lunedì 11 gennaio 2016

Da Milano all’Adriatico, il canale navigabile che divide

Il primo progetto risale a più di un secolo fa: era il 1902. L’ultimo è quasi pronto. Tra l’uno e l’altro, una raffica di proclami, promesse e annunci, tutti finiti immancabilmente in nulla. Non c’è da stupirsi se sono rimasti in pochi a credere ancora nell’eterna incompiuta. Eppure si torna a parlare del canale fluviale Milano-Cremona, l’autostrada dell’acqua tra la metropoli lombarda e il porto della città del Torrazzo e da qui, attraverso il Po, al mare Adriatico. Nel corso dei decenni sono stati realizzati solo 14 chilometri, da Cremona a Pizzighettone, dei 65 previsti. Poi più niente. Come non bastasse, il ministero del Tesoro ha sciolto, nel 2000, anche la struttura burocratica (il consorzio Canale navigabile), che avrebbe dovuto sovrintendere al mega cantiere. L’idea sembrava per sempre abbandonata, ma ci ha pensato la Ue a resuscitarla.

La Commissione europea ha inserito il collegamento Milano-Adriatico tra gli interventi prioritari. A quel punto è entrata in scena l’Aipo (Agenzia interregionale per il fiume Po), i cui tecnici hanno predisposto un nuovo studio di fattibilità. «È concluso, dobbiamo solo consegnarlo», dice l’ingegner Luigi Mille, dirigente area lombarda dell’Aipo. «Presenteremo il lavoro in un convegno nei prossimi mesi. Posso anticipare che è previsto un tracciato di circa 60 chilometri e sette conche, con salti d’acqua che consentiranno di produrre energia elettrica». L’idrovia permetterà il passaggio di imbarcazioni fino a 110 metri di lunghezza per 11 di larghezza, con un carico da 1.600 a tre mila tonnellate. Secondo l’Aipo, l’opera avrebbe un limitato impatto ambientale perché utilizzerà, con i necessari adeguamenti, un canale già esistente, il Muzza. Il porto fluviale sorgerà nell’area est di Milano, all’intersezione tra le Brebemi e la nuova tangenziale Est esterna, dove incrocia anche l’Alta velocità. «Non vogliamo fare il canale a tutti i costi - sottolinea Mille - ma abbiamo solo dato uno strumento a chi (Europa, Stato, Regione) dovrà decidere». I lavori potranno ricevere dall’Europa un cofinanziamento fino al 40 per cento. Costo complessivo 1,7 miliardi di euro. Una cifra da brividi. «Si potrebbe procedere per stralci», puntualizza l’ingegnere dell’Aipo.

La Regione sembra interessata e il presidente Roberto Maroni
ha delegato l’assessore Viviana Beccalossi a occuparsene. Oggi come ieri, il canale divide. Il presidente di Coldiretti Milano, Lodi e Monza Brianza, Alessandro Rota, lo boccia senza appello. «Sembra un po’ la vicenda del ponte sullo Stretto di Messina, ma trasportata al Nord. Con tutti i problemi che ci sono, mi pare assurdo spendere 2 miliardi di euro, se li hanno». Possibilista, invece, l’ex parlamentare Marco Pezzoni, anima delle associazioni ambientaliste cremonesi. «Il trasporto fluviale è meno impattante di quello su gomma». Una chiatta di 1.350 tonnellate movimenta un carico pari a 75 Tir o a 67 vagoni. Allo stesso tempo Pezzoni non si fa troppe illusioni: «Si rischia un altro bluff perché non c’è un disegno complessivo ma si procede per segmenti». Non mancheranno altre polemiche. Anche quelle sono durate per più di cent’anni.

Nessun commento:

SICCITA’: SCORTE IDRICHE AI MINIMI STORICI, MANCANO 2 MILIARDI DI METRI CUBI D’ACQUA

SICCITA’: SCORTE IDRICHE AI MINIMI STORICI, MANCANO 2 MILIARDI DI METRI CUBI D’ACQUA DOSSIER - ACQUA E AGRICOLTURA Occorre ridurre i fabbiso...