martedì 15 dicembre 2020

Dossier Comuni Ricicloni: 323 i comuni lombardi Rifiuti Free


Legambiente: «Prevenzione e riduzione le sfide ancora aperte 

per una Lombardia Rifiuti Free»

 


LINK AL DOSSIER COMUNI RICICLONI

LINK AL PROGRAMMA DI ECOFORUM 2020


Milano, 15 dicembre 2020


Una Lombardia che prosegue il percorso verso l’economia circolare e il riciclo dei rifiuti. È questo il quadro che emerge dalla XXVII edizione del dossier Comuni Ricicloni redatto da Legambiente sulla base dei dati messi a disposizione da Arpa Lombardia. Aumentano, infatti, le esperienze virtuose e cresce la raccolta differenziata. Nonostante questo, ancora molto rimane da fare per la riduzione dei rifiuti in tutta la Lombardia.  

Sono 323 su 1507 i Comuni Rifiuti Free – con una cinquantina di “new entry” rispetto all’anno precedente – che hanno raggiunto il traguardo dei 75 kg/abitante anno di residuo secco indifferenziato e che entrano nella classifica di Comuni Ricicloni 2020. Questi rappresentano il 21,4% dei comuni lombardi e vedono coinvolti 1 milione e 731 mila abitanti, cioè il 17,1% della popolazione regionale che concorre altresì al raggiungimento del 72,2% di raccolta differenziata. 

In vetta alla classifica Rifiuti Free si collocano le province di Bergamo con 57 comuni e Mantova e Brescia entrambe con 49 comuni, seguite da Cremona con 44, la città Metropolitana di Milano con 43, Varese con 41 e Monza Brianza con 24. Chiudono la classifica la provincia di Como con 7 comuni, Lodi con 4, Pavia e Lecco con 2 e Sondrio con solo un comune. Purtroppo da questo quadro rimangono ai margini tutti i capoluoghi di provincia, che pur vantano punte di raccolta differenziata fino all’88% come a Mantova, non riescono ancora ad abbassare la soglia di residuo secco indifferenziato. 


«Rispetto all’anno scorso cresce in Lombardia  il  numero dei Comuni Rifiuti Free, esperienze virtuose importanti per la capacità di ridurre i rifiuti e di aumentare la quantità di raccolta differenziata a livello locale – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -. Prevenzione, riduzione e recupero di materia sono obiettivi che devono guidare le amministrazioni per andare oltre gli obiettivi europei del pacchetto sull’economia circolare che stabilisce il 55% di riciclo dei materiali al 2025. La Lombardia può e deve alzare ulteriormente l’asticella per  cogliere l’opportunità di trasformare sempre di più i rifiuti in risorse.»

Sono dunque i Comuni lombardi che concorrono a costruire il risultato regionale con il 72% di raccolta differenziata. La Lombardia produce poco più di 4.800mila tonnellate di rifiuti urbani di cui 3.487mila differenziati, avviati al recupero e al riciclo, e 1.353mila tonnellate indifferenziate. Ad oggi, il 55% dei rifiuti differenziati viene effettivamente riciclato. Una percentuale che potrebbe aumentare se le oltre 800mila tonnellate di scarti da riciclo e da selezione, avviate prevalentemente negli inceneritori in dotazione in regione, potessero subire una variazione al ribasso, aumentando la qualità della raccolta e le possibilità di trasformazione negli impianti di riciclaggio già presenti nel nostro territorio.


«Con Ecoforum Rifiuti abbiamo scelto di mettere in rete esempi dinnovazione industriale, aziende, enti pubblici e imprese sociali, tutte già impegnate con successo nella gestione sostenibile dei rifiuti, nel riuso e nel riciclo investendo su un nuovo modello produttivo che dimostra come il passaggio dalleconomia lineare a quella circolare sia una strada non solo percorribile, ma già in atto – spiega Andrea Causo, direttore di Legambiente Lombardia –. Un’occasione per mostrare le opportunità che l’economia circolare offre ad attori pubblici e privati. Da questo punto di vista, i fondi che arriveranno anche in Lombardia con il Next Generation EU rappresentano un’occasione da non sprecare per mettere in campo scelte virtuose e dare ulteriore slancio all’economia circolare nella nostra regione.»

