"Sulla sua pelle scorreva acqua quasi a coprirlo come una veste intangibile e fresca".
mercoledì 31 luglio 2019
TAVOLO ARIA IN REGIONE: PRESENTATI INCENTIVI PER SOSTITUZIONE AUTO INQUINANTI E SISTEMA DI MONITORAGGIO VEICOLI CHE CONSENTE DI ELUDERE LE ZTL
MILANO, 30 LUGLIO 2019
COMUNICATI STAMPA
Legambiente: “Non convincono le proposte di Regione Lombardia, ancora una volta troppe deroghe a chi
inquina”
Questa mattina durante il “Tavolo
aria di Regione Lombardia” l’Assessore all’Ambiente e Clima Raffaele Cattaneo
ha illustrato le proposte che saranno presentate in giunta regionale. Tra le
iniziative promosse dalla Regione figura una serie di incentivi per la
sostituzione dei veicoli a seconda delle emissioni in strada, un provvedimento
utile per eliminare dalla circolazione i mezzi più inquinanti.
Non convince Legambiente, invece,
la sperimentazione del Sistema Movie-In (MOnitoraggio dei VEicoli INquinanti),
una sorta di scatola nera posizionata su base volontaria per monitorare gli
spostamenti delle vetture più inquinanti, tenendo conto dell’effettivo uso del
veicolo. In Lombardia Regione stima che i veicoli interessati sarebbero oltre un
milione e trecentomila. Questo sistema consentirebbe a chi aderisce di non deve
rispettare le limitazioni del traffico, come per esempio l’AreaB di Milano, in
quanto a seconda delle categorie a cui si appartiene, vengono consentiti un tot
di chilometri percorribili anche in ztl.
«Ancora
una volta assistiamo alla liberalizzazione delle emissioni - dichiara Barbara
Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -. Speravamo che dal
Tavolo Aria di Regione Lombardia sarebbero state presentate misure strutturali
per aiutare i Comuni, e l’intero territorio, a contenere le emissioni in
atmosfera. Così non è stato. Di fronte ad un sistema di incentivi per il cambio
del parco auto, che può dare un contributo interessante al rinnovamento dei
mezzi circolanti e al conseguente abbassamento delle emissioni, abbiamo
assistito a un esercizio di innovazione che rischia di complicare il quadro dei
controlli e delle regole nei comuni che più si sono spesi per cercare di tenere
sotto controllo l’inquinamento atmosferico. Ci chiediamo se, di fronte a un
peggioramento dei dati relativi ai livelli di smog nel 2018 e al superamento
della soglia di emergenza ozono in questi ultimi mesi, davvero questi fossero i
provvedimenti più utili».
Ufficio stampa Legambiente Lombardia
Silvia Valenti
Cel. 3498172191
Tel. 02 87386480
Silvia Valenti
Cel. 3498172191
Tel. 02 87386480
lunedì 29 luglio 2019
lunedì 22 luglio 2019
mercoledì 17 luglio 2019
BRESCIA: CORTE COSTITUZIONALE DA’ RAGIONE A COMUNE SULLA RIDUZIONE DELLE PREVISIONI URBANISTICHE DEL PRECEDENTE PGT
MILANO, 17 LUGLIO 2019
COMUNICATO STAMPA
Dalla Consulta arriva una dura sentenza sulla legge 'ammazzasuolo' della
Lombardia che riafferma un principio: i Comuni hanno autonomia nel decidere di
ridurre il consumo di suolo previsto dai loro strumenti urbanistici
Legambiente: “Il Comune di Brescia ha agito legittimamente. Era la legge
regionale ad essere illegittima, come sostenuto in giudizio da ANCI e
Legambiente Lombardia”
La Regione Lombardia ha abusato della propria facoltà legislativa, emanando una norma - l.r. 31/2014 -
che pregiudica l'autonomia dei Comuni, e che nel farlo contraddice perfino il
proprio fine, che dovrebbe essere appunto quello di orientare la pianificazione
dei Comuni, affinché venga progressivamente ridotto il consumo di suolo. È la
sentenza della Corte Costituzionale a mettere un positiva tassello che avvicina
alla conclusione del procedimento di giustizia amministrativa che vede al
centro da un lato il Comune di Brescia, che con il suo PGT del 2016 aveva
stabilito di ripristinare l'inedificabilità di un vasto territorio urbano nel
quartiere di San Polo, e dall'altro la Regione Lombardia, la cui legge
regionale 31/2014, che per gli ambientalisti rimarrà la 'legge ammazzasuolo',
nonostante l'obiettivo dichiarato di ridurre il consumo di suolo, impediva ai Comuni
di variare le proprie previsioni urbanistiche, anche laddove la variazione
fosse funzionale a sottrarre superfici dal rischio edificatorio.
Brandendo questo articolo controverso della legge (voluta dall'allora
assessore regionale Viviana Beccalossi e sostenuta in aula dal consigliere
Fabio Altitonante), i privati avevano ricorso al TAR contro il Comune. Il
tribunale amministrativo, in prima istanza, aveva dato loro ragione. Ma il Comune,
sostenuto da ANCI e da Legambiente Lombardia, non aveva ceduto e si era
appellato al Consiglio di Stato il quale aveva sentenziato riconoscendo le
ragioni dell’amministrazione locale, ma sollevando la questione di
costituzionalità della norma regionale su cui si sarebbe dovuta pronunciare la Consulta.
Il quesito fondamentale riguardava la legittimità da parte della Regione di
legiferare in senso così restrittivo delle facoltà urbanistiche dei Comuni,
proprio laddove le amministrazioni comunali stesse, con la propria riconosciuta
autonomia, potevano perseguire gli obiettivi che la legge regionale dichiarava
di far propri. Sulla questione l’esame approfondito della Corte Costituzionale
arriva ad una conclusione inappellabile: la legge regionale è illegittima e
pertanto va stralciata.
Comprensibile la soddisfazione dell'associazione ambientalista, supportata
in tutti i gradi di giudizio dall'avvocato Emanuela Beacco. «La sentenza della Corte Costituzionale ha minuziosamente approfondito il
caso ristabilendo la certezza del diritto su un punto: i Comuni hanno pieno
titolo a ridurre le proprie previsioni urbanistiche, per andare nella direzione
di ridurre il consumo di suolo e i gravi effetti ambientali che questo
determina - dichiara Barbara
Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -. Siamo felici per il
fatto che ora Brescia potrà rivendicare la tutela delle aree verdi superstiti
del quartiere San Polo, in quanto nessuno potrà accampare diritti edificatori
che non si sono mai realmente concretizzati, cosa che invece la legge
regionale, da noi sempre contestata, avrebbe potuto legittimare».
