mercoledì 11 giugno 2014

Interrogazione sulla condanna per infrazione da parte della Corte di Giustizia dell'Unione europea

“Nella gestione delle acque reflue urbane l'Italia sconta un notevole ritardo tecnologico ed infrastrutturale che va colmato con estrema urgenza. Il 10 aprile scorso, dopo anni di verifiche, ricorsi e solleciti, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha confermato l’infrazione della Direttiva 91/271/CEE commessa dal nostro paese in materia di gestione, raccolta e depurazione delle acque reflue urbane. Una situazione di arretratezza che purtroppo accomuna tutta la nostra penisola, dalla Lombardia alla Sicilia. La sentenza della magistratura comunitaria indica con chiarezza che non è più possibile attendere ulteriormente. Per questo motivo ho chiesto con un'interrogazione che si possa costituire un tavolo di coordinamento tra Ministero dell’Ambiente e Ministero delle Infrastrutture al fine di affrontare il tema del trattamento delle acque reflue urbane. L'obiettivo di questa iniziativa è il risanamento di situazioni già inadempienti, la prevenzione di ulteriori casi passibili di infrazione, ed evitare sanzioni pesanti per le finanze degli enti locali coinvolti e dello Stato centrale. La Lombardia purtroppo sconta questi ritardi, e ritengo necessario che il Governo solleciti la Regione e gli Enti Locali ad un intervento rapido su un tema strategico anche se poco dibattuto", rimarca Maria Chiara Gadda, deputata del Partito Democratico varesino in merito ad un'interrogazione a risposta scritta rivolta ai ministri dell'Ambiente, delle Infrastrutture e dell’Economia e Finanze appena deposita e cui hanno aderito anche altri deputati lombardi del PD. "In aggiunta, la direttiva UE 2000/60, recepita nel nostro ordinamento con il D.Lgs 152/2006 indica che entro la fine del 2015 i corsi d'acqua superficiali dovranno raggiungere un "buono stato ecologico". La direttiva prevede la possibilità di proroghe purché non si verifichino le condizioni per un ulteriore deterioramento. Il raggiungimento di questo obiettivo appare difficile alla luce della sentenza della Corte di Giustizia dell'UE, che ha condannato il nostro paese per la mancanza di depuratori, reti e collettori fognari adeguati negli agglomerati urbani superiori ai 10.000 abitanti. Molti di questi agglomerati sono in Lombardia, tra cui Orzinuovi, Calco, Valle San Martino, Olona Nord, Melegnano, Olona Sud, Robecco sul Naviglio, Rozzano, San Giuliano Milanese EST, Trezzano sul Naviglio, Broni, Casteggio, Mortara, Vigevano. Senza una rapida iniziativa potrebbe scattare la seconda fase della procedura di infrazione, che prevede sanzioni finanziariamente pesanti che vanno assolutamente evitate. E' necessario porre grande attenzione a questo tema, perché altri agglomerati potrebbero essere passibili di infrazione. Un'analoga situazione di arretratezza ed inefficienza è riscontrabile in numerosi altri agglomerati, non ancora monitorati dalla Unione Europea visto il carico inferiore dei loro impianti, ma che spesso manifestano un cattivo funzionamento degli sfioratori, una obsolescenza delle reti fognarie, piuttosto che tombinamenti inadeguati. Lo scenario in Provincia di Varese non è confortante, visto che diversi corpi idrici superficiali presentano uno stato scadente o pessimo. E' necessario procedere con il completamento di alcune infrastrutture di collettamento e depurazione, la verifica della compatibilità in caso di nuovi scarichi, la tenuta degli impianti fognari, o la messa in sicurezza dei siti contaminati. La gestione delle acque reflue è un tema di rilievo strategico, le carenze e la frammentazione riscontrate nel sistema di collettamento idrico e depurazione fognaria non competono soltanto ad aspetti di natura ambientale ma evidenziano un ritardo infrastrutturale e tecnologico a cui bisogna rispondere con urgenza. Per questo motivo ho chiesto al governo quali misure intenda promuovere per colmare il ritardo di diversi enti locali in questo ambito, ad esempio favorendo finanziamenti a tasso agevolato, e se non ritenga possibile consentire lo scomputo dal Patto di Stabilità delle spese per tali investimenti. Ritengo che i fondi pubblici debbano essere impiegati per gli interventi e non per pagare le sanzioni. Il nostro paese ha bisogno di aprire i cantieri di queste opere pubbliche, affinché ci possano allineare agli standard europei in materia ambientale e in grado di rappresentare un volano per la nostra economia e per tante imprese, spesso piccole medie imprese locali”, conclude la deputata del Partito Democratico varesino Maria Chiara Gadda.

Fonte: Ufficio Stampa Onorevole Maria Chiara Gadda

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