Ecoforum è stato anche l’occasione per presentare il progetto ECCO – Economie Circolari di COmunità –, un progetto dedicato all’economia circolare coordinato da Legambiente e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali che mira a diminuire la produzione di rifiuti e incentivare i cittadini ad adottare stili di vita sostenibili, formare i giovani verso i green jobs e stimolare l’imprenditoria giovanile nel settore dell’economia circolare. Il tutto dando alle attività una forte valenza di carattere sociale grazie al coinvolgimento di persone socialmente deboli e coinvolgendo disoccupati e neet. Un progetto che a Milano trova realizzazione a Cascina Nascosta, una “cascina delle sostenibilità" in Parco Sempione che mira a diventare un laboratorio urbano dedicato allambiente, alla natura e al benessere sociale. 

 


Ecoforum Lombardia è reso possibile grazie al patrocinio di Regione Lombardia, Anci Lombardia e Arpa Lombardia

Con il sostegno di A2A Ambiente, Assocarta, FaterSmart, Itelyum, Nespresso.

Media partner: La Nuova Ecologia (https://www.lanuovaecologia.it/)

venerdì 11 dicembre 2020

DOMANI è la GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA MONTAGNA

 Roma, 10 dicembre 2020                                                                                                           Comunicato stampa


SOS per i ghiacciai italiani: crisi climatica e inquinamento minacciano sempre di più i giganti bianchi, 

testimoni del clima che cambia e sentinelle della qualità dell'aria

 

Negli ultimi 150 anni, riduzione areale dei ghiacciai del 60% nelle Alpi, con punte dell’82% nelle Alpi Giulie e 97% nelle Marittime 

Legambiente presenta il report sui ghiacciai alpini e lancia un pacchetto di 12 proposte

per affrontare adeguatamente l’acuirsi dei cambiamenti climatici in montagna

 

Diretta streaming sulle pagine Fb di Legambiente, Legambiente Alpi e La Nuova Ecologia 

La crisi climatica mette sempre più in pericolo i ghiacciai alpini. Il riscaldamento climatico determina sulle Alpi italiane pesanti e molteplici effetti ambientali, tra i quali la perdita di neve e ghiaccio e la degradazione del permafrost. Si stima che la superficie glacializzata dell’arco alpino si sia ridotta del 60% negli ultimi 150 anni. La deglaciazione colpisce soprattutto le Alpi Orientali dove, stando agli ultimi dati diffusi dal Comitato Glaciologico Italiano (CGI), nello stesso intervallo di tempo i ghiacciai delle Alpi Giulie hanno visto ridursi il proprio volume del 96% e la propria area dell’82%. Situazione non buona anche per i ghiacciai delle Alpi Occidentali e Centrali: sulle prime, sono praticamente scomparsi i ghiacciai delle Alpi Marittime e vi sono molti ghiacciai in cui l’arretramento della fronte ha superato le decine di metri all’anno; sulle Alpi Centrali preoccupa lo stato di salute del grande ghiacciaio dei Forni che, con un’estensione areale di circa 11 km2, è il più esteso in Italia dopo quello dell’Adamello. Il ghiacciaio dei Forni mostra oggi una fronte appiattita e coperta di detrito, crepacciata, con fenomeni di collasso e cavità in ghiaccio. Ma i ghiacciai si dimostrano anche sensibili testimoni della qualità dell’aria: preoccupa a tal riguardo la presenza ad alta quota del fenomeno del black carbon, costituito da polveri derivanti dall’inquinamento atmosferico di origine antropica proveniente da incendi e da inquinanti che arrivano dalla pianura. Questa componente fa sì che il ghiacciaio fonda più rapidamente. La presenza di black carbon, di tracce di microplastiche e di vari inquinanti, come su tutti i ghiacciai del pianeta, è un altro lampante segnale dell’invadenza dell’impatto antropico sulla terra.