Il giudizio della Corte Costituzionale, che conferma le ragioni del Comune,
di Legambiente e di ANCI, produrrà rapidamente i suoi effetti: in primo luogo perché,
con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della sentenza, verranno
automaticamente annullati gli articoli contestati della legge regionale: è
vero che nel frattempo la Regione ha modificato la legge, proprio per
correggerne le vistose incoerenze, ma ciò inciderà su tutti i giudizi
amministrativi pendenti, che a questo punto non potranno che prendere atto
della decadenza del presupposto con cui si era impedito ai Comuni di variare in
senso riduttivo le proprie previsioni urbanistiche. In altre parole, non sarà
più possibile emanare sentenze come quella che, in primo grado al TAR Brescia,
aveva dato ragione ai privati riconoscendo loro un margine entro cui far valere
inesistenti diritti edificatori a valere sulle aree libere del quartiere San
Polo Sulla vicenda di San Polo, dovrà a questo punto esprimersi il Consiglio di
Stato, che si era rivolto al Giudice delle Leggi. Un giudizio che si prospetta,
a questo punto, favorevole a Comune, ANCI e Legambiente.
Il principio ristabilito dalla Corte Costituzionale fa chiarezza in una
materia, quella del 'diritto edificatorio', in cui negli ultimi anni si sono
moltiplicate le interpretazioni, soprattutto da parte di molte Regioni, che
hanno approvato norme in materia di consumo di suolo in assenza di una legge
nazionale di indirizzo, e producendo spesso risultati controversi come nel caso
della Lombardia.
«Occorre un indirizzo nazionale chiaro,
che stabilisca in modo inequivocabile che il suolo libero non può più essere il
recapito prioritario per le previsioni urbanistiche degli enti locali - afferma Damiano Di Simine,
responsabile suolo di Legambiente -. Il suolo è la nostra risorsa
naturale più preziosa e scarsa. Occorrono pertanto norme che orientino tutti
gli investimenti dei settori delle costruzioni e delle infrastrutture verso la
rigenerazione delle città nei loro spazi già costruiti, in cui gli ambiti di
degrado e abbandono sono cresciuti in modo incontrollato con gravi conseguenze
ambientali, economiche e sociali. Da anni aspettiamo che ci sia una maggioranza
parlamentare consapevole di quella che dovrebbe essere una assoluta priorità
per lo sviluppo del Paese».
Silvia Valenti
Tel. 02 87386480
Mob. 3498172191
DOMENICA A COSTA VOLPINO NUOVA MANIFESTAZIONE DI VOLO IN AREA SOGGETTA A VINCOLI PAESAGGISTICI
MILANO, 17 LUGLIO 2019
COMUNICATO STAMPA
Legambiente: “Ribadiamo che la zona è ad elevata
sensibilità, pertanto non è compatibile con eventi che hanno impatto sui
delicati elementi della rete ecologica”
Legambiente torna a sottolineare la necessità di
fermare eventi che possano avere un impatto diretto sull’area del futuro PLIS
(Parco Locale di Interesse Sovracomunale) di Costa Volpino, il cuore del parco
compreso nella Rete Ecologica Regionale e già oggi sottoposto ad una pressione
fuori luogo. Si tratta del Campo Volo di Costa Volpino, area privata su cui
grava la pista di decollo degli aerei e che vedrà, per tutta la giornata
di domenica 21 luglio, in programma la manifestazione “In volo senza barriere”,
con piloti che eseguiranno cento voli sorvolando la valle e il lago.
«Non vogliamo certamente entrare nel merito
dell’iniziativa che si rivolge ai diversamente abili. Legambiente da tempo si
impegna per rendere fruibili i luoghi naturali anche ai portatori di disabilità, sostenendo che la natura e le opportunità
devono essere accessibili a tutti – spiega Marzio Marzorati,
responsabile Aree Protette di Legambiente Lombardia –. Ci
preme però rimarcare che ancora una volta vedremo realizzarsi un
evento incompatibile con un territorio che deve essere tutelato, proprio perché
rappresenta un presidio di naturalità già drammaticamente assottigliatasi
per la pervasività delle espansioni urbanistiche nella bassa Valle Camonica.
Per questo vorremmo anche sapere perché sia stato autorizzato un Campo Volo in
quella zona. Gli enti pubblici devono tutelare la destinazione d’uso del
territorio e rimarcare il valore ambientale di questa zona, così prossima al
lago e al fiume Oglio».
Le aree in cui si sono svolti questi eventi sono
inserite nel Piano territoriale comprensoriale provinciale (PTCP) destinate a
“Contesti di fondovalle di relazione con il corso d’acqua superficiale di
elevato valore paesaggistico, ambientale e naturalistico” e definite dal PGT
del Comune, approvato definitivamente con Delibera del Consiglio Comunale n.
68/2015, “aree agricole del Parco locale di interesse sovracomunale” (PLIS) di
Costa Volpino. A questo si aggiungono tutta una serie di altri vincoli,
dal punto di vista paesaggistico: il PGT la definisce come “Area con sensibilità
paesistica molto alta”. Mentre la zonizzazione acustica la fa rientrare nelle
“Aree particolarmente protette”. Inoltre, l’area è interessata da elementi
della rete ecologica comunale (REC) con individuati e mappati i corridoi
primari e secondari. Tutti i vincoli sono dettati dal fatto che l’area è
totalmente esondabile e inondabile e circondata da bellissimi canneti ed è per
questo interessata dalla presenza di una ricca avifauna stanziale e non.
Legittimo aspettarsi che sia un ambiente da tutelare a presidio della
biodiversità e della natura e da fruire in modo attento e corretto.
«Le norme di tutela paesaggistica, che dovrebbero
proteggere il territorio, vengono troppo spesso eluse a discapito di un bene
collettivo come l’ambiente naturale – dichiara Massimo Rota,
presidente del circolo Legambiente Alto Sebino –. I Parchi
oggi rimangono una delle poche riserve di biodiversità della nostra regione,
andrebbero difesi per il loro elevato valore naturalistico, non utilizzati per
meri scopi turistici ed economici. Abbiamo già chiesto un incontro al Sindaco
di Costa Volpino per capire meglio quale strada vuole imboccare
l’Amministrazione comunale sul Plis e sul Campo Volo».
