"Sulla sua pelle scorreva acqua quasi a coprirlo come una veste intangibile e fresca".
mercoledì 31 gennaio 2018
lunedì 29 gennaio 2018
MAL’ARIA 2018 I DATI SULL’INQUINAMENTO DIMOSTRANO IL FALLIMENTO DEL PROTOCOLLO ARIA DELLE REGIONI PADANE: MINISTRO GALLETTI CHIAMATO A RENDERE CONTO A BRUXELLES
MILANO, 29 GENNAIO 2018
COMUNICATO STAMPA
Legambiente: “Di protocolli ne
abbiamo abbastanza, adesso servono le azioni efficaci: una decisa lotta ai
diesel e misure strutturali per incidere su traffico ed emissioni”
Ecco le nostre proposte ai candidati alle
elezioni regionali
Nonostante 83 comuni, ben più dei 30 obbligati a farlo,
abbiano emanato ordinanze antismog per adeguarsi al protocollo “Piano Regionale
degli Interventi per la qualità dell’Aria” come previsto da Regione Lombardia
per il recepimento dell’Accordo del Bacino Padano stipulato il 9 giugno 2017,
su tutta la Lombardia tira la solita irrespirabile aria, mitigata solo dalla
variabilità meteorologica.
Dando uno sguardo all’efficacia delle misure messe in campo,
sono complessivamente 83 i comuni che hanno aderito al “Piano Regionale degli
Interventi per la qualità dell’Aria” come previsto da Regione Lombardia per il
recepimento dell’Accordo del Bacino Padano stipulato il 9 giugno 2017: 37 comuni con più di 30mila abitanti previsti
dall’accordo e 46 che hanno aderito su base volontaria.
Un risultato positivo, anche se l'adeguamento dei comuni
chiamati a dotarsi di ordinanze è avvenuto con inerzie e ritardi rispetto al
momento in cui (inizio ottobre) sarebbe stato opportuno poter disporre di
questi strumenti ai fini delle attività di accertamento. A causa di forti limiti
strumentali, l'azione di controllo dei
veicoli circolanti è stata più episodica che sistematica in gran parte della
province. Tuttavia, per quei comuni che hanno già inviato dati
sull'attività di vigilanza emerge un dato di buona adesione alle misure da
parte dei proprietari di veicoli, dal momento che a fronte di migliaia di
verifiche, sono relativamente poche le infrazioni contestate a veicoli non a norma.
Tra i comuni che si distinguono troviamo i comuni della città metropolitana,
escluso Milano, e Bergamo, che effettua un'attività di controllo estremamente
metodica e ricorrente.
Seppur Regione Lombardia abbia svolto un'attività di
coordinamento con le altre regioni firmatarie dell’accordo, resta la critica di
fondo all’efficacia e alla pertinenza delle disposizioni previste dall'accordo
stesso, commisurate alla dimensione dell'emergenza smog sul lungo periodo.
«Risanare l'aria
richiede investimenti, che non ci sono – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Basti confrontare la somma di finanziamenti
ministeriali previsti dall'accordo per la Lombardia, che prevedono 4 milioni di
euro per incentivi alla sostituzione
di veicoli inquinanti e investimenti delle aziende agricole per il contenimento
delle emissioni da stoccaggio e impiego di liquami zootecnici, con lo
stanziamento statale ad ANAS per realizzare l’ennesima inutile opera stradale
nell'area milanese: il nuovo collegamento Vigevano-Malpensa. I fondi del
Ministero dell'Ambiente equivalgono all'1,6% dello stanziamento statale
destinato ad una singola infrastruttura la cui realizzazione si pone in palese
contrasto con le finalità di riduzione degli inquinanti. In ogni caso le somme
stanziate per l’infruttuosa lotta allo smog sono nulla rispetto a quelle che si
dovranno pagare in forma di sanzioni per non avere adempiuto agli obblighi di
risanamento imposti dalla direttiva europea».
