"Sulla sua pelle scorreva acqua quasi a coprirlo come una veste intangibile e fresca".
venerdì 23 dicembre 2016
CLIMA NATALIZIO SOFFOCANTE: LE POLVERI SOTTILI NON DANNO TREGUA NELLE VIE DELLO SHOPPING MILANESE DUE TERZI DEI NEGOZI TENGONO LE PORTE APERTE
MILANO,
23 DICEMBRE
2016 COMUNICATO STAMPA
Legambiente: “Una tendenza
assurda, che aumenta solo gli sprechi"
Corso Buenos Aires, una mattina invernale soleggiata come tante negli ultimi giorni di shopping natalizio, tra luci colorate e musiche di festa. Un quadretto perfetto, se non fosse che passeggiando lungo il corso si viene investiti da folate di aria calda seguite da tratti di aria gelida. Il motivo? Le porte dei negozi sono spalancate. Una tendenza ormai diffusa tra gli esercenti commerciali, convinti che non creare barriere all’ingresso invogli i clienti ad entrare.
Su 112 negozi monitorati dai volontari di Legambiente, il 70% è risultato avere le porte aperte e la maggior parte sono punti vendita di grandi catene o marchi internazionali, i cui gestori sono spesso costretti ad agire sulla base di rigide procedure dettate dal franchisor. Tale insana abitudine comporta una dispersione termica molto forte e uno spreco di energia, oltre a rendere poco salubre l'ambiente di lavoro per i commessi.
Di fronte ai dati allarmanti di dicembre, dovuti all'elevata concentrazione di polveri sottili, un mese in cui Milano ha fatto segnare una media di 70microgrammi per metro cubo di Pm10, con 18 giorni consecutivi di superamento dei limiti di legge, Legambiente ricorda che la combustione non industriale contribuisce fino al 60% del carico di PM10 nell’aria,
“È assurdo che mentre all’esterno la temperatura è di pochi gradi sopra lo zero, le porte dei negozi siano spalancate – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Non capiamo il senso di sprecare deliberatamente energia, aumentando di molto i consumi e i costi e contribuendo ad innalzare i livelli, già preoccupanti, di polveri sottili nell’aria"
Con l’ausilio di una termocamera sono state fotografate le facciate dei palazzi in cui i negozi erano presenti, rilevando una forte dispersione termica localizzata nella parte inferiore degli edifici. Occhi puntati allora anche sul termometro. Nell’85% degli esercizi commerciali monitorati la temperatura all’interno era superiore ai 20°C, con una media di 23°C e punte fino a 27°C.
“Una temperatura di 19-20°C è sufficiente a garantire il benessere sia dei lavoratori che dei clienti, così come imposto dalle misure antismog di Regione Lombardia, anche negli appartamenti – ricorda Barbara Meggetto – Si chiede ai cittadini di adottare comportamenti virtuosi e di cambiare il loro stile di vita e si riscaldano le strade milanesi in modo incomprensibile”.
Si ringrazia per la collaborazione Teicos Group per le rilevazioni termografiche.
NOTA PER LA STAMPA:
A questo link alcune foto dell'azione: https://we.tl/VRQxk1OIF7
Ufficio stampa Legambiente LombardiaSilvia Valenti
Cel. 349 8172191
Tel. 02 87386480
giovedì 22 dicembre 2016
BORGARELLO (PV) DICE NO AL CEMENTO NEL NUOVO PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO CANCELLATE LE PREVISIONI DI NUOVI GRANDI CENTRI COMMERCIALI A RIDOSSO DELLA CERTOSA
MILANO, 22 DICEMBRE 2016
COMUNICATO STAMPA
Legambiente: “Al coraggioso sindaco Nicola Lamberti il nostro plauso, per aver chiuso un difficile procedimento senza piegarsi agli appetiti immobiliari”
Tra la Certosa e la città di Pavia continueranno a verdeggiare i campi: ieri sera il Consiglio Comunale di Borgarello ha approvato definitivamente il proprio piano urbanistico e ha scritto la parola fine ad un contenzioso, durato oltre un decennio, sul destino delle aree agricole di questo piccolo comune lungo il Naviglio Pavese, cresciuto molto e in fretta come accaduto a molti comuni di cintura: la popolazione di Borgarello è infatti aumentata dai 900 abitanti del censimento 1991 ai 2700 attuali, con una crescita delle aree urbanizzate del 30% avvenuta tra la fine degli anni '90 e il 2012.
In un territorio già provato da una tale espansione urbanistica, il piano di governo del territorio prevedeva ulteriori 400.000 metri quadri da destinare a centri commerciali e attività per il tempo libero, dai cinema multisala al ricettivo alberghiero, che avrebbero triplicato la crescita avvenuta negli ultimi 15 anni. Un’indigestione di cemento che faceva parte dell'aspettativa di inflazione immobiliare dei primi anni del 2000, duramente smentita poi dai dati dell'economia e della domanda reale. Una progettazione che incombeva ancora, fino a ieri, nelle planimetrie urbanistiche del Comune e nei contenziosi con gli avvocati delle proprietà. Contenziosi mai sopiti, nonostante il TAR della Lombardia nel 2013, con una sentenza storica su un ricorso presentato da Italia Nostra e Legambiente, si fosse già chiaramente pronunciato contro le esagerate previsioni urbanistiche. Oltre a ciò, il nuovo PGT cancella anche la previsione di una nuova arteria stradale che, se realizzata, avrebbe potuto generare ulteriori potenzialità di espansione commerciale anche nel vicino comune di Certosa di Pavia, trasformando la ex-statale dei Giovi in un enorme polo del commercio e dell'intrattenimento.