Silvia Valenti
Tel. 02 87386480
Mob. 3498172191
martedì 16 luglio 2019
La Goletta dei Laghi sul Garda lombardo: due i punti giudicati “fortemente inquinati”
Comunicato Stampa
Gardone Riviera (Bs) | 15 luglio 2019
L'equipaggio ha monitorato anche le microplastiche in acqua
Presentati i risultati del monitoraggio della quarta tappa della campagna di Legambiente
Su cinque punti monitorati, due sono risultati fortemente inquinati.
È
questo, in estrema sintesi, il bilancio del monitoraggio microbiologico
realizzato dai tecnici della Goletta dei Laghi nei giorni scorsi, in
occasione dell'arrivo sulla sponda lombarda del Lago di Garda della
campagna di Legambiente, realizzata in collaborazione con il CONOU (Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati) e Novamont.
Da
14 anni la Goletta dei Laghi rileva le principali fonti di criticità
per gli ecosistemi lacustri: gli scarichi non depurati e inquinanti, la
cementificazione delle coste, la captazione delle acque, l’incuria e
l’emergenza rifiuti, in particolare l’invasione della plastica, che non
riguarda soltanto mari e oceani, ma anche fiumi e laghi.
I
risultati del monitoraggio sono stati presentati stamane a Gardone
Riviera (Bs) nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno
partecipato Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, Paola Fagioli, responsabile di Legambiente Turismo, Giada Caiello, responsabile del campionamento microbiologico della Goletta dei Laghi e Paolo Bonsignori, presidente di Legambiente “Per il Garda”.
Il
lavoro dei tecnici si è concentrato principalmente su due fronti di
indagine: quello delle microplastiche in acqua e quello
dell'inquinamento microbiologico.
I DETTAGLI DELLE ANALISI MICROBIOLOGICHE SUL GARDA
Quello
di Legambiente è un campionamento puntuale che non vuole sostituirsi ai
controlli ufficiali, né pretende di assegnare patenti di balneabilità,
ma restituisce comunque un'istantanea utile per individuare i problemi e
ragionare sulle soluzioni.
La qualità delle acque del Lago di Garda è un elemento imprescindibile per lo sviluppo del territorio,
soprattutto per quanto riguarda la vocazione turistica. Nelle analisi
della Goletta dei Laghi vengono prese in esame le foci dei fiumi,
torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che si trovano lungo le rive
dei laghi, punti spesso segnalati dai cittadini attraverso il servizio
SOS Goletta. Queste situazioni sono i veicoli principali di
contaminazione batterica di origine fecale, dovuta all’insufficiente
depurazione che, attraverso scarichi e corsi d’acqua, arriva nel lago.
In questi giorni sono stati cinque i punti monitorati sulla sponda lombarda del Lago di Garda, tutti in provincia di Brescia. Sono risultati fortemente inquinati i
punti sulla foce del torrente nei pressi del porto di Padenghe sul
Garda e lo scarico nei pressi della Spiaggia d'Oro a Desenzano del
Garda.
Sempre
a Desenzano del Garda, il campione prelevato di fronte allo scarico a
sud della Lega Navale, che al momento del campionamento non sfociava in
lago, è risultato entro i limiti, mentre il punto prelevato nel canale –
sempre sullo scarico a sud della Lega Navale – è invece risultato
“fortemente inquinato”.
Entro i limiti di legge la
foce del torrente Barbarano e la foce del canale nei pressi della
spiaggia in località Le Rive, entrambi i punti nel territorio comunale
di Salò.
“Alla
luce delle criticità che ancora insistono sul Garda, è urgente mettere
mano all’intera infrastruttura di collettamento dei reflui che oggi
presenta troppe falle – ha affermato Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia –
Non vorremmo che tutto il dibattito sul nuovo impianto di depurazione
mettesse in secondo piano invece i problemi più contingenti. Servono
risposte urgenti ai problemi più immediati e un dibattito aperto sulle
prospettive future”.
“Come
era prevedibile i risultati delle analisi della Goletta dei Laghi ci
rimandano un quadro ancora inquietante per il basso lago – affermano da Legambiente “Per il Garda” –
grazie alle segnalazioni dei cittadini e all’esperienza di questi 14
anni di monitoraggi, abbiamo concentrato le nostre analisi soprattutto
nel basso lago, dove l'accesso all’acqua è più immediato e, nei mesi
scorsi, sono stati segnalati episodi di svernamenti di reflui non
trattati”.
Forti le preoccupazioni degli ambientalisti:
“Dopo tutti questi anni e, nonostante varie segnalazioni, che non si
sia ancora provveduto a sistemare una situazione che ormai sembra
cronicizzata, ci pare imbarazzante – continuano gli attivisti –
Chiediamo agli enti competenti e ai Comuni interessati di spiegare quali
siano le motivazioni del mancato intervento del risanamento delle
acque. Fortunatamente le analisi effettuate a Salò ci rimandano una
situazione positiva che persiste da qualche anno. È indubbio infine, che
devono essere tolti tutti gli scarichi a lago, sfioratori compresi, per
salvaguardare l’intero ecosistema lacustre”.
IL MONITORAGGIO RELATIVO ALLE MICROPLASTICHE E AI RIFIUTI IN SPIAGGIA
Per
il quarto anno consecutivo, grazie alla collaborazione con ENEA, è
stata monitorata anche la presenza di microplastiche nelle acque dei
laghi, focalizzando l'attenzione sull'apporto degli impianti di
trattamento delle acque reflue rispetto alla quantità di microplastiche
presenti. Nel 2018 il Lago di Garda ha riportato una densità media di oltre 36 mila particelle di microplastiche per chilometro quadrato.
Diverse
le novità della Goletta dei Laghi quest'anno, tra cui l'analisi della
presenza di microplastiche fino a 50 metri di profondità, e la ricerca
di comunità microbiche sulle microplastiche rinvenute – la cosiddetta plastisfera,
potenziale veicolo di elementi patogeni dannosi per l'ecosistema e per
l'uomo – grazie alla collaborazione con l'Istituto di ricerca sulle
acque del Consiglio nazionale delle ricerche (Irsa-Cnr).
Per quanto riguarda il beach litter – l'attività di raccolta e classificazione dei rifiuti in spiaggia – in questi giorni è stata ripulita un'area di circa mille metri quadri sulla spiaggia di Riva Grande a Toscolano Maderno.