Non solo PM10, anche l’ozono, tipico del periodo estivo, che
preoccupa per la salute dei lombardi. Tanto che nell’estate 2017 è stato
avviato il progetto CAPTOR per il monitoraggio di questo inquinante pericolo
per la salute, grazie al coinvolgimento dei cittadini volontari che hanno
installato nei loro giardini i dispositivi di rilevamento delle concentrazioni
di O3. Andando a confrontare le città che hanno superato i limiti
rispettivamente per le polveri sottili e per l’ozono troposferico nel 2017, la classifica
vede la città di Cremona prima in
questa drammatica lista con ben 178
giorni di inquinamento rilevato (105 per le polveri sottili e 73 per
l’ozono); Pavia 167, Lodi, Mantova e
Monza seguono a pari giornate con 164 giorni di inquinamento totale, Milano con 161 si posiziona a breve
distanza.
Tab. 1 Numero complessivo
di giorni di inquinamento nel 2017 in cui sono stati superati i limiti per le
polveri sottili (PM10) e per l’ozono troposferico nel territorio comunale
Città
|
Superamenti PM 10
|
Superamenti Ozono
|
Giorni totali di inquinamento
|
Cremona
|
105
|
73
|
178
|
Pavia
|
101
|
66
|
167
|
Lodi
|
90
|
74
|
164
|
Mantova
|
87
|
77
|
164
|
Monza
|
86
|
78
|
164
|
Asti
|
98
|
64
|
162
|
Milano
|
97
|
64
|
161
|
Alessandria
|
103
|
57
|
160
|
Venezia
|
94
|
65
|
159
|
Modena
|
83
|
75
|
158
|
Piacenza
|
83
|
75
|
158
|
Brescia
|
86
|
71
|
157
|
Torino
|
112
|
44
|
156
|
Padova
|
102
|
52
|
154
|
Vicenza
|
90
|
62
|
152
|
Bergamo
|
70
|
80
|
150
|
Reggio-Emilia
|
83
|
62
|
145
|
Parma
|
74
|
69
|
143
|
Verona
|
80
|
52
|
132
|
Treviso
|
83
|
44
|
127
|
Varese
|
45
|
82
|
127
|
Novara
|
72
|
54
|
126
|
Frosinone
|
93
|
33
|
126
|
Como
|
69
|
52
|
121
|
Lecco
|
43
|
78
|
121
|
Ferrara
|
62
|
49
|
111
|
Terni
|
48
|
55
|
103
|
Rimini
|
57
|
46
|
103
|
Bologna
|
40
|
52
|
92
|
Ravenna
|
53
|
38
|
91
|
Biella
|
46
|
41
|
87
|
Fonte: elaborazione Legambiente su dati Arpa.
Note: Il numero di superamenti si riferisce al valore registrato dalla
centralina urbana peggiore presente nella città.
In tutto ciò, il clima elettorale non aiuta: del
procedimento di riscrittura del Piano Antismog di Regione Lombardia si sono per
ora perse le tracce. La prima bozza da sottoporre a VIA avrebbe dovuto essere
pubblicata il 3 dicembre scorso, ma probabilmente si attenderanno ancora alcuni
mesi per superare il periodo delle elezioni.
Il blocco temporaneo
delle auto private diesel (in Lombardia fino agli euro4) nei giorni
d'emergenza è stato attuato per la prima volta il 19 di ottobre. Anche se tali
blocchi hanno influito marginalmente sulla qualità dell'aria dell’intera
pianura padana, perché sono stati seriamente attuati da pochi comuni
contemporaneamente, ha avuto comunque delle conseguenze rilevanti sull'andamento del mercato automobilistico nazionale.
Sino a settembre le vendite di nuove auto diesel in Italia stavano crescendo
del 8,5% rispetto al 2016, mentre a novembre sono scese dello 0,1% e a dicembre
del 7,5%.
A poche settimane dalle elezioni regionali per la Lombardia,
Legambiente avanza un appello ai candidati: «La
politica non può girarsi dall’altra parte di fronte ad una situazione che non è
più emergenziale, ma cronica – sottolinea Barbara Meggetto – Sugli
interventi per migliorare la qualità dell’aria che respiriamo i candidati alla presidenza
della Regione Lombardia si giocano il futuro della salute dei cittadini».
