MILANO, 17 LUGLIO 2019
COMUNICATO STAMPA
Dalla Consulta arriva una dura sentenza sulla legge 'ammazzasuolo' della
Lombardia che riafferma un principio: i Comuni hanno autonomia nel decidere di
ridurre il consumo di suolo previsto dai loro strumenti urbanistici
Legambiente: “Il Comune di Brescia ha agito legittimamente. Era la legge
regionale ad essere illegittima, come sostenuto in giudizio da ANCI e
Legambiente Lombardia”
La Regione Lombardia ha abusato della propria facoltà legislativa, emanando una norma - l.r. 31/2014 -
che pregiudica l'autonomia dei Comuni, e che nel farlo contraddice perfino il
proprio fine, che dovrebbe essere appunto quello di orientare la pianificazione
dei Comuni, affinché venga progressivamente ridotto il consumo di suolo. È la
sentenza della Corte Costituzionale a mettere un positiva tassello che avvicina
alla conclusione del procedimento di giustizia amministrativa che vede al
centro da un lato il Comune di Brescia, che con il suo PGT del 2016 aveva
stabilito di ripristinare l'inedificabilità di un vasto territorio urbano nel
quartiere di San Polo, e dall'altro la Regione Lombardia, la cui legge
regionale 31/2014, che per gli ambientalisti rimarrà la 'legge ammazzasuolo',
nonostante l'obiettivo dichiarato di ridurre il consumo di suolo, impediva ai Comuni
di variare le proprie previsioni urbanistiche, anche laddove la variazione
fosse funzionale a sottrarre superfici dal rischio edificatorio.
Brandendo questo articolo controverso della legge (voluta dall'allora
assessore regionale Viviana Beccalossi e sostenuta in aula dal consigliere
Fabio Altitonante), i privati avevano ricorso al TAR contro il Comune. Il
tribunale amministrativo, in prima istanza, aveva dato loro ragione. Ma il Comune,
sostenuto da ANCI e da Legambiente Lombardia, non aveva ceduto e si era
appellato al Consiglio di Stato il quale aveva sentenziato riconoscendo le
ragioni dell’amministrazione locale, ma sollevando la questione di
costituzionalità della norma regionale su cui si sarebbe dovuta pronunciare la Consulta.
Il quesito fondamentale riguardava la legittimità da parte della Regione di
legiferare in senso così restrittivo delle facoltà urbanistiche dei Comuni,
proprio laddove le amministrazioni comunali stesse, con la propria riconosciuta
autonomia, potevano perseguire gli obiettivi che la legge regionale dichiarava
di far propri. Sulla questione l’esame approfondito della Corte Costituzionale
arriva ad una conclusione inappellabile: la legge regionale è illegittima e
pertanto va stralciata.
Comprensibile la soddisfazione dell'associazione ambientalista, supportata
in tutti i gradi di giudizio dall'avvocato Emanuela Beacco. «La sentenza della Corte Costituzionale ha minuziosamente approfondito il
caso ristabilendo la certezza del diritto su un punto: i Comuni hanno pieno
titolo a ridurre le proprie previsioni urbanistiche, per andare nella direzione
di ridurre il consumo di suolo e i gravi effetti ambientali che questo
determina - dichiara Barbara
Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -. Siamo felici per il
fatto che ora Brescia potrà rivendicare la tutela delle aree verdi superstiti
del quartiere San Polo, in quanto nessuno potrà accampare diritti edificatori
che non si sono mai realmente concretizzati, cosa che invece la legge
regionale, da noi sempre contestata, avrebbe potuto legittimare».
Il giudizio della Corte Costituzionale, che conferma le ragioni del Comune,
di Legambiente e di ANCI, produrrà rapidamente i suoi effetti: in primo luogo perché,
con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della sentenza, verranno
automaticamente annullati gli articoli contestati della legge regionale: è
vero che nel frattempo la Regione ha modificato la legge, proprio per
correggerne le vistose incoerenze, ma ciò inciderà su tutti i giudizi
amministrativi pendenti, che a questo punto non potranno che prendere atto
della decadenza del presupposto con cui si era impedito ai Comuni di variare in
senso riduttivo le proprie previsioni urbanistiche. In altre parole, non sarà
più possibile emanare sentenze come quella che, in primo grado al TAR Brescia,
aveva dato ragione ai privati riconoscendo loro un margine entro cui far valere
inesistenti diritti edificatori a valere sulle aree libere del quartiere San
Polo Sulla vicenda di San Polo, dovrà a questo punto esprimersi il Consiglio di
Stato, che si era rivolto al Giudice delle Leggi. Un giudizio che si prospetta,
a questo punto, favorevole a Comune, ANCI e Legambiente.
Il principio ristabilito dalla Corte Costituzionale fa chiarezza in una
materia, quella del 'diritto edificatorio', in cui negli ultimi anni si sono
moltiplicate le interpretazioni, soprattutto da parte di molte Regioni, che
hanno approvato norme in materia di consumo di suolo in assenza di una legge
nazionale di indirizzo, e producendo spesso risultati controversi come nel caso
della Lombardia.
«Occorre un indirizzo nazionale chiaro,
che stabilisca in modo inequivocabile che il suolo libero non può più essere il
recapito prioritario per le previsioni urbanistiche degli enti locali - afferma Damiano Di Simine,
responsabile suolo di Legambiente -. Il suolo è la nostra risorsa
naturale più preziosa e scarsa. Occorrono pertanto norme che orientino tutti
gli investimenti dei settori delle costruzioni e delle infrastrutture verso la
rigenerazione delle città nei loro spazi già costruiti, in cui gli ambiti di
degrado e abbandono sono cresciuti in modo incontrollato con gravi conseguenze
ambientali, economiche e sociali. Da anni aspettiamo che ci sia una maggioranza
parlamentare consapevole di quella che dovrebbe essere una assoluta priorità
per lo sviluppo del Paese».
Silvia Valenti
Tel. 02 87386480
Mob. 3498172191
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