I rifiuti più presenti sono stati i frammenti di plastica (sono stati
raccolti 157 pezzi della grandezza tra 2,5 cm e 50 cm), carte di
caramelle (109) e mozziconi di sigarette (68). Tra le altre cose, sono
stati ritrovati anche 2 ciucci per bimbi, un casco da moto, 7 lamette da
barba e una lampadina.
Per
l'edizione 2019 partner della Goletta dei Laghi sono il CONOU
(Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli
Minerali Usati) e l'azienda chimica Novamont.
Da
oltre 35 anni il CONOU è il punto di riferimento italiano per la
raccolta e l'avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il
territorio nazionale. L'olio usato – che si recupera alla fine del ciclo
di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle
automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso
per la salute e per l'ambiente che, se smaltito indiscriminatamente, può
determinare gravi effetti inquinanti. Negli anni di attività il CONOU
ha raccolto 6 milioni di tonnellate di olio usato, avviandone a
rigenerazione 5,3 milioni e consentendo la produzione di 3 milioni di
tonnellate di olio rigenerato e un risparmio sulle importazioni di
petrolio di circa 3 miliardi di euro, ponendo così l’Italia in vetta al
settore a livello europeo.
Novamont
è un'azienda che porta avanti l’ambizioso progetto di integrare
chimica, ambiente e agricoltura. Prodotto di punta di Novamont è il
Mater-Bi, la versatile e innovativa bioplastica con cui si realizzano
soluzioni biodegradabili e compostabili che si incontrano nella vita di
tutti i giorni.
Dopo
la tappa che ha attraversato i laghi di Garda e Santa Croce, la Goletta
dei Laghi si dirigerà verso il fiume Isonzo, tappa speciale del tour
2019. Per la prima volta, infatti, la campagna di Legambiente monitorerà
le acque mobili.
________
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Goletta dei laghi è una campagna di Legambiente
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lunedì 15 luglio 2019
VALLACCIA DI LIVIGNO: STOP AI PROGETTI DI AMPLIAMENTO DEL DOMINIO SCIABILE
MILANO, 12 LUGLIO
2019
COMUNICATO STAMPA
DALLA CORTE DI CASSAZIONE LA SENTENZA: UN MACIGNO, DEFINITIVO, SUL PROGETTO
DI NUOVI IMPIANTI NEL SITO NATURALISTICO
Legambiente: “Vittoria completa per la natura. Terremo gli occhi aperti
sulle opere olimpiche in alta Valtellina"
«Adesso in Vallaccia demolite tutte le opere e chiusa per sempre la
Conferenza di Servizi per i nuovi impianti: la Vallaccia resta alla natura e
alle persone che vorranno fruirne rispettandone lo straordinario paesaggio
d'alta quota». È la prima reazione di Barbara Meggetto, presidente di
Legambiente Lombardia, alla lettura della sentenza della Corte Suprema di
Cassazione che, a Sezioni Unite, ha confermato in pieno la validità della
sentenza del 2017 con cui il Consiglio di Stato, accogliendo le motivazioni del
TAR Lombardia sul primo ricorso di Legambiente, che aveva decretato in via
definitiva l'illegittimità del procedimento, portato fino all'approvazione del
Consiglio dei Ministri nel tentativo di superare i vincoli paesaggistici e
ambientali imposti dalla normativa regionale, nazionale e comunitaria. La Vallaccia,
infatti, non è solo tutelata dal Piano Paesistico Regionale, ma è anche una
zona di protezione speciale individuata dalla Rete Europea Natura 2000, come
sito prioritario per la conservazione della Natura, e come tale ricade sotto la
tutela delle direttive comunitarie.
La Corte Suprema non solo ha
confermato la validità della sentenza già pronunciata, ma ha anche condannato
i ricorrenti - la Società Mottolino e il Comune di
Livigno - al pagamento delle spese. Entrando nel merito, la Cassazione
ribadisce il pieno titolo del giudice amministrativo a emettere una sentenza
che dichiari che la Vallaccia, alla luce del quadro normativo di riferimento,
non può costituire un dominio sciabile. Cosa significa? Lo spiega Legambiente,
che nella vertenza è supportata e difesa dall'avvocato Francesco Borasi: dal
momento che non c’è nessuna istruttoria che possa mutare il quadro normativo di
riferimento, il procedimento autorizzativo deve essere definitivamente
archiviato. In proposito lo scorso 10 aprile, la Comunità Montana Alta
Valtellina aveva riattivato, su istanza della Società Mottolino, una
valutazione istruttoria ai fini di riapprovare il progetto bocciato dal giudice
amministrativo. Ora, alla luce del giudizio della Cassazione, viene meno
qualsiasi residuo presupposto a cui la Società e il Comune possano appigliarsi
per tentare di riattivare un procedimento, che non può essere in alcun modo
considerato legittimo.
La sentenza della
Suprema Corte di Cassazione dice la parola fine su una vicenda che ormai si
trascina da un decennio, e che ha già comportato dei forti e ingiustificati
esborsi da parte del Comune, oltre a gravi danni ambientali nel momento in cui,
con estrema imprudenza, pur in pendenza di giudizio, la società Mottolino era
arrivata ad aprire i cantieri d'alta quota realizzando scavi e approntando manufatti
che, ora, dovranno essere eliminati, ripristinando i luoghi a spese dei
ricorrenti. «Basta con le ambiguità e le compiacenze da parte degli enti pubblici
dell'Alta Valtellina, ed in particolare del comune di Livigno: i riflettori su
quel territorio rerstano accesi, anche in vista dei Giochi olimpici del 2026.
Non vogliamo che le Olimpiadi Invernali diventino un nuovo treno di
finanziamenti a supporto di procedure amministrative disinvolte, e non vogliamo
che le aree naturali dell'Alta Valtellina ne paghino il prezzo ambientale, come
già avvenuto per i Mondiali di Sci del 2005. Amministratori e operatori
dell'Alta Valle devono sapere che Legambiente terrà gli occhi ben aperti sul
rispetto degli ambienti naturali interessati dall'evento olimpico» conclude Barbara Meggetto.
