Milano, 8
gennaio 2015 Comunicato stampa
Dagli
atti in possesso dell’associazione risulta che i cantieri
siano stati attivati
senza aver ottemperato alle prescrizioni disposte dal CIPE
Cantieri abusivi? Lo
verifichi l'autorità
giudiziaria, visto che ai cittadini la Regione non risponde
Legambiente apre
un nuovo capitolo di
scontro su una delle opere autostradali più nocive e contestate
della
Lombardia: la Pedemontana. A sole due settimane dalla prevista
apertura del
primo moncone autostradale tra Cassano e Lomazzo (la cui
realizzazione è stata
pagata con contributo dello Stato, e il cui pedaggio sarà pagato
agli
automobilisti da Regione Lombardia), le lenti dell'associazione
si posano sul
secondo troncone già in avanzata fase di cantierizzazione,
quello che dovrebbe
portare il traffico pedemontano a immettersi sulla congestiona
superstrada
Milano Meda: la tratta B1 da Lomazzo a Lentate, 7.5 km di doppia
carreggiata
quasi tutta in trincea. Un'opera molto più che devastante per il
territorio, un
ecomostro che ha già divorato centinaia di ettari di foreste e
aree agricole
della pianura comasca, con molte incognite anche riguardo agli
impatti sulla
sicurezza idrogeologica, viste le interferenze che la trincea
stradale
determina sul deflusso delle acque, tutte deviate nel torrente
Lura con
ciclopiche opere di canalizzazione.
Legambiente, dopo aver chiesto, per mesi, di aver accesso al progetto della grande opera pubblica e ricevendo solo dinieghi, neanche troppo garbati, da CAL (la Concessionaria Autostradale Lombarda, una SpA interamente pubblica controllata da Regione Lombardia e ANAS), ha preso carta e penna per esporre i fatti alla Pretura di Como, chiedendo all'autorità giudiziaria di svolgere accertamenti. Legambiente ha segnalato il caso alla Magistratura dopo essere riuscita ad intercettare, dalla direzione Valutazioni Ambientali del Ministero dell'Ambiente, una corposa comunicazione ufficiale indirizzata a CAL in cui, nel mese di settembre 2014, quindi molti mesi dopo l'apertura dei cantieri tra Lomazzo e Lentate, gli uffici ministeriali intimavano di provvedere all'adempimento delle prescrizioni CIPE e a fornirne documentazione prima dell'inizio dei lavori della tratta B1. Un dettaglio non di poco conto: se il ministero vigilante a settembre aveva in corso la procedura di verifica delle prescrizioni disposte dal CIPE, necessaria per autorizzare il progetto esecutivo, allora come potevano esserci ruspe e motoseghe già da marzo lungo gli 8 chilometri di tracciato della tratta di Pedemontana? Come potevano essere autorizzati quei cantieri aperti in fretta e furia con l’infondata e mendace motivazione dell'opera indispensabile per Expo?
Legambiente, dopo aver chiesto, per mesi, di aver accesso al progetto della grande opera pubblica e ricevendo solo dinieghi, neanche troppo garbati, da CAL (la Concessionaria Autostradale Lombarda, una SpA interamente pubblica controllata da Regione Lombardia e ANAS), ha preso carta e penna per esporre i fatti alla Pretura di Como, chiedendo all'autorità giudiziaria di svolgere accertamenti. Legambiente ha segnalato il caso alla Magistratura dopo essere riuscita ad intercettare, dalla direzione Valutazioni Ambientali del Ministero dell'Ambiente, una corposa comunicazione ufficiale indirizzata a CAL in cui, nel mese di settembre 2014, quindi molti mesi dopo l'apertura dei cantieri tra Lomazzo e Lentate, gli uffici ministeriali intimavano di provvedere all'adempimento delle prescrizioni CIPE e a fornirne documentazione prima dell'inizio dei lavori della tratta B1. Un dettaglio non di poco conto: se il ministero vigilante a settembre aveva in corso la procedura di verifica delle prescrizioni disposte dal CIPE, necessaria per autorizzare il progetto esecutivo, allora come potevano esserci ruspe e motoseghe già da marzo lungo gli 8 chilometri di tracciato della tratta di Pedemontana? Come potevano essere autorizzati quei cantieri aperti in fretta e furia con l’infondata e mendace motivazione dell'opera indispensabile per Expo?
“Non ci stupiamo
se le classifiche
internazionali collocano l'Italia in coda quanto a livello di
trasparenza delle
istituzioni pubbliche, Pedemontana è un caso da manuale di
opacità
amministrativa - dichiara Damiano Di
Simine, presidente di Legambiente Lombardia - Eppure è
un'opera che,
ormai è chiaro, potrà procedere solo con pesanti iniezioni di
denaro pubblico e
con smisurati benefici fiscali. Cosa vuole nascondere la
concessionaria che
opera a nome di Regione Lombardia, impedendo di conoscere i
progetti di opere
pubbliche? Forse il più grande abuso edilizio mai realizzato? Ci
auguriamo che
la Magistratura effettui i necessari accertamenti verificando la
correttezza
delle procedure che hanno consentito di radere al suolo
centinaia di ettari di
foreste in assenza di fondamentali atti autorizzativi e che, se
riscontrasse abusi,
intervenga in modo deciso”.
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