Ecco, dunque le
richieste ai candidati alla presidenza di Regione Lombardia:
- Stop agli
investimenti per l'estensione della rete stradale e autostradale, trasferendo
le relative risorse al potenziamento del TPL e all'infrastrutturazione
elettrica delle reti di mobilità
- Messa al bando dei diesel con una strategia a tappe
ravvicinate per arrivare ad una “Lombardia libera da diesel” entro il 2025. E
nel frattempo: fuori i diesel e i veicoli più inquinanti dalle città, con
standard sempre più elevati da dover rispettare per poter accedere alle aree
urbane
- Conversione del parco circolante verso la trazione
elettrica
- Implementazione delle infrastrutture urbane per la mobilità
ciclo-pedonale
- Potenziamento dei controlli su emissioni auto, caldaie e
edifici, prevedendo un sistema sanzionatorio efficace
- Riqualificazione degli edifici pubblici e privati, per
ridurre i consumi energetici e le emissioni inquinanti
- Ridisegnare strade, piazze e spazi pubblici delle città,
creando zone 30 e ampie aree pedonali
- Aumentare il verde urbano sia nelle vie del centro che
nelle periferie, ma anche sugli edifici
- Affrontare un programma per la riduzione delle emissioni
dal comparto agricolo e zootecnico.
Ufficio stampa Legambiente Lombardia
Silvia Valenti
Cell. 3498172191
Tel. 02 87386480
giovedì 18 gennaio 2018
CARO CANDIDATO PRESIDENTE TI SCRIVO… ECCO LE RICHIESTE E LE PROPOSTE DI LEGAMBIENTE PER CAMBIARE LA MOBILITA’ IN LOMBARDIA
MILANO, 17 GENNAIO 2018 COMUNICATO STAMPA
Rapporto Pendolaria 2018:
analisi del trasporto pubblico in Lombardia
Legambiente: “Ripensare il trasporto regionale in termini di
intermodalità significa uscire dal pensiero unico Trenord per accorgersi che ci
sono oltre 4 milioni di lombardi che usano mezzi di trasporto del TPL su gomma.
Solo tenendo insieme la Lombardia si può sperare di incidere su inquinamento
dell’aria e congestione da traffico”
Da 10 anni il rapporto Pendolaria di Legambiente presenta una fotografia
della situazione del trasporto pubblico in Italia che, anno dopo anno, racconta
attraverso numeri e storie, come sta cambiando la mobilità nelle città e nelle
regioni. Quest’anno, oltre al consueto focus sulla rete ferroviaria, lo sguardo
si allarga al servizio locale di autobus e metropolitane e diventa uno
strumento importante di analisi e proposta alla luce delle imminenti elezioni
regionali, dove tra i candidati alla Presidenza si gioca il futuro della
mobilità lombarda, soprattutto nella gestione dei processi di apertura al
mercato dei servizi ad alta velocità e di trasferimento alle Regioni delle
competenze per il trasporto ferroviario locale.
Secondo il dossier in 10 anni i passeggeri che utilizzano la rete
ferroviaria in regione sono passati da 559.000 a 735.000 (vd. Tab. 1 Rete
ferroviaria regionale) e sono ben 15 le linee lombarde tra le 30 più
frequentate in Italia per numero di passeggeri giornalieri (vd. Tab. 2 Linee
più frequentate).
A fronte di un numero di
pendolari in crescita su tutto il territorio, resta però ancora alta la preoccupazione per quanto riguarda l’età dei treni, in quanto i convogli in
circolazione contano mediamente 17 anni di servizio, con il 41,3% di treni
che hanno oltre 15 anni: un dato tra i peggiori d’Italia. In totale Regione e
Trenord tra il 2001 e il 2018 hanno acquisito 196 treni, di cui 189 sono già in
servizio, 2 arriveranno entro gennaio 2018 e 5 nel 2020. Il valore totale della
flotta nuova supera i 1,65 miliardi di euro. Eppure, con l’entrata in vigore
dell’orario ferroviario invernale, ancora una volta è aumentata l’offerta di treni ad alta velocità, come per esempio le
50 corse al giorno di Frecciarossa e le 25 di Italo da Milano a Roma, per un
aumento dell’offerta del 78,5% dei treni
veloci in circolazione in 7 anni, con un treno ogni 10 minuti negli orari di
punta; niente a che vedere con la modestia degli investimenti e dei
miglioramenti sul resto delle sulle linee regionali e interregionali più
utilizzate dai pendolari.