Silvia Valenti
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Mob. 3498172191
14 LUGLIO BIG JUMP 2019: TUFFO COLLETTIVO NEI FIUMI E LAGHI EUROPEI IN LOMBARDIA NEL TICINO E NELL'OLONA, TRA LUCI E OMBRE
MILANO, 14 LUGLIO
2019 COMUNICATO
STAMPA
Torna la campagna europea per sensibilizzare sullo stato ecologico dei
fiumi
Domenica 14 Luglio decine di migliaia di persone si sono tuffate simultaneamente nei
fiumi e nei laghi di tutta Europa per la 16^ edizione delBig Jump, la
campagna europea di European Rivers Network (ERN) ideata per reclamare
la balneabilità di tutti i corsi d’acqua. In Italia l’iniziativa è coordinata
da Legambiente, che in Lombardia ha chiamato a raccolta i volontari per
tuffarsi nelle acque dell'Olona a Fagnano Olona (VA) e del Ticino a Vigevano
(PV).
«Anche per quest’anno –
ricorda Lorenzo Baio, settore acqua di Legambiente Lombardia – ci
possiamo scordare, per molti fiumi o torrenti lombardi, di riuscire a
raggiungere lo stato di qualità “buono” come richiesto dalla Direttiva Europea
sulle Acque 2000/60. Nessuna grande notizia su questo fronte né, purtroppo, su
quello degli interventi necessari al risanamento».
Secondo i dati presentati nel Piano di Tutela ed Uso delle Acque da Regione
Lombardia infatti, solo il 27% dei fiumi, il 53% dei laghi e il 17% dei corpi
idrici sotterranei raggiungono attualmente l’obiettivo “buono” richiesto dalla
Direttiva. Tutti gli altri sono rimandati al 2021 o al 2027. In particolare
risulta spesso ancora troppo opprimente la pressione derivante dalle acque
trattate da depuratori con scarse prestazioni o rilasciate da scolmatori di
piena che rilasciano acque non depurate anche in momenti di scarse
precipitazioni. Troppi impianti, circa un quarto di quelli del bacino
Lambro-Seveso-Olona, presentano non conformità negli scarichi rilasciati. È
pertanto necessario e urgente un lavoro sistematico di adeguamento dei
depuratori di tutto il bacino.
«Continuiamo ad insistere che il fiume Olona sia una grande risorsa
ecologica, fruitiva e paesaggistica –
spiegano Flavio Castiglioni, coordinatore circoli Valle Olona e
Valentina Minazzi presidente Legambiente Varese –. I laghi e i
fiumi hanno bisogno di acqua pulita. Ce lo chiede da anni l’Europa, ma non
solo, anche i cittadini incominciano a considerarlo un elemento prezioso e non
qualcosa di indefinito ed incominciano ad amarlo ed apprezzarlo. Dopo
l’intervento della magistratura che ha permesso di fare pulizia nel sistema
idrico integrato della provincia di Varese, chiediamo ora alla politica di
dimostrare che si può recuperare il tempo perso, bisogna far ripartire il
gestore unico del servizio idrico integrato “Alfa”. È il momento del riscatto».
L’Olona è stata protagonista del Big Jump domenica alle 15 a Fagnano Olona,
coronato da una merenda nel parco curato dalla Contrada dei Calimani e a
seguire un laboratorio sulla biodiversità dedicato alle famiglie per costruire
Bugs Hotel. Mentre l’Olona rappresenta la categoria dei piccoli fiumi di
pianura che attraversano aree profondamente urbanizzate e che subiscono la
pressione antropica dal punto di vista dei rilasci, il fiume Ticino per
ripristinare soprattutto un equilibrio della sua portata capace di preservare
il suo ruolo fondamentale di risorsa di biodiversità.
«Il Lago
Maggiore è in gran parte balneabile, il Ticino, suo emissario, non lo è lungo
tutti i suoi 110 km di corso da Sesto Calende a Pavia – aggiungono Claudio Spreafico del circolo di Turbigo e Roberto
Vellata del Coordinamento Salviamo il Ticino –. Colpa dei 73
depuratori presenti, molti dei quali mal funzionanti, che recapitano le loro
acque direttamente o indirettamente nel fiume. Le due situazioni più critiche
sono ancora quelle del sistema di depurazione e spagliamento del torrente Arno,
del depuratore di Sant’Antonino e del Canale scolmatore di Nord Ovest – CSNO,
che da anni attendono una soluzione».
Ma il “fiume azzurro”, nonostante i suoi problemi, rimane pur sempre uno
dei più bei fiumi italiani. Il Coordinamento Salviamo il Ticino e Legambiente
Lombardia hanno così deciso anche quest’anno di partecipare al Big Jump
organizzando una due giorni di eventi con una discesa in canoa lungo il fiume e
una bicicletta lungo le sponde da Somma Lombardo a Vigevano. L’iniziativa è
stata l’occasione per evidenziare i problemi di salute del fiume, ma anche per
promuovere le bellezze della neonata Riserva della Biosfera Ticino, Val Gande,
Verbano.
giovedì 11 luglio 2019
PARCO DELLO STELVIO: NO DI LEGAMBIENTE ALLE IPOTESI DI TRAFORO E DI NUOVI IMPIANTI SCIISTICI
MILANO, 11 LUGLIO 2019
COMUNICATO STAMPA
“Il Parco non diventi un pretesto
per perpetrare interventi impattanti sul territorio in vista delle Olimpiadi
invernali del 2026, ma per riaffermare la tutela unitaria e coordinata dei
valori ambientali e sociali dello storico Parco Nazionale dello Stelvio”
Partita la corsa della Lombardia
ad accaparrarsi fondi per la realizzazione di infrastrutture in vista delle
Olimpiadi: dalla Pedemontana alla SS36 Valsassina, dal treno per Orio al Serio
alla Metrotramvia
Dall’annuncio dell’assegnazione delle Olimpiadi del 2026 a
Milano e Cortina, si inizia già ad assistere ad un febbrile fermento di
proposte e progetti per la realizzazione di nuove opere e infrastrutture.
Anche nel sondrese, con la Valtellina protagonista,
non mancano ipotesi di nuove opere, ma a destare stupore è che siano inserite nel
Piano del Parco Nazionale (PN) dello Stelvio, prodotto dalla Regione Lombardia
nell’ambito della procedura di VAS con Valutazione di Incidenza. Nel documento,
infatti, vengono citate due proposte che suscitano forte preoccupazione da
parte di Legambiente Lombardia: il traforo ferroviario Malles-Bormio e i nuovi
impianti di collegamento sciistico tra Bormio e Santa Caterina Valfurva. Il rischio è
che il Parco venga utilizzato in maniera strumentale per la costruzione di
infrastrutture impattanti in vista dei Giochi Olimpici, come avvenne nel
2005 per i Mondiali di Sci e che ancora oggi lasciano il segno nella vallata.