 È quanto emerge in sintesi dal report finale Carovana dei ghiacciai” realizzato da Legambiente in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano (CGI) e presentato questa mattina, in vista della giornata internazionale della montagna che si celebra l’11 dicembre, nel corso del webinar trasmesso in diretta streaming sulle pagine fb di Legambiente, La Nuova Ecologia e Legambiente Alpi. Nel report, oltre a raccogliere osservazioni d’insieme sui tre settori alpini (occidentale, centrale e orientale) grazie anche ai dati raccolti in questi anni dal CGI, l’associazione fa il punto anche attraverso una serie di mappe, grafici e descrizione dettagliate, sullo stato di salute dei dodici ghiacciai[1] alpini differenti per dimensioni, tipologia e reattività ai cambiamenti cli­matici monitorati dal 17 agosto al 4 settembre 2020 nel corso della prima edizione di Carovana dei ghiacciai, campagna pensata nell’ambito di ChangeClimateChange e realizzata da Legambiente insieme a CGI e con partner principale Sammontana e partner sostenitore FRoSTA. Obiettivo riaccendere i riflettori sui ghiacciai, testimoni del clima che cambia e sentinelle della qualità dell’aria; essi ci ricordano che la loro regressione comporta anche preoccu­panti conseguenze a valle, sulle risorse idriche, oltre che un aumento dei fenomeni di instabilità naturale, causa di erosione del suolo e di dissesto idrogeolo­gico.  

 Al webinar di questa mattina, moderato da Giorgio Zampetti Direttore generale Legambiente, hanno partecipato: Marco Giardino Segretario nazionale Comitato Glaciologico Italiano, Vanda Bonardo Responsabile nazionale Alpi Legambiente, Paolo Malvaldi Marketing Manager Sammontana, Barbara Bartoli, External Relations & CSR Manager FRoSTA. L’incontro di oggi è stata anche l’occasione per presentare un pacchetto di dodici proposte per affrontare adeguatamente l’acuirsi dei cambiamenti climatici in montagna chiedendo in primis di approfondire le ricerche sulle variazioni dei ghiacciai e del permafrost, di affrontare le conseguenze economiche del riscaldamento climatico come quelle sull’industria del turismo invernale riconoscendo la necessità di convertire progressivamente quei modelli di sviluppo che espongono i territori alla continua incertezza stagionale; di individuare opzioni di adattamento a breve e lungo termine partendo dall’esame di buone pratiche e misure già esistenti e promuovendo percorsi di pianificazione partecipata tra le popolazioni interessate per una “governance integrata” del territorio che consideri l’insieme delle risorse e dei rischi che lo contraddistinguono. Al Governo l’appello di approvare al più presto il Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici e di mettere in campo politiche ambiziose sul clima con lo scopo di arrivare a emissioni nette pari a zero al 2040.

 

“Con i dati raccolti in questo report e con la campagna Carovana dei ghiacciai – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambienteabbiamo voluto evidenziare in maniera concreta e tangibile gli effetti che il riscaldamento climatico sta già avendo anche sul nostro Paese e sui ghiacciai alpini. Per questo occorre agire adesso e al più presto, senza perdere altro tempo, se non vogliamo che il riscaldamento climatico produca effetti devastanti e irreversibili sui territori alpini. Un appello che rilanciamo nuovamente al Governo a pochi giorni dal quinto anniversario dalla firma degli Accordi di Parigi. Occorre mettere in campo misure e politiche ambiziose sul clima con lo scopo di arrivare a emissioni nette pari a zero al 2040, in coerenza con l'Accordo di Parigi, ed è urgente definire approfonditi piani di gestione ed adattamento, risultato di politiche e di investimenti che sappiano valorizzare il grande lavoro di studio che si sta producendo sulla montagna al fine di tradurlo in strategie concrete volte ad aumentare la resilienza delle popolazioni e del territorio”.

 