“Al coraggioso sindaco Nicola Lamberti e alla sua Giunta va il nostro plauso ed incoraggiamento, per la determinazione che ha saputo mantenere nei confronti delle aspettative edificatorie e per la linearità con cui ha intrapreso e concluso il percorso di revisione del piano urbanistico - dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia - Borgarello ha sventato il rischio di diventare una anonima periferia del capoluogo pavese. Potrà, invece, sviluppare le proprie storiche vocazioni legate alla produzione agricola e alla qualità paesaggistica del Parco Visconteo, i cui campi abbracciano l’adiacente Certosa"
Il nuovo PGT riconosce che il territorio agricolo deve essere considerato un patrimonio da amministrare nell'interesse esclusivo della comunità e delle future generazioni. “Borgarello indica la strada maestra da seguire: il suolo deve essere gestito e tutelato come un imprescindibile bene comune. È quanto chiediamo di riconoscere anche all'Europa, con la campagna #salvailsuolo. Vogliamo che in futuro la difesa del territorio non dipenda dal coraggio di sindaci come Lamberti, ma da amministratori che gestiscono l'interesse collettivo, applicando il diritto nazionale e quello comunitario, che invece oggi semplicemente non esiste. Per questo abbiamo lanciato una petizione popolare perché l'Europa si doti di una direttiva sul suolo e invitiamo tutti i cittadini di firmarla sul sito www.salvailsuolo.it" conclude Barbara meggetto.
In un territorio già provato da una tale espansione urbanistica, il piano di governo del territorio prevedeva ulteriori 400.000 metri quadri da destinare a centri commerciali e attività per il tempo libero, dai cinema multisala al ricettivo alberghiero, che avrebbero triplicato la crescita avvenuta negli ultimi 15 anni. Un’indigestione di cemento che faceva parte dell'aspettativa di inflazione immobiliare dei primi anni del 2000, duramente smentita poi dai dati dell'economia e della domanda reale. Una progettazione che incombeva ancora, fino a ieri, nelle planimetrie urbanistiche del Comune e nei contenziosi con gli avvocati delle proprietà. Contenziosi mai sopiti, nonostante il TAR della Lombardia nel 2013, con una sentenza storica su un ricorso presentato da Italia Nostra e Legambiente, si fosse già chiaramente pronunciato contro le esagerate previsioni urbanistiche. Oltre a ciò, il nuovo PGT cancella anche la previsione di una nuova arteria stradale che, se realizzata, avrebbe potuto generare ulteriori potenzialità di espansione commerciale anche nel vicino comune di Certosa di Pavia, trasformando la ex-statale dei Giovi in un enorme polo del commercio e dell'intrattenimento.
“Al coraggioso sindaco Nicola Lamberti e alla sua Giunta va il nostro plauso ed incoraggiamento, per la determinazione che ha saputo mantenere nei confronti delle aspettative edificatorie e per la linearità con cui ha intrapreso e concluso il percorso di revisione del piano urbanistico - dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia - Borgarello ha sventato il rischio di diventare una anonima periferia del capoluogo pavese. Potrà, invece, sviluppare le proprie storiche vocazioni legate alla produzione agricola e alla qualità paesaggistica del Parco Visconteo, i cui campi abbracciano l’adiacente Certosa"
Il nuovo PGT riconosce che il territorio agricolo deve essere considerato un patrimonio da amministrare nell'interesse esclusivo della comunità e delle future generazioni. “Borgarello indica la strada maestra da seguire: il suolo deve essere gestito e tutelato come un imprescindibile bene comune. È quanto chiediamo di riconoscere anche all'Europa, con la campagna #salvailsuolo. Vogliamo che in futuro la difesa del territorio non dipenda dal coraggio di sindaci come Lamberti, ma da amministratori che gestiscono l'interesse collettivo, applicando il diritto nazionale e quello comunitario, che invece oggi semplicemente non esiste. Per questo abbiamo lanciato una petizione popolare perché l'Europa si doti di una direttiva sul suolo e invitiamo tutti i cittadini di firmarla sul sito www.salvailsuolo.it" conclude Barbara meggetto.
Ufficio stampa Legambiente LombardiaSilvia Valenti
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martedì 20 dicembre 2016
Processo amianto: tutti assolti i dirigenti Pirelli DI AMIANTO IN ITALIA SI CONTINUA A MORIRE: MIGLIAIA DI VITTIME E NESSUN COLPEVOLE
MILANO,
19 DICEMBRE 2016
La sentenza che assolve i dirigenti Pirelli purtroppo prosegue la serie di pronunciamenti analoghi, che fanno sì che le migliaia di vittime di mesotelioma ed altre patologie amianto-correlate entrino nella contabilità di una strage priva di colpevoli. Eppure la pericolosità dell'amianto era ben nota già dagli anni '70. "Il dramma è che l'epidemia di mesotelioma non accenna a diminuire. In Lombardia si registrano oltre mille morti all’anno per malattie correlate all'amianto – constata Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – L'ennesima assoluzione di dirigenti di aziende i cui dipendenti si sono ammalati e hanno perso la vita per l’esposizione all'amianto in ambiente di lavoro è umanamente intollerabile, al di là del riconoscimento delle responsabilità soggettive”.
