lunedì 27 dicembre 2021

OCCHI PUNTATI SUL DEPURATORE DI SANT’ANTONINO TICINO A LONATE POZZOLO

 

COMUNICATO STAMPA

 

OCCHI PUNTATI SUL DEPURATORE DI SANT’ANTONINO
TICINO 
A LONATE POZZOLO

 

Sopralluogo delle associazioni e delle amministrazioni comunali 

organizzato da Alfa Srl, società di gestione del ciclo idrico integrato 

 

Legambiente: “Ci auguriamo sia un nuovo inizio per un impianto problematico da sempre. Continueremo a vigilare sul suo funzionamento”

 


Venerdì 17 Dicembre 2021 - Si è tenuto un sopralluogo presso l'impianto di depurazione di Sant'Antonino Ticino a Lonate Pozzolo (Va). Nato dalla richiesta del Coordinamento Salviamo il Ticino, di cui Legambiente fa parte, e delle amministrazioni del territorio, la visita è stata organizzata dalla società ALFA, gestore unico del Servizio Idrico Integrato della Provincia di Varese, per valutare le migliorie apportate ad un apparato che non ha mai funzionato in modo corretto. Il depuratore di Sant'Antonino, infatti, ha una lunga storia di cattiva gestione. Fino al 2020 la situazione di perenne criticità dell’impianto è stata sancita anche dai monitoraggi di ARPA Lombardia che evidenziavano una continua “non conformità”. 

 

Nonostante gli importanti impegni economici messi in campo negli ultimi decenni da   Regione Lombardia, il depuratore di Sant’Antonino, ancora fino all'anno scorso, non aveva raggiunto la piena operatività, con molte parti dell’impianto non operative o in disuso per mancata manutenzione. Il cambio di passo si è avuto nel novembre 2020 quando a Prealpi Servizi è subentrata Alfa Srl nella conduzione dell'impianto, a seguito dell'acquisizione del ramo idrico d'azienda dal 1° gennaio 2021. 

 

«Questo sopralluogo congiunto speriamo sancisca la fine di un incubo per il territorio – dichiara Lorenzo Baio, vicedirettore di Legambiente Lombardia –. Abbiamo finalmente visto dei risultati concreti nati da una gestione più trasparente e corretta dell'impianto. Sono state messe a sistema sezioni poco o del tutto non operative quali la filtrazione, la dissabbiatura, la disinfezione con acido peracetico e quella di co-defosfatazione con cloruro ferrico e di ozonizzazione. Potenziata tutta la linea fanghi e ripristinata la sezione di sedimentazione finale. Inoltre, sono stati impostati investimenti molto significativi che si avvicinano ai 60 mln di euro e che nei prossimi anni miglioreranno strutturalmente il depuratore».

 

I risultati fin qui ottenuti dal solo cambio di modalità gestionale sono anche certificati dai monitoraggi di ARPA che per la prima volta da tempo immemore, hanno registrato la conformità degli scarichi a fine settembre 2021.  Un risultato non scontato fino all'anno passato.

 

«Finalmente vediamo una luce in fondo al tunnel – spiega Claudio Spreafico del Circolo Legambiente di Turbigo –. A fronte di questi sette anni di tavoli di confronto, i miglioramenti andavano a rilento, erano scarsi e con troppe lacune. Nel frattempo il Canale Industriale, a Nosate, continuava a ricevere scarichi ricchi di schiume. Oggi crediamo che sia davvero iniziato un nuovo corso. Legambiente, insieme al Coordinamento Salviamo il Ticino, che si è da sempre battuta per migliorare l'impianto, manterrà una vigile attenzione».

 

 


Ufficio stampa Legambiente Lombardia 

Silvia Valenti

ufficiostampa@legambientelombardia.it

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giovedì 23 dicembre 2021

EX TAVINA: UN PIANO DI RICONVERSIONE URBANA INSOSTENIBILE.

 

COMUNICATO STAMPA

 

EX TAVINA: UN PIANO DI RICONVERSIONE URBANA INSOSTENIBILE.

