Milano, 18
novembre 2014 Comunicato
stampa
Nella legge in discussione non c'è traccia di soglie e disincentivi alle urbanizzazioni in terreni agricoli, e nessun incentivo per la rigenerazione urbana: solo procedure agevolate per realizzare rapidamente le previsioni espansive dei piani di governo del territorio
“La legge regionale sul consumo di suolo va rivista in tutti i suoi fondamentali, diversamente è carta bianca per la cementificazione. E per la cementificazione peggiore, quella che occupa superfici agricole per interventi edilizi di dubbia qualità, con investimenti alimentati da capitali di provenienza incerta”. Legambiente sintetizza così, per voce del presidente regionale Damiano Di Simine, la posizione espressa questa mattina dal presidio di oltre duecento persone, tra ambientalisti, agricoltori, esponenti di Libera e delle ACLI, davanti alla sede del Consiglio Regionale lombardo in procinto di votare la legge sul consumo di suolo. Presidio che si svolgeva mentre giungeva l'ennesima notizia di arresti legati al crimine mafioso che ormai ha messo solide radici in Lombardia. “La dolorosa vicenda di Expo ci ha insegnato che la mafia non può essere combattuta solo con uno sforzo solitario di Magistratura e Forze dell'Ordine: occorre anche un contesto sociale e istituzionale che scoraggi gli investimenti mafiosi. Purtroppo la legge in discussione va in direzione opposta, promuovendo un termine per l'occupazione di suoli agricoli: significa trasformare gli esosi e irrealistici ampliamenti previsti dai piani urbanistici dei comuni in zone franche in cui attuare investimenti immobiliari a pronto effetto e ad alto rischio, in cui, vista l'attuale contingenza di mercato, potrebbero facilmente introdursi imprese che godono del privilegio dell'accesso agevolato a capitali derivanti da riciclaggio”.
Tornando alle
ragioni della protesta di
oggi, Legambiente sottolinea la trasversalità dei sottoscrittori
dell'appello,
a cui hanno aderito decine di docenti universitari degli atenei
lombardi e le
rappresentanze delle professioni tecniche più legate al governo
del territorio:
architetti e pianificatori, agronomi e forestali, geologi, oltre
a firme più
tradizionali legate al mondo agricolo e alle associazioni
ambientaliste, dalla
LIPU al Touring Club. “La vasta e qualificata adesione al nostro
appello
significa che con il consumo di suolo non si scherza, non c'è
più né il tempo
né lo spazio fisico per fare concessioni indebite all'abuso di
suoli liberi,
che restano la risorsa naturale più preziosa della nostra
regione, e il
presidio più importante per prevenire e gestire il rischio
connesso con gli
eventi climatici. La Lombardia, che per prima aveva introdotto
nel proprio
ordinamento il principio che il suolo è un bene comune, deve
ripartire da qui,
scrivendo una legge che impedisca la trasformazione
irreversibile dei suoli agricoli.
Per fare ciò, incentivi e semplificazioni devono rivolgersi agli
interventi di
qualità che recuperano e riabilitano la città già costruita.
Siamo sempre stati
e restiamo disponibili a partecipare in modo propositivo alla
costruzione di un
simile percorso di riforma, ma per questo occorre ritirare il
progetto di legge
e sottrarre la discussione sul consumo di suolo dalle contese e
dai delicati
equilibri di forza che tengono insieme la maggioranza di Palazzo
Lombardia”.
A chi, Maroni in
prima fila, sostiene che
la legge non favorirà il consumo di suolo, Legambiente risponde
senza
perifrasi: “Prima di parlare, legga il testo della norma scritto
dai suoi
colleghi di maggioranza. Se c'è qualche punto poco chiaro, siamo
disposti a
spiegarglielo personalmente”.
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