vista
idrogeologico con 7.145 comuni italiani (l’88% del totale) che hanno
almeno un’area classificata come ad elevato rischio idrogeologico, e con
oltre 7 milioni gli italiani che vivono o lavorano in queste aree.
Eppure si continua a costruire in aree a rischio idrogeologico. Il 9,3%
dei Comuni (136 amministrazioni) ha dichiarato di aver edificato anche
nell’ultimo decennio in aree a rischio anche nell’ultimo decennio,
quando – in teoria (ai sensi dell’art 65, comma 4 del D.Lgs. 152/063)
sarebbero dovute essere vietate. Molte grandi città italiane hanno visto
ripetersi negli anni fenomeni meteorologici che hanno provocato danni
alle infrastrutture, agli edifici e provocato morti e feriti. Sono 61,5 i
miliardi di euro spesi tra il 1944 ed il 2012 solo per i danni
provocati dagli eventi estremi nel territorio italiano. Secondo i dati
di "Italia sicura”, l’Italia è tra i primi Paesi al mondo per
risarcimenti e riparazioni di danni da eventi di dissesto: dal 1945
l’Italia paga in media circa 3.5 miliardi all’anno. In questi anni
qualcosa è iniziato a muoversi e nella scorsa legislatura l’Italia ha
messo in atto alcune nuove politiche come ad esempio la creazione della
struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio contro il
dissesto idrogeologicoche sta mettendo in campo anche un programma di
interventi per la riqualificazione e la rinaturalizzazione; si sta
procedendo a Bologna alla costruzione del centro ECMWF, il centro
europeo per le previsioni meteo a breve termine; nel 2014 è stata
approvata la strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici
e per dargli attuazione è in fase di redazione il piano nazionale ai
cambiamenti climatici. Ma per Legambiente queste politiche non sono
sufficienti rispetto a sfide di questa portata, si deve arrivare al più
presto all’approvazione di una strategia del Governo sull'adattamento al
Clima e a nuove politiche per le città più a rischio.
"Per concretizzare la lotta ai cambiamenti climatici – ha dichiarato Giorgio Zampetti, Direttore generale di Legambiente
– occorre dar avvio ad interventi rapidi e politiche di adattamento a
partire dai grandi centri urbani attraverso nuove strategie, risorse
economiche e un indirizzo forte a livello nazionale, I tradizionali
interventi strutturali devono lasciare sempre più spazio a nuovi piani
che tengano conto di equilibri climatici ed ecologici complessi. Il
Paese ha bisogno di accelerare nelle politiche di mitigazione del clima e
di riduzione del rischio sul territorio, ancora troppo frammentate, per
invertire la curva delle emissioni di gas serra come previsto
dall’Accordo di Parigi; ma prima di tutto vanno preparati i territori,
le aree agricole e le città. Non esistono più alibi o scuse per rimanere
fermi: disponiamo di competenze tecnologie per aiutare i territori e le
città ad adattarsi ai cambiamenti climatici e mettere in sicurezza le
persone”.
Proposte e esempi virtuosi: Per
avere città più resilienti è importante avviare una serie di interventi
mirati, in particolare per l’associazione ambientalista è fondamentale
che si avvii una politica di delocalizzazione degli edifici in aree a
rischio; che si approvino i piani clima delle città più a rischio e si
rafforzi il monitoraggio degli impatti sanitari dei cambiamenti
climatici, con specifica attenzione alle aree urbane. Tra gli altri
interventi da mettere in campo, approvare un regolamento nazionale per
l’adattamento climatico e la messa in sicurezza delle aree urbane che
tenga conto della necessità e dell’importanza di cambiare il modello di
gestione dell’acqua in città, a partire dalla progettazione e intervento
degli spazi pubblici. Gli obiettivi del regolamento dovrebbero
riguardare: la salvaguardia della permeabilità dei suoli nelle aree
urbane; il recupero, il riutilizzo, il risparmio dell’acqua in tutti gli
interventi edilizi e urbani; l’utilizzo dei materiali capaci di ridurre
l’effetto isola di calore nei quartieri; pianificare interventi che
riguardano gli spazi pubblici; vietare l’utilizzo dei piani interrati
per le abitazioni.