Ufficio stampa Legambiente LombardiaSilvia Valenti
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domenica 18 dicembre 2016
FATTORE DI PRESSIONE DELLE DISCARICHE IL CONSIGLIO DI STATO ACCOGLIE IL RICORSO DI REGIONE LOMBARDIA: E' LEGITTIMO
MILANO, 16 DICEMBRE 2016 COMUNICATO STAMPA
Legambiente e WWF: ""Una norma importante per la tutela del territorio. Ora la Regione prosegua con azioni incisive sul fronte della bonifica e del risanamento ambientale"
Legambiente Lombardia e WWF, ancora una volta uniti nella tutela di ambiente e salute del territorio, esprimono grande soddisfazione per la sentenza con cui il Consiglio di Stato, annullando una precedente pronuncia del TAR Milano, ha affermato la piena legittimità del “Fattore di pressione delle discariche”, approvato da Regione Lombardia nel 2014, che tutela quei territori già gravemente compromessi da una pesante presenza di discariche. Legambiente, WWF e Italia Nostra si erano costituite in giudizio ad adiuvandum al fianco di Regione Lombardia per presentare ricorso alla sentenza del TAR. L'indice di pressione prevede, su tutto il territorio regionale, il divieto di realizzare nuove discariche nelle aree in cui siano già stoccati più di 160 mila metri cubi di rifiuti per ogni chilometro quadrato.
“Il Consiglio di Stato ha stabilito la piena legittimità del provvedimento regionale che non ha violato alcuna competenza dello Stato – dichiara Barbara Meggetto, Presidente di Legambiente Lombardia – Con questa sentenza viene confermato quello che dovrebbe essere un principio di civiltà: laddove sono presenti grandi quantitativi di rifiuti smaltiti in discarica non è possibile autorizzare ulteriori impianti. Una norma fondamentale per alcuni territori, come quello di Montichiari e della Bassa Bresciana, già gravemente sottoposti a forti impatti ambientali. Auspichiamo che la Regione voglia continuare su questa strada, affiancando a strumenti di prevenzione come il Fattore di Pressione, un'azione più incisiva sul fronte della bonifica e del risanamento ambientale di quelle zone martoriate dall’inquinamento e dalle contaminazione di sostanze pericolose, sia per l’ambiente sia per la salute umana”.
L’avv. Paola Brambilla, delegata Wwf Italia per la Lombardia, ha patrocinato l’intervento delle associazioni ambientaliste nel giudizio: “Le associazioni difendono l’ecosistema e le risorse naturali che assicurano ambiente e salute ai cittadini del pianeta, non solo contro chi pensa di avere la licenza di distruggerle, ma anche a favore delle Regioni, quando agiscono innalzando gli standard di tutela nazionali”.
Contrastare l’insediamento insostenibile di nuove discariche, affermano le associazioni, vuol dire anche tutelare il suolo, difendendo anche in giudizio il valore di questa risorsa, come spieghiamo nella campagna Salva il Suolo, in corso in questi giorni, a sostegno della petizione europea People4Soil per una direttiva europea a tutela del suolo.
Legambiente e WWF: ""Una norma importante per la tutela del territorio. Ora la Regione prosegua con azioni incisive sul fronte della bonifica e del risanamento ambientale"
Legambiente Lombardia e WWF, ancora una volta uniti nella tutela di ambiente e salute del territorio, esprimono grande soddisfazione per la sentenza con cui il Consiglio di Stato, annullando una precedente pronuncia del TAR Milano, ha affermato la piena legittimità del “Fattore di pressione delle discariche”, approvato da Regione Lombardia nel 2014, che tutela quei territori già gravemente compromessi da una pesante presenza di discariche. Legambiente, WWF e Italia Nostra si erano costituite in giudizio ad adiuvandum al fianco di Regione Lombardia per presentare ricorso alla sentenza del TAR. L'indice di pressione prevede, su tutto il territorio regionale, il divieto di realizzare nuove discariche nelle aree in cui siano già stoccati più di 160 mila metri cubi di rifiuti per ogni chilometro quadrato.
“Il Consiglio di Stato ha stabilito la piena legittimità del provvedimento regionale che non ha violato alcuna competenza dello Stato – dichiara Barbara Meggetto, Presidente di Legambiente Lombardia – Con questa sentenza viene confermato quello che dovrebbe essere un principio di civiltà: laddove sono presenti grandi quantitativi di rifiuti smaltiti in discarica non è possibile autorizzare ulteriori impianti. Una norma fondamentale per alcuni territori, come quello di Montichiari e della Bassa Bresciana, già gravemente sottoposti a forti impatti ambientali. Auspichiamo che la Regione voglia continuare su questa strada, affiancando a strumenti di prevenzione come il Fattore di Pressione, un'azione più incisiva sul fronte della bonifica e del risanamento ambientale di quelle zone martoriate dall’inquinamento e dalle contaminazione di sostanze pericolose, sia per l’ambiente sia per la salute umana”.
L’avv. Paola Brambilla, delegata Wwf Italia per la Lombardia, ha patrocinato l’intervento delle associazioni ambientaliste nel giudizio: “Le associazioni difendono l’ecosistema e le risorse naturali che assicurano ambiente e salute ai cittadini del pianeta, non solo contro chi pensa di avere la licenza di distruggerle, ma anche a favore delle Regioni, quando agiscono innalzando gli standard di tutela nazionali”.
Contrastare l’insediamento insostenibile di nuove discariche, affermano le associazioni, vuol dire anche tutelare il suolo, difendendo anche in giudizio il valore di questa risorsa, come spieghiamo nella campagna Salva il Suolo, in corso in questi giorni, a sostegno della petizione europea People4Soil per una direttiva europea a tutela del suolo.