Altrettanto importanti sono i numeri relativi ai
passeggeri annui che si registrano nelle città, sia per le linee di
metropolitana sia per tram ed autobus. Milano
si posiziona in vetta rispetto al numero di utenti della metropolitana e con un
ampio margine (grazie alla maggiore offerta di linee presenti), sfiorando i 482
milioni di passeggeri annui, più che in tutte le altre linee metro nelle altre
città italiane con quasi 1,4 milioni di
passeggeri al giorno, in continua
crescita. Nella classifica delle città a maggior utilizzo di trasporto
pubblico figurano anche altre due città lombarde: Brescia e Bergamo (vd. Tab. 5
Passeggeri annui per metropolitane ed autobus/tram nelle principali aree urbane
italiane).
«Il Rapporto descrive una
Lombardia a due velocità, in cui crescono le differenze tra chi ha accesso a
servizi sempre più efficienti e competitivi che collegano Milano con le altre
metropoli, e al contempo storie di persone nel resto della regione, costrette
ad aspettare treni sempre più vecchi, lenti e soggetti a guasti, in stazioni
che sono un monumento al degrado in un dedalo di barriere architettoniche per i
disabili. Per non parlare poi di autolinee, dove siamo davvero all’anno zero –
commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Ai candidati
alle prossime elezioni regionali rivolgiamo un appello a fare della mobilità un
punto centrale della propria proposta politica, considerando che i numeri
parlano di un aumento costante degli utenti del servizio pubblico, e che
ripensare il trasporto regionale in termini di intermodalità significa incidere
anche sulla piaga dell’inquinamento dell’aria».
La mancanza di
risorse pesa anche sull’aumento delle tariffe, che vede la Lombardia
a metà classifica per incremento tariffario, pari al 30,3%, e ciò indica
che, ancora una volta, sono i pendolari a pagare il conto senza, in molti casi,
che ciò corrisponda anche ad una elevata qualità del servizio (vd. Tab. 3 Tagli
e aumenti tariffari dal 2010 al 2017). Infatti, rispetto al 2009 i
passeggeri sono aumentati a livello nazionale dell’8,5% le risorse statali per
il trasporto regionale si sono ridotte del 22,7%. Dal 2002 ad oggi i finanziamenti statali hanno premiato per il
60% gli investimenti in strade e autostrade. Il che significa che le
Regioni hanno a disposizione meno fondi per investire sul miglioramento dei
servizi. Sebbene la Lombardia si ritagli una posizione di riguardo nel
panorama italiano, per stanziamenti rivolti al trasporto pubblico, il
divario con gli investimenti per la costruzione di strade e autostrade resta
incolmabile (vd. Tab. 4 Spesa
regionale per il servizio ferroviario pendolare nel 2016). L’offerta di
autostrade, inclusi i numerosi nuovi tratti in fase di realizzazione o in
progetto, rimane preponderante, come in parallelo il tasso di motorizzazione
che nella Provincia di Milano è oltre le 582 automobili per 1.000 abitanti,
mentre per fare un paragone, a Londra è di 328 ed in Catalogna è di circa 480.
Per non parlare del TPL su gomma, che ha
visto un taglio di risorse tra il 2008 e il 2012 di circa il 20% con il
risultato di aver ridotto anche l’offerta di servizi: difficoltà di viaggiare
la sera e nel fine settimana con grave disagio per tutti coloro che non si possono
permettere altro mezzo di trasporto.
Nei prossimi 3
anni sono attese 8 gare pubbliche in Lombardia per il trasporto
pubblico: è a questo appuntamento che si deve guardare per pensare ad un
miglioramento nel modo di spendere le risorse, aumentando l’offerta e
l’innovazione tecnologica.
Ufficio stampa Legambiente Lombardia
Silvia Valenti
Cell. 3498172191
Tel. 02 87386480
mercoledì 17 gennaio 2018
mercoledì 10 gennaio 2018
mercoledì 3 gennaio 2018
Microplastiche: il Lago di Como e il Lago Maggiore i più inquinati
I risultati dell’indagine 2017 di Legambiente ed ENEA sul microlitter nei laghi e nei fiumi italiani.
LARIO – Microplastiche nei laghi e nei fiumi: secondo Legambiente, i
bacini che presentano più microparticelle sono il Lago di Como e il Lago
Maggiore, dove sono state riscontrate, rispettivamente, 157mila e
123mila particelle al chilometro quadrato. Le concentrazioni maggiori in
corrispondenza delle immissioni fluviali. Nei fiumi la concentrazione
aumenta a valle degli scarichi degli impianti di depurazione.
