martedì 20 ottobre 2009

Appello per una nuova politica del suolo e di gestione del territorio

Ci sembra fondamentale partire da questo appello per affrontare con maggior impegno l'apertura di una nuova discussione politica, di un "nuovo corso", per quanto riguarda la gestione del territorio.

Appello

Fonte: www.gruppo183.org

L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha recentemente pubblicato un rapporto dal titolo “Regional climate change and adaptation — The Alps facing the challenge of changing water resources” che lancia l’allarme sull’impatto che i cambiamenti climatici possono produrre sulle Alpi e sul loro ruolo di 'torri d'acqua d'Europa'.

Le Alpi sono un ecosistema complesso e vulnerabile che svolge un ruolo cruciale nella raccolta e distribuzione dell’acqua nel continente europeo, offrendo servizi ecosistemici vitali a sostegno del benessere sociale ed economico di milioni di persone che vivono nelle aree di pianura.
Il cambiamento climatico globale, alterando le precipitazioni, la distribuzione della copertura nevosa e dei ghiacciai, pone una grave minaccia per il sistema idrologico alpino, con effetti a valle.

Sulla scorta delle più recenti conoscenze degli impatti del cambiamento climatico sulle Alpi, la relazione analizza i rischi che il cambiamento climatico presenta per il rifornimento e la qualità dell'acqua, individuando le esigenze, i vincoli, le opportunità e le opzioni di adattamento.

giovedì 8 ottobre 2009

Operazione Fiumi 2009


Operazione Fiumi di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile presenta i risultati inediti di Ecosistema Rischio 2009

Insoddisfacente prevenzione in molti comuni dell'Oltrepò Pavese. Allarme Olona: per il troppo cemento può finire sott'acqua anche Expo 2015