LEGAMBIENTE LOMBARDIA A FIANCO DEI COMITATI LOCALI PRESENTA RICORSO AL TAR

 


Milano, 21 Dicembre 2021 – Legambiente Lombardia a fianco del Comitato Acque e Terre del Garda e dell'associazione Forum Civico ha presentato un ricorso al Tar contro il progetto di edificazione residenziale e commerciale dell’area a lago precedentemente occupata dal sito di imbottigliamento concesso alla società Tavina a Salò. I ricorrenti hanno esposto le ragioni del ricorso, in una conferenza stampa questa mattina alla presenza della presidente di Legambiente Lombardia Barbara Meggetto, della rappresentante del circolo Legambiente per il Garda Cristina Milani, dell’avvocato Emanuela Beacco, del portavoce del Comitato Acque e Terre del Garda Matteo Tebaldini e del presidente dell’Associazione Forum Civico Antonio Bontempi

 

«La parola d’ordine purtroppo sembra ancora essere grandi volumetrie sul lago di Garda. Lo spirito di rigenerazione urbana votata alla sostenibilità per valorizzare una zona, considerata di pregio sia paesaggistico che agricolo, e tutelarne le bellezze è stato ancora una volta tradito. A farne le spese è un territorio già saturo di cemento e con una viabilità fortemente compromessa – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – L’appello al TAR si è reso necessario di fronte all'approvazione di un Piano che si era cercato di migliorare attraverso le osservazioni durante il suo iter, ma che è stato confermato con tutti i suoi gravi limiti e forzature per il carico antropico sulle reti, sul traffico locale e sulla carenza parcheggi. Le vie legali rappresentano lo strumento di tutela attiva che la cittadinanza può avere nei confronti di interventi che si rivelano predatori e dannosi»

 

Con il ricorso presentato le associazioni e il comitato sottolineano l’intenzione di mantenere alto il livello di vigilanza sul Piano, anche su eventuali future autorizzazioni edilizie. A tal fine nel mese di gennaio verrà lanciata una campagna di raccolta fondi per contribuire all’azione che, assicurano i ricorrenti, non si fermerà al Tar.

 

«Il Comitato Acque e Terre del Garda nato alla luce del nuovo rilancio del progetto della Società Salò Exzelent Living, che prevede la riconversione dell'area produttiva della Ex Tavina in area residenziale ed alberghiera, si è attivato fin da subito per informare la popolazione su cosa potrebbe succedere: incremento del traffico, aumento della popolazione e maggiori oneri per il comune – ha spiegato Matteo Tebaldini, portavoce del Comitato Acque e Terre del Garda –. Le osservazioni inviate dal Comitato al Comune in fase di approvazione del Piano Attuativo, finalizzate al miglioramento del progetto, sono finite nel nulla. Nel nuovo Documento Unico di Programmazione il comune annovera il progetto Ex Tavina tra quelli che consentono di garantire "un adeguato contenimento del consumo di suolo" ma di fatto gli edifici dismessi sono stati ricollocati in altro luogo, per questo l'operazione si conferma sempre di più un atto speculativo più che virtuoso. Si ricorda, infatti, che la produzione della Tavina Spa non risulta dismessa, ma semplicemente spostata su un'area verde a Cunettone di Salò, frazione dello stesso comune».

 


Ufficio stampa Legambiente Lombardia 

Silvia Valenti

ufficiostampa@legambientelombardia.it

3498172191

martedì 7 dicembre 2021

I PRIMI 30 DELLA LEGGE QUADRO NAZIONALE SULLE AREE PROTETTE

 

I PRIMI 30 DELLA LEGGE QUADRO NAZIONALE

SULLE AREE PROTETTE

AUMENTARE LA BIODIVERSITA’

PER COMBATTERE LA CRISI CLIMATICA

A trent'anni dall’istituzione della legge 394/91,

solo l’11% del territorio italiano risulta

coperto da una forma di salvaguardia


IN LOMBARDIA MANCANO DIVERSI PARCHI REGIONALI ALL’APPELLO

Legambiente: “Completare al più presto

la rete delle aree protette in Lombardia.

Almeno 8 parchi fermi al 1983.

Vogliamo il 30% in più di aree protette entro il 2030

anche nella nostra regione!”

 


 

Milano, 6 dicembre 2021 – La Lombardia ha istituito, con la legge 86 del novembre 1983, il Piano delle Aree Protette regionali. Ad oggi, poco meno del 23% del territorio lombardo ha una forma di tutela. Nello specifico il sistema è composto da 24 parchi regionali, 3 riserve naturali statali e 67 regionali, 33 monumenti naturali, 107 parchi locali di interesse sovracomunale e 245 siti di Rete Natura 2000 affidati a 85 enti gestori finanziati per la gran parte dagli Enti locali e per circa 9 milioni di euro dalla Regione Lombardia.