I laghi e i fiumi analizzati. Il problema del marine litter e delle microplastiche in acqua non riguarda solo mari e oceani, ma anche i bacini lacustri e i fiumi. A confermare la presenza di questo fenomeno nelle acque interne sono i dati di Legambiente che, nel corso della sua campagna itinerante Goletta dei Laghi 2017, ha realizzato per il secondo anno consecutivo, in collaborazione con ENEA, un campionamento ad hoc sulle microplastiche con dimensioni inferiori ai 5 millimetri presenti nei laghi. Sei i bacini monitorati: Iseo, Maggiore, Garda, Trasimeno e, per la prima volta, Como e Bracciano, per un totale di quasi 50 chilometri percorsi dalla manta, la rete utilizzata per i vari campionamenti.
Per la prima volta, inoltre, visto che le particelle di plastica sono trasportate il più delle volte dai corsi d’acqua e dagli scarichi, sono stati campionati anche alcuni corsi fluviali immissari ed emissari, a monte e a valle degli impianti di trattamento delle acque presenti: il fiume Oglio per l’Iseo, l’Adda per il Lago di Como, il Sarca nella parte trentina del Garda e il Mincio come emissario.
Sul Lario e il Verbano i dati peggiori. Durante la ricerca di Legambiente ed ENEA, l’unica a livello nazionale di questo tipo, in tutti e sei i laghi monitorati sono state rinvenute microparticelle di plastica. Tra i bacini lacustri che presentano più microparticelle ci sono il Lago di Como e il Lago Maggiore. Il primo con una densità media di 157mila particelle per chilometro quadrato nella parte settentrionale, e con un picco di oltre 500mila particelle nel secondo transetto collocato più a nord, in corrispondenza del restringimento tra Dervio (LC) e Santa Maria Rezzonico di San Siro.
Il Lago Maggiore, invece, presenta una densità media di 123mila particelle per chilometro quadrato, con un picco di oltre 560mila particelle in corrispondenza della foce del fiume Tresa, tra Luino e Germignaga (VA), sul quale insiste un depuratore e campionato successivamente ad un evento temporalesco che potrebbe aver aumentato l’apporto degli scarichi, e quindi di particelle, dal fiume.
Valori medi più bassi, invece, per il Lago d’Iseo (una media di 63mila particelle) e il Lago di Garda (quasi 10mila particelle per chilometro quadrato).
Il fenomeno delle microplastiche. «Le microplastiche – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – sono ormai sempre più presenti negli ecosistemi marini e terrestri. Si tratta di un inquinamento di difficile quantificazione e impossibile da rimuovere totalmente. Le cause del fenomeno sono per lo più legate alla cattiva gestione dei rifiuti a monte e all’apporto che deriva dagli scarichi degli impianti di depurazione e da quelli che ancora oggi finiscono nei fiumi e nei laghi senza trattamento alcuno».
La situazione sull’Adda. Per quanto riguarda i corsi fluviali immissari ed emissari dei bacini, Legambiente ricorda che i fiumi attraversano ampie porzioni di territorio e sono nastri trasportatori di ciò che ricevono. Per questo Goletta dei Laghi 2017 ha voluto allargare il fronte della ricerca campionando, prima e dopo gli impianti di depurazione, anche i corsi fluviali. La differenza tra i campioni prelevati a valle e a monte dei depuratori può arrivare fino all’80% di particelle per metro cubo. Per l’Adda come affluente del Lago di Como l’incremento del numero di particelle a valle del depuratore risulta pari al 62%, mentre nell’Adda come emissario l’incremento del numero di particelle ogni metro cubo è pari al 58%.
I rifiuti sulle spiagge. Oltre al campionamento delle microplastiche dei laghi, Goletta dei Laghi ha attivato una campagna di citizen science per il monitoraggio dei rifiuti presenti sulle spiagge e sulle sponde dei bacini lacustri. Nel 90% dei siti campionati è stata registrata la presenza di plastica, molto spesso frammenti di piccole dimensioni dovuti in larga parte ai rifiuti urbani.