Diverse città europee hanno
già approvato piani clima per le aree urbane, e le loro esperienze sono
state sintetizzate da Legambiente in questo dossier per dimostrare come
sia possibile realizzare progetti capaci di affrontare i rischi legati
ai cambiamenti climatici in un prospettiva di miglioramento della vita
in città. Da Copenaghen a Barcellona, da Rotterdam per arrivare anche a
Bologna, che ha approvato un piano clima, al piccolo comune sardo di
Posada, a Treviso, arrivano infatti tanti buoni esempi che si basano
sul mettere in sicurezza un fiume, sul restituire spazi alla natura e
alla fruizione dei cittadini, creare quartieri vivibili anche quando le
temperature crescono grazie agli alberi e all’acqua, a materiali
naturali che permettono di ridurre l’effetto isole di calore.
Il dossier si può scaricare al seguente link:
L’ufficio stampa di Legambiente: 0686268353-99 - 3496546593
lunedì 18 giugno 2018
mercoledì 13 giugno 2018
Patto per il Corridoio Ecologico dell'Olona
Rho, 13 giugno 2018 Comunicato stampa
Domenica 17 giugno a Villa Burba a Rho la firma dei Comuni in occasione del Mulino Day
Quattromila mila alberi e arbusti messi a dimora, tremila e cinquecento mq di area umida creata con la piantumazione di oltre 4000 piante acquatiche, quasi quattrocento metri di staccionate rinnovate, un sottopasso per la fauna, quaranta cassette nido per avifauna e pipistrelli posizionate.
Sono solo alcuni dei risultati che si stanno ottenendo con il secondo gruppo di interventi realizzativi del progetto “Olona entra in città”, promosso dai Comuni di Rho e Pregnana Milanese e da Legambiente Lombardia Onlus e con il contributo di Fondazione Cariplo.
Il prossimo rilevante appuntamento sarà domenica 17 giugno alle 10.00 quando Villa Burba a Rho farà da cornice alla firma del Patto per il Corridoio Ecologico dell’Olona. Un atto volontario dei Comuni per dare continuità all’azione di tutela e miglioramento del Parco sovracomunale del Basso Olona. I sottoscrittori si impegneranno a dare continuità e qualificare il corridoio ecologico compreso fra lo stesso Plis e il Parco Agricolo Sud Milano, a custodire e implementare la nuova vegetazione e a preservare gli spazi aperti.
E accanto alla conservazione anche la volontà di promuovere la fruizione e la sensibilizzazione tramite percorsi ciclopedonali, sentieri, visite guidate ed eventi.
«Domenica festeggeremo la riqualificazione dal punto di vista naturalistico e paesaggistico di un’ampia area verde – dichiarano Gianluigi Forloni assessore all’ambiente del Comune di Rho, Angelo Bosani, sindaco di Pregnana Milanese, e Lorenzo Baio di Legambiente Lombardia - Grazie al progetto e a tutti i partner che hanno partecipato restituiremo alle comunità del territorio un patrimonio rigenerato. La firma del Patto vuole essere una pubblica assunzione di responsabilità delle amministrazioni locali di fronte ai cittadini, che dovranno essere i primi custodi di quest’area dall’alto valore ambientale e culturale.”.
La sottoscrizione del Patto avverrà durante il Mulino Day, una festa di tutta la media valle dell’Olona e in cui si inserisce il festival di agroecologia voluto dal DAVO – Distretto di Agricolo della Valle Olona.
“Abbiamo collaborato convintamente al progetto “Olona entra in città” – dichiara il Presidente del DAVO, Giuseppe Caronni - e l’iniziativa di domenica è la migliore dimostrazione di come si possa proseguire insieme nell’azione di sensibilizzazione e riqualificazione. Abbiamo già confermato la volontà di essere punto di riferimento per gli agricoltori della zona per dare attuazione all’impegno previsto dal Patto di favorire pratiche agricole multifunzionali e di riattivare l’economia locale, promuovendo occupazione e sicurezza alimentare”.