“Anche alla luce della Strategia per la biodiversità al 2030 approvata lo scorso maggio dall’Unione Europea, oggi più che mai è importante completare la rete delle aree protette lombarde – sottolinea Valentina Minazzi - vicepresidente di Legambiente Lombardia -. A quasi 40 anni dall’istituzione della legge regionale mancano almeno 8 parchi all’appello. La Lombardia deve fare la propria parte per rispondere alle richieste della direttiva europea. Per questo noi chiediamo il 30% in più di aree protette anche nella nostra regione. I Parchi sono indispensabili non solo per garantire la tutela della biodiversità ma soprattutto per rispondere alla sfida climatica territoriale. Per questo chiediamo a Regione Lombardia di incrementare i finanziamenti ai parchi, che sono diminuiti negli ultimi anni e sono del tutto insufficienti per affrontare la sfida climatica e rispondere alla richiesta territoriale di fruizione”.

La nuova strategia europea sulla Biodiversità "L'UE amplierà le aree Natura 2000 esistenti, con una rigorosa protezione per le aree ad altissima biodiversità e con un alto valore climatico lavorando sulle Direttive Habitat e Uccelli. Attraverso un piano comunitario saranno ripristinati gli ecosistemi degradati terrestri e marini in tutta Europa: un’agricoltura sostenibile che prevede la riduzione dell’uso e del rischio di pesticidi del 50% permetterà il miglioramento della salute degli habitat ma contribuirà anche attivamente all’arresto del declino degli insetti impollinatori. Almeno 25.000 km di fiumi Europei torneranno ad essere liberi di scorrere, 3 miliardi di alberi verranno piantati entro il 2030 e, in generale, sarà valorizzato e preservato il capitale naturale. La strategia sottolinea la necessità di sbloccare i finanziamenti per la biodiversità e di avviare un nuovo quadro di governance rafforzato che consenta di garantire una migliore attuazione nonchè il monitoraggio dei progressi, di implementare conoscenza e investimenti e infine di aumentare il rispetto della natura nel processo decisionale pubblico e delle imprese”.

Occorre pertanto completare la rete ecologica e istituire: il Parco dell’Oltrepò pavese e del fiume Staffora; quello della Val Codera e delle Retiche come parco alpino che comprenderebbe le importanti aree Natura 2000 già istituite; il grande parco del Po per mettere a tutela il sistema delle acque della Pianura Padana; il Parco del Lambro Meridionale che completerebbe la protezione del fiume in un prezioso territorio agricolo; i parchi climatici dell’Olona e del Seveso per migliorare le capacità di adattamento climatico dei territori più intensamente cementificati della regione.

Inoltre si devono abbracciare le città creando parchi regionali di cintura che includano le aree verdi esistenti in grandi parchi urbani: il Parco Metropolitano e Agricolo milanese, il Parco dei Colli di Brescia, il Parco dei Colli di Bergamo e il Parco della Franciacorta. Questi parchi sono importanti perché rispondono a una necessità di benessere delle persone e garantiscono una risposta efficace alla tutela del suolo e ai rischi climatici nelle aree urbane.

“La legge nazionale delle Aree protette che compie 30 anni deve considerare in modo più incisivo e determinato il sostegno economico e gestionale dei Parchi regionali che a tutti gli effetti hanno compiti di tutela della natura ma anche di sviluppo dei territori e del sistema agricolo di qualità – dichiara Marzio Marzorati – coordinatore di Federparchi Lombardia -. I Parchi regionali sono pronti alla sfida di maggiori investimenti nei territori per concretizzare la loro azione di sostenibilità. Si deve inoltre completare l’azione regionale di riordino delle aree protette avviata con la Legge 28 del 2016 e sostenere attraverso maggiori finanziamenti le capacità dimostrate dai parchi nel rispondere ad azioni di sviluppo locale sostenibile, di crescita dell’ecoturismo e di produzione di cibo di qualità”.

“Rimane il rammarico di aver visto la disgregazione dell’unico Parco Nazionale lombardo, quello dello Stelvio, oggi ridotto a una somma di tre parchi regionali - Lombardia, Trentino e Alto Adige – che ne mette sempre più a rischio le tutele ambientali. Una situazione inaccettabile più volte denunciata” concludono da Legambiente .