Il lavoro instancabile di ricercatori e operatori del Comitato Glaciologico Italiano ha permesso di mantenere dalla fine dell’800 la memoria dei segnali di ritiro glaciale nelle Alpi, producendo serie storiche di dati indispensabili per avviare analisi retrospettive e interpretare gli scenari futuri. Per la catena alpina, questi dati parlano chiaro: dal 1850 ad oggi, mentre la temperatura media annuale aumentava di 2°C (il doppio della media globale), le aree coperte dai ghiacciai alpini si riducevano di oltre il 60%. Le prospettive future si ricavano dal confronto coi dati più recenti: dalla fine del decennio 1980 la contrazione dei ghiacciai si è notevolmente accelerata e i delicati equilibri degli ambienti glaciali d’alta quota sono sconvolti dal progredire del riscaldamento climatico. “Attraverso la Carovana dei ghiacciai” dichiara Marco Giardino, segretario del Comitato Glaciologico Italiano, abbiamo iniziato un’opera di comunicazione per trasformare queste evidenze scientifiche in un patrimonio di conoscenza condiviso con la società: infatti, solo attraverso una diffusa consapevolezza della dimensione del ritiro glaciale vi può essere una chiara percezione della gravità delle sue conseguenze. Passi indispensabili per giungere eventualmente alla messa in atto di adeguate misure di adattamento”.

 

Tornando al report, nelle Alpi Orientali preoccupa la situazione del ghiacciaio della Marmolada che in base agli ultimi dati raccolti dai ricercatori potrebbe scomparire nell’arco di 15-20 anni. Nel settore delle Alpi centrali, monitorato con il contributo del Servizio Glaciologico Lombardo, procede incessante da numerosi anni, soprattutto sui ghiacciai lombardi, la contrazione delle fronti, particolarmente mar­cata nel 2018. La contrazione dei ghiacciai lombardi è sottolineata da numerosi apparati che sono scarsamente alimentati o addirittura qua­si completamente privi di neve residua alla fine della stagione di ablazione. Tra i gruppi montuosi più esposti vi sono il Gruppo Ortles - Cevedale, il Gruppo Badile - Disgrazia e il Gruppo Bernina e anche il Gruppo Adamello. Nell’ultima campagna del Comitato Glaciologico Italiano, quella del 2019, il Gruppo Disgrazia regi­stra i ritiri più consistenti, con il ghiacciaio omonimo che ha perso 35 m alla fronte e il Ghiacciaio della Ventina che è arretrato di 40 m; nel Gruppo Bernina, il Ghiacciaio di Scer­scen superiore ha perso 86 m rispetto al 2017. Nelle Alpi occidentali sulla base dei censimenti più recenti, sono presenti circa 300 ghiacciai, che occupano una superficie complessiva di 160 km2. I dati raccolti dal CGI mostrano che le caratteristiche glaciologiche di questo settore sono tuttavia estremamente variabili, ri­sentendo delle marcate differenze altimetriche, latitudinali e climatiche dei massicci montuosi che lo compongono. In anni recenti, i ritiri frontali sono sovente valori a due cifre, ma in alcuni casi possono raggiungere le centinaia di metri (-335 m al Ghiacciaio del Gran Paradiso nel 2019). L’arretramento delle fronti, tuttavia, rappresenta solo in parte la drammatica perdita di massa gla­ciale documentata dai bilanci di massa effettuati su alcuni ghiacciai selezionati del settore: il Ghiacciaio del Grand Etrèt (Gran Paradiso) ha perso negli ultimi 20 anni quasi 20 m di spessore.


Sul sito di legambiente.it è possibile scaricare il report completo

A seguire l’elenco delle 12 proposte.

 

 

L’ufficio stampa di Legambiente: 3496546593 Luisa Calderaro

Valentina Barresi 346 2308590 - Alice Scialoja 339 3945428

 

 

PROPOSTE:

1.       Approfondire le ricerche sulle variazioni dei ghiacciai e del permafrost, sul loro comportamento futuro in relazione alle notevoli implicazioni ambientali e economiche;

2.       Acquisire nuovi scenari idrologici sui bacini montani in relazione al riscaldamento climatico, per comprendere come cambierà in futuro la disponibilità idrica.

3.       Rivedere la delimitazione delle zone a rischio di tutte le regioni montane secondo procedure armonizzate e sempre aggiornate, tenendo conto dei rischi indotti dai cambiamenti climatici (frane, valanghe, colate detritiche torrentizie, inondazioni, incendi …) e adeguare di conseguenza i documenti urbanistici, individuando perimetri di sicurezza sufficienti.

