Milano,
10 novembre 2014 Comunicato
stampa
La lobby del cemento assesta un colpo formidabile alle imprese delle costruzioni
Legambiente
ai Consiglieri regionali: “Non votate della norma”
Ci
sono
quasi 60.000 ettari di suolo agricolo in Lombardia, che secondo
le
previsioni urbanistiche dei comuni potrebbero essere trasformati
in nuovi
quartieri, capannoni, strade, centri commerciali. Una superficie
enorme,
abbastanza per costruirci tre o quattro città grandi come
Milano. Ovvio che, in
condizioni normali, questi terreni potrebbero anche non essere
mai edificati,
in mancanza di domanda. Meglio così, perchè coltivato come è
ora, quel
suolo potrebbe continuare a dare il suo contributo per ridurre
l'inquinamento e
per nutrire il pianeta: infatti una simile vastità di
terreni agricoli è
in grado di ripulire l'aria ma anche di produrre quasi 400
milioni di chili di
cereali all'anno che, panificati, produrrebbero metà del pane
consumato da
tutti i cittadini lombardi, tutti gli anni, per sempre. Il
cemento invece non
si mangia. Sono questi i terreni su cui punta il progetto di
legge che verrà
discusso domani dall'aula del Consiglio Regionale. Un testo che,
fondamentalmente, dà un messaggio al mondo delle costruzioni.
Recita così: o
quei terreni li edificate entro tre anni, oppure rischiate che
alla scadenza
non siano più edificabili. Salvo proroghe, ovviamente, di cui la
legge non
parla ma che possiamo dare già ora per scontate.
“Un
messaggio
deleterio, che rischia di spingere le imprese a fare qualsiasi
cosa
pur di poter aprire cantieri in tempo - dichiara Damiano Di
Simine,
presidente di Legambiente Lombardia - in tempi normali, si
mobiliterebbero
banche, fondi immobiliari, fondi pensione, risparmi privati in
qualsiasi forma
pur di non perdere potenziali metri cubi. In tempi di crisi come
quelli attuali
invece, centinaia di imprese avvierebbero cantieri per poi
bloccarsi di fronte
alla mancanza di acquirenti. C'è un solo settore del credito
disposto ad
investimenti a così alto rischio, disponendo di liquidità da
investire ad ogni
costo: in Lombardia questo comparto finanziario è dominato dalla
holding
'Ndrangheta Spa, l'unica vera favorita dalla norma”. Nella
denuncia di
Legambiente questo progetto non porterà danni solo al territorio
e
all'ambiente, ma anche all'economia delle costruzioni, che negli
ultimi anni
mostrava segnali positivi di orientamento al riuso e alla
rigenerazione urbana.
“Spingere sull'edilizia espansiva, esattamente come si è fatto
fino ai primi
anni 2000, significa non aver capito nulla della crisi economica
causata anche
dall'inflazione di cemento - conclude Di Simine - oggi a
tutti è chiara
l'urgenza di una ristrutturazione nel settore delle costruzioni,
per tornare a
fare edifici di qualità rigenerando il mal costruito degli anni
passati,
rendendo le abitazioni più sicure ed energeticamente efficienti
e
riqualificando le città. Il segnale che dà questa legge è di
segno opposto, e
spiega meglio di tanti convegni perchè il nostro Paese continua
ad alimentare
la crisi mentre il resto del mondo cerca modi intelligenti per
uscirne”.
La richiesta di Legambiente ai Consiglieri Regionali di tutti gli schieramenti è dunque chiara: “Non votate della norma”.
La richiesta di Legambiente ai Consiglieri Regionali di tutti gli schieramenti è dunque chiara: “Non votate della norma”.
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