Roma, 18 maggio 2017 Comunicato
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Per dare il benvenuto ai cittadini d’Europa
Serve un governo delle migrazioni lungimirante e un
nuovo diritto d’asilo europeo
La politica delle esternalizzazioni
scelta dalla UE è un nuovo colonialismo feroce e disumano
Il 20 maggio saremo in marcia a Milano accanto ai
migranti, INSIEME SENZA MURI, e sfileremo dietro il nostro striscione BENVENUTI
CITTADINI D'EUROPA. Proprio perché
siamo ambientalisti, proprio perché vogliamo costruire un mondo diverso siamo
convinti di quanto sia giusto essere in piazza.
“Affrontare la
questione migranti come se fosse un ‘problema di ordine pubblico’, come fanno
le pessime leggi 46 e 48 su nuove procedure per i richiedenti asilo e sicurezza
urbana, proposte dal governo e appena approvate dal Parlamento, è un’operazione
pericolosissima e che ci spinge a impegnarci sempre di più nella costruzione di
una risposta civile, come già avvenuto in altre parti d'Europa a partire dal
corteo di Barcellona” dichiara la
presidente di Legambiente Rossella Muroni.
“Anche l’attacco
alle ONG, alla luce della stretta securitaria degli ultimi giorni - prosegue Muroni - appare ancora più chiaro nella sua
strumentalità e pericolosità: chi aiuta e salva i migranti è diventato un
nemico da combattere ed infangare solo perché fa saltare la gestione dei
respingimenti voluta da Frontex mettendo in primo piano la salvezza delle vite
umane. È una deriva a cui abbiamo il dovere di opporci e per questo sfileremo a
Milano il 20 maggio”.
Servono nuove regole e un governo delle migrazioni lungimirante.
Serve un nuovo diritto d’asilo europeo che cancelli le distinzioni tra profughi
di guerra e profughi ambientali ed economici. Serve un governo solidale, costruito su una nuova dimensione
euromediterranea, che abbandoni la deriva securitaria e di appoggio a regimi
inaccettabili, in Turchia come in Africa.
L’Europa deve
cambiare rotta. Chi vi cerca oggi rifugio, scappa da un intreccio perverso di
cause, tra loro complementari, che ha reso inabitabili tante, troppe, terre a
causa di guerre, carestie, desertificazione e siccità, dittature,
disuguaglianze esorbitanti e povertà. Distinguere tra profughi di guerra,
profughi economici, profughi ambientali, a 65 anni dalla Convezione di Ginevra,
non ha alcun senso, e non esiste ancora nessun riconoscimento ufficiale per i
profughi ambientali.
Basta sovrapporre la mappa della siccità e della fame con quella dei paesi di origine delle persone
che arrivano in Europa, per capire che non ci troviamo di fronte a un’emergenza
momentanea, ma a una trasformazione epocale, di cui l’Europa e lo sviluppo
industriale dell’ultimo secolo, con i conseguenti cambiamenti climatici,
portano le principali responsabilità e su cui si continuano a innestare
conflitti armati.
Secondo i dati del Ministero dell’Interno su un totale di 207.570
richiedenti asilo nel biennio 2015 - 2016 i primi 10 paesi di provenienza sono:
Nigeria, Pakistan, Gambia, Senegal, Eritrea, Costa D'Avorio, Bangladesh, Mali,
Guinea, Ghana. Le stesse aree colpite dagli effetti più violenti dei
cambiamenti climatici, soprattutto nelle forme della siccità e della
desertificazione nell’Africa Subsahariana.
In alcune aree, infatti, il 2016 si è dimostrato l’anno più siccitoso dal
lontano 1985. Tutto ciò aggrava una situazione già critica per i processi di
desertificazione che hanno esposto negli ultimi 30 anni l’area subsahariana a
fenomeni di denutrizione cronica e di fame, su cui si sono innestati conflitti
etnici e conflitti interni o tra paesi (Mali, Niger, Ghana, Ciad, Sudan, Etiopia, Eritrea,
Somalia, Repubblica Centroafricana, Repubblica Democratica del Congo).
In particolare nel Sud Sudan,
secondo le agenzie umanitarie della Nazioni Unite, il numero totale di
persone colpite nel paese crescerà da 4,9 a 5,5 milioni con il culminare della
stagione secca a luglio. In Somalia, la siccità sta minacciando il 50%
della popolazione di poco più di sei milioni di persone Si prevede che circa
185.000 bambini soffriranno di malnutrizione acuta grave, nei prossimi mesi
questo dato ci si aspetta arriverà a 270.000. In
Nigeria oltre due milioni di persone
hanno bisogno di assistenza e vivono in campi profughi a cui vanno sommate
altre centinaia di migliaia di persone dei paesi vicini - Camerun, Niger e Ciad
– che si sono rifugiate intorno al lago Ciad e nel Nordest della Nigeria, il numero di bambini colpiti
da malnutrizione acuta grave ci si aspetta che quest’anno arriverà a 450.000.
In Etiopia quasi dieci milioni di persone sono a rischio fame e 400mila
bambini sono a rischio denutrizione. A questi paesi africani si deve aggiungere
lo Yemen, colpito da guerra e siccità, a pericolo carestia, e alcune
zone del Kenya. Va inoltre ricordato che la Siria, in guerra dal 2011, dal 2006 al 2011 ha patito la peggiore
siccità della sua storia, con una disintegrazione del settore agricolo.
A questa situazione la legge 46 Minniti Orlando reagisce cercando di
accelerare i rimpatri, in realtà creando un numero ulteriore di presenze “illegali”
sul territorio, esposte a ogni tipo di ricatto. E la politica delle esternalizzazioni (che spende per il controllo
delle frontiere persino i fondi per la cooperazione) scelta dalla UE, e
sostenuta, nonché applicata con grande rapidità dall’Italia, mette in campo una
nuova forma di colonialismo ancora più feroce e disumano di quello che le potenze
coloniali europee hanno inventato nel XIX secolo.
Silvia Valenti
Cell. 3498172191
Tel. 02 87386480
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