Fonte: http://www.brevanews.it
I laghi e i fiumi analizzati. Il problema del marine litter e delle microplastiche in acqua non riguarda solo mari e oceani, ma anche i bacini lacustri e i fiumi. A confermare la presenza di questo fenomeno nelle acque interne sono i dati di Legambiente che, nel corso della sua campagna itinerante Goletta dei Laghi 2017, ha realizzato per il secondo anno consecutivo, in collaborazione con ENEA, un campionamento ad hoc sulle microplastiche con dimensioni inferiori ai 5 millimetri presenti nei laghi. Sei i bacini monitorati: Iseo, Maggiore, Garda, Trasimeno e, per la prima volta, Como e Bracciano, per un totale di quasi 50 chilometri percorsi dalla manta, la rete utilizzata per i vari campionamenti.
Per la prima volta, inoltre, visto che le particelle di plastica sono trasportate il più delle volte dai corsi d’acqua e dagli scarichi, sono stati campionati anche alcuni corsi fluviali immissari ed emissari, a monte e a valle degli impianti di trattamento delle acque presenti: il fiume Oglio per l’Iseo, l’Adda per il Lago di Como, il Sarca nella parte trentina del Garda e il Mincio come emissario.
Sul Lario e il Verbano i dati peggiori. Durante la ricerca di Legambiente ed ENEA, l’unica a livello nazionale di questo tipo, in tutti e sei i laghi monitorati sono state rinvenute microparticelle di plastica. Tra i bacini lacustri che presentano più microparticelle ci sono il Lago di Como e il Lago Maggiore. Il primo con una densità media di 157mila particelle per chilometro quadrato nella parte settentrionale, e con un picco di oltre 500mila particelle nel secondo transetto collocato più a nord, in corrispondenza del restringimento tra Dervio (LC) e Santa Maria Rezzonico di San Siro.
Il Lago Maggiore, invece, presenta una densità media di 123mila particelle per chilometro quadrato, con un picco di oltre 560mila particelle in corrispondenza della foce del fiume Tresa, tra Luino e Germignaga (VA), sul quale insiste un depuratore e campionato successivamente ad un evento temporalesco che potrebbe aver aumentato l’apporto degli scarichi, e quindi di particelle, dal fiume.
Valori medi più bassi, invece, per il Lago d’Iseo (una media di 63mila particelle) e il Lago di Garda (quasi 10mila particelle per chilometro quadrato).
Il fenomeno delle microplastiche. «Le microplastiche – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – sono ormai sempre più presenti negli ecosistemi marini e terrestri. Si tratta di un inquinamento di difficile quantificazione e impossibile da rimuovere totalmente. Le cause del fenomeno sono per lo più legate alla cattiva gestione dei rifiuti a monte e all’apporto che deriva dagli scarichi degli impianti di depurazione e da quelli che ancora oggi finiscono nei fiumi e nei laghi senza trattamento alcuno».
La situazione sull’Adda. Per quanto riguarda i corsi fluviali immissari ed emissari dei bacini, Legambiente ricorda che i fiumi attraversano ampie porzioni di territorio e sono nastri trasportatori di ciò che ricevono. Per questo Goletta dei Laghi 2017 ha voluto allargare il fronte della ricerca campionando, prima e dopo gli impianti di depurazione, anche i corsi fluviali. La differenza tra i campioni prelevati a valle e a monte dei depuratori può arrivare fino all’80% di particelle per metro cubo. Per l’Adda come affluente del Lago di Como l’incremento del numero di particelle a valle del depuratore risulta pari al 62%, mentre nell’Adda come emissario l’incremento del numero di particelle ogni metro cubo è pari al 58%.
I rifiuti sulle spiagge. Oltre al campionamento delle microplastiche dei laghi, Goletta dei Laghi ha attivato una campagna di citizen science per il monitoraggio dei rifiuti presenti sulle spiagge e sulle sponde dei bacini lacustri. Nel 90% dei siti campionati è stata registrata la presenza di plastica, molto spesso frammenti di piccole dimensioni dovuti in larga parte ai rifiuti urbani.
Fonte: http://www.brevanews.it
Smog: Milano e la Lombardia chiudono un anno molto grigio, aria fuori legge 1 giorno su 4
MILANO, 2 gennaio 2018
L’anno che si è chiuso ha fatto registrare un chiaro peggioramento dei dati di inquinamento dell’aria rispetto al 2016.
