Milano, 15 Maggio
2019 Comunicato stampa
Legambiente: “Da anni denunciamo le
gravi condizioni delle acque e l’inerzia nella gestione della depurazione.
Serve un drastico cambiamento, a partire dall’azzeramento dei vertici delle
aziende coinvolte”
Le acque in provincia di Varese sono sempre più torbide e non solo per gli
evidenti problemi di inquinamento e mancata depurazione, ma anche per la lunga
mano del malaffare che per anni si è protesa sulla gestione del ciclo
dell’acqua nel territorio e che, come si sta dimostrando, ha manovrato illecitamente
appalti, assegnazioni e amministrazione di impianti. Quanto sta emergendo
nell’inchiesta condotta dalla Dda della Procura di Milano, infatti, ha
portato alla luce un sistema di affari afferente a Caianiello che ruota anche intorno
ad Alfa srl, il gestore unico del Servizio Idrico
integrato che serve l’intera provincia di Varese. Nei giorni scorsi
Giuseppe Filoni, presidente della società Tutela Ambientale
Arno Rile Tenore indagato per abuso d’ufficio, si è presentato
spontaneamente dai magistrati per collaborare all’inchiesta, nelle carte
compare anche il depuratore di Sant’Antonino di Lonate Pozzolo, sul quale gli
occhi di Legambiente sono puntati da anni.
«È un sistema malato da troppo tempo – dichiara Barbara Meggetto,
presidente di Legambiente Lombardia –. Abbiamo più volte
denunciato che la situazione di inquinamento e di inerzia degli enti che
avrebbero dovuto gestire la depurazione fosse grave. Oggi è chiaro che una
delle cause sia l’intricato sistema corruttivo che per decenni ha controllato
tutto quanto ruotasse intorno al ciclo dell’acqua. Che fiducia possono avere
oggi i cittadini varesotti nei confronti di chi avrebbe dovuto tutelare questa risorsa
vitale? È necessario ora un drastico cambiamento, quindi, a partire dall’azzeramento
dei vertici delle aziende coinvolte».
Già nell’aprile del 2016 l’associazione aveva presentato un esposto
alla Procura della Repubblica di Busto Arsizio (VA) per denunciare schiume
molto più evidenti del normale nel tratto del fiume Olona tra Fagnano Olona e
Solbiate Olona. Un evento purtroppo ricorrente, ma che si era acutizzato nel
periodo tra il 13 e il 24 aprile. Non da meno la condizione in cui versano i depuratori di Olgiate Olona e
Gornate Olona, con problemi irrisolti e malfunzionamenti da troppo tempo.
Sempre sul fronte depuratori, il 17 Luglio 2017 Legambiente Lombardia si era inoltre costituita
parte lesa nel procedimento penale relativo all’inquinamento idrico nei
pressi del depuratore Sant’Antonino, inchiesta però in seguito archiviata
per l’impossibilità di individuare i responsabili del reato. Oltre
all’impianto vero e proprio, Legambiente, insieme ad altre associazioni locali,
aveva messo in luce l’abbandono decennale delle vasche di accumulo e
dispersione, a presidio delle acque di sfioro del sistema di
fognatura e collettamento al depuratore Sant’Antonino, ma posizionate in
località Borsano (Busto Arsizio). Tali manufatti, costati decine di milioni
alla collettività, congiuntamente alle opere di collettamento e depurazione,
avevano lo scopo di liberare i terreni interessati dai reflui
provenienti dalla fognatura del comune di Busto Arsizio, che, in occasione
di eventi meteorici allagavano le aree in località Borsano.
La lunga storia di problemi legati al depuratore di Lonate Pozzolo registra
decenni di sprechi di risorse pubbliche e inefficienze: successivamente al
collaudo avvenuto nell’anno 2000, le vasche rimasero prive di
gestione e manutenzione e ciò ha comportato un graduale degrado generale
dell’impianto, con conseguente perdita della loro funzionalità, tanto che
Regione Lombardia aveva dovuto finanziare la loro riqualificazione nel 2008 con
una spesa di un milione e 500mila euro, senza però risolvere la questione della
gestione. Da novembre 2016 Regione deliberò la cessione al
Comune di Busto Arsizio delle opere realizzate da Regione stessa, senza che di fatto cambiasse nulla.
«La quota di scarichi illegali è importante, ma sempre più
marginale – spiega Lorenzo
Baio, responsabile del settore Acqua di Legambiente Lombardia – la
pressione derivante dalle acque trattate dai depuratori
determina invece effetti sempre più rilevanti, rendendo fondamentale
l’attività sistematica di manutenzione e adeguamento degli impianti di
depurazione di tutto il bacino. I dati Arpa confermano per il
2018 le scarse prestazioni di 12 dei 47 depuratori presenti
nel Bacino Lambro-Seveso-Olona. La Lombardia è già cronicamente in ritardo
rispetto agli obblighi imposti dalla Direttiva Acque 2000/60, nata per impedire
il deterioramento dello stato dei corpi idrici dell’Unione europea, che ha già
subìto una proroga al 2021 o 2027 rispetto alla precedente
scadenza al 2015 per il raggiungimento dello stato ecologico buono dei corsi
d’acqua e rischia, così, pesanti sanzioni».
Uscire
da questo groviglio di competenze e inefficienze è ora fondamentale
secondo Legambiente, per ridare qualità e dignità alle acque della
provincia di Varese, togliendo quella patina di opacità che sta
generando troppi danni a carico dell'ambiente.
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