Ufficio stampa Legambiente
LombardiaSilvia Valenti
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Tel. 02 87386480
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venerdì 16 dicembre 2016
lunedì 12 dicembre 2016
Pendolaria 2016 Cremona-Brescia la linea peggiore della Lombardia
MILANO, 12 DICEMBRE COMUNICATO STAMPA
Legambiente: "Il trasporto ferroviario in regione è ancora inadeguato"
Treni obsoleti, ritardi, carrozze insufficienti negli orari di punta. È questo il desolante quadro dipinto dal rapporto Pendolaria 2016 di Legambiente che, ogni anno all’entrata in vigore dell’orario invernale, lancia con l'obiettivo di stilare un'analisi della situazione del trasporto ferroviario pendolare.
Secondo il dossier Pendolaria, in Lombardia, si aggiudica la maglia nera come peggior linea ferroviaria la Cremona-Brescia. La classifica è stata stilata in base a criteri oggettivi per evidenziare la scarsa qualità del servizio: le proteste degli utenti per i problemi di ritardi e tagli dei treni, la tipologia dei treni utilizzati sia per capienza sia per età, la carenza di orari adatti per l’utenza pendolare, la frequenza dei convogli, la condizione delle stazioni, situazioni che in taluni casi spingono i pendolari a prendere l’auto ogni mattina proprio per l’inadeguatezza del servizio.
"La linea ferroviaria che collega Cremona e Brescia presenta disagi e condizioni indegne per due città di questa importanza - denuncia Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente Lombardia - Negli ultimi anni il tasso di puntualità è stato insoddisfacente e spesso sono stati soppressi i convogli senza nessun preavviso e senza l'intervento di autobus sostitutivi. Le pessime condizioni di viaggio hanno portato all'esasperazione i pendolari che, oltretutto, subiscono notevoli disagi per lo spostamento del sottopasso di Brescia a causa dei lavori in corso dell'alta velocità”.
Infatti, con l'introduzione del nuovo orario invernale e in concomitanza con l'alta velocità per Verona vengono modificate diverse coincidenze, in particolare con il passante di Milano: 3-5 minuti di anticipo che possono sembrare irrisori, ma non per quei lavoratori o studenti che rischiano di perdere il treno di ritorno a casa. Inoltre, i treni sono più lenti di 15 anni fa e con sempre meno collegamenti tra Cremona e Brescia. Sui 51 km di linea, i tempi di percorrenza sono aumentati rispetto al passato: nel 2002 il treno più veloce collegava Brescia e Cremona in 34 minuti, oggi in 58, con una velocità media di 52 km/h e con lunghe soste per incroci.
Un'altra nota dolente riguarda il materiale rotabile utilizzato su questa tratta, che è tra i più vecchi e poco affidabili di quello in servizio di Trenord con una flotta composta da treni Ale 582 in pessime condizioni e con 25/30 anni di età. Solo fino ad alcuni mesi fa il servizio era parzialmente effettuato da automotrici diesel (nonostante la linea sia elettrificata) fabbricate oltre 40 anni fa. Negli orari di punta gli affollamenti rendono difficoltosa la salita a molti pendolari, l'aria condizionata d'estate non funziona in molte carrozze, in inverno alcuni convogli non sono riscaldati e nel nodo di Brescia spesso si perdono le coincidenze per Milano o Venezia.
A crescere sono in particolare le differenze tra chi si muove sulla rete ordinaria, sugli intercity e sui treni regionali e chi prende i treni ad alta velocità, che accrescono l'offerta con il nuovo orario: sono state inserite altre 4 corse sulla Roma-Milano, per esempio, con un aumento dell'offerta del 276% in più dal 2007 ed è stato introdotto il Frecciarossa Milano-Verona via Brescia, cha ha creato variazioni di orario per i regionali e i Frecciabianca sulla stessa tratta, tutto a discapito dei pendolari che si accontentano di linee e materiale rotabile spesso vecchio e in pessimo stato.
“A fronte di un servizio lento a rinnovarsi, negli ultimi anni le tariffe in Lombardia sono aumentate del 30,3% dal 2010 - conclude Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia - con i pendolari condannati a sistematici ritardi, treni soppressi e carrozze inadeguate! Il futuro della nostra regione passa anche attraverso una seria politica di riqualificazione dell’offerta di trasporto collettivo: in una delle aree a maggior densità di strade e autostrade d’Europa e con il più elevato livello d’inquinamento atmosferico, Regione Lombardia non può più permettersi azioni irresponsabili nei confronti dei pendolari, aumentando inutilmente la mobilità su gomma”.
A questo link è disponibile il rapporto Pendolaria 2016: http://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/pendolaria_le_10_linee_peggiori.pdf
Ufficio stampa Legambiente Lombardia
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venerdì 2 dicembre 2016
Incidente alla raffineria di Sannazzaro de Burgondi
MILANO, 1 DICEMBRE 2016. COMUNICATO STAMPA
Aria irrespirabile ovunque,
eppure l'incidente nella raffineria di Sannazzaro de' Burgondi è gestito
dall'Eni come se si trattasse di un'avaria interna allo stabilimento,
senza considerare le case poste a qualche centinaia di metri di distanza
investite dalla ricaduta dei fumi. "Ci pare che anche questa volta
l'incidente, che interessa l'impianto notoriamente più inquinante della
Lombardia e che quindi dovrebbe essere tenuto sotto stretta
osservazione, venga gestito come se la raffineria fosse in un deserto e
non in un'area densamente abitata - dichiara Barbara Meggetto,
presidente di Legambiente Lombardia, in contatto con gli attivisti del
circolo Legambiente di Sannazzaro - i protocolli di allerta e sicurezza
dovrebbero prevedere sistemi molto più efficaci e tempestivi, a
salvaguardia della salute dei cittadini!"