«È inaccettabile che vengano
ipotizzate le realizzazioni di due opere così invasive all’interno del Piano di
un Parco Nazionale, che dovrebbe occuparsi della protezione del territorio e
della sua straordinaria biodiversità – dichiara Barbara Meggetto, presidente
di Legambiente Lombardia –. Dal 2006, a seguito del commissariamento del
Parco e del conseguente smembramento che ha portato il PN dello Stelvio di
fatto ad essere una sommatoria parchi regionali, si è perpetrata una decisa
erosione delle tutele di un’area che dovrebbe essere un’eccellenza nazionale.
Tutele che invece, il nuovo Piano del Parco deve recuperare, dando vita a una
nuova stagione di conservazione accorta dello straordinario capitale naturale
che racchiude. Ma poi, ci chiediamo come sarà possibile prevedere un tunnel
ferroviario quando, nella parte lombarda, la ferrovia si ferma a Tirano? Verrà allungata
la ferrovia o assisteremo eventualmente a inutili navette per portare in treno
le auto? Una pura follia».
Non solo in provincia di Sondrio, però, in buona parte della
regione si cerca di accaparrarsi una porzione del bottino previsto di 1,3
miliardi di euro per ottenere fondi e per mettere in vetrina il proprio
territorio. Sul piatto, per citarne alcune, il completamento della Pedemontana,
in Brianza la Metrotranvia tra Milano, Desio e Seregno già inclusa tra le opere
strategiche di collegamento per il 2026, il restyling della Ss 36 Valassina nel
lecchese, il collegamento ferroviario con l’aeroporto di Orio al Serio nel
bergamasco già inserito nel piano d’investimento di Rfi.
Sul tema Legambiente Lombardia ha firmato le
osservazioni inviate a Regione Lombardia da parte dell’Osservatorio sul Parco
Nazionale dello Stelvio, sui contenuti del Rapporto Ambientale (RA) relativo al
Piano del Parco sottolineando la propria preoccupazione per i gravi rischi
ambientali che
questi scenari – al momento solo ipotizzati, al fine di una loro valutazione
ambientale – profilano all'orizzonte per uno dei parchi nazionali storici del
nostro Paese.
Silvia Valenti
Tel. 02 87386480
Mob. 3498172191
martedì 9 luglio 2019
Ceresio, inquinati 2 punti su 3: foce del torrente Vellone oltre 10 volte i limiti di legge
Comunicato
StampaPorto
Ceresio (Va) | 9 luglio 2019
I
punti nel Comune di Porto Ceresio sorvegliati speciale
Legambiente
Valceresio: “Non escludiamo l'ipotesi di un esposto”
Un
punto entro i limiti di legge, uno giudicato “inquinato” e un
altro “fortemente inquinato”.
È
questo, in estrema sintesi, il bilancio del monitoraggio
microbiologico realizzato dai tecnici della Goletta dei Laghi nei
giorni scorsi, in occasione dell'arrivo sul Lago Ceresio della
campagna di Legambiente, realizzata in collaborazione con il
CONOU
(Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli
oli minerali usati) e Novamont.
Da
14 anni la Goletta dei Laghi rileva le principali fonti di criticità
per gli ecosistemi lacustri: gli scarichi non depurati e inquinanti,
la cementificazione delle coste, la captazione delle acque, l’incuria
e l’emergenza rifiuti, in particolare l’invasione della
plastica, che non riguarda soltanto mari e oceani, ma anche fiumi e
laghi.
I
risultati del monitoraggio sono stati presentati stamane a Porto
Ceresio (Varese), nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno
partecipato Barbara
Meggetto,
presidente di Legambiente Lombardia, Milena
Nasi,
portavoce di Legambiente Valceresio, Simone
Nuglio,
responsabile della Goletta dei Laghi, Giada
Caiello,
responsabile dei campionamenti della Goletta dei Laghi e Marco
Comolli,
vice presidente di Legambiente Valceresio. Presenti anche Jenny
Santi,
sindaco di Porto Ceresio e Massimo
Mastromarino,
sindaco di Lavena Ponte Tresa.
I
DETTAGLI DELLE ANALISI MICROBIOLOGICHE SUL CERESIO
Quello
di Legambiente è un campionamento puntuale che non vuole sostituirsi
ai controlli ufficiali, né pretende di assegnare patenti di
balneabilità, ma restituisce comunque un'istantanea utile per
individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni.
Nelle
analisi della Goletta dei Laghi vengono prese in esame le foci dei
fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che si trovano lungo
le rive dei laghi, punti spesso segnalati dai cittadini attraverso il
servizio SOS Goletta. Queste situazioni sono i veicoli principali di
contaminazione batterica di origine fecale, dovuta all’insufficiente
depurazione degli scarichi civili che attraverso i corsi d’acqua
arrivano nel lago.
Per
il nono anno consecutivo, i tecnici del Cigno Verde hanno prelevato
tre campioni dalla sponda italiana del Ceresio, con l'obiettivo di
verificare l'eventuale presenza di batteri intestinali.
Come
negli anni passati, due
dei punti campionati ricadono nel territorio comunale di
Porto
Ceresio: la foce del Rio
Bolletta,
risultato “inquinato” secondo i parametri di legge, e la foce del
torrente
Vallone,
risultato come “fortemente inquinato”. E' stato monitorato
inoltre il punto corrispondente alla foce
del fiume Telo di Osteno,
nel comune di Claino con Osteno (Como), risultato entro i limiti.
“Dal
2013 monitoriamo questi punti e per quanto riguarda la foce del
torrente Vallone il risultato è sempre stato oltre i limiti di legge
– ha sottolineato nel corso dell'incontro con la stampa Milena
Nasi del
circolo di Valceresio – tuttavia quest'anno la concentrazione di
Escherichia
Coli
è di oltre 10 volte il consentito. Ci troviamo ancora una volta
costretti a denunciare la situazione, ma se non ci saranno a breve
azioni risolutive provvederemo a fare un esposto in Procura”.
"Ci
chiediamo come sia possibile che da almeno un decennio non ci sia
stato alcun miglioramento delle condizioni dei due torrenti
monitorati dalla nostra campagna – ha sottolineato Barbara
Meggetto,
presidente di Legambiente Lombardia – e quanto ancora dovremo
aspettare per vedere risolto il problema dell’inadeguatezza degli
impianti di depurazione del Ceresio ed evitare di scaricare a lago
acque inquinate. Una preoccupazione, la nostra, che aumenta
soprattutto se pensiamo alle note vicende giudiziarie che hanno
coinvolto la società pubblica che dovrebbe gestire il ciclo idrico
integrato del varesotto”.