In tutti i capoluoghi, tranne Monza, le concentrazioni medie di PM10 sono cresciute, complici sia la minor piovosità, registrata soprattutto nelle località della bassa Padana, sia il generalizzato aumento del traffico veicolare.
Su un periodo più lungo, invece, i dati mostrano una tendenza al rallentamento del trend positivo in corso da decenni: la riduzione delle concentrazioni medie ha infatti lasciato il posto ad una stabilizzazione dei valori nell’ultimo quinquennio. Segno che, probabilmente, si sta esaurendo l’effetto del miglioramento delle motorizzazioni, in particolare per quanto riguarda i diesel, maggiori contribuenti allo smog urbano, per i quali la differenza in emissioni tra le immatricolazioni più recenti e la media del parco circolante appare sempre meno rilevante. Evidentemente, nè il piano regionale (PRIA), né l’accordo antismog delle regioni padane, stanno dando risultati differenti da quelli attesi in base alle tendenze di lungo periodo. Non è solo il traffico la fonte di inquinamento da chiamare in causa se, come registrato quest’anno, il record di città più inquinata spetta a Cremona: la cittadina padana non è esente da emissioni da traffico, industria e impianti termici, ma sicuramente pesa molto il contributo delle emissioni agrozootecniche, da cui dipende gran parte della formazione di particolato secondario che aleggia sulla Pianura Padana. Solo Cremona eccede nel 2017 il dato medio di inquinamento tollerato secondo gli standard europei, ma nessuna città può vantare un’aria veramente salubre, conforme cioè alle raccomandazione dell’OMS che abbassano l’asticella del PM10 ad una media annua inferiore a 20 mg/mc, anche se Sondrio ci si avvicina chiudendo l’anno con una concentrazione media di 24,1 mg/mc.
Se il dato di miglioramento progressivo resta per ora complessivamente confermato, la tabella di marcia resta decisamente inaccettabile: proseguendo al ritmo dell’ultimo decennio, occorreranno 50 anni per far rientrare l’area padana tra quelle con un livello adeguato di salubrità per quanto riguarda l’inquinamento da polveri sottili.
“Le misure per la lotta all’inquinamento si confermano insufficienti a conseguire i miglioramenti necessari entro tempi accettabili – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – non possiamo passare i prossimi 50 anni a fare la danza della pioggia per ottenere aria più respirabile. Occorrono interventi ben più drastici di quelli prospettati da Regione Lombardia, a partire da una road map per l’estinzione dei motori diesel e dall’attivazione di misure sul fronte delle emissioni di fonte zootecnica!”.
Il quadro di miglioramento mostra un forte rallentamento anche a Milano, dove le concentrazioni di particolato, dopo il record positivo del piovoso 2014, mostrano addirittura una chiara tendenza al peggioramento: segno che la città è troppo lenta nel mettere in campo politiche adeguate per il contenimento del traffico, dopo il consolidamento dell’area C. “Vogliamo che il 2018 sia l’anno dell’attuazione del PUMS messo a punto da Milano connesso al potenziamento dei servizi di mobilità collettiva sull’intera città metropolitana: sono queste le novità che vogliamo vedere prima di parlare di aumenti del biglietto dell’ATM” afferma la presidente lombarda di Legambiente.
I trend sono simili anche per quanto riguarda le giornate ‘nere’ di smog oltre ogni limite contemplato dalle norme europee. Anche in questo caso chi se la passa peggio resta Cremona, che nel 2017 ha superato per ben 105 giorni la soglia critica dei 50 mg/mc, ma complessivamente nelle città padane si respira aria tossica un giorno ogni quattro, e un giorno su due se si considerano i soli sei mesi freddi in cui si concentrano gli sforamenti. Un po’ migliore la situazione nei capoluoghi insubrici (Lecco, Varese e Como) e a Sondrio, che con 22 giorni è l’unica città che nel 2017 non ha superato la tolleranza di 35 giorni contemplata dalle norme europee. Per Milano il dato di 97 giorni di superamento è perfino superiore alla media dell’intero decennio.
Per informazioni Barbara Meggetto tel. 392 9087968
Quest’anno la regina dello smog è Cremona: capoluogo fuori da tutti i parametri europei
Ai trend attuali, per respirare bene bisogna aspettare il 2070!
