lunedì 21 dicembre 2015

Ticino Ripristinare le vasche volano e di prima pioggia di Busto Arsizio per migliorare l’efficienza del depuratore di Sant’Antonino



Milano, 19 dicembre 2015                                                                                     Comunicato stampa


Legambiente: “Vasche pronte e finite, ma abbandonate per anni, inconcepibile. Mettiamole in funzione”

A che serve costruire 3 vasche che dovrebbero aiutare il depuratore a fare meglio il proprio mestiere nei giorni di forti piogge se poi vengono lasciate inutilizzate? Mettiamole subito in funzione. E’ la denuncia che oggi, durante un presidio davanti al depuratore Sant’Antonino, lancia Legambiente. Da tempo l’associazione ambientalista, assieme a molte amministrazioni e realtà del territorio chiedono un impegno concreto per la risoluzione delle problematiche dell’impianto di depurazione di Sant’Antonino. Per farlo però bisogna far sì che tutto il sistema a presidio del depuratore funzioni a regime. Dai controlli sugli scarichi che finiscono nella rete fognaria, al monitoraggio dei carichi in entrata e in uscita, dalle vasche volano che limitano le portate in entrata nel depuratore nei momenti di forti precipitazioni, alle linee di trattamento dell’impianto. Il tutto curato e controllato fino al terminale dello scarico dell’impianto in territorio di Nosate (MI). “Non è un’impresa impossibile. In questi anni sono stati realizzati impianti di ben altra capacità e con prestazioni molto alte”, afferma Legambiente.

In particolare Legambiente Lombardia lamenta una situazione di inaccettabile ritardo per l’attivazione delle vasche di prima pioggia (120.000 mc) e quella volano (500.000 mc) a servizio della fognatura di Busto Arsizio e situate in località Borsano (vicino all'inceneritore ACCAM). Questi manufatti, che hanno il compito di proteggere l’impianto in momenti di forti precipitazioni, sono state realizzate dalla Regione alla fine degli anni novanta, a seguito delle ordinanze dell'allora Ministero per il coordinamento della Protezione Civile del 1987. Sempre Regione Lombardia ha sottoscritto nel 2008 una convenzione con il comune di Busto Arsizio e la provincia di Varese per la loro riattivazione e l’individuazione di un soggetto in grado di garantirne la corretta gestione, stanziando 1.500.000 euro per tali interventi. Da allora però queste vasche sono ancora ferme e inutilizzate. Il comune di Busto avrebbe finalmente individuato quale gestore la Società Tutela Ambientale dei Torrenti Arno Rile e Tenore, proponendo loro a marzo una bozza di convenzione, che però non è ancora stata sottoscritta.

“Le vasche – dichiara Barbara Meggetto presidente di Legambiente Lombardia – se funzionanti, potrebbero ridurre le portate delle acque recapitate all’impianto di depurazione Sant’Antonino che attualmente, in caso di evento meteorico di particolare intensità, non riesce a trattare tutti i reflui affluenti, con conseguente sfioro delle acque luride nel Torrente Arno e dunque nel Ticino. In altri bacini lo Stato e la Regione stanno investendo ingenti quantità di soldi in opere e manufatti diffusi in molti casi discutibili, impattanti e che generano scontento nelle comunità. Per una volta che ci sono opere già pronte e che hanno un’utilità pratica oggettiva, ecco che giacciono inutilizzate”.
                                                              
“Se queste opere fossero state già disponibili - affermano Claudio Spreafico del Circolo Legambiente Ticino di Turbigo e Flavio Castiglioni del Circolo Valle Olona – avrebbero potuto facilitare le opere di ammodernamento che richiederanno anche il fermo dell’impianto, volanizzando parte delle acque in entrata senza coinvolgere con impatti ambientali non trascurabili il fiume Ticino”.

Nella speranza che questa situazione venga velocemente sanata Legambiente chiede a Regione Lombardia di mantenere una forte attenzione sul “caso Sant’Antonino” nell’ottica di chiudere questo capitolo indecoroso.

L’ufficio stampa Legambiente Lombardia 0287386480 - 3939283998




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