Milano, 21 novembre 2013 Comunicato stampa
Cresce la raccolta differenziata, crollano i rifiuti e non è solo colpa della crisi
Ancora troppi impianti inquinanti in Pianura Padana, da Legambiente Lombardia una ricetta drastica per gli inceneritori: decommissioning
Produzione di rifiuti in calo. In soli due anni, nonostante la crescita di popolazione, la Lombardia ha assistito a un crollo di ben l'8% nella produzione complessiva di rifiuti, mentre il dato pro-capite segna un arretramento di 13 anni: un cittadino lombardo medio nel 2012 ha prodotto 475 kg di rifiuti, come nel 1999. Ma fino alla metà dello scorso decennio la crescita dei rifiuti sembrava un fenomeno inarrestabile (nel 2006 la produzione pro capite era arrivata a 520 kg all'anno). E non è tutta colpa della crisi, come non c'entra nulla con la crisi la crescita, questa sì ininterrotta, delle raccolte differenziate. Questi sono alcuni dei dati contenuti nel dossier di Legambiente sugli inceneritori lombardi presentato durante la Settimana Europea per la riduzione dei Rifiuti.
Sulla raccolta
differenziata la Lombardia
non è più, come in passato, la prima della classe, ma comunque a
partire dal
2011 nell'intera regione i rifiuti raccolti per via
differenziata hanno
sopravanzato quelli del 'sacco nero' (51,5% il dato di raccolta
differenziata
nel 2012), per di più con gli ampi margini di miglioramento che
dovrebbero
portare, secondo il Programma Gestione Rifiuti di imminente
ratifica da parte
del Consiglio Regionale lombardo, a raggiungere il 67% di
raccolte
differenziate da qui al 2020. Ci
sono
anche queste buone notizie all'origine della crisi che affligge
le imprese che
si occupano di incenerimento rifiuti, che incontrano crescenti
difficoltà ad
approvvigionare i loro impianti con adeguati quantitativi di
materiali di
scarto. E che per questo si rivolgono al mercato, per
intercettare, anche in
questo caso con fatiche crescenti, oltre ai rifiuti urbani,
anche i rifiuti
speciali e gli scarti delle lavorazioni industriali. La
Lombardia è da tempo la patria dell'incenerimento, con 13
inceneritori in grado
di trasformare oltre 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti in
ceneri, scorie e
fumi. Una scelta industriale, quella di votarsi
all'incenerimento, che è
figlia delle crisi dei rifiuti verificatesi a inizio anni '90, a
cui si è
risposto sposando una strategia di abbandono della discarica
come destino
finale dei rifiuti (obiettivo, oggi, sostanzialmente raggiunto:
solo quote
marginali di rifiuti lombardi vengono conferiti in discarica),
puntando su
raccolta differenziata e inceneritori.
“L'incenerimento
è intrinsecamente
inefficiente – dichiara Damiano
Di
Simine, presidente Legambiente Lombardia - perché non
consente di
recuperare le materie prime di cui i rifiuti sono composti, ma
ha ben svolto la
funzione di tecnologia di transizione, per passare dalla cultura
della
discarica alla società del riciclaggio, auspicata da tutti i
documenti di
strategie ambientali dell'UE. Adesso è arrivato il momento di
chiudere quella
lunga transizione, avviando la rottamazione definitiva degli
inceneritori, a
partire dagli impianti più vetusti e con peggiori prestazioni
ambientali, e
aiutando le imprese del settore ad avviare la riconversione
tecnologica per
affrontare la lavorazione dei materiali derivanti da raccolte
differenziate ed
estraibili anche dal rifiuto residuo”.
Su questo aspetto - è la critica di Legambiente al Programma regionale sui rifiuti di imminente pubblicazione - la Giunta Regionale è stata troppo timida: da un lato nel Programma si 'tocca con mano' la condizione di crescente sovracapacità impiantistica dell'incenerimento, e dall'altro non si va oltre la moratoria alla realizzazione di nuovi inceneritori per RSU. Ma il tema non è più quello di non far aumentare gli inceneritori, ma più propriamente di accompagnarne la progressiva dismissione, indicando criteri e scadenze che non lascino spazio a dubbio e interpretazioni per gli operatori del settore.
Quello che serve
da subito, secondo
Legambiente, è una ricognizione delle scadenze autorizzative e
delle
prestazioni tecnologiche e ambientali degli impianti in
attività, indicando
criteri e priorità alla luce dei quali gli impianti prossimi a
scadenza, specie
se inquinanti, non investano un soldo in interventi di
ristrutturazione
(revamping), ma - più semplicemente - cessino l'attività e
vengano smantellati,
liberando i sedimi industriali per far spazio a nuovi impianti
di trattamento
('fabbriche dei materiali'). Nel dossier
di Legambiente: “Inceneritori in Lombardia: quanto basta?”, si
evidenzia che la
chiusura di soli quattro inceneritori tra quelli con
prestazioni più
mediocri (Parona, Desio,
Busto Arsizio e
Cremona) permetterebbe non solo di ridurre di oltre un
quinto la
potenzialità impiantistica, ma anche di
abbattere le emissioni atmosferiche prodotte dal parco
inceneritori lombardi:
del 49% per quanto riguarda le polveri, del 34% per gli ossidi
d'azoto, e
addirittura del 51% per le diossine.
“Siamo
consapevoli che ci vuole una buona
dose di coraggio per dire che, signori, si chiude – insiste Di Simine - Ma molto
meglio farlo ora,
con imprese in condizioni di attuare nuovi investimenti in
conversione
tecnologica e differenziazione produttiva, piuttosto che
lasciare che la
situazione peggiori per logoramento e crescente indebitamento e
che, alla fine,
a chiudere non siano singoli impianti, ma intere aziende”.
Il
dossier “Inceneritori
in Lombardia:
quanto basta?” è scaricabile sul sito
http://lombardia.legambiente.it
L’Ufficio
stampa Legambiente Lombardia 02 87386480
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