L'impianto
esploso, a quanto risulta, costituisce una sezione terminale della
raffineria preposta alla lavorazione e alla pirolisi dei residui della
raffinazione: una sezione che ha sempre avuto grossi problemi. "Ad
emergenza cessata, vogliamo vedere chiaro nelle autorizzazioni
all'attività di questo impianto e nel monitoraggio, ci aspettiamo dalla
società un atteggiamento trasparente".
In
Italia, dal censimento del Ministero dell'ambiente, ci sono impianti
1096 a rischio di incidente rilevante, di cui 285 solo in Lombardia. Su
questi è prioritario che, oltre i controlli sulla sicurezza degli
impianti e del loro funzionamento, ci sia una verifica riguardo i piani
di emergenza interni allo stabilimento ed esterni, ovvero rivolti al
territorio e alla popolazione circostante, e le necessarie campagne
informative per far conoscere alla popolazione i rischi e i
comportamenti nececessari in casi di incidente.
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giovedì 1 dicembre 2016
In memoria di Mariella, Signora delle acque, del territorio, dell'agricoltura proposta per l'Ambrogino di Milano
Un'amica,
una donna straordinaria, una persona speciale che per decenni ha
profuso il suo impegno con passione per l'ambiente, per il Parco
Agricolo Sud Milano, per le acque e per l'agricoltura. Qui sotto, Andrea
Falappi, gestore della Cascina Campazzo e grande amico di Mariella,
illustra quanto sia stato significativo l'immenso lavoro svolto per la
valorizzzazione del territorio. Chi ha avuto la fortuna di condividere
con lei anche solo in parte il suo impegno non può che esserne fiero,
sentirsi fortunato. E anche chi non l'ha conosciuta, può imparare a
conoscerla ora, con l'eredità che ci ha lasciato: l'amore per la terra,
le acque, la vita.
Mariella Borasio (Biella, 10.10.1943 –
Milano, 24.12.2014) ha lavorato in modo instancabile per decenni - con
intelligenza, sapienza, umiltà e autorevolezza - a fianco delle varie
Istituzioni del territorio milanese per la valorizzazione delle
componenti rurali del territorio milanese, a partire dalle acque quale
suo elemento identitario primario.
Grazie alle sue profonde conoscenze
storiche è stata a più riprese coinvolta in qualità di consulente
qualificata nella impostazione, redazione e divulgazione di studi e
progetti di valenza territoriale, nell’attivazione di processi di
governance complessi, fino alla definizione di atti istituzionali e
norme grazie ai quali il Comune di Milano ed altre Istituzioni Pubbliche
sono stati in grado di avviare politiche innovative per uno sviluppo
sostenibile del territorio.
Tra gli innumerevoli contributi, il suo
apporto è stato determinante- nella redazione degli studi che hanno
portato alla ottimizzazione dell’inserimento ambientale del sistema
depurativo dei reflui della città di Milano, in particolare del
Depuratore di Nosedo in ambito Chiaravalle, configuratosi nel progetto
del Parco Agricolo Urbano della Vettabbia, oggi in fase di
completamento, che è valso al Comune di Milano il premio europeo per il
Paesaggio, primo - e per ora unico - dallo stesso ottenuto in tale campo
in qualità di committente;
- nell’attività di concertazione dei
Contratti di Fiume all’interno dei bacini idrografici di Lambro/ Seveso/
Olona tra tutti i Comuni afferenti ai medesimi ambiti vallivi di
appartenenza, a maggior garanzia di sicurezza idraulica ed ambientale di
quelli di valle, tra cui il Comune di Milano;
- nella redazione dello studio
propedeutico al Piano di Governance delle Acque Milanesi commissionato
dal Comune di Milano, per la ricomposizione delle conoscenze e delle
competenze sulle acque milanesi in grado di garantire il governo del
complesso sistema idrico ereditato dai monaci cistercensi, che per
secoli ha garantito alla città di Milano il primato di capitale agricola
di eccellenza;
- nella promozione di interventi
finalizzati alla valorizzazione del paesaggio agricolo attraverso lo
sviluppo di nuove modalità gestionali dei parchi urbani in ambiti
rurali, come nel caso del Parco Agricolo Urbano del Ticinello, di cui è
in attuazione un primo stralcio finanziato con risorse esterne erogate
in favore del Comune di Milano sulla base una proposta progettuale messa
a punto proprio sotto la sua autorevole supervisione;
- nel processo di formazione ed
accompagnamento - fino all’accreditamento presso Regione Lombardia -
della Società Consortile del Distretto Agricolo Milanese,
rappresentativa di c.a il 70% delle aziende agricole milanesi,
contribuendo in modo sostanziale in qualità di Presidente del relativo
Comitato Scientifico alla redazione del Piano Strategico Distrettuale;
- nel processo di promozione delle
politiche attivate negli ultimi anni a sostegno dell’attività agricola
come risorsa strategica per il riequilibrio ambientale dell’intero
ambito metropolitano della città di Milano, accompagnandone
sapientemente i passi fino alla sottoscrizione - da parte del Comune di
Milano e degli altri Soggetti cointeressati - del “Protocollo d’Intesa
per la condivisione della strategia per lo sviluppo rurale di Milano”
nel Maggio del 2012 e dell’Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale
“Milano Metropoli Rurale” nel Gennaio 2015 con l’obiettivo di perseguire
<< … un nuovo modello insediativo in cui terra e acqua producono
in modo innovativo una nuova fase di civilizzazione ove si coniugano
prodotti alimentari sani e sicuri, energie rinnovabili, qualità
paesaggistico/ambientale, tutela della biodiversità, possibilità di
fruizione di spazi urbano/rurali, valorizzazione dei patrimoni
…>>. Questo è stato l’ultimo lascito di Mariella alla città a lei
più cara.