Ai trend attuali, per respirare bene bisogna aspettare il 2070!
L’anno che si è chiuso ha fatto registrare un chiaro peggioramento dei dati di inquinamento dell’aria rispetto al 2016.
In tutti i capoluoghi, tranne Monza, le concentrazioni medie di PM10 sono cresciute, complici sia la minor piovosità, registrata soprattutto nelle località della bassa Padana, sia il generalizzato aumento del traffico veicolare.
Su un periodo più lungo, invece, i dati mostrano una tendenza al rallentamento del trend positivo in corso da decenni: la riduzione delle concentrazioni medie ha infatti lasciato il posto ad una stabilizzazione dei valori nell’ultimo quinquennio. Segno che, probabilmente, si sta esaurendo l’effetto del miglioramento delle motorizzazioni, in particolare per quanto riguarda i diesel, maggiori contribuenti allo smog urbano, per i quali la differenza in emissioni tra le immatricolazioni più recenti e la media del parco circolante appare sempre meno rilevante. Evidentemente, nè il piano regionale (PRIA), né l’accordo antismog delle regioni padane, stanno dando risultati differenti da quelli attesi in base alle tendenze di lungo periodo. Non è solo il traffico la fonte di inquinamento da chiamare in causa se, come registrato quest’anno, il record di città più inquinata spetta a Cremona: la cittadina padana non è esente da emissioni da traffico, industria e impianti termici, ma sicuramente pesa molto il contributo delle emissioni agrozootecniche, da cui dipende gran parte della formazione di particolato secondario che aleggia sulla Pianura Padana. Solo Cremona eccede nel 2017 il dato medio di inquinamento tollerato secondo gli standard europei, ma nessuna città può vantare un’aria veramente salubre, conforme cioè alle raccomandazione dell’OMS che abbassano l’asticella del PM10 ad una media annua inferiore a 20 mg/mc, anche se Sondrio ci si avvicina chiudendo l’anno con una concentrazione media di 24,1 mg/mc.
Se il dato di miglioramento progressivo resta per ora complessivamente confermato, la tabella di marcia resta decisamente inaccettabile: proseguendo al ritmo dell’ultimo decennio, occorreranno 50 anni per far rientrare l’area padana tra quelle con un livello adeguato di salubrità per quanto riguarda l’inquinamento da polveri sottili.
“Le misure per la lotta all’inquinamento si confermano insufficienti a conseguire i miglioramenti necessari entro tempi accettabili – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – non possiamo passare i prossimi 50 anni a fare la danza della pioggia per ottenere aria più respirabile. Occorrono interventi ben più drastici di quelli prospettati da Regione Lombardia, a partire da una road map per l’estinzione dei motori diesel e dall’attivazione di misure sul fronte delle emissioni di fonte zootecnica!”.
Il quadro di miglioramento mostra un forte rallentamento anche a Milano, dove le concentrazioni di particolato, dopo il record positivo del piovoso 2014, mostrano addirittura una chiara tendenza al peggioramento: segno che la città è troppo lenta nel mettere in campo politiche adeguate per il contenimento del traffico, dopo il consolidamento dell’area C. “Vogliamo che il 2018 sia l’anno dell’attuazione del PUMS messo a punto da Milano connesso al potenziamento dei servizi di mobilità collettiva sull’intera città metropolitana: sono queste le novità che vogliamo vedere prima di parlare di aumenti del biglietto dell’ATM” afferma la presidente lombarda di Legambiente.
I trend sono simili anche per quanto riguarda le giornate ‘nere’ di smog oltre ogni limite contemplato dalle norme europee. Anche in questo caso chi se la passa peggio resta Cremona, che nel 2017 ha superato per ben 105 giorni la soglia critica dei 50 mg/mc, ma complessivamente nelle città padane si respira aria tossica un giorno ogni quattro, e un giorno su due se si considerano i soli sei mesi freddi in cui si concentrano gli sforamenti. Un po’ migliore la situazione nei capoluoghi insubrici (Lecco, Varese e Como) e a Sondrio, che con 22 giorni è l’unica città che nel 2017 non ha superato la tolleranza di 35 giorni contemplata dalle norme europee. Per Milano il dato di 97 giorni di superamento è perfino superiore alla media dell’intero decennio.
Per informazioni Barbara Meggetto tel. 392 9087968
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