Comunicato Stampa e Invito
LUNEDI 24 NOVEMBRE alle ore 11 presso il CSV
Legambiente della Valle d’Aosta indice una Conferenza Stampa per fare
il punto della situazione sulle centrali idroelettriche
Petizione nazionale ai Ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo
Economico, al Parlamento e alle Regioni. E in Valle d’Aosta?
In tutte le regioni alpine
(Friuli-Venezia-Giulia, Trentino Alto Adige, Veneto, Lombardia, Piemonte) è
scoppiata la rivolta contro i prelievi indiscriminati di acqua dai fiumi, a
favore delle centrali idroelettriche. Tutti i fiumi dell’arco alpino, e in
particolare i torrenti alpini, sono ormai sistematicamente captati a più riprese,
lungo tutto il percorso, e quindi deprivati della maggior parte della propria
acqua, con gravi danni ambientali e paesaggistici.
Nei paesi e nelle vallate in cui
questi prelievi provocano i maggiori danni anche economici, per il riflesso
sull’indotto turistico, le popolazioni locali si stanno muovendo. Si sono
costituiti dei Comitati, formati da ambientalisti, pescatori, amministratori,
cittadini. Dall’unione di tanti movimenti e comitati e con il supporto delle
maggiori associazioni ambientaliste (Legambiente, WWF, Mountain Wilderness,
CIPRA, CIRF, CAI, LIPU,…) è scaturito un
appello:
APPELLO PER LA SALVAGUARDIA DEI CORSI D’ACQUA DALL’ECCESSO DI SFRUTTAMENTO IDROELETTRICO
L’appello è stato presentato a Roma il 28 ottobre scorso,
durante una Conferenza presso la sala stampa di Montecitorio ai membri delle
Commissioni Parlamentari competenti di Camera e Senato.
In sostanza si chiede al
Ministero dello Sviluppo Economico, al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, al Parlamento,
alle Regioni e al Segretariato della Convenzione delle Alpi:
- l’immediata sospensione del rilascio di nuove concessioni e autorizzazioni per impianti idroelettrici, la revisione degli strumenti
di incentivo e l’apertura di un tavolo di confronto a livello nazionale;
- che si considerino in modo esplicito gli impatti cumulativi dei progetti che incidono su uno stesso bacino imbrifero e che i corsi d’acqua, in particolare quelli di montagna, vengano considerati un patrimonio di biodiversità, di valori ambientali e paesaggistici da tutelare, una risorsa preziosa per il paesaggio in grado di favorire un turismo ricreativo alternativo e meno impattante;
- che venga messo in discussione l’articolato normativo secondo il quale le opere per la realizzazione degli impianti idroelettrici sono di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti.
Per presentare l’appello e
fornire informazioni sul suo iter è stata invitata Lunedì 24 novembre ad
Aosta una rappresentante dei Comitati che ha partecipato all’incontro di Roma:
Lucia Ruffato, presidente del Comitato Bellunese Acqua Bene Comune.
Sarà l’occasione per riflettere
sullo stato dell’idroelettrico e sul suo futuro in Valle d’Aosta, in
vista del termine, nel 2015, del blocco alla presentazione di nuove domande
determinato dalla “moratoria” introdotta con la DGR n. 1253 del 15 giugno 2012.
Legambiente Valle d’Aosta intende
fornire il proprio
contributo nel percorso che dovrà essere avviato da parte della Regione
per individuare nuove norme che limitino
i prelievi idroelettrici, al fine di salvaguardare i torrenti e i corsi d'acqua della nostra Valle.
Aosta, 19 novembre 2014
Come è andata?
Nel 2015 scadrà la moratoria Viérin sulle centrali idroelettriche. A guardare con preoccupazione a quella data è Legambiente che oggi in una conferenza stampa ha denunciato il rischio che si arrivi ad un vero e proprio “saccheggio dell’idroelettrico”.
Ad oggi sono 226 gli impianti presenti in Valle d’Aosta che producono 530MW di energia. Dal maggio 2012, data di approvazione della delibera di Giunta che limita il rilascio di nuove concessioni di derivazione ad uso idroelettrico per almeno tre anni, all’ottobre 2014 la Regione ha rilasciato 50 nuove subconcessioni di cui nove relative a domande presentate dopo la delibera. 68 sono le domande giacenti e in corso di istruttoria. “E molte altre ne arriveranno da gennaio in poi” dice Rosetta Bertolin, vice presidente di Legambiente.
“Il provvedimento dell’Amministrazione regionale – spiega Alessandra Piccioni, Presidente del Circolo valdostano – non ha bloccato l’utilizzo di acqua già concessa, ci sono delle società che avevano già un impianto e che hanno chiesto di riturbinare l’acqua più in basso, anzi la moratoria è andata a cancellare alcune limitazioni".