Mariella era una profonda studiosa e
ammiratrice di Ambrogio, Agostino e – soprattutto – di Bernardo di
Clairvaux: santi che hanno plasmato la forma e la storia della città di
Milano e del suo territorio, uniti dal filo conduttore dell’acqua.
Quando capitava l’occasione, Mariella non mancava di accompagnare coloro
con cui si intratteneva sotto il sagrato del Duomo, dove amava mostrare
i resti del Fonte Battesimale alimentato dalle acque di una vicina
sorgente, in cui Ambrogio battezzò Agostino; oppure il complesso
monastico di S. Maria di Chiaravalle fondato da Bernardo in un luogo di
potente energia scaturente dalle acque, dove – all’interno delle
medesime mura – trovano posto sia la chiesa che il mulino azionato ad
acqua, affinchè la contemplazione non fosse astratta e la produzione non
fosse fine a se stessa.
Il giorno del suo ultimo compleanno,
nella grande cucina di cascina Campazzo, cuore del Parco Agricolo Urbano
del Ticinello, ha tenuto un breve discorso che qui si ripropone,
mantenendo la freschezza delle parole dette a voce.
" Ambrogio era un uomo d’acque. Le
conosceva perfettamente. Ha costruito il battistero, cioè la famosa
vasca ottagonale che è sotto il sagrato del Duomo. Vi consiglio di
andare a visitarlo: è un posto bellissimo. Dove si capiscono tante cose:
per esempio, ha fatto la vasca ottagonale perché l’ottagono è una forma
geometrica che dà una certa energia ad un’acqua che già ce l’ha… perché
le acque dei battisteri sono sacre, nel senso che sono terapeutiche.
[…] E poi, qualche secolo dopo, noi abbiamo Bernardo di Chiaravalle, che
è un laico; una delle persone più colte del pianeta che io abbia mai
conosciuto; la più colta. Non solo ottimo governante, grande uomo
politico, è riuscito a fondare in tutto il territorio d’Europa 400
abbazie. Abbazia viene da abbas: l’abate è un maestro d’acque e
l’abbazia è un’azienda agricola… […] Perché vi cito Bernardo? perché nel
nostro territorio lui ha capito benissimo il potenziale idrico e ha
letteralmente fondato la città metropolitana e l’ha fondata rurale e
urbana, come la vogliamo noi. Il modello di Bernardo è splendido, quindi
noi dovremmo anche solo, ogni tanto, studiarci un po’ di più i testi di
Bernardo, che sono un insegnamento molto profondo. […] Noi non partiamo
da zero, quando pensiamo ad un futuro metropolitano, urbano e rurale.
Partiamo da quello che sono i fondamenti della nostra civiltà, per cui -
come dire - è una via spianata. […] Qui nel Parco Agricolo Urbano del
Ticinello, Andrea coltiva una marcita, una delle pochissime marcite che
sono ancora rimaste dei migliaia di ettari di marcite che Bernardo aveva
messo in piedi come “azienda agricola”. […] Un’azienda agricola
fiorente, che si è espansa continuamente nelle “valli”. Perché la
visione territoriale che hanno sempre avuto Ambrogio e Bernardo è quella
delle valli, su cui sono costruiti gli insediamenti umani. E la matrice
rurale, che è fondamentalmente acqua, era la loro visione ed è anche la
nostra visione. Oggi, io vi chiedo perdono, non voglio fare lectio
magistralis ma… io a queste cose ci tengo. Anche perché, a volte le
persone invisibili sono più potenti dei visibili, e c’è molto da
studiare e molto da imparare continuamente da loro".
Ora Mariella è divenuta una di loro: anche da lei rimane molto da studiare e molto da imparare.
Il suo impegno civile energico,
coinvolgente, appassionato e disinteressato è stato d’esempio per tutti
coloro che – all’interno del Comune di Milano e di altre Istituzioni,
associazioni o in qualità di singoli cittadini interessati al bene
comune – hanno avuto la fortuna di conoscerla e di lavorare insieme a
lei per una Milano migliore.
Se volessimo raccogliere e condensare il
senso profondo dell’operato di Mariella, potremmo farlo in poche righe
con le parole raccolte tra coloro che questa fortuna l’hanno avuta, di
seguito riportate.
L’attività e le azioni promosse dalla
Prof.ssa Mariella Borasio sono infinite, molti progetti non realizzati
sono oggi di puntuale attualità e si avviano alla realizzazione.
Mariella di fronte alle difficoltà riusciva sempre a trovare non un’
alternativa ma la geniale soluzione. Instancabile fino all’ultimo ci ha
donato i suoi scritti, oggi punto di riferimento per il lavoro di molti.
Ogni azione di Mariella nasceva da un atto poetico, che si articolava
con lucidità e razionalità nelle sue intuizioni. Poesia intima di chi ha
rispetto per la natura e per l’uomo, l’amore per l’agricoltura era
l’amore per la sua città. Mariella ha insegnato che Milano è alchimia di
vuoto e di pieno, che il denso vuoto - l’agricoltura di Milano - è la
forza che si sprigiona nella bellezza del pieno della città, che a sua
volta rimanda energia al vuoto della campagna rurale in un infinito
dialogo di acque, canali, rogge e fontanili. L’amore di Mariella per la
terra di Milano non è mai stato didascalico o accademico ma intimo,
spesso sofferto. Mariella ci ha donato questo amore che si legge nella
bellezza dei suoi progetti, che oggi devono continuare non nel ricordo
ma prendere forma nelle azioni quotidiane che partono dall’anima, così
come raccontano i poeti.
