Milano, 19 dicembre 2015
Comunicato stampa
Legambiente: “Vasche pronte e finite, ma abbandonate per anni,
inconcepibile. Mettiamole in funzione”
A che serve costruire 3 vasche
che dovrebbero aiutare il depuratore a fare meglio il proprio mestiere nei
giorni di forti piogge se poi vengono lasciate inutilizzate? Mettiamole subito
in funzione. E’ la denuncia che oggi, durante un presidio davanti al depuratore
Sant’Antonino, lancia Legambiente. Da tempo l’associazione ambientalista,
assieme a molte amministrazioni e realtà del territorio chiedono un impegno
concreto per la risoluzione delle problematiche dell’impianto di depurazione di
Sant’Antonino. Per farlo però bisogna far sì che tutto il sistema a presidio
del depuratore funzioni a regime. Dai controlli sugli scarichi che finiscono
nella rete fognaria, al monitoraggio dei carichi in entrata e in uscita, dalle
vasche volano che limitano le portate in entrata nel depuratore nei momenti di
forti precipitazioni, alle linee di trattamento dell’impianto. Il tutto curato
e controllato fino al terminale dello scarico dell’impianto in territorio di
Nosate (MI). “Non è un’impresa impossibile. In questi anni sono stati
realizzati impianti di ben altra capacità e con prestazioni molto alte”,
afferma Legambiente.
In particolare Legambiente
Lombardia lamenta una situazione di inaccettabile ritardo per l’attivazione
delle vasche di prima pioggia (120.000 mc) e quella volano (500.000 mc) a
servizio della fognatura di Busto Arsizio e situate in località Borsano (vicino
all'inceneritore ACCAM). Questi manufatti, che hanno il compito di proteggere
l’impianto in momenti di forti precipitazioni, sono state realizzate dalla
Regione alla fine degli anni novanta, a seguito delle ordinanze dell'allora
Ministero per il coordinamento della Protezione Civile del 1987. Sempre Regione
Lombardia ha sottoscritto nel 2008 una convenzione con il comune di Busto
Arsizio e la provincia di Varese per la loro riattivazione e l’individuazione
di un soggetto in grado di garantirne la corretta gestione, stanziando
1.500.000 euro per tali interventi. Da allora però queste vasche sono ancora
ferme e inutilizzate. Il comune di Busto avrebbe finalmente individuato quale
gestore la Società Tutela Ambientale dei Torrenti Arno Rile e Tenore,
proponendo loro a marzo una bozza di convenzione, che però non è ancora stata
sottoscritta.
“Le vasche – dichiara Barbara
Meggetto presidente di Legambiente Lombardia – se funzionanti, potrebbero
ridurre le portate delle acque recapitate all’impianto di depurazione
Sant’Antonino che attualmente, in caso di evento meteorico di particolare
intensità, non riesce a trattare tutti i reflui affluenti, con conseguente
sfioro delle acque luride nel
Torrente Arno e dunque nel Ticino. In altri bacini lo Stato e la Regione stanno
investendo ingenti quantità di soldi in opere e manufatti diffusi in molti casi
discutibili, impattanti e che generano scontento nelle comunità. Per una volta
che ci sono opere già pronte e che hanno un’utilità pratica oggettiva, ecco che
giacciono inutilizzate”.
“Se queste opere fossero state
già disponibili - affermano Claudio Spreafico del Circolo Legambiente Ticino di
Turbigo e Flavio Castiglioni del Circolo Valle Olona – avrebbero potuto
facilitare le opere di ammodernamento che richiederanno anche il fermo
dell’impianto, volanizzando parte delle acque in entrata senza coinvolgere con
impatti ambientali non trascurabili il fiume Ticino”.
Nella speranza che questa
situazione venga velocemente sanata Legambiente chiede a Regione Lombardia di
mantenere una forte attenzione sul “caso Sant’Antonino” nell’ottica di chiudere
questo capitolo indecoroso.
L’ufficio stampa Legambiente Lombardia 0287386480 - 3939283998
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