4.       Pianificare e gestire le aree di alta quota in funzione dell'adattamento ai cambiamenti climatici con particolare attenzione ai bacini soggetti a rischi naturali legati alla trasformazione di neve, ghiaccio e permafrost, per modulare i loro possibili contributi alle inondazioni, e aumentare la resistenza delle valli montane ai fenomeni meteorologici estremi;

5.       Affrontare le conseguenze economiche del riscaldamento climatico, come quelle sull’industria del turismo invernale riconoscendo la necessità di convertire progressivamente quei modelli di sviluppo che espongono i territori alla continua incertezza stagionale;

6.       Considerare le regioni alpine e appenniniche come aree soggette a crescente siccità, in cui la gestione della scarsità d'acqua è una indispensabile misura di adattamento ai cambiamenti climatici, da realizzarsi potenziando la preparazione e il coordinamento a scala di bacino, anche a livello transfrontaliero;

7.       Favorire il miglioramento della filtrazione naturale dell'acqua e della ricarica delle falde acquifere grazie al river restoration e a natural basic solution;

8.       Sostenere un uso equo ed economico delle risorse idriche (collegando le diverse reti, trovando fonti alternative, utilizzando tecniche di efficienza e risparmio idrico) - compreso un uso più parsimonioso dell'acqua per l'innevamento artificiale nelle stazioni sciistiche;

9.       Attuare strategie e piani adeguati per affrontare i sempre più numerosi conflitti relativi agli usi plurimi dell'acqua;

10.   Rafforzare le sinergie fra scienza, politica e società, indispensabili per nuove forme di governance capaci di produrre nuove strategie e misure di adattamento;

11.   Individuare opzioni di adattamento a breve e lungo termine per i vari settori, a partire dall’esame delle eventuali buone pratiche e misure già esistenti;

12.   Promuovere percorsi di pianificazione partecipata, attività di autoprotezione e responsabilità condivise tra le popolazioni interessate per una “governance integrata” del territorio che consideri l’insieme delle risorse e dei rischi che lo contraddistinguono.



[1] Il ghiacciaio del Miage in Valle D’Aosta, Indren, Bors, Locce Sud, Piode, Sesia-Vigne sul Monte Rosa fra Piemonte e Valle d’Aosta, i ghiacciai Sforzellina e Forni in Lombardia, Marmolada in Veneto-Trentino Alto Adige, Fradusta in Trentino Alto Adige, Travigno­lo e Montasio in Friuli Venezia Giulia

 


giovedì 10 dicembre 2020

Ecoforum rifiuti Lombardia - 15 dicembre 2020

 


Diminuire la produzione di rifiuti, aumentare la capacità di enti locali e di imprese di rinnovarsi, mettendo al centro l’economia circolare
ECOFORUM RIFIUTI LOMBARDIA è alla sua quarta edizione ed è un appuntamento annuale dedicato all'economia circolare.
Una giornata di confronto, a cui partecipano aziende, associazioni, scuole e istituzioni, in cui si parla di gestione dei rifiuti, buone pratiche, innovazioni tecnologiche e nuove prospettive nell'ambito della circular economy e della sostenibilità.
Durante l'incontro, verranno premiati i "Comuni Ricicloni" lombardi individuati dal XXVII rapporto realizzato da Legambiente Lombardia in collaborazione con l'Osservatorio Rifiuti Sovraregionale di Arpa Lombardia. L'evento è organizzato da Legambiente Lombardia Onlus, e sarà on line sulla pagina Facebook e sul canale Youtube dell'associazione.

sabato 5 dicembre 2020

Giornata mondiale per salvare il suolo 2020

 Milano, 5 dicembre 2020                                                                Comunicato stampa

 

 

 Al Parco Ravizza di Milano l’assessore Maran, Legambiente Lombardia e il consigliere delegato del campus Bocconi

insieme per presentare l’intervento del Comune

che ha eliminato l’asfalto della via Bach restituendola al verde.



 



La Giornata Mondiale del Suolo – il 5 dicembre di ogni anno – è l’occasione per rendere visibile l’impegno a recuperare il ruolo del suolo in città. Oggi infatti l’assessore milanese all’Urbanistica, Verde e Agricoltura Pierfrancesco Maran ha incontrato la presidente regionale di Legambiente Barbara Meggetto e il consigliere delegato del campus Bocconi Riccardo Taranto, in via Bach, nel Parco Ravizza: una strada che ha cessato di essere un nastro di asfalto per diventare, a tutti gli effetti, parte del parco che attraversa, come da tempo chiesto dai comitati del quartiere e dallo stesso Municipio 5.