Per favore, tutti coloro che amano Mariella e vogliono che le sia riconosciuto il suo impegno devono registrarsi al portale www.partecipaMi.it
Solo le persone registrate possono esprimere il proprio consenso
(votare) alle candidature. Dopo aver effettuato l'accesso, su ogni
proposta è possibile esprimere il proprio consenso attraverso le
stelline presenti sotto l'autore della stessa (in questo caso Andrea
Falappi).
Fonte: www.assparcosud.org - 6 ottobre 2016
Pioggia di miliardi sulla Lombardia: 6,571 mld per dissestarla con autostrade e solo 0,0082 mld per il rischio idrogeologico
Non vogliamo soffermarci sulle solite polemiche delle autostrade "private" finanziate con fondi pubblici. Ci limitiamo a sottolineare che per Pedemontana, la Regione Lombardia ha ottenuto dallo Stato altri 2,7 miliardi (1,2 già elargiti in passato, con dichiarazioni di Delrio del tipo: "il governo non è un bancomat, basta soldi per opere private). Tralasciamo anche la questione dell'inquinamento atmosferico, che per l'Italia significa 90mila decessi prematuri, concentrati in Lombardia e nella Pianura Padana in generale: infatti, il particolato così come l’ozono e il biossido di azoto causano o peggiorano problemi respiratori, malattie cardiovascolari, cancro e portano ad aspettative di vita più brevi. Inoltre l’ozono vicino al suolo riduce i raccolti agricoli (fonte Agenzia Europea per l'Ambiente).
Ci preme, invece, evidenziare la ripartizione degli investimenti programmati da Maroni: è più esplicita di qualsiasi parola per capire quanto il nostro governatore sia interessato alle tematiche di salvaguardia ambientale, cui destina 175 milioni circa, di cui appena 8,2 al rischio idrogeologico! Eppure, nuovamente, proprio in questi giorni ne abbiamo visti gli effetti devastanti e luttuosi.
Ci preme, invece, evidenziare la ripartizione degli investimenti programmati da Maroni: è più esplicita di qualsiasi parola per capire quanto il nostro governatore sia interessato alle tematiche di salvaguardia ambientale, cui destina 175 milioni circa, di cui appena 8,2 al rischio idrogeologico! Eppure, nuovamente, proprio in questi giorni ne abbiamo visti gli effetti devastanti e luttuosi.
Cosa perdiamo con il consumo di 6.520 ettari di suolo
Sfogliando il Programma Regionale della Mobilità e dei Trasporti (PRMT) della Regione Lombardia, è chiaro che chi governa è ben conscio di quello che sta facendo. Infatti, il PRMT esplicita: "l’infrastrutturazione viaria e ferroviaria prevista nel PRMT, contando solo le previsioni nel breve e medio periodo comporterà, su scala regionale, un’occupazione di suolo per una superficie stimabile in circa 1.760 ettari. Il potenziale consumo di suolo è concentrato nell’area metropolitana, in cui tale fenomeno risulta rilevante per l’addensarsi delle funzioni antropiche e dei fenomeni legati al rischio idrologico (esondazioni dell’Olona, del Seveso e del Lambro), nella fascia di pianura agricola e nelle aree prevalentemente risicole (di cui il 64% occupata da seminativi, il 14% da aree boscate e il 13% da prati stabili). Ma, come stima la stessa Regione Lombardia -applicando una fascia di profondità variabile da 10 a 50 metri per lato a seconda della tipologia di infrastruttura- i nuovi spazi aperti interferiti occuperanno ulteriori 4.760 ettari nel medio periodo (di cui 75% coperti oggi da seminativi, il 14% da aree boscate e il 7% da prati stabili)".
Un delirio, se pensiamo che dall'estensione della superficie coltivata dipende direttamente l'autosufficienza alimentare del nostro Paese, che oggi arriva a coprire il fabbisogno di cibo di due cittadini su quattro (dati Cia-Confederazione Italiana Agricoltori). E se si va avanti a questo ritmo la sottrazione di terreni agricoli rischia di aumentare considerevolmente la nostra dipendenza dall'estero, dovendo ricorrere ulteriormente alle importazioni per coprire il deficit produttivo. Da una parte cresce la domanda di cibo e dall'altra diminuiscono le terre coltivate. Una contraddizione che va affrontata sia a livello nazionale sia a livello globale, dove Fao e Ocse stimano che per sfamare i 9 miliardi di persone che saremo nel 2050 bisognerà aumentare la produzione agricola del 60% in 40 anni.
Un delirio, se pensiamo che dall'estensione della superficie coltivata dipende direttamente l'autosufficienza alimentare del nostro Paese, che oggi arriva a coprire il fabbisogno di cibo di due cittadini su quattro (dati Cia-Confederazione Italiana Agricoltori). E se si va avanti a questo ritmo la sottrazione di terreni agricoli rischia di aumentare considerevolmente la nostra dipendenza dall'estero, dovendo ricorrere ulteriormente alle importazioni per coprire il deficit produttivo. Da una parte cresce la domanda di cibo e dall'altra diminuiscono le terre coltivate. Una contraddizione che va affrontata sia a livello nazionale sia a livello globale, dove Fao e Ocse stimano che per sfamare i 9 miliardi di persone che saremo nel 2050 bisognerà aumentare la produzione agricola del 60% in 40 anni.