Il Mulino Day inizierà a Villa Burba a Rho alle 10 con la firma del Patto alla quale presenzieranno, oltre che i partner del progetto, anche Regione Lombardia, Ersaf e la rete di attori che da sempre animano il Parco del Basso Olona. Verrà inoltre presentato l’Osservatorio per l’agroecologia. Nel pomeriggio ci si sposterà al Mulino Sant’Elena a Pregnana Milanese dove troveranno spazio laboratori di apicoltura, attività con gli asini, vendita di prodotti agricoli e ortofloricoli, scambio di semi, giochi antichi e moderni, letture e performance.
Il progetto “L’Olona entra in città” ha ottenuto nel 2014 il sostegno da parte della Fondazione Cariplo nell'ambito dei finanziamenti previsti per l'Area Ambiente e in particolare per la Connessione ecologica. Le azioni previste dal progetto sono sei e hanno riguardato veri e propri interventi di riqualificazione accompagnati da percorsi partecipativi ed informativi e da una fase di monitoraggio. Gli interventi proposti, in sinergia con quelli realizzati da ERSAF nell’ambito delle Compensazioni EXPO 2015, hanno la finalità di migliorare le matrici ambientali della parte sud-ovest del Parco del Basso Olona. In particolare, gli interventi del progetto, stabiliti a seguito di studi e monitoraggi sia faunistici sia vegetazionali, hanno compreso: l’ampliamento delle fasce boscate mediante nuovi impianti con specie autoctone e la riqualificazione dei boschi esistenti mediante tagli selettivi (in totale 7000 essenze piantate), la deframmentazione di interferenze infrastrutturali lungo la direttrice di connettività (come il passaggio faunistico in Via Pregnana, realizzato dal Comune di Pregnana e da ERSAF) e la riqualificazione morfologica, floristica e di fruizione faunistica dei corpi idrici presenti.
Ufficio stampa Legambiente
Lombardia
Alcune foto sull'evoluzione dell'area umida appena conclusa:
lunedì 11 giugno 2018
Non solo Navigli. A Milano serve un piano strategico delle acque
Milano, 11 giugno 2018 Comunicato
stampa
Legambiente Lombardia interviene nella
giornata di presentazione del progetto di riapertura dei canali
“Chiediamo lo sviluppo
di un Piano direttore delle acque superficiali che rilanci un processo di
rigenerazione della città, capace di rendere
Milano modello europeo di gestione delle risorse idriche. Serve una visione strategica che metta la
riapertura del sistema dei Navigli in relazione con la molteplicità di servizi
che il reticolo idrico minore è in grado di sviluppare come infrastruttura
verde di Milano e della città metropolitana, a partire dalla messa in sicurezza
idraulica della città”.
Legambiente Lombardia interviene nella giornata in cui il
Comune di Milano avvia il debat public sul progetto di riapertura dei Navigli
che nella prima fase dovrebbe portare alla riemersione entro il 2022 di due
chilometri di canali al costo ipotizzato di 150 milioni di euro.
Ma nel sottosuolo milanese sono rintracciabili ben 200 km di
corsi d’acqua del reticolo minore, in parte ripristinabili. Dopo un secolo di
oblio, infatti, il reticolo idrico urbano oggi può tornare ad essere una
risorsa da valorizzare in chiave multifunzionale:
un vero e proprio sistema infrastrutturale in grado di offrire una molteplicità
di servizi.
“L’operazione presentata stamane è coraggiosa e apprezziamo
il percorso partecipativo intrapreso dal Comune, in linea con il referendum
civico del 2011. E’ però anche un’operazione che da una parte necessita di
moltissime risorse e dall’altra potrebbe avere portata ed effetti limitati se
vista come fine a se stessa – spiega Barbara
Meggetto, presidente regionale dell’associazione ambientalista -. Pensiamo
sia più opportuno ricollocare tutto il ragionamento all’interno del sistema
milanese delle acque superficiali, un reticolo estremamente ricco e articolato
quanto occultato. Altrimenti il rischio
è di realizzare un’azione di ridisegno urbano leziosa, dall’effetto turistico
effimero e non bilanciata tra costi e benefici”.
