I nomadi sono una ventina. Gli abitanti della zona: «Ci sono anche dei bambini, qualcuno intervenga»
Le tende in riva al Lambro (foto Mascolo/Photoviews)
La biancheria stesa al sole, i calzini a stampe colorate, il
triciclo e un passeggino dimenticato nell'erba, i frammenti di
un'infanzia che sarebbe invisibile altrove, talmente comune, ordinaria e
familiare da passare inosservata. Non qui, oltre la stazione di Gobba,
nella colonia rom sul Lambro. Più che ai margini, vite sull'argine: i
panni s'asciugano tra gli alberi; il giardino dei bimbi scivola nel
fango; tendine da campeggio e palafitte per resistere alla notte sul
fiume; e l'elemosina, ai semafori, appena fa giorno. Saranno una ventina
di accampati, nessuno li ha mai censiti. Forse qualcuno s'è arenato qui
dopo aver vagabondato per un anno, dopo lo sgombero della baraccopoli
di via Gatto. La riva del Lambro, l'ultima spiaggia.
Rom accampati in riva al Lambro
«Ci sono i bambini, il Comune faccia qualcosa», è la richiesta pietosa che viene dal quartiere. Un insediamento è in fondo a via Padova, tra la rotatoria e il residence Cascina Gobba. Il campo gemello nei paraggi della tangenziale Est. Le aree sono pubbliche, di proprietà del Demanio: «Sono terreni soggetti ad allagamenti - dicono dall'assessorato alla Sicurezza - non possiamo recintarli». I rom erano stati allontanati in aprile, hanno aspettato che passasse l'onda lunga dei controlli. E sono rincasati sulla sponda del Lambro.
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