Analizzando il fenomeno ad un maggior livello di dettaglio (come evidenzia la stessa Regione Lombardia nel documento del PRMT) si nota che l’interferenza con gli spazi aperti interessa prevalentemente le seguenti zone:
- contesto produttivo cerealicolo della bassa pianura;
- alta pianura asciutta, in cui gli spazi aperti di qualità sono una risorsa ambientale scarsa e oggetto di pressioni di origine antropica, in primis riconducibili al fenomeno di urbanizzazione;
- pianura tra il Po e il Ticino, dove la coltura risicola risulta dominante.
Le nuove infrastrutture, inoltre, possono comportare l’erosione delle coperture vegetali e la compromissione delle loro funzionalità e spezzare la continuità di ambiti ecologicamente significativi, limitando la circolazione della fauna e indebolendo la connettività e la circuitazione della rete ecologica, poiché incrementano il livello di frammentazione
delle aree agricole e naturali.
Situazioni interessate da significativa frammentazione si osservano già oggi su buona parte del territorio regionale. I maggiori impatti in tali termini si potrebbero verificare:
- nell’area metropolitana;
- nella bassa pianura cerealicola e nella pianura foraggera;
- nella fascia fluviale dell’Adda;
- nella zona pedemontana e prealpina;
- nell’Oltrepò.
- contesto produttivo cerealicolo della bassa pianura;
- alta pianura asciutta, in cui gli spazi aperti di qualità sono una risorsa ambientale scarsa e oggetto di pressioni di origine antropica, in primis riconducibili al fenomeno di urbanizzazione;
- pianura tra il Po e il Ticino, dove la coltura risicola risulta dominante.
Le nuove infrastrutture, inoltre, possono comportare l’erosione delle coperture vegetali e la compromissione delle loro funzionalità e spezzare la continuità di ambiti ecologicamente significativi, limitando la circolazione della fauna e indebolendo la connettività e la circuitazione della rete ecologica, poiché incrementano il livello di frammentazione
delle aree agricole e naturali.
Situazioni interessate da significativa frammentazione si osservano già oggi su buona parte del territorio regionale. I maggiori impatti in tali termini si potrebbero verificare:
- nell’area metropolitana;
- nella bassa pianura cerealicola e nella pianura foraggera;
- nella fascia fluviale dell’Adda;
- nella zona pedemontana e prealpina;
- nell’Oltrepò.
Risulta inoltre interessante valutare l’interferenza con un particolare tipo di aree naturali, che costituiscono la riserva più cospicua e tutelata di natura e di biodiversità: le aree protette. Le azioni infrastrutturali previste dal PRMT comportano l’attraversamento di parchi per circa 110 km, corrispondenti a un incremento percentuale del 2,5% della lunghezza delle infrastrutture che attraversano aree protette. Tale incremento è concentrato prevalentemente:
- nel Parco Agricolo Sud Milano (circa 30 km di nuove infrastrutture), il cui territorio si presenta già polverizzato, discontinuo e formato da tessere agricole, naturali o seminaturali, intercluse in contesti ad elevata urbanizzazione;
- nel Parco Lombardo della Valle del Ticino (più di 50 km di nuove infrastrutture), elemento di pregio naturalistico che consente la connessione tra il lago Maggiore e il fiume Po.
Il fiume Ticino, come in generale il reticolo idrografico superficiale, può subire gli effetti della nuova infrastrutturazione, dove siano richiesti interventi di regolazione dei corsi d'acqua e di artificializzazione delle sponde, provocando l’alterazione della morfologia fluviale, la compromissione di habitat, la riduzione della vegetazione ripariale (dalle fondamentali funzioni depurative e dei cicli geobiochimici), l’alterazione del regime idrologico, la compromissione di corridoi ecologici e l’alterazione del paesaggio locale.
Oltre alle aree e alle componenti naturali e seminaturali, le attività di trasporto possono rappresentare una fonte di interferenza anche con gli ambiti urbani: rumori, luci e vibrazioni possono causare disturbo alla popolazione.
Gli effetti diretti e indotti dalle infrastrutture lineari sono riconosciuti dal Piano Paesaggistico Regionale tra le cause di degrado dei paesaggi regionali, con effetti evidenti soprattutto nell’ambito del sistema metropolitano, ma con evidenze riscontrabili anche in pianura e nei fondovalle delle fasce alpine e prealpine. Oltre a rappresentare essi stessi elementi di tipo detrattore, spesso estranei ai contesti che attraversano, e a creare effetti di barriera, separazione o interferenza percettiva, i nuovi tracciati stradali possono rappresentare, in assenza di un’adeguata pianificazione territoriale e urbanistica, fattore di innesco per ulteriori processi di urbanizzazione e consumo di suolo e possono incidere sulle visuali vicine e lontane, compromettendo le possibilità di fruizione del patrimonio storico, architettonico, paesistico.
Firma anche tu
Considerata l'insensatezza dei nostri politici, comunque allineati ad altri Paesi europei, possiamo tentare di difenderci dalla loro fame di business a base di cemento con la petizione Salviamo il suolo, che vede l'aggregazione di oltre 450 associazioni a livello europeo: dobbiamo raccogliere un milione firme affinché l'Unione europea emani una direttiva efficace per frenare il consumo di suolo. È molto semplice, munitevi di carta di identità e firmate anche voi. Non servirà a fermare le devastazioni programmate da Maroni & Co, ma potremo sperare per il futuro delle prossime generazioni.
Fonte: www.assparcosud.org - 27 novembre 2016
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