Il “new deal” urbanistico milanese è diventato misurabile e riconosciuto anche dalle associazioni ambientaliste: il capoluogo lombardo guida infatti la classifica dell’ecosistema urbano di Legambiente per l’indicatore dell’uso e consumo del suolo.

Milano risulta, tra le grandi città italiane, quella col più basso dato di suolo impermeabilizzato pro capite: solo 76 mq/abitante (per fare un confronto, Torino è a 97, Roma a 104 e Bologna a 122 mq/ab). E, soprattutto, mostra una notevole tenuta alla pressione demografica: sebbene sia stata la città in cui è cresciuta di più la popolazione residente, con un incremento medio di 14.000 abitanti/anno, ciò è avvenuto senza nuovo consumo di suolo, quasi nessun intervento urbanistico ha intaccato aree libere, le nuove edificazioni sono avvenute all’interno di piccole e grandi trasformazioni nella città già costruita. 

«Le città che fermano il consumo di suolo non guadagnano solo in termini ambientali ma anche di qualità della vita» dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. «Un utilizzo più efficiente degli spazi urbani, evitando la crescita disordinata delle periferie, permette di valorizzare le funzioni di prossimità, rendendo più accessibili i servizi di prossimità, dal commercio ai servizi alle attività scolastiche e ricreative, e meno onerosi gli spostamenti. Salvare il suolo è un guadagno per tutti.»

«Azioni di depavimentazione come quella presentata questa mattina in via Bach saranno sempre più capillari e intense, perché sono fondamentali nello sviluppo di una città che vuole sempre meno cemento e più verde – dichiara l’assessore Maranse da un lato con ForestaMi stiamo lavorando per portare 3 milioni di nuovi alberi nella città metropolitana entro il 2030, dall'altro interveniamo in maniera puntuale sulla città densificata per renderla più vivibile e sostenibile. Anche nel Piano di Governo del Territorio, che prevede una riduzione del 4% del consumo di suolo rispetto al Piano precedente, abbiamo introdotto importanti novità che vogliono portare alla depavimentazione e liberazione di nuove aree permeabili».   

A Milano il recupero del suolo è sancito anche dal recente Piano di Governo del Territorio della città, che non solo imposta una robusta riduzione delle previsioni di espansione edilizia, restituendo decine di ettari di aree di prevista trasformazione ad un destino agricolo, ma introduce il ripristino dei suoli liberi come obbligo nelle piccole e grandi trasformazioni urbane. Le norme di piano stabiliscono infatti che per ogni intervento edilizio importante, anche di ricostruzione, debba essere attuato un ripristino di suolo, incrementando la permeabilità rispetto alla situazione preesistente, per aumentare il verde e migliorare il paesaggio e il clima urbano. 

venerdì 4 dicembre 2020

5 dicembre - Giornata Mondiale del Suolo

 

Milano, 4 dicembre 2020                                                                Comunicato stampa

 

 

Milano e le città lombarde hanno smesso di consumare suolo,

ma il consumo di suolo non è sparito, si è solo spostato dalle città:

ora la perdita di suoli agricoli viaggia a fianco delle nuove autostrade. Allarme rosso per Brebemi e TEEM.

 

 

Il consumo di suolo diminuisce nelle città, ma non sparisce, e si sposta lungo strade e autostrade: è questo il quadro che emerge per la Lombardia nella Giornata Mondiale del Suolo del 5 dicembre. A preoccupare di più è la cementificazione che avanza lontano dallo sguardo dei cittadini, in mezzo alle campagne e, soprattutto, lungo le nuove arterie.

«Sta diventando purtroppo sempre più chiaro quello che denunciamo da decenni» spiega Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia. «Nuove strade e autostrade sono un grande catalizzatore di crescita incontrollata di capannoni, soprattutto legati a funzioni di logistica e magazzinaggio. Grandi piastre di cemento che richiedono a loro volta nuove strade e raccordi, innescando un processo incontrollato che quasi mai riutilizza spazi già urbanizzati o capannoni dismessi, preferendo invadere centinaia di ettari di coltivazioni.»