Secondo Legambiente un’analisi complessiva, che dovrebbe
trovare la propria cornice all’interno degli strumenti di regolazione
urbanistica, a partire dal PGT, potrebbe portare ad esiti diversi da quelli
attuali. Se il ripristino della fossa interna appare sicuramente una priorità
idraulica, per riattivare la connessione del sistema delle acque, molti altri
elementi del sistema richiedono una attenzione prioritaria.
“Quella che il Comune dovrebbe perseguire è la realizzazione
di un’infrastruttura verde capace di svolgere diverse funzioni – spiega Lorenzo Baio, responsabile acque di Legambiente Lombardia -. Prime fra tutti la sicurezza idraulica, che la
tombinatura dei torrenti continua a minacciare, e la possibilità di offrire
recapito alle acque bianche, visto che Milano non ha una doppia rete fognaria
in grado di gestire le acque diverse dai liquami fognari. La riemersione del
reticolo idrico minore potrebbe inoltre permettere l’utilizzo più efficiente
della risorsa idrica come fonte energetica, consentendo l’uso delle pompe di
calore come sistema di riscaldamento alternativo alle caldaie, o per irrigare
il verde pubblico e gli orti”.
Ufficio stampa Legambiente
Lombardia
venerdì 8 giugno 2018
giovedì 7 giugno 2018
Concorso WaterEnergy, a scuola di buone pratiche: premiati i vincitori
Si è concluso con la premiazione dei progetti vincitori il concorso “Water & Energy, a scuola di buone pratiche” promosso da Legambiente, COGESER e Gruppo CAP nelle scuole secondarie di primo e secondo grado dei comuni di Bellinzago Lombardo, Gorgonzola, Inzago, Liscate, Melzo, Pioltello, Truccazzano, Vignate L'obiettivo è stato quello di stimolare la creatività e l’ingegno degli studenti, dando loro l’opportunità di riflettere sulle proprie abitudini e sull’importanza dell’uso corretto e consapevole delle risorse, in particolare di Acqua ed Energia. Ad aggiudicarsi il primo premio l'Istituto superiore Argentia CAT di Gorgonzola per la locandina con consigli pratici su come risparmiare acqua quotidianamente, ricevendo una fornitura di materiali scolastici del valore di 500 euro. Una menzione speciale è stata consegnata all'Istituto J. e R. Kennedy di Inzago per il progetto che ha coinvolto le classi terze sulla realizzazione di lampade artistiche con materiali di recupero.
I ragazzi hanno potuto dare libero sfogo alla fantasia attraverso le tecniche più disparate: dal disegno a mano libera alla grafica, dalla tempera al collage, dall’acquarello ai fumetti. I lavori sono stati giudicati da una commissione di rappresentanti di Legambiente Lombardia, Gruppo CAP e Gruppo COGESER.
Al concorso è stato associato un percorso educativo, con lezioni frontali e laboratori interattivi, per sensibilizzare gli studenti sulla gestione dei consumi, spiegando loro come funzionano le diverse tipologie di produzione di energia e di calore, il ciclo delle materie prime, i rischi ambientali ed economici dello spreco delle risorse idriche e la necessità della tutela dell’ecosistema nel quale viviamo ogni giorno anche attraverso le nostre scelte consapevoli.
Qui trovate la gallery completa del progetto: https://drive.google.com/drive/folders/19rKxIMiOUpnbq1g5_MaXzeCGSur1ym_B
Qui il video con le interviste: https://youtu.be/u0scZ_O9mug
Ufficio stampa Legambiente Lombardia
Tel. 02 87386480
lunedì 4 giugno 2018
venerdì 1 giugno 2018
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