giovedì 27 febbraio 2014

COMUNICATO STAMPA: Abbattuto l’ultimo bosco veramente naturale di San Donato Milanese.



Con grande amarezza dobbiamo constatare che da qualche giorno il territorio di San Donato è diventato più povero! E’ stato raso al suolo uno dei pochi boschi esistenti lungo le sponde del fiume Lambro. La nostra associazione nel corso degli ultimi anni si era spesa pubblicamente e a più riprese per salvarlo, per farlo conoscere alla cittadinanza, impiegando molte ore di lavoro e energie per elaborare progetti di valorizzazione. Lo avevamo battezzato Bosco degli ex Pioppeti; adesso dobbiamo riferirci a quell’area con una “ex” in più.
Per i non addetti ai lavori, ci si riferisce alle due porzioni di boschi limitrofe che si estendevano su una superficie di più di tre ettari dietro al cimitero della nostra città, in un angolo della grande area agricola che va dalla Via per Monticello al Lambro e dai laboratori ENI verso sud, fino al confine con San Giuliano Milanese. Adesso non esiste più nulla, è bastato un atto formale di abbattimento per vanificare anni di impegno per tutelarlo.
La nostra associazione vi ha organizzato visite guidate, ha elaborato progetti e ha cercato di coinvolgere le Amministrazioni con l’idea di realizzare un corridoio naturale lungo il Lambro e quei boschi erano un cardine importante per il loro grande valore naturalistico. Recentemente poi l’amministrazione di San Donato Milanese, raccogliendo un progetto del WWF, aveva cercato di ottenere i finanziamenti necessari attraverso un Bando Cariplo per uno studio di fattibilità proprio per la realizzazione del corridoio naturale, purtroppo non andato a buon fine. Il progetto, bocciato sostanzialmente per un vizio di forma, avrebbe potuto essere ripresentato l’anno prossimo. Adesso non avrebbe senso farlo. Come si può sperare nel ripristino di un’area fluviale se non si riesce nemmeno a tutelare componenti così importanti?

Cosa rendeva questi boschi così importanti? Si trattava di ex pioppeti che per più di venti anni erano stati lasciati liberi di evolversi in maniera spontanea. Ciò ha permesso l’instaurarsi di un ambiente tipicamente legato a zone igrofile umbratili e coperte da vegetazione arborea, con un grande sviluppo di biodiversità. In poche parole: era nato un bosco. Lo stato di abbandono era lampante: il sottobosco era rigoglioso e non compatibile con le lavorazioni commerciali legate alla pioppicoltura tradizionale, molte delle piante originariamente messe a dimora erano giunte da tempo alla fine della loro vita e moltissimi alberi giacevano a terra schiantati dagli eventi atmosferici lasciando il posto ad essenze tipiche della pianura padana.

Perché allora è stato tagliato? Difficile dare una risposta ad una domanda del genere.  Sbaglieremmo di molto se pensassimo che qualcuno abbia preferito togliere di mezzo un elemento del territorio estraneo ad usi agricoli intensivi? In fondo per la visione di molti, è lo scopo principe cui dovrebbe essere votata la nostra pianura. E se così fosse, colui che ha decretato l’abbattimento non ha di certo considerato il fatto che la presenza di un bosco avrebbe permesso l’accesso a finanziamenti regionali concepiti per la tutela di questi ambienti.

Da parte nostra c’è il grande rammarico di non aver proceduto con l’iter per farlo riconoscere formalmente come bosco. Un piccolo, semplice atto che forse ne avrebbe impedito l’abbattimento.

Ma allo stesso tempo ci chiediamo: era un compito solo nostro? La sua esistenza e la sua importanza era ben nota a tutta l’Amministrazione Comunale, alla Provincia e al Parco Sud.  Solo un paio di mesi fa era stato indetto un incontro pubblico, promosso da Legambiente e Politecnico di Milano, nell’ambito di un  ben più importante processo di recupero del fiume stesso, e i succitati attori erano stati tutti attivamente coinvolti.

Quindi la domanda che vogliamo rivolgere loro è: la tutela degli ambienti naturali veri e propri, quelli che hanno un profondo valore ambientale, è affidata solo ed esclusivamente ad un’associazione come la nostra? E chi ci amministra non si sente in dovere di attivarsi in prima persona per una realtà del territorio tanto rara e preziosa?

WWF Sud Milano

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