Sono in particolare le nuove autostrade regionali, BreBeMi e Teem, che stanno trasformando il territorio in un rosario di piastre logistiche. A dimostrazione di un disastro dilagante e in continua espansione, il consumo di suolo intorno alla Brebemi tra il 2017 e oggi si aggira attorno ai 3.700.000 mq. Un fenomeno senza pari nella storia italiana. Oltre ai tanti interventi già realizzati, nuovi progetti stanno sbarcando tra la Martesana e la Bassa Bergamasca, coma a Calcio (BG) dove è in approvazione il nuovo (il terzo) polo logistico su un’area di 65.000 mq; alla vicina Cortenuova, dove in arrivo è l’interporto della multinazionale MSC che ha presentato un progetto di fattibilità al Comune per 330'000 mq di area agricola, e a Covo, dove il nuovo polo logistico potrebbe raddoppiare gli attuali 80000 mq di capannoni appena realizzati nel piccolo centro della pianura bergamasca. Ma il colpo grosso è quello tra Caravaggio e Treviglio, il cosiddetto ‘chilometro verde’, in cui il colore verde è quello di ben 800.000 mq di campi coltivati che scomparirebbero in un colpo solo. Anche nel Bresciano si segnalano progetti appena conclusi, come il nuovo polo logistico “Est.35” a Castrezzato su un’area di 190.000 mq o il nuovo polo di smistamento Amazon a Castegnato da 8.000 mq. Non vanno meglio le cose sul versante milanese del nuovo sistema autostradale: ai centri commerciali e alle logistiche sorte recentemente tra Pozzuolo Martesana e Vignate, rischia di aggiungersi un immenso capannone logistico che  occuperebbe un’area verde di oltre 120.000 mq a Vaprio d’Adda, fortemente avversato dai comitati locali. Uno sviluppo logistico destinato a crescere e che vede l'area omogenea Adda Martesana parte integrante della ZLS (Zona Logistica Semplificata) controllata dall'Autorità portuale di Genova.

«Occorrono regole diverse per arginare i comportamenti predatori dell’immobiliare logistico e commerciale, che prende di mira soprattutto piccoli comuni dotati di grandi superfici agricole, con grandi promesse di entrate finanziarie e benefici occupazionali» dichiara la presidente di Legambiente Lombardia Barbara Meggetto. «Questi sviluppi immobiliari devono essere sottratti alle aree coltivate per essere ricompresi in una pianificazione territoriale che punti a rivitalizzare aree industriali dismesse, anche se ciò può comportare maggiori costi e complessità progettuali.»

 

Un’inversione di rotta di oggi indispensabile, perché senza salvaguardia del suolo non sarà possibile vincere né la sfida per salvaguardia della biodiversità né quella del contrasto alla crisi climatica. 


Ufficio stampa Legambiente Lombardia 

Lucio Lorenzi

ufficiostampa@legambientelombardia.it

3385007097

venerdì 20 novembre 2020

‍Festa dell'Albero 2020, Legambiente: la resilienza delle città passa da una grande infrastruttura verde

 

Milano, 20 novembre 2020                                                              Comunicato stampa

 

 

Valorizzare il patrimonio forestale in Lombardia

per uscire dalla crisi climatica e pandemica


Legambiente Lombardia:

“Una grande infrastruttura verde

per rendere resilienti le città lombarde”



 

Una Festa dell’Albero davvero particolare quella che si presenta in questo 2020, anno cruciale per le sfide legate al raggiungimento degli obiettivi decennali sulla conservazione della natura. Vietate le iniziative pubbliche a causa del confinamento e con le scuole in difficoltà, Legambiente non rinuncia ad un evento che da più di 30 anni valorizza il patrimonio forestale urbano e la biodiversità.

La Festa dell’Albero 2020 rappresenta un’occasione per fermarsi e riflettere su quali siano gli investimenti più urgenti per la nostra regione, a maggior ragione in un momento particolarmente critico come quello attuale che però offre anche l’opportunità di intraprendere un cambiamento di rotta grazie all’arrivo dei finanziamenti europei collegati al Recovery Fund (o Next Generation EU). 


