I proprietari dello stabilimento di Villasanta assolti dall’accusa di aver provocato il rovesciamento per coprire ammanchi di carburante. Unico condannato l’ex custode
di Federico Berni
Non
ci sono «riscontri oggettivi» tali da far ritenere che i cugini
Giuseppe e Rinaldo Tagliabue fossero coinvolti nel disastro della
Lombarda Petroli, l’ex deposito di carburanti che provocò l’«onda nera»
del Lambro. Lo scrivono i giudici di Monza, nelle motivazioni della
sentenza che, tre mesi fa, ha assolto i proprietari dello stabilimento
di Villasanta (Monza) dalle accuse di disastro doloso, reati fiscali, e
falso, condannando l’ex custode dell’impianto Giorgio Crespi.
Demolita la tesi dell’accusa, in base alla
quale il rovesciamento di tonnellate di gasolio e olio combustibile nel
piazzale della Lombarda (che poi raggiunsero il Lambro), sarebbe stato
provocato apposta per coprire ammanchi di carburante che non erano stati
registrati fiscalmente. Troppo «negative e incalcolabili», scrivono i
giudici, le conseguenze di un gesto simile, sul piano «economico, di
immagine, e giudiziario», per coprire «un’illegalità che avrebbe
comportato il pagamento di accise per 80mila euro più Iva».
L’ex custode Giorgio Crespi, condannato in
contumacia, mai comparso in aula, ha nominato ora un avvocato di
fiducia. Probabilmente l’ex addetto alla sorveglianza è l’unico in grado
di chiarire il giallo in cui resta avvolta la vicenda, e di spiegare,
per esempio, la presenza di quell’automobile che, la notte tra il 22 e
il 23 febbraio 2010, accese i fari a intermittenza nel parcheggio
antistante l’ingresso per ben 80 volte in tempi diversi. Secondo il
tribunale, fu un «segnale che il sabotaggio era avvenuto».
Fonte: Corriere della Sera.it - 21 gennaio 2015 | 20:07
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