In
occasione dell'arrivo della Goletta dei Laghi sul Ceresio il
circolo di Legambiente Valceresio ha effettuato nei giorni scorsi un
monitoraggio di beach litter
(rifiuti in spiaggia) sulla spiaggia di Brusimpiano. In un'area
monitorata di circa 380 metri quadrati è stato trovata una quantità
significativa di rifiuti: mozziconi di sigarette (circa 150), tappi
di plastica, cotton fioc e fascette di plastica le tipologie più
presenti.
Per
l'edizione 2019 partner della Goletta dei Laghi sono il CONOU
(Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli
Oli Minerali Usati) e l'azienda
chimica Novamont.
Da
oltre 35 anni il CONOU è il punto di riferimento italiano per la
raccolta e l'avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il
territorio nazionale. L'olio usato – che si recupera alla fine del
ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche
nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto
pericoloso per la salute e per l'ambiente che, se smaltito
indiscriminatamente, può determinare gravi effetti inquinanti. Negli
anni di attività il CONOU ha raccolto 6 milioni di tonnellate di
olio usato, avviandone a rigenerazione 5,3 milioni e consentendo la
produzione di 3 milioni di tonnellate di olio rigenerato e un
risparmio sulle importazioni di petrolio di circa 3 miliardi di euro,
ponendo così l’Italia in vetta al settore a livello europeo.
Novamont
è un'azienda che porta avanti l’ambizioso progetto di integrare
chimica, ambiente e agricoltura. Prodotto di punta di Novamont è il
Mater-Bi, la versatile e innovativa bioplastica con cui si realizzano
soluzioni biodegradabili e compostabili che si incontrano nella vita
di tutti i giorni.
La
terza tappa della Goletta dei Laghi 2019 si concluderà l'11
luglio a Varese, quando alle ore 11:30,
presso il salone estense del Comune, verranno presentati alla stampa
e alla comunità i risultati del monitoraggio microbiologico sul
Verbano e sul Cusio.
Segui Goletta dei Laghi anche su:
www.legambiente.it/golettadeilaghi | Instagram: golettadeilaghi
Ufficio Stampa Goletta dei Laghi 2019:
Goletta dei laghi è una campagna di Legambiente
Partners: CONOU - Novamont | Media partner: La Nuova Ecologia
giovedì 4 luglio 2019
ECOMAFIA: IN LOMBARDIA CRESCE IL NUMERO DI INDAGINI SU REATI AMBIENTALI CICLO DEI RIFIUTI E DEL CEMENTO I SETTORI PIU’ PERMEATI
MILANO, 4 LUGLIO 2019
COMUNICATO STAMPA
La legge 68/2015 sugli ecoreati
dà i suoi frutti: in Lombardia 1541 infrazioni accertate, 15 arresti e 464
sequestri
La lunga mano della
criminalità ambientale s’impone sulla Lombardia. Secondo i dati del Rapporto
Ecomafia 2019 di Legambiente presentato questa mattina a Roma, la nostra
regione è al settimo posto in Italia per il numero di reati ambientali: il 5,7%
delle infrazioni accertate, infatti, avviene sul territorio lombardo e si
innesta principalmente nel settore del ciclo dei rifiuti e del cemento.
«La Lombardia, prima regione del Nord in questa poco lusinghiera
classifica, si conferma territorio cruciale nei circuiti illegali su
tutti i fronti ambientali – commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente
Lombardia –. In uno dei centri pulsanti dell'economia e della finanza
nazionale le famiglie mafiose, dopo essersi infiltrate, hanno proseguito con
una vera a propria colonizzazione d’interi settori economici, basti pensare
alla movimentazione terra, senza trovare veri ostacoli nella società civile».
Il rapporto 2019 stilato da Legambiente
mette in luce una crescita del numero di reati relativi al ciclo del cemento,
così come lievitano i reati relativi alle filiere agroalimentari e quelli
commessi nel ciclo dei rifiuti, dati che però sottolineano anche l’ottimo
funzionamento del nuovo modello di tutela penale dell’ambiente ottenuto quattro
anni fa grazie alla nuova normativa. La legge n. 68 del 29
maggio 2015 ha introdotto nel nostro Codice penale il Titolo VI-bis
dedicato ai delitti ambientali, con i nuovi delitti di inquinamento
ambientale, disastro ambientale, impedimento del controllo e ha
inasprito le pene per il reato di omessa bonifica, con una lunga serie di
aggravanti, tra cui quelle sull'ecomafia o sui pubblici funzionari corrotti,
oltre a misure molto drastiche come la confisca dei beni e sanzioni severe
contro la responsabilità giuridica delle imprese.
Il ciclo illegale del cemento
quest’anno fa notizia per la crescita esponenziale dei reati contestati.
Quello dell’edilizia è storicamente un settore dove mafie e corruzione
costituiscono, insieme, un pericoloso convitato, che inquina il
settore degli appalti e dei cantieri. Lo testimonia l’inchiesta condotta
dalla Dda di Milano a maggio scorso raccontata proprio nelle pagine del
dossier presentato da Legambiente. Un’operazione che ha coinvolto novantacinque
persone, tra politici, amministratori pubblici e imprenditori che la
procura non ha esitato a definire “predatori come in Jurassic Park”.
Secondo l’accusa, avrebbero costituito una holding dedita
all’accaparramento illegale di appalti nelle province di Milano e
Varese, in affari con la ‘ndrangheta locale.