Una Lombardia sostenibile ha bisogno anche di un’attenzione alla prevenzione del degrado ed i rischi per il territorio rendendo le città più verdi e resilienti al cambiamento climatico. Una grande infrastruttura verde, fatta di foreste urbane, extraurbane e di corridoi ecologici a tutela della biodiversità e di territori messi sempre più in difficoltà dagli effetti dei cambiamenti climatici: di questo ha bisogno la Lombardia per vincere la sfida contro la crisi climatica. 


«Oggi più che mai è necessario ribadire il concetto che gli alberi non sono un costo ma un investimento proficuo da un punto di vista ambientale ed economico» dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. «È ormai ampiamente dimostrato che i loro benefici superano di gran lunga i costi iniziali di piantagione: gli alberi mitigano gli effetti del cambiamento climatico e offrono alle città nuovi servizi ecosistemici sviluppando resilienza nelle aree urbane; riducono l'inquinamento atmosferico e l’effetto “isola di calore”, riducendo i consumi energetici e migliorando il clima nelle città. E in più garantiscono inclusione e coesione sociale, migliorano il paesaggio e fanno bene alla salute fisica e mentale delle persone.»

 

Anche per questo Legambiente Lombardia è impegnata da anni in progetti di riforestazione sul territorio. Solo a partire dai primi anni Duemila, l’associazione ha piantato più di 40.000 alberi in Lombardia, tutti attraverso l’azione del volontariato, tutti curati e accuditi dai circoli locali, dai Comuni e dalle scuole. E se quest’anno la situazione sanitaria non permette la messa a dimora di nuovi alberi in questi giorni, l’associazione partecipa alla Festa dell’Albero con iniziative di sensibilizzazione sul ruolo degli alberi e del verde. Legambiente chiede inoltre che i Comuni si dotino del Piano del Verde pubblico e si impegnino per una gestione adeguata del patrimonio arboreo delle loro città, troppo spesso potature inadeguate, mancanza di manutenzione, scelta di luoghi e specie sbagliate pregiudicano il benessere e lo sviluppo delle alberature e delle foreste urbane. Proprio l’aspetto del monitoraggio in Italia risulta carente. Manca un censimento puntuale della dotazione arborea e se il 75% dei Comuni ha un censimento del verde, solo poco più del 53% dei capoluoghi ha il catasto degli alberi e solamente il 44,8% hanno il regolamento del verde urbano. 


«Gli alberi costituiscono un simbolo di futuro e di speranza anche in questo momento difficile» conclude Valentina Minazzi, vicepresidente di Legambiente Lombardia e responsabile aree protette. «In questi mesi ci siamo resi conto sulla nostra pelle di quanto vivere in luoghi salubri o meno faccia la differenza, e parchi e foreste rappresentano un elemento centrale per la salubrità dei territori e al salute delle persone. Se c’è qualcosa che dobbiamo imparare da questa crisi, è che è arrivata l’ora di mettere davvero l’ambiente al centro dei progetti di sviluppo locale e regionale dei prossimi anni.»


Per celebrare insieme la Festa dell’Albero del 21 novembre 2020 Legambiente lancia #VasiComunicanti!  

I vasi comunicanti rappresentano un sistema, una comunità numerosa e positiva: connessi alla natura per festeggiarla e prenderci cura di lei anche in questo momento di difficoltà.

È per questo che nasce questa iniziativa digitale che permette a tutti di partecipare, anche laddove non sarà possibile organizzare iniziative insieme agli altri.

 

Invitiamo allora tutti a piantare un seme a casa, un piccolo albero se abbiamo un giardino o possiamo recarci in uno spazio pubblico: insomma facciamo tutti un gesto per celebrare la natura! 


#VasiComunicanti 

#FestadellAlbero




Ufficio stampa Legambiente Lombardia 

Lucio Lorenzi

ufficiostampa@legambientelombardia.it

3385007097

SICCITA’: SCORTE IDRICHE AI MINIMI STORICI, MANCANO 2 MILIARDI DI METRI CUBI D’ACQUA

SICCITA’: SCORTE IDRICHE AI MINIMI STORICI, MANCANO 2 MILIARDI DI METRI CUBI D’ACQUA DOSSIER - ACQUA E AGRICOLTURA Occorre ridurre i fabbiso...