In crescita il sistema locale di protezione civile

Nel 71% dei comuni attiva h24 una struttura di protezione civile


Il 59% dei comuni della Lombardia sono a rischio idrogeologico, ovviamente primi in classifica i territori montani, con le province di Sondrio (99% dei comuni classificati 'a rischio idrogeologico') e Bergamo (75%). Il 78% delle municipalità che hanno risposto alle interviste hanno abitazioni nelle aree golenali, negli alvei dei fiumi e nelle aree a rischio frana, il 22% delle amministrazioni monitorate presenta addirittura interi quartieri in zone a rischio, mentre il 54% ha edificato in tali aree strutture e fabbricati industriali, con grave rischio non solo per l'incolumità dei dipendenti ma anche per eventuali sversamenti di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni. Ancora, nel 15% dei casi presi in esame sono presenti in zone esposte a pericolo strutture sensibili, come scuole e ospedali e strutture ricettive turistiche, ad esempio alberghi o campeggi. Sono alcuni dei dati emersi dal check-up sottoposto ai comuni da Ecosistema Rischio 2009, la campagna di sensibilizzazione e prevenzione organizzata da Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile dedicata al rischio idrogeologico presentata questa mattina in conferenza stampa, a Milano, da Paola Tartabini, portavoce Operazione Fiumi, Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia, e Stefano Maullu, assessore alla Protezione Civile, Prevenzione e Polizia locale della Regione Lombardia.
Numeri che delineano il quadro di un territorio fragile, dove sono oltre 900 i comuni a rischio frane o alluvioni, e che puntano il dito contro uno sviluppo urbanistico e un uso del territorio poco rispettosi delle limitazioni imposte dal quadro dei rischi connessi all'assetto idrogeologico. Così, nonostante l’88% delle amministrazioni monitorate preveda nei propri piani urbanistici vincoli di edificabilità per le zone a rischio, un abbondante 78% dei comuni presenta abitazioni nelle aree a rischio. E le delocalizzazione procedono a rilento: solo nel 5% dei casi, infatti, sono state avviate iniziative di delocalizzazione di abitazioni dalle aree più a rischio e appena nel 4% dei comuni si è provveduto a delocalizzare strutture industriali. È evidente, quindi, che questi vincoli devono essere ulteriormente rafforzati.
Segnali positivi arrivano, invece, dalla pianificazione dell’emergenza e dall’organizzazione della protezione civile locale. Un sostanzioso 87% dei comuni, infatti, ha predisposto un piano d’emergenza con il quale fronteggiare situazioni di crisi come frane e alluvioni, e il 52% delle municipalità ha aggiornato tale piano negli ultimi due anni. Buono anche il livello di organizzazione e diffusione del sistema di protezione civile, con il 71% delle amministrazioni che hanno attivato una struttura di protezione civile attiva 24 ore su 24.
Pesa sulla diffusa esposizione della Lombardia al rischio idrogeologico, inoltre, una politica di informazione alla cittadinanza frammentaria e poco consistente. Sebbene l’informazione alla popolazione su quali siano i rischi, sui comportamenti individuali e collettivi da adottare in caso di calamità e sul piano d’emergenza predisposta dal proprio comune, rappresenti una delle principali attività di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico, soltanto il 21% delle municipalità intervistate è attiva su questo fronte. Migliore la situazione per quel che riguarda la realizzazione di esercitazioni: il 39% delle amministrazioni, infatti, ne ha organizzata almeno una nel proprio territorio durante l’ultimo anno.
“Pur riconoscendo il buon lavoro svolto dalla Regione e dagli Enti Locali nel settore delle politiche di protezione civile – commenta Paola Tartabini, portavoce di Operazione Fiumi – vorrei richiamare l’attenzione sulle politiche di mitigazione del rischio di frane e alluvioni. Un fronte sul quale la Lombardia ha ancora molta strada da fare. Secondo Ecosistema Rischio 2009, infatti, soltanto il 34% dei comuni svolge un lavoro positivo di mitigazione del rischio idrogeologico e quasi un comune su quattro non fa praticamente nulla per mitigare i rischi e prevenire i danni conseguenti ad alluvioni e frane”.
Le eccellenze regionali nella prevenzione e nella mitigazione del rischio idrogeologico sono rappresentate dai due comuni Palazzolo sull’Oglio e Gardone Val Trompia, entrambi in provincia di Brescia. In particolare Palazzolo sull’Oglio ha meritato la Maglia Rosa di Operazione Fiumi per aver messo in campo interventi di delocalizzazione, a seguito dei quali, non sono più presenti sul proprio territorio strutture in aree a rischio. L’amministrazione di Palazzolo, inoltre, effettua costantemente una manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua e delle opere di difesa idraulica, e ha provveduto all’organizzazione di un efficiente sistema locale di protezione civile attraverso la redazione di un piano d’emergenza aggiornato e l’organizzazione di attività informative rivolte ai cittadini e di esercitazioni. Opposta la situazione di Zavattarello, in provincia di Pavia, che invece conquista la Maglia nera di Ecosistema Rischio 2009. Pur avendo strutture in zone esposte a pericolo di frane e alluvioni, infatti, il Comune non ha avviato sufficienti iniziative finalizzate alla mitigazione del rischio idrogeologico. Sorprende, in negativo, il fatto che diversi comuni collinari e montani dell'Oltrepò Pavese dal loro check up rilevino un quadro insoddisfacente degli interventi di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico. 'Sicuramente la montagna pavese è un'area di altissimo rischio idrogeologico - rileva Damiano Di Simine, Presidente di Legambiente Lombardia- in questo territorio sono state censite circa 3300 frane attive o quiescenti, moltissime delle quali interessano centri abitati, e la situazione è fortemente aggravata dai numerosi incendi boschivi che si sono verificati nelle ultime estati. Nessuna sottovalutazione del rischio può essere tollerata in questo territorio che presenta inquietanti analogie con quello della tragedia di Messina'
Con Operazione Fiumi, Legambiente rilancia il suo impegno per la realizzazione di una seria politica di risanamento di un territorio che risulta ancora troppo fragile, per non dover mai più assistere a inondazioni annunciate. Oggi si chiude la tappa lombarda della campagna, nel corso della quale l’equipaggio ha organizzato una giornata di informazione dedicata ai ragazzi delle scuole, a Nerviano (Mi), e una giornata di volontariato attivo per la pulizia e il monitoraggio di un tratto delle sponde dell’Olona. Il fiume Olona è stato 'adottato' da Legambiente, nell'ambito del Contratto di Fiume promosso da Regione Lombardia con tutti gli enti territoriali rivieraschi. Ma anche qui, sebbene non manchino segnali positivi come l'istituzione del PLIS (Parco Locale d'Interesse Sovracomunale) lungo il corso del Medio Olona, il quadro è molto critico, soprattutto per l'elevatissimo livello di cementificazione e consumo di suolo. I dati dell'Autorità di Bacino del fiume Po rilevano, con preoccupazione, che Il 58% dell'intero bacino del fiume Olona, dalle sorgenti sopra Varese all'area Fiera di Milano, è cementificato. 'L'urbanizzazione dei comuni dell'Alto Milanese e del Varesotto è continua e si spinge fino alle rive dei corsi d'acqua, come nel caso di Malnate dove si sta discutendo di realizzare addirittura un outlet commerciale e un nuovo carcere sulle rive del fiume – conclude Di Simine - E' prioritario salvaguardare le aree naturali in cui consentire al fiume di sfogare la violenza delle sue piene, limitando i danni a valle dove, troppo spesso, l'alveo è costretto tra argini artificiali e edifici sorti in area di esondazione: un quadro estremamente allarmante, considerato che L'Olona è il fiume che lambisce anche il sito di Expo 2015'




Ufficio Stampa Operazione Fiumi

Laura Genga tel. 348 2301239

e-mail: operazione_fiumi@legambiente.eu




giovedì 1 ottobre 2009

Imbrocchiamola: con Metropolitana Milanese Spa sempre di più gli esercizi di ristorazione che mettono a disposizione dei clienti l'acqua in brocca