Delle 266 infrazioni accertate
in Lombardia per quanto riguarda il ciclo del cemento, che hanno portato a
25 sequestri di cantieri e materiali edili e 355 denunce, è Sondrio la
provincia in testa alla classifica regionale, con 60 reati contestati,
seguita da Brescia con 57 e Bergamo con 44.
l’illegalità
nel ciclo del cemento in Lombardia - I dati delle forze dell’ordine
|
Provincia |
Infrazioni
Accertate
|
% su totale nazionale
|
Denunce
|
Sequestri
|
1
|
Sondrio
|
60
|
0,9%
|
57
|
2
|
2
|
Brescia
|
57
|
0,9%
|
80
|
9
|
3
|
Bergamo
|
44
|
0,7%
|
63
|
2
|
4
|
Como
|
25
|
0,4%
|
34
|
2
|
5
|
Varese
|
20
|
0,3%
|
33
|
1
|
6
|
Milano
|
19
|
0,3%
|
25
|
4
|
7
|
Pavia
|
11
|
0,2%
|
28
|
0
|
8
|
Mantova
|
10
|
0,2%
|
13
|
5
|
9
|
Lodi
|
9
|
0,1%
|
9
|
0
|
10
|
Lecco
|
8
|
0,1%
|
9
|
0
|
11
|
Cremona
|
3
|
0%
|
4
|
0
|
12
|
Monza Brianza
|
n.d.
|
|
n.d.
|
n.d.
|
|
Totale
|
266
|
4,2%
|
355
|
25
|
Fonte: elaborazione Legambiente su dati forze
dell’ordine e Capitanerie di porto (2018)
Resta alto anche il numero di inchieste riguardanti il
settore dei rifiuti, che in Lombardia vede un florido mercato dell’illecito,
emerso negli ultimi anni anche attraverso i crescenti episodi di incendi di impianti
di trattamento e discariche abusive. È Brescia a guidare la classifica, con
94 infrazioni accertate, pari all’1,8% di tutta la nazionale, 91 denunce e 45
sequestri. Il bresciano, infatti, è una provincia fortemente caratterizzata
dalla presenza di discariche e imprese che operano nel settore dei rifiuti,
rendendo il territorio particolarmente interessante per chi fa del malaffare il
proprio business. Seguono distanziate Bergamo e Pavia con 62 reati contestati.
l’illegalità nel ciclo dei
rifiuti in Lombardia - I dati delle forze dell’ordine
|
Provincia |
Infrazioni
Accertate
|
% su totale nazionale
|
Denunce
|
Sequestri
|
Arresti
|
1
|
Brescia
|
94
|
1,8%
|
91
|
45
|
1
|
2
|
Bergamo
|
62
|
1,2%
|
102
|
15
|
0
|
3
|
Pavia
|
62
|
1,2%
|
49
|
10
|
0
|
4
|
Milano
|
49
|
0,9%
|
25
|
33
|
10
|
5
|
Como
|
42
|
0,8%
|
43
|
24
|
2
|
6
|
Lodi
|
26
|
0,5%
|
19
|
15
|
1
|
7
|
Varese
|
21
|
0,4%
|
20
|
8
|
0
|
8
|
Sondrio
|
17
|
0,3%
|
38
|
8
|
9
|
9
|
Lecco
|
13
|
0,2%
|
9
|
3
|
0
|
10
|
Mantova
|
12
|
0,2%
|
20
|
9
|
0
|
11
|
Monza e Brianza
|
4
|
0,1%
|
3
|
1
|
0
|
12
|
Cremona
|
1
|
0%
|
1
|
0
|
0
|
|
Totale
|
403
|
7,7%
|
420
|
171
|
23
|
Fonte:
elaborazione Legambiente su dati forze dell’ordine e Capitanerie di porto
(2018)
Nel campo dei delitti contro gli animali e la fauna selvatica,
è ancora una volta Brescia la provincia con il più alto numero di infrazioni
accertate in Lombardia, 154 con 100 denunce e 125 sequestri. In questo
trend che vede il bresciano territorio particolarmente sotto i riflettori, si
inserisce il caso dell’allevamento Green Hill, il cui processo vede Legambiente
costituita parte civile. È di pochi giorni fa la notizia delle condanne in
appello per un veterinario e tre ex dipendenti, che ha ribaltato l’esito del
primo grado di giudizio. «Questa sentenza restituisce
finalmente verità e coerenza rispetto a quanto accadeva ai beagle all’interno
dell’allevamento di Montichiari. La difesa degli animali è insita nel nostro statuto e come
Legambiente continueremo a vigilare e denunciare sia chi continua a perpetrare
abusi, sia chi non esercita il suo fondamentale ruolo di controllo, affinché
non si ripetano mai più casi vergognosi come quello di Green Hill» commenta
Barbara Meggetto.
I reati contestati presi in considerazione dal dossier riguardano
il maltrattamento o l’impiego illecito di animali come corse clandestine di cavalli
o combattimenti di cani, bracconaggio o pesca di frodo, allevamenti illegali e commercio
di specie protette, un mercato, questo, che ancora oggi frutta 3,2 miliardi in Italia.
|
Provincia |
Infrazioni accertate |
Denunce |
Sequestri |
1
|
Brescia
|
154
|
100
|
125
|
2
|
Bergamo
|
29
|
15
|
15
|
3
|
Como
|
19
|
21
|
9
|
4
|
Sondrio
|
14
|
4
|
7
|
5
|
Milano
|
12
|
5
|
34
|
6
|
Lecco
|
11
|
4
|
5
|
7
|
Varese
|
11
|
3
|
8
|
8
|
Mantova
|
7
|
0
|
7
|
9
|
Cremona
|
6
|
6
|
5
|
10
|
Pavia
|
6
|
6
|
3
|
11
|
Monza e Brianza
|
5
|
5
|
4
|
12
|
Lodi
|
4
|
2
|
4
|
|
Totale
|
278
|
171
|
226
|
Fonte: elaborazione Legambiente su dati forze
dell’ordine e Capitanerie di porto (2018)
Il dossier di Legambiente ha analizzato le
principali inchieste ecocriminali in cui la corruzione è
stato lo strumento fondamentale per fare affari deturpando l'ambiente. In
questo ambito la Lombardia si attesta al quarto posto con 73
inchieste giudiziarie, il 10,8% del totale, che hanno comportato 547 arresti e
129 sequestri.
«Se da un lato l’aumento delle
indagini su reati di tipo ambientale dimostra un’attenzione più marcata a
questa tipologia di reati, dall’altro mette in luce una situazione
d’emergenza: ecomafia e criminalità ambientale vanno di pari passo con i
fenomeni di corruzione –
sottolinea Sergio Cannavò, responsabile dell’ufficio legale di Legambiente
Lombardia –. Su questo fronte in particolare le Direzioni Distrettuali
Antimafia della Lombardia hanno condotto negli ultimi anni inchieste
particolarmente incisive e complesse, che hanno permesso di scoprire e fermare
vere e proprie organizzazioni criminali dei rifiuti».
Approfondimenti su: http://noecomafia.it/
Silvia Valenti
Tel. 02 87386480
Mob. 3498172191
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