Ufficio stampa Legambiente Lombardia 

Silvia Valenti

ufficiostampa@legambientelombardia.it

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GIORNATA MONDIALE DEL SUOLO: FLASHMOB DI LEGAMBIENTE LOMBARDIA CONTRO IL PROLIFERARE DELLE LOGOSTICHE

 

COMUNICATO STAMPA

 

GIORNATA MONDIALE DEL SUOLO: FLASHMOB DI LEGAMBIENTE LOMBARDIA CONTRO IL PROLIFERARE DELLE LOGOSTICHE

 

Legambiente: “I piccoli comuni lasciati soli davanti ai colossi della logistica svendono il territorio per operazioni immobiliari che lasceranno in eredità gravi danni ambientali e sociali”

 

Video del flashmob e interviste: https://we.tl/t-QjlM4VkeG5


Milano, 4 Dicembre 2021 - Il 5 dicembre si celebra la Giornata Mondiale del suolo, istituita nel 2014 dalla FAO con l’obiettivo di promuovere la salvaguardia di questa risorsa, per il suo ruolo vitale nello sviluppo e nel mantenimento della vita sul nostro pianeta. Per richiamare l'attenzione sull'eccessivo consumo di suolo e il proliferare di capannoni dedicati alla logistica, che minacciano e frammentano gli ecosistemi, Legambiente Lombardia a sostegno del progetto europeo Soil4Life, ha inscenato un flashmob a Cortenuova, in un fazzoletto di terra ad uso agricolo circondato dai colossi di cemento e asfalto della logistica. In questo modo ha inteso denunciare come il “miracolo economico” costituito dalla grande espansione della logistica industriale in tutte le sue forme, dal magazzinaggio al delivery, si stia consumando in una assenza di coordinamento tra i diversi livelli di governo territoriale. A farne le spese è proprio il suolo, cementificato per trasformazioni che spesso assumono dimensioni extra-large, con piastre di cemento e asfalto sviluppate su superfici di decine di ettari, imprimendo duri colpi al paesaggio e all'economia agricola.

 

Secondo i dati del DAStU (Politecnico di Milano), in Lombardia esistono 3.393 aree dismesse che occupano una superficie di 4.984 ettari in 650 Comuni, di cui un terzo localizzato nella sola provincia di Milano. Si tratta di un valore pari a 10 volte la superficie degli insediamenti logistici realizzati nell'ultimo decennio (circa 5 milioni di mq coperti) in un’area che la Camera di Commercio di Milano ha identificato come “Regione Logistica Milanese” che comprende, oltre all'intera Lombardia, anche le province di Piacenza e Novara. Una vera e propria piattaforma logistica di livello continentale, per dimensioni del mercato e valore aggiunto, i cui numeri si confrontano con quelli di altre regioni logistiche europee, dalla Baviera all'Ile de France e alla Catalogna. Eppure, a fronte di questa immensa disponibilità di aree dismesse, in gran parte lasciate indietro dalle dismissioni industriali degli scorsi decenni, le nuove piastre logistiche, con poche eccezioni, puntano a far atterrare i propri enormi magazzini, centri di lavorazione e distribuzione su aree libere, terreni agricoli, spesso localizzati in piccoli o piccolissimi comuni della pianura lombarda. L'immobiliare logistico chiede superfici rapidamente disponibili alla trasformazione, per questo le aree agricole sono particolarmente appetibili: bassi costi e subito pronte per il cantiere, senza oneri per demolizioni, bonifiche e adempimenti autorizzativi, a patto di trovare un comune disponibile ad adeguare velocemente le destinazioni urbanistiche, limitando al massimo le intermediazioni.

 

«Il depotenziamento delle Province, che avrebbero dovuto essere un ente di governo e di gestione delle trasformazioni territoriali, ha lasciato i comuni soli a confrontarsi con i colossi dell'immobiliare logistico e con le loro committenze multinazionali, di fatto disarmando il territorio - dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -. I piccoli comuni sono quelli più facili da ingolosire, e allo stesso tempo quelli meno attrezzati a richiedere adeguate contropartite e compensazioni, che non siano le promesse di entrate fiscali e di posti di lavoro. Mancano leggi che arginino la discrezionalità con cui i comuni svendono il loro territorio, ma mancano anche meccanismi e investimenti pubblici volti a rendere agevole e accessibile il riuso dei siti dismessi, per favorirne il rientro nell'economia. La Regione, poi, ha le sue colpe: realizzando nuove autostrade, come la TEEM, la BreBeMi e, in futuro, la Cremona Mantova, si è preoccupata di rendere appetibili sempre più territori per gli insediamenti logistici, ma non di governare gli aspetti critici di sostenibilità sociale e ambientale dei nuovi insediamenti».