Un fatto di stile e di amicizia per l'ambiente e per la clientela”


I ristoranti di Milano puntano sull'acqua del rubinetto, e non solo: ne fanno un punto d'orgoglio nella loro offerta ai clienti. Sono già oltre 40 gli esercizi che hanno aderito ad Imbrocchiamola, la campagna che Legambiente e Altreconomia promuovono insieme ai gestori dell'acqua pubblica affinché questa trovi uno spazio nelle carte di ristoranti, pizzerie e bar. Nei locali aderenti, riconoscibili dalla vetrofania apposta sulle loro vetrine, sono benvenuti i clienti che chiedono di poter cenare con una caraffa d'acqua senza che il cameriere batta ciglio, come peraltro si usa fare normalmente in tutti i ristoranti della vicina Francia. E il successo che l'iniziativa sta suscitando è dimostrato anche dalla collaborazione stretta con Metropolitana Milanese Spa, la società che gestisce l'acqua pubblica in città e che ha deciso di impegnarsi concretamente realizzando per questa campagna una esclusiva brocca di design. Imbrocchiamola ha ottenuto di recente anche il patrocinio da parte del Comune di Milano. A presentare i risultati e le aspettative per il futuro dell'acqua che sgorga dai rubinetti milanesi sono stati, durante una conferenza stampa, Edoardo Croci, Assessore alla Mobilità, Trasporti e Ambiente, Lanfranco Senn, Presidente di Metropolitana Milanese Spa, Damiano Di Simine, Presidente Legambiente Lombardia e Pietro Raitano, Direttore della rivista Altreconomia.

"E' un piacere constatare che i locali, soggetti chiave nella distribuzione di bevande, che espongono la vetrofania della nostra campagna a Milano sono sempre più numerosi – rileva Pietro Raitano, direttore della rivista Altreconomia -. Evidentemente la sensibilità ambientale di tutti sta cambiando. Inoltre fa vanto la partecipazione di MM ad Imbrocchiamola, perché è un chiaro segnale per i cittadini, da parte del gestore del servizio idrico integrato di Milano che si impegna attivamente a pubblicizzare l'acqua che eroga, conscio sia della sua qualità come del servizio essenziale che fornisce a tutti i milanesi".

Riteniamo questa iniziativa - ha dichiarato il Presidente di Metropolitana Milanese spa, Lanfranco Senn - la naturale prosecuzione di un percorso che Milano, anticipando altre realtà, già percorre da molti anni con la distribuzione nelle scuole dell’obbligo della sola acqua del rubinetto. La nostra missione di servizio pubblico è quella di fornire al cittadino un prodotto di ottima qualità, costantemente controllato e che arriva direttamente nelle nostre case. Questo consente ai milanesi di poter scegliere liberamente cosa bere. Trovare sulla tavola di un ristorante la brocca che contiene acqua del rubinetto, oltre a consentire un risparmio economico al cliente ed a diminuire l’inquinamento con meno plastica da riciclare, diventa anche un messaggio educativo: ricorda a tutti noi che basta poco per essere un po’ più amici dell’ambiente”.

La libera scelta di optare per l'acqua in caraffa, non solo a casa propria ma anche al ristorante, è un gesto di attenzione all'ambiente: quella erogata a Milano è un'acqua salubre e sicura, ed ha il vantaggio di non richiedere alcun imballaggio. Niente bottiglie, né di vetro a perdere né di plastica, nessuna necessità di trasportarla a bordo di inquinanti veicoli commerciali: si beve acqua senza consumare petrolio.

Scegliere di bere acqua di rubinetto significa decidere di ridurre sia la produzione di rifiuti che le emissioni di inquinanti e di CO2 – dichiara Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia - e soprattutto di farlo senza privarsi di nulla di essenziale. L'acqua di rubinetto svolge esattamente le stesse funzioni nutritive dell'acqua imbottigliata, assicurando elevati livelli di sicurezza grazie ai controlli igienici stringenti a cui è sottoposta prima di essere immessa in rete. Se davvero si vuole guadagnare in salute al ristorante, il modo migliore per farlo è investire i soldi risparmiati in un ottimo contorno di verdure o in una macedonia di frutta di stagione”

I promotori di Imbrocchiamola ricordano poi che, al contrario di quanto da molti affermato, gli esercizi di ristorazione non sono soggetti ad alcun obbligo di legge o a norme sanitarie che precludano la somministrazione di acqua del rubinetto.

Intervista su Imbrocchiamola (fonte: C6tv)

SICCITA’: SCORTE IDRICHE AI MINIMI STORICI, MANCANO 2 MILIARDI DI METRI CUBI D’ACQUA

SICCITA’: SCORTE IDRICHE AI MINIMI STORICI, MANCANO 2 MILIARDI DI METRI CUBI D’ACQUA DOSSIER - ACQUA E AGRICOLTURA Occorre ridurre i fabbiso...