L’Associazione chiede quindi alla Regione di “mettersi in regola” innanzitutto con la direttiva Ue “acque”.
Legambiente nei mesi scorsi ha scritto anche al Ministero dell’Ambiente segnalando come la Regione “non ha provveduto ad individuare le aree non idonee alla realizzazione degli impianti di produzione di energie idroelettrica, né ha previsto forme di tutela per le aree di maggior pregio ambientale o di maggiore fragilità idrogeologica”.
Per l’Associazione la battaglia principe in questo scenario è quella dell’Alpe Cortlys. “E’ il tipico torrente che verrebbe captato alla sorgente, in una zona di grande pregio ambientale. Se passasse questo principio tutti i nostri torrenti sarebbero a rischio” spiega Alessandra Piccioni.
Legambiente Valle d’Aosta è oggi una fra le centinaia di associazioni locali e nazionali ad aver aderito all’appello per la salvaguardia dei corsi d’acqua dall’eccesso di sfruttamento idroelettrico.
Il documento, presentato nelle scorse settimane a Roma, chiede l’immediata sospensione del rilascio di nuove concessioni, la revisione degli strumenti di incentivo, l’apertura di un tavolo di confronto a livello nazionale ma anche il superamento del Deflusso minimo vitale a favore del concetto di deflusso ecologico.
“Se è vero che l’energia idroelettrica contribuisce all’abbattimento delle emissioni di Co2 – sottolinea Lucia Ruffato Presidente del Comitato Bellunese Acqua Bene comune - il risultato finale non basta a compensare il miliardo di euro che i cittadini ogni anno danno ai costruttori per distruggere i nostri fiumi”.
di Silvia Savoye
24/11/2014
Come è andata?
Nel 2015 scadrà la moratoria Viérin sulle centrali idroelettriche. A guardare con preoccupazione a quella data è Legambiente che oggi in una conferenza stampa ha denunciato il rischio che si arrivi ad un vero e proprio “saccheggio dell’idroelettrico”.
Ad oggi sono 226 gli impianti presenti in Valle d’Aosta che producono 530MW di energia. Dal maggio 2012, data di approvazione della delibera di Giunta che limita il rilascio di nuove concessioni di derivazione ad uso idroelettrico per almeno tre anni, all’ottobre 2014 la Regione ha rilasciato 50 nuove subconcessioni di cui nove relative a domande presentate dopo la delibera. 68 sono le domande giacenti e in corso di istruttoria. “E molte altre ne arriveranno da gennaio in poi” dice Rosetta Bertolin, vice presidente di Legambiente.
“Il provvedimento dell’Amministrazione regionale – spiega Alessandra Piccioni, Presidente del Circolo valdostano – non ha bloccato l’utilizzo di acqua già concessa, ci sono delle società che avevano già un impianto e che hanno chiesto di riturbinare l’acqua più in basso, anzi la moratoria è andata a cancellare alcune limitazioni".
L’Associazione chiede quindi alla Regione di “mettersi in regola” innanzitutto con la direttiva Ue “acque”.
Legambiente nei mesi scorsi ha scritto anche al Ministero dell’Ambiente segnalando come la Regione “non ha provveduto ad individuare le aree non idonee alla realizzazione degli impianti di produzione di energie idroelettrica, né ha previsto forme di tutela per le aree di maggior pregio ambientale o di maggiore fragilità idrogeologica”.
Per l’Associazione la battaglia principe in questo scenario è quella dell’Alpe Cortlys. “E’ il tipico torrente che verrebbe captato alla sorgente, in una zona di grande pregio ambientale. Se passasse questo principio tutti i nostri torrenti sarebbero a rischio” spiega Alessandra Piccioni.
Legambiente Valle d’Aosta è oggi una fra le centinaia di associazioni locali e nazionali ad aver aderito all’appello per la salvaguardia dei corsi d’acqua dall’eccesso di sfruttamento idroelettrico.
Il documento, presentato nelle scorse settimane a Roma, chiede l’immediata sospensione del rilascio di nuove concessioni, la revisione degli strumenti di incentivo, l’apertura di un tavolo di confronto a livello nazionale ma anche il superamento del Deflusso minimo vitale a favore del concetto di deflusso ecologico.
“Se è vero che l’energia idroelettrica contribuisce all’abbattimento delle emissioni di Co2 – sottolinea Lucia Ruffato Presidente del Comitato Bellunese Acqua Bene comune - il risultato finale non basta a compensare il miliardo di euro che i cittadini ogni anno danno ai costruttori per distruggere i nostri fiumi”.
di Silvia Savoye
24/11/2014
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