 

L’associazione ambientalista sottolinea come le logiche immobiliari di tipo predatorio nei confronti del territorio, che oggi sono prevalenti, lasceranno in eredità gravi e irrimediabili danni: non solo per la perdita di suolo agricolo, ma anche per le inevitabili tensioni sociali che verranno generate da una dislocazione ingovernata di attività e di lavoratori, in siti produttivi spesso sguarniti di accessibilità al trasporto pubblico, di servizi essenziali e di presidi sociali necessari a far fronte alle necessità dei dipendenti e delle loro famiglie.

 

Tra i primi territori attenzionati dall'immobiliare logistico c'è la provincia di Pavia, particolarmente strategica sia per la sua prossimità al centro regionale che per la sua posizione lungo le direttrici che la collegano alla portualità ligure. Dopo i primi grandi parchi logistici, localizzati a nord della provincia (Siziano) e nell'Oltrepò (Broni e Stradella), ora al vaglio dell'Amministrazione Provinciale c'è una decina di progetti, per una superficie pari a circa 2 milioni di metri quadriprevalentemente su aree agricole: tra questi c'è l'intervento promosso da Prologis Italia, su ben 26 ettari di terreni del comune di Trivolzio, comune pavese di 2000 abitanti. L'intervento richiede la realizzazione di una bretella stradale di circa 3 km per collegarsi al casello autostradale, opera avversata dai comitati e dai comuni vicini. A queste opposizioni la Provincia ha risposto con il riconoscimento della pubblica utilità, nonostante si tratti di un'opera che serve esclusivamente al proponente privato.

Anche la provincia di Cremona è terra di conquista per l'immobiliare logistico, e probabilmente lo sarà sempre di più in futuro vista la disponibilità di aree su cui, non a caso, insiste il progetto di Autostrada Cremona Mantova: un'opera fortemente voluta da Regione Lombardia e dalle due province interessate, nonostante le previsioni di traffico non giustifichino un intervento autostradale. La vera motivazione per una simile e costosissima infrastruttura, sottolinea Legambiente Lombardia, sembra proprio quella di farne un attrattore per investimenti immobiliari logistici. Nel frattempo, nella periferia di Cremona non si aspetta l'autostrada per valutare l'istanza di Logistics Capital Partners, il cui esito dovrebbe essere il sacrificio di un'area agricola di ben 30 ettari.

In provincia di Bergamo l'autostrada per la logistica è stata già fatta: è la famigerata BreBeMi, tre corsie vuote pronte per accogliere i flussi di camion che partiranno da quello che si prefigura come un vero e proprio distretto della logistica, già nato tra Cortenuova, dove MD ha localizzato i suoi magazzini e dove potrebbe sorgere un imponente interporto, Covo, con l'insediamento Italtrans, Cividate, dove c'è Amazon, Calcio dove, oltre ai due grossi insediamenti logistici già realizzati su oltre 40 ettari di suolo agricolo, è in programma un terzo contro il quale pende un ricorso di Legambiente, e Palosco dove recentemente è stato annunciato l'atterraggio di un nuovo, enorme polo logistico.

Un'alluvione di cemento quella che l’associazione ambientalista denuncia, che lungo il dipanarsi della BreBeMi arriva in provincia di Brescia, fino a Castrezzato e a Chiari, dove di recente l'amministrazione, dopo le disavventure del polo logistico ex-Auchan, ha dato il via al raddoppio, che comporterà la perdita di altri 20 ettari di campagna, e altri 20 ettari sono promessi alla logistica a Roccafranca, sempre a beneficio di società immobiliari che operano nel settore della logistica, tra le contestazioni di comitati e circoli di Legambiente.

 


Ufficio stampa Legambiente Lombardia 

Silvia Valenti

ufficiostampa@legambientelombardia.it

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SICCITA’: SCORTE IDRICHE AI MINIMI STORICI, MANCANO 2 MILIARDI DI METRI CUBI D’ACQUA

SICCITA’: SCORTE IDRICHE AI MINIMI STORICI, MANCANO 2 MILIARDI DI METRI CUBI D’ACQUA DOSSIER - ACQUA E AGRICOLTURA